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Qui incomincia il terzo e ultimo capitolo

Antonio di Meglio (1384–1448)
Poesie

PoeTree.it

1.1«Legger le degne cose e non intendere
1.2con veri effetti e non cercar chi 'nsegni
1.3è senza frutto tempo invano spendere.
2.1Leggendo adunque questi autor sì degni,
2.2abito presi d'intendenti e buoni,
2.3sol per far forte il mio coi loro ingegni;
3.1onde compresi per molte ragioni
3.2che chi vuol amassar ricchezze vere
3.3convien che quelle del mondo abandoni,
4.1qual, nulla avendo, e tutto possedere,
4.2come l'apostol vuol che 'n lor si truovi,
4.3e di Giobbe la via santa tenere,
5.1e nel voler di Dio sempre t'apruovi
5.2fermato e quando dà e quando toglie,
5.3e quanto piace a lui laudar ti giovi.
6.1So che vuol dir quando il Signore accoglie
6.2molti al convito suo, e so il supplizio
6.3di chi v'andò con le non degne spoglie,
7.1delle vergini dieci l'essercizio,
7.2buon delle cinque, e l'altre cinque lente
7.3non volerle il Signor nel suo ospizio.
8.1Di Marta il ministrar mi fe' intendente
8.2d'aver l'ottima parte Maria eletta,
8.3sendovi 'l tutto e sommo Sapïente;
9.1di Maddalena, quando ai piè si getta
9.2del buon Gesù e que' col pianto lava,
9.3poi co' biondi capei gli asciuga e netta
10.1del precioso unguento che fuor cava,
10.2col quale il divin capo al signor ugne;
10.3e del discipol reo che sì lagrava.
11.1Intesi la figura con che pugne
11.2Cristo e ricchi crudeli, impî ed avari,
11.3e la giusta vendetta, che sogiugne,
12.1di Lazzaro mendico: infra gli amari
12.2famelici disii delle molliche,
12.3che del ricco cadean de' cibi cari
13.1sol le lingue de' cani esserli amiche;
13.2post morte intendo nel gran sen d'Abramo
13.3laudare a ristorar di sue fatiche,
14.1di splendide vivande il ricco bramo
14.2d'esse abondare, e di porpora e bisso
14.3vivere adorno, e dopo morte gramo
15.1trovarsi cruccïato nello abisso
15.2e per più pena nella somma altezza
15.3veder nel gaudio eterno Lazzar fisso.
16.1Questo mi mosse a tanta tenerezza
16.2di me medesmo, che sommo guadagno
16.3m'era spander fra i pover mia ricchezza;
17.1e largamente e senza risparagno
17.2mi fei dispensator, possessor sendo,
17.3tal ch'io son fatto a Lazzaro compagno
18.1e non tubai, limosine facendo,
18.2ma le fei sì che la sinistra a pena
18.3la destra non vedea distribuendo.
19.1Vidi a che gaudio ed a che gloria mena
19.2l'opere sante di misericordia
19.3e de' contrarî suoi l'eterna pena;
20.1il perché la ragion, ch'era in discordia
20.2prima col senso, in forma il sottomisse
20.3ch'a lei sempre ubidì con gran concordia.
21.1Ma poi che Morte i suoi messaggi misse
21.2' annunzïarmi com'era disposta
21.3che del terreste carcer l'alma uscisse,
22.1io, che la voglia mia tutta riposta
22.2nel mio Signor avea grata e benigna,
22.3fuor di suo immaginar le fei risposta;
23.1e benché 'l vulgo turba aspra e maligna
23.2la chiami, io posso dir ch'a me ella parse
23.3qual dolce madre, e non qual rea matrigna.
24.1E pur, se spesso or m'aghiacciò or m'arse
24.2con aspre febri e con varî accidenti,
24.3piacquemi alle parole che mi sparse.
25.1Ciò fu che queste mie pene e tormenti
25.2era una purgazion de' miei delitti,
25.3perché di là fusser trovati spenti;
26.1ond'io, che al ciel tutti i pensier adritti
26.2avea, contrito, confesso e pentuto
26.3godea de' membri per tal caso afflitti.
27.1Poi, il corpo del Signore a me venuto,
27.2mi fei portare inverso lui e posto
27.3in terra ginocchion, qual fu dovuto,
28.1sendo, qual detto t'ho, fermo e disposto,
28.2col Miserere mei piangendo il chiesi
28.3con forma che mai poi gli fui discosto.
29.1Benigno e mite, a tutti prima chiesi
29.2mercé, perdon d'ogni passata ingiuria
29.3o per qual modo alcun già mai offesi.
30.1Poi chiamai, volto a la celeste curia,
30.2Francesco mio serafico assisano,
30.3quale a chi chiede dà di quel ch'esuria;
31.1e 'l dalmazio Ieromino, soprano
31.2d'ogni altro vero e santo cenobita,
31.3Laurenzio martir, Cosme e Damiano.
32.1La Madre santa vergine, gradita
32.2sopr'ognun, chiesi al punto che si teme
32.3per chi colle vere armi non s'aita.
33.1Con numero infinito accolti insieme
33.2vennor costoro, ond'io, del santo olio unto,
33.3de' membri uscii, che ripigliare ho speme.
34.1Per contrizion purgato, a quella agiunto
34.2di questi santi grazia gratis data
34.3che da Dio m'impetrarono in quel punto,
35.1con questa santa compagnia beata
35.2subito giunsi alla parte supprema,
35.3in somma eterna gloria ai buon servata.
36.1Qual sia quel ben che mai perder s'ha tema
36.2dir non si può, ma quel gran re cortese,
36.3dando a noi sé, el suo mai ben gli scema.
37.1Io vidi quivi, e ciò farai palese,
37.2fra l'ordin de' pastori un degno seggio,
37.3del qual Petro e Paülo a dir mi prese:
38.1‘Quell'è del quarto Eugenio, che pareggio
38.2dal buon Silvestro in qua non ebbe alcuno
38.3di santa vita; e tu nel santo greggio
39.1nostro più tosto se' per grazia e muno
39.2che per te chiese con divoti preci,
39.3ché per più tempo ancor n'eri digiuno.
40.1Quivi avrà merto a mille e più per dieci
40.2sol con santa romana Chiesa uniti
40.3aver gli Ermini e Rusciani e Greci,
41.1e' suoi santi pensier sendo seguiti,
41.2non saria d'infedel Ierusalemme,
41.3né Israel in forza d'Ismaelliti,
42.1né nel luco sarien le sante gemme
42.2del sepulcro di Cristo in man de' bruti,
42.3né sarieno ussi le nazion boemme».
43.1Di che a me resta Dio pregar ch'aiuti
43.2sua santa voluntà perfetta e buona,
43.3lui ringraziando de' don ricevuti.
44.1Al già padre fratel Cosme in persona
44.2dirai che l'opre sue degne approvate
44.3nel ciel di gloria gli porran corona
45.1e ch'a Dio son dilettevoli e grate,
45.2tal che, di bene in me' seguendo, il fido
45.3che sommamente gli fien premïate;
46.1e più gli di' per mia parte ch'al grido
46.2di prieghi, di parenti o d'amicizia
46.3per non voglia il sommo santo sido,
47.1per impedir per lor santa giustizia,
47.2ch'egli è il punir de' rei di Dio giudizio,
47.3al qual è contra far somma nequizia,
48.1perché l'impeditor di punir vizio
48.2contro alla maiestà di Dio ardisce
48.3e dà d'ogni mal far a' pravi indizio;
49.1qual chi favora il punir, ch'impedisce,
49.2onora Dio e' malvagi confonde,
49.3ché giustizia e buon premia e' rei punisce.
50.1Or, perché tempo è ch'io ritorni donde
50.2mi mossi per venire a consolarti,
50.3a che l'effetto assai ben corrisponde,
51.1e perché scritto fu da molte parti,
51.2massime da' signor principi illustri
51.3che ne' lamenti tuoi sento nomarti,
52.1doglie del caso mio, vo' che ti industri
52.2la letizia in che son, qual puoi, dir loro
52.3sol per lasciar del mondo e pensier frustri.
53.1E quei conforta, se voglion tesoro
53.2posseder vero e che in eterno duri,
53.3a fare in Dio con le virtù dimoro,
54.1giusti reggendo con cor mondi e puri,
54.2ché questo è porre in ciel quel ricco avere,
54.3sicuro da tignuol, ruggini e furi.
55.1Servar giustizia e sempre Dio temere
55.2e in lui sperar fa i vizî spenti e morti,
55.3e 'l reame del ciel fa possedere.
56.1Or fa' che a ciò ciascun di lor conforti,
56.2che viveran giocondissimi e lieti,
56.3poi troverransi a Dio figli e consorti.
57.1Piero e Giovanni miei, benché discreti
57.2sian dal guardarsi da' vizî nefandi,
57.3conforta a star d'ogni virtù repleti,
58.1sì che sol per bontà sien detti grandi;
58.2poi Pier Francesco e sì la mia Ginevra
58.3vo' che per mio piacer lor raccomandi,
59.1ed a lei di'ch'i' so ch'ella s'abbevra
59.2a fonte tal che 'n ciel a rivedermi
59.3venir faralla, se nel ben persevra.
60.1Fa' ch'alla Contessina mia confermi
60.2quant'io sto bene, e Dio priego per lei
60.3che' ben li servi eternalmente fermi.
61.1I domestici e cari amici miei
61.2tutti conforta e per mia parte abraccia;
61.3poi gli allegra di me, ché puoi e dei,
62.1pregrando 'l fratel mio ch'ancor lor faccia
62.2tale accoglienza ch'ei non tenghin perso
62.3avermi, e per mio amor ben gli compiaccia.
63.1Rimanti a Dio». E così detto, verso
63.2il ciel tornossi, e quivi stupefatto
63.3lasciommi, quasi come risommerso,
64.1se non che alla ragion ritornai ratto,
64.2amaestrato da sì fatto donno,
64.3di star di lui gaudente in ciascun atto.
65.1I lamenti, i sospiri, il pianto, il sonno
65.2tutti partîr da me, per modo spersi
65.3che per tal caso mai tornar non ponno;
66.1e 'n vita nuova ritornato apersi,
66.2giubilante, essultante in canto e in riso
66.3gli occhi, dall'uso lor tutti diversi.
67.1Per che generalmente ognuno aviso
67.2tener, come 'l vedesser, nella gloria
67.3Lorenzo orar per noi nel paradiso.
68.1Né uscirammi mai della memoria
68.2questa dolcezza da far gloria e festa
68.3di tanta degna cosa e sì notoria.
69.1E qui la debil fantasia s'arresta.
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