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XVI

Antonio di Meglio (1384–1448)
Poesie

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1.1Il gran famoso Publio Scipïone,
1.2per soprannome detto Africano,
1.3perch'Affrica domò, qual Livio pone,
2.1per la salute del popol romano
2.2e per gloria acquistar, fé cose tali
2.3che molti il reputaron più che umano;
3.1ma fra molte sue opre, per le quali
3.2somma lode acquistò, d'una mi pare
3.3più che d'ogni altra in fama de' mortali.
4.1Non è il ferito suo padre scampare
4.2da l'impie man d'Anibale Barchino,
4.3giovane ancor d'appena arme portare,
5.1rotti essendo i Roman presso al Tesino,
5.2che 'nfino allor diè l'arra del futuro,
5.3che riserbato gli era per destino.
6.1Non dopo il mortal caso impio, aspro e duro,
6.2agli Romani intervenuto a Canni,
6.3esso a Cannosa sol visto sicuro,
7.1udito consigliar gli etterni danni
7.2della sua patria, in casa di Metello,
7.3di quella abandonar per tutti gli anni,
8.1sopra Cecilio e gli altri col coltello
8.2giurar qual non giurasse seguir lui
8.3morte aspettasse subito da quello;
9.1per che tutti giuraron con costui
9.2a vita e morte star sanza magagna:
9.3sì spense col suo ardir la viltà altrui.
10.1Non quando poi, quasi perduta Spagna,
10.2niun duca de' Roman parea ch'ardisse
10.3prendere impresa così dubbia e magna,
11.1esso, sol d'anni ventiquattro, disse,
11.2sendovi il zio col padre stato morto,
11.3che di grazia tal sorte a lui venisse;
12.1e diè loro aringando tal conforto
12.2che, quantunque l'età questo negasse,
12.3consentîro al suo ingegno non far torto.
13.1Non come poi a sé concilïasse
13.2e popoli di Spagna, o con qual pruova
13.3e perfidi nimici subiugasse.
14.1E non è il vincer Cartagine nuova,
14.2Liturgo Astappa Oringa o Castulone
14.3con altre molte, che scritte si truova.
15.1Né per passare in Affrica il sermone,
15.2che contro a Fabio fé tanto verace,
15.3ch'ogn'altro seguitò la sua intenzione.
16.1Non Mago, Annone, Asdrubale o Siface
16.2vincere o Anibal tornato, e poi,
16.3lui vinto, per le condizion di pace.
17.1Non vincere Antioco e' duchi suoi,
17.2non altre mille cose, ch'a dir lascio,
17.3le qua' per molti autor son note a noi,
18.1tutte di grieve e 'ntollerabil fascio,
18.2ma sol una diren, ch'ogn'altra avanza,
18.3com'acceso rubin spento balascio,
19.1quando, con incredibile costanza
19.2e somma pudicizia e contenenza,
19.3sé vittor vinse d'ogn'altrui possanza:
20.1appresentata all'alta sua eccellenza
20.2di tredici anni una vergine essendo,
20.3da vincer ogni età la sua presenza,
21.1la qual, tanto mirabile vedendo,
21.2percosso da Cupido in primo moto
21.3con virtù vinse alfin sé combattendo.
22.1E spento il fier disio, tutto divoto,
22.2fatto la madre e 'l padre comparire,
22.3la diede in guardia a lor che gli fêr noto
23.1com'ella era sposata e dovea gire,
23.2non dopo molti giorni, al suo marito,
23.3qual presto Scipio fé a sé venire.
24.1E disse a lui sì come avea sentito
24.2ch'esso, di lei essendo innamorato,
24.3dovea por fine in brieve al suo appetito
25.1con giusto modo; e come gli era grato
25.2farlo di questo e d'ogni altro contento
25.3e che salvo il suo onor gli avea servato;
26.1e sol volea da lui, per suplimento
26.2di cotal beneficio, che in sue mani
26.3facesse promission con sacramento
27.1d'essere amico fido de' Romani,
27.2perché alcun più benigno e giusto impero
27.3trovare era impossibil tra gli umani,
28.1chi ben cercasse tutto l'emisperio.
28.2Tesori agiunse, e quali ebbe per lei
28.3da' suoi a esso Luteo Ciltiberio,
29.1il qual contento, rïavuta lei
29.2e per li agiunti don più lieto fatto,
29.3il predicò uom nato delli dei.
30.1E non sol Ciltiberia per quest'atto
30.2sanz'armi prese, ma molte province
30.3diêrsi a lui volentieri ad ogni patto.
31.1O conte illustre, o signor mio, di quince
31.2s'aprende la sentenza e 'l vero detto,
31.3che tutte cose vince chi sé vince!
32.1Nobil vittoria e magna, per respetto
32.2de' giovani anni, a Scipïon fu questa,
32.3che, per sua propria forza e suo intelletto
33.1quella acquistò contra la gran molesta
33.2del fier disio, allo qual chi resiste
33.3non teme in questo mar nulla tempesta.
34.1Tutt'altre cose, di lui lette e viste,
34.2favor degli altri ingegni ebbon e forza
34.3dalle posse romane insieme miste.
35.1O magno conte e buon, Francesco Sforza,
35.2tien ciò che del gran Publio truovi scritto
35.3questo essere il merollo, e l'altre scorza!
36.1È però, come appar, giusto e diritto
36.2ch'acresca e inalzi la virtù laudata
36.3nell'operante e fa maggior profitto.
37.1Questa virtù nell'Affrican pregiata
37.2debbe tanto più in te fruttar di laude
37.3quanto al mondo e al ciel ell'è più grata,
38.1ché la madre di Dio, che' prieghi essaude
38.2d'ogni qualunque invoca lei col core
38.3e per cui l'uomo il ciel racquista e gaude,
39.1hatte visto essaudir, per lo suo amore,
39.2e prieghi d'una vergine pulzella
39.3rapita nelle prede e nel furore,
40.1qual fra' denti di lupi pecorella
40.2tratta, e a te condotta, cui bellezza
40.3ricca ti fu vie più che poverella,
41.1dicendoti: «O signor, la tua grandezza
41.2dichinisi pel nome di Maria
41.3di dare al vergin mio corpo salvezza,
42.1sì che incorrotta al nuovo sposo i' sia
42.2data per grazia, e per lei ti ripriego
42.3che mi facci esso don, che 'l cor disia!
43.1Ed io sempre pregarla a te mi lego
43.2per la salute tua, perché ti piaccia,
43.3o benigno signor, non farmi niego».
44.1La qual, fattoti croce delle braccia,
44.2udito priego tal, subito e presto,
44.3come prigion che si disferra o slaccia,
45.1sommergendo il disio fiero e molesto,
45.2umil, clemente alla giusta preghiera,
45.3desti l'effetto di ch'eri richiesto.
46.1O virtù santa di costanzia vera!
46.2Qui non riguardo di gentil parenti,
46.3né dello sposo suo, che vil nat'era,
47.1né lo sperar per lei suvvertir genti,
47.2né province acquistar, né suvvenzione
47.3dal suo sposo aspettar o suo seguenti,
48.1le qual cose poteano Scipione
48.2avere indutto a far pruova cotale
49.1s'a donare il tesor fu liberale,
49.2dell'altrui diè; ma quel che tu donasti
49.3fu, rendutole il suo, tuo capitale,
50.1del qual sie certo che 'n ciel comperasti,
50.2per le man di Maria, que' veri beni
50.3che per caso o per tempo mai fien guasti.
51.1E drittamente alla fama sovieni
51.2del tuo eccellente e magnifico padre
51.3e' modi suoi laudabili ritieni,
52.1che fra l'altre sue opre alte e leggiadre,
52.2quando vincea per forza luogo o terra
52.3colle feroce armigere sue squadre,
53.1subito in casa, in chiesa o in qualche serra
53.2facea salvar le donne, in tal riguardo
53.3che l'onor lor non si perdea per guerra.
54.1Per che, se con vittoria il tuo stendardo
54.2vuoi, signor mio, che sempre mai si spieghi,
54.3del qual che così sia del disio ardo,
55.1gli umili, giusti, santi, onesti prieghi,
55.2fatti per parte della Madre santa,
55.3che non vorrà che Dio grazia ti nieghi,
56.1sempre essaudisci, e di virtù t'amanta,
56.2ché qual commesso vizio a più c'incìta,
56.3quando nell'uom si radica e si pianta,
57.1così un ben fatto a molti far c'invita,
57.2onde s'acquista il ben che non vien meno,
57.3ch'ogni altro è fummo e vento in questa vita.
58.1Santo è il voler che tien ragion per freno,
58.2qual or essere in te, signor, comprendo,
58.3che m'ha di gaudio e di letizia pieno.
59.1Il perché, affezionato omai, attendo
59.2poter cantar di te qual d'uom felice,
59.3ch'abbatte i van pensier, virtù seguendo.
60.1E pregherò la vera Imperadrice
60.2del reame del ciel che qui nel mondo,
60.3fatto per te di fama uccel fenice,
61.1sempre t'essauda in istato giocondo
61.2con farti ognor salir dal bene al meglio,
61.3mettendo gli aversarî tuoi nel fondo.
62.1E priegoti, signor, che per tuo speglio
62.2sempre abbi inanzi agli occhi della mente,
62.3fin ch'al fine verrai che vien l'uom veglio,
63.1d'onorare, adorar questa clemente
63.2Vergine madre maiestà superna,
63.3la qual ciò ch'a lei piace Dio consente;
64.1perch'ella oltr'a qui darti fama eterna,
64.2per merto dell'usata tal virtute,
64.3vorrà che quel che 'l ciel regge e governa
65.1t'accolga in gaudio d'eterna salute.
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