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XVIII

Antonio di Meglio (1384–1448)
Poesie

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1.1Vergine santa madre glorïosa
1.2di quel eterno e santissimo Verbo,
1.3del qual se', oltra madre, figlia e sposa,
2.1più volte già nel mio tormento acerbo,
2.2che con tanti martir affligge e strazia
2.3ogni mia polpa, ogni mio osso e nerbo,
3.1mosso mi son per domandarti grazia.
3.2Ma de' delitti miei l'offensione
3.3fatta al tuo car figliuol m'ha tolto audazia,
4.1e questo ostacul sì fuor di ragione
4.2m'ha tratto che dell'alma in fino a ora
4.3tenuto ha il seggio la disperazione;
5.1e quella in signoria sarebbe ancora,
5.2se lo spirar della tua grazia santa
5.3non venìa quivi a discacciarla fora,
6.1là dove in cambio hai radicata pianta
6.2d'una sì viva, certa e alta speme
6.3che mai per caso alcun non se ne schianta,
7.1perché, fra l'altre tue grazie supreme,
7.2t'ha dato che tu possa ciò che vuoi
7.3el Padre, el Figlio e 'l Spirto Santo insieme.
8.1El tuo spirarmi è stato che per noi
8.2miseri peccator tu fusti eletta
8.3al sommo grado perché tanto puoi,
9.1perché, oltra tua clemenzia, a te s'aspetta
9.2per noi orare a chi sempre t'essaude;
9.3e quantunque sia l'anima più infetta
10.1del peccator, tante più degne laude
10.2meriti, e quanto più su fra gli eletti
10.3d'un convertito peccator si gaude
11.1che di novantanove altri perfetti.
11.2Però te priego, obsecro e supplìco,
11.3o madre santa, con tutti i miei effetti
12.1che dal comune perfido nimico
12.2mi scampi, guardi, salvimi e difenda,
12.3com'è la speme di ch'or mi nutrico;
13.1la qual ti priego che ognor più s'accenda
13.2dentro dall'alma mia, per te sicura
13.3che a quel Signor, che me la diè, la renda.
14.1E benché nelle fatte degne mura
14.2pinta tu sia per arte e 'ngegno umano,
14.3con tanta devozion la tua figura
15.1fece chi puose a tal disegno mano,
15.2che piacque a te che sì divota intenza
15.3apparisse suo effetto esser non vano,
16.1ma, come fusse alla tua propria essenza
16.2chieste le grazie con sommo fervore,
16.3in quella d'essaudir fosse potenza.
17.1Adunque, madre del buon Redentore,
17.2umil, con le man giunte e genufletto
17.3e posto a piè del sacro altar col core,
18.1sopra il qual figurato è il santo aspetto
18.2di te, donna del ciel, là dove intendo
18.3versificando dir nel tuo cospetto
19.1quel mister sacro, santo e reverendo
19.2che fu principio al nostro redimire,
19.3regina santa, il tuo favor chiedendo,
20.1perché son certo non poter fallire
20.2avendo la tua grazia per mio duca,
20.3e preso per materia il proprio dire
21.1de l'Evangelio che compose Luca,
21.2per che ti priego che la facci grata
21.3a chi a dirla o udir si conduca.
22.1Vergine benedetta, annunzïata
22.2da l'angiol glorïoso Gabriello,
22.3a l'uom detto Ioseph desponsata,
23.1della prole di David, il sacro e bello
23.2saluto in Nazareth reccato seco,
23.3mandato a te dall'alto Emanuello:
24.1«Ave, gratia plena, Dio sia teco
24.2e fra le donne benedecta tue,
24.3per cui si rende lume al mondo cieco!»
25.1E veramente ragionevol fue
25.2che ti turbassi, udendo tal sermone
25.3adritto a te coll'altre parte sue,
26.1e cogitasse la salutazione
26.2qual era e come e donde essa venìa,
26.3sendo, qual fu, di grande amirazione.
27.1Per ch'elli a te: — Ne timeas, Maria,
27.2ché grazia apresso Dio tu trovato hai
27.3— e ben fu grata e più d'ogni altra pia —.
28.1Ed in utero tu conciperai
28.2e partorirai figlio, il cui dignissimo
28.3e santo nome Gesù chiamerai.
29.1Questo fia grande, e figliuol dell'Altissimo
29.2sarà chiamato, e di David la sede,
29.3suo padre, dal signor Dio grandissimo
30.1data gli fia, sì come a giusto erede;
30.2e in casa di Iacob anco in eterno
30.3regnerà, perché a lui tutto succede,
31.1il cui regnar sarà con tal governo
31.2che 'l regno suo già mai non avrà fine —.
31.3Il perché, udito il dir tanto superno,
32.1sendo tu rosa nata senza spine,
32.2che non sentisti mai di carne il tosco,
32.3tutta composta di parti divine,
33.1rispondesti al parlar, che t'era fosco,
33.2sendo te pura vergine e pudica:
33.3«Come fatto sia ciò, ch'uom non conosco?»
34.1E benché con ragion gli contradica,
34.2umanamente rispondendo, in quanto
34.3di voluttà carnali eri nimica,
35.1esso, che conoscente era di tanto,
35.2rispose a te dicendo: «Or lieta fatti,
35.3ché in te sopra verrà lo Spirto Santo;
36.1dell'Altissimo ancora obumbreratti
36.2l'altissima potente sua virtute;
36.3il perché quel, il qual nascer faratti
37.1santo, ripien sarà di tal salute
37.2che chiamato sarà figliuol di Dio».
37.3E con ragion mirabili e dovute
38.1ti mostrò col parlar che poi seguìo:
38.2«Et ecce Elisabeth, cognata tua,
38.3la qual figliuol, sanza carnal disio,
39.1ha conceputo in senectute sua
39.2e ciò nel sesto mese è già visibile».
39.3Quest'era il parlar miro fra voi dua;
40.1ha questa, ch'era sterile, incredibile
40.2questo; ma presso Dio ciò ch'esso vuole
40.3né fu né è né sarà mai impossibile.
41.1E, conoscendo tu queste parole
41.2esser da Dio mandate e non da uomini,
41.3tutta col cuor rivolta al sommo Sole
42.1dicesti allora: «Ecce ancilla Domini».
42.2E seguisti, mostrando il tuo consenso:
42.3«Sia fatto a me secondo che tu nomini».
43.1Ed in quel punto il sommo Padre immenso
43.2il suo Figliuol nel ventre tuo rachiuse,
43.3e fatto è uomo Dio di carne e senso.
44.1Regina santa, per colui che infuse
44.2in te le grazie, onde tu se' sì degna,
44.3una minima mai, non mille Muse
45.1laudar o tanto o quanto si convegna
45.2impossibil saria; umil ti priego
45.3che della tua clemenzia or mi sovegna.
46.1O fonte di pietà, non mi far niego
46.2ridurmi col tuo segno in salvo porto,
46.3però che senza il tuo soccorso aniego!
47.1E se le pene che nei membri porto
47.2non son per ben de l'anima permesse,
47.3piacciati mitigarle a mio conforto,
48.1o finestra del ciel! E s'io chiedesse,
48.2per soperchio disio contra 'l dovere,
48.3ch'altro che la tua voglia in me volesse,
49.1riduci la mia voglia al tuo volere,
49.2replicandoti infin dei versi miei
49.3con ogni possa, mio ingegno e sapere
50.1che non si oblii el miserere mei.
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