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XIII

Antonio di Meglio (1384–1448)
Poesie

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1.1Guarda ben ti dich'io, guarda ben, guarda:
1.2non aver vista tarda,
1.3ch'a colpo di bombarda — arme val poco.
2.1Dimolta carne è a fuoco,
2.2e veggio posti a giuoco — molti bari.
2.3A' prodichi e agli avari
3.1lacciuoli tesi a' danar — veggo infiniti.
3.2Fannosi i vili arditi
3.3per veder disuniti — i buon compagni.
4.1L'onte, gli sdegni e i lagni
4.2vien per partir guadagni — alla leonina;
4.3e sempre da rapina
5.1è nata ogni ruina — e ogni lutto.
5.2Perde 'l tutto pel tutto
5.3spesso chi tutto 'l frutto — per sé vuole.
6.1Or sai tu che mi duole
6.2perder tempo e parole — ove vuol fatti.
6.3Deh, facciàn chiari e patti
7.1e vedra' poi i matti — gastigare.
7.2Ben sare' bel ghignare,
7.3se chi crede ingannare — è preso a 'nganno.
8.1A que' che 'nganno fanno,
8.2quando a lor torna il danno, — è cosa giusta.
8.3Puledro man robusta
9.1spron duri o aspra frusta — mai fé buono.
9.2Campana sanza suono
9.3e balen senza tuono — non ci assordi.
10.1O tu, che tutto mordi,
10.2a' lupi esser sì 'ngordi — è già nociuto.
10.3Sta' pur ben proveduto,
11.1pur ch'io nol dica a muto — ch'ode e parla.
11.2Perde tempo in chiamarla
11.3la rana, chi vuol trarla — del pantano.
12.1O buon tempio di Giano,
12.2chi porrà mai la mano — a riserrarti?
12.3Sai chi sta mal? Gli sparti
13.1senza sossidio o arti —. E fuor del prato
13.2chi per porta è cacciato
13.3rade volte è tornato — per le mura.
14.1Però l'altrui sciagura
14.2ti stringa a miglior cura — e temi Iddio.
14.3Lo sfrenato disio
15.1del far dell'altrui mio — dispiace al cielo.
15.2A molti indarno belo,
15.3ma me muove buon zelo — e pura fede.
16.1E sai tu chi mi crede?
16.2Chi per pruova s'avede — ch'egli è vero.
16.3Abito bianco o nero
16.4non faria fra Riniero — esser perfetto,
16.5ch'ammendare il difetto
16.6e viver ben corretto — è quel che vale.
17.1Sai anco chi sta male?
17.2Chi 'nghiotte senza sale — ogni vivanda.
17.3Chi il gusto t'addimanda,
18.1esaudirlo comanda — ogni dovere.
18.2Noi ci faren valere,
18.3se spenderen l'aver — con aguaglianza,
19.1ché 'l perder con chi avanza
19.2fé vana una speranza — imperatoria
19.3a tutti minatoria,
20.1que' che cercasson gloria — contra' buoni.
20.2«Com'un santo ragioni,
20.3ma troppo e susorron — malvagi truovo».
21.1Io pur per ben mi muovo
21.2a darti di qua uovo — e di là erba.
21.3La cosa che t'è acerba
22.1lasciala e 'l dolce serba, — s'io n'ho punto.
22.2Ma spesso col dolce unto
22.3il sorco è stato giunto — al cibo amaro.
23.1Deh, chi non ha sé caro
23.2non è buono a riparo — o ben d'altrui.
23.3I' parlo e non so a cui;
23.4con meco e con colui — è mal bestiame.
24.1Il perder tempo in dame
24.2e stare in varie trame — è atto folle.
24.3Chi disvol ciò che volle
25.1non credere a suo bolle — o suo suggelli.
25.2Guarda come favelli,
25.3ché peggio che i coltelli — è 'n bocca riso.
25.4Cuor turbo e chiaro viso
25.5diabolico, a mio aviso, — si può dire.
25.6Del ben far non pentire,
26.1ma guarti del servire — a uomo ingrato.
26.2Le sdegno ha già privato
26.3d'aver persone e stato — molti e molti.
27.1Però guai alli stolti,
27.2che gli amici s'han tolti — per lor colpa!
27.3Perde anima, ossa e polpa
28.1chi de' suo falli incolpa — cielo o stelle.
28.2Giuoco è da baccatelle
28.3l'andar pure alle belle — con chi sguizza.
29.1Deh, non mi far più stizza!
29.2Se 'l tempo s'adirizza, — tu 'l vedrai.
29.3«Non vedrò». Sì, farai.
29.4«Non tel credo, ché mai — ti vidi giusto».
29.5Qual cieco meni il frusto
29.6e ben che parli giusto — a molti spiace.
30.1Folle non è chi tace;
30.2il saggio pur suggiace — alla ragione.
30.3Studia nel Pecorone
31.1chi tiene oppenion — d'esser quel saggio.
31.2Ma sai chi ci ha vantaggio?
31.3Chi sa in ogni viaggio — ir piano e ratto.
32.1O quanti el dì n'accatto
32.2che dieron dopo al fatto — buon consiglio!
32.3Mai vidi io nel periglio
33.1padre lasciare il figlio — senza scorta;
33.2poi, al partir la torta,
33.3ognun serrò la porta — del palagio.
34.1Or ben, pure a bell'agio,
34.2ché l'esser sì randagio — nuoce spesso.
34.3«Tu di' vero, il confesso».
35.1Ma quantunque più tesso — più vien trama.
35.2Sempre teme chi ama
35.3e duolsi che ria fama — vada attorno.
36.1Deh, destati o musorno,
36.2ché chi non cura scorno — e coccoveggia
36.3mettil co' ciechi in greggia!
37.1Chi tien ch'altri non veggia — il suo difetto,
37.2giustizia in fatto e 'n detto
37.3dà lo stato perfetto — e sanza tema.
38.1E là dov'ella strema,
38.2ogni virtù vi scema — e cresce vizio.
38.3Non loda ben Fabbrizio
39.1chi poi all'esercizio — tien con Crasso.
39.2Deh, cerchiàn per ispasso
39.3per quel che Roma è in basso, — al colmo essendo.
40.1«Ben bene aval t'intendo».
40.2Vo' dir che mal vivendo — mal s'arriva,
40.3e questa è ragion viva
41.1che 'l mal dal mal deriva — e ben da bene.
41.2O matti da catene,
41.3il fin de' mali e pene — è de' ben merti!
42.1Per sommo ben m'accerti
42.2ch'ai buoni e saggi e sperti — istia il governo;
43.1sarebbe stato eterno,
43.2a tutt'altri superno — un cotal modo,
44.1ché sol con questo lodo
44.2tireresti al tuo nodo — i circustanti.
45.1Come, essendo ben santi,
45.2il nome de' Raspanti — è di spavento?
46.1Odi tu quel ch'io tento?
46.2«I' l'odo, veggo e sento, — ma che giova?»
47.1Prima si pensa e truova
47.2e quel che non si pruova — non rïesce.
48.1Tu se' un nuovo pesce.
48.2Or bene a chi rincresce — non ascolti
49.1miei detti ben raccolti.
49.2Ho speranza ch'a molti — util faranno:
49.3chi mal gli accoglierà se n'abbi 'l danno.
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