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XI

Antonio di Meglio (1384–1448)
Poesie

PoeTree.it

1.1Eccelsa patria mia, però che amore
1.2di te mi stringe tanto
1.3che non saprei dir quanto,
1.4sforzar parlando mi conviene il core,
2.1sì ripien d'ansietade e di dolore
2.2per l'infortunî toi,
2.3che non so qual m'annoi
2.4più: vivere o morir per cotal pena,
3.1la qual, se forse oltra il dover mi mena
3.2al dimostrarmi audace
3.3pel parlare efficace,
3.4mi scusi l'affezion, cagion del duolo.
4.1Madre mia cara, qual ch'io sia figliuolo,
4.2deh, dimmi: onde procede
4.3che 'l tirannico pede
4.4scalpiti i membri tuoi con tal baldanza,
5.1fermando i tuoi malivoli speranza
5.2della summersione
5.3di tua reputazione,
5.4che Italia trïunfar solea già tutta?
6.1E la gran providenzia sì distrutta
6.2ch'esser ne' tuoi car figli
6.3solea, con tai consigli
6.4che a più potente assai mise già il freno?
7.1È quel corale amor venuto meno
7.2che avevi al nome degno,
7.3che nell'azzurro segno
7.4ancor si porta con lettere d'oro?
8.1Fatti avarizia o invidia il suo tesoro
8.2ascondere al bisogno?
8.3Omè, ch'io mi vergogno
8.4a 'mmaginar dove il tuo nome casca,
9.1se adivien che tal discordia nasca
9.2per giusta o ria calunia,
9.3che serri la pecunia
9.4de' tuoi car civi, or che versar bisogna!
10.1Non dottor che Parigi abbi o Bologna,
10.2o quali studî sai,
10.3senz' essa daran mai
10.4buono a salvar tua libertà consiglio.
11.1Deh, non pensino i tuoi simil periglio
11.2portar che gli altri vinti,
11.3ma morti o fuor sospinti
11.4di te, senza sperar mai più ritorno!
12.1Non ti dico, oltra il danno, il grande scorno
12.2de' gridi. O Gnaffi o Lapi,
12.3volete ora esser capi
12.4del governo d'Italia e guidatori?
13.1Usurier, soddomiti e traditori,
13.2saria il parlar più onesto.
13.3E bastasse pur questo,
13.4senza l'offesa delle proprie mani!
14.1Le giunte lepri dai bramosi cani
14.2senton minore strazio.
14.3Stanco saria, non sazio
14.4ciascun d'oprar nelli tuoi danno e scherno.
15.1Qual ti mostra or più amor, volger quaderno
15.2vedresti in un momento,
15.3e mostrarsi contento
15.4del mal, ch'altri che' tuoi non posson farti,
16.1con, sol per garreggiare, abbandonarti.
16.2Di che non piaccia a Dio
16.3che caso tanto rio,
16.4omè, t'avegna per la sua pietade!
17.1Ma certo in via maggiore avversitade
17.2vid'io tuoi figli arditi,
17.3senza richiesta, uniti
17.4venir persone ed oro a profererti,
18.1facendo come quelli ch'eran certi
18.2che, sottoposti altrui,
18.3il loro era di cui
18.4vinti gli avesse, e suore e figli e spose.
19.1L'antica madre, che di sé ti puose,
19.2già non t'empié di vili,
19.3ma d'arditi e virili,
19.4perché operassi quel che lei, in sua vece.
20.1Le magnanime prove ch'ella fece
20.2a conservar sua gloria,
20.3deh, ridutti a memoria
20.4li grandi estremi che per ciò sostenne!
21.1Brenno, Pirro, Annibale o a chi venne
21.2più fier per tôr lor stato,
21.3mai gli fu adomandato
21.4concordia, in qual fu mai maggiore stretta;
22.1né ingiuria mai passò senza vendetta.
22.2Ahi, magnanima madre,
22.3quante opre alte e leggiadre
22.4usasti in ciò, che mai tempo le spegne!
23.1Con quai trïunfi sue vittrici insegne
23.2ornârla saper puoi,
23.3fin ch'ebbe uniti i suoi
23.4nell'affezion di sua gloria ed onore;
24.1né giammai si trovò aver nel core
24.2della avarizia il vizio.
24.3Curio, Attilio e Fabrizio
24.4ne rendon fé, con mille di tai sorte.
25.1Quanto, per lei salvar, curasson morte,
25.2Curzio, Orazio o Torquato
25.3o Muzio adomandato
25.4esser ne può, con numero infinito.
26.1Ma, come fu da lei l'amor partito,
26.2el proprio lor fondâro;
26.3quanto poi l'abbassâro,
26.4a quel che se ne vede oggi si creda,
27.1ché stata è d'ogni ragazzo preda
27.2che séguito abbia avuto,
27.3ed è proprio dovuto
27.4che capiti così chi schifa il vero,
28.1e vuole a sé mostrar che 'l bianco è nero.
28.2Per dio, intendianci inseme!
28.3O glorïoso seme
28.4sceso di madre tanto eccelsa e chiara,
29.1spécchiati in essa e pei suoi essempli appara
29.2pigliar buon, rio lasciando,
29.3con sempre essaminando
29.4per quali opre si scendi o si sormonti.
30.1Il tirannico sangue dei Visconti
30.2dal primo, mezzo e sezzo
30.3t'è per antico vezzo
30.4sempre stato coral nimico e fero,
31.1e pare a lui che a tua cagion l'impero
31.2gli sia di mano uscito;
31.3or pensa a qual partito
31.4saresti sottomessa a cotal sangue.
32.1Voltinsi i visi fieri al malvagio angue,
32.2o car buon cittadini;
32.3noi siam pur Fiorentini,
32.4liber Toscani, in 'Talia specchio e lume!
33.1Resurga il giusto sdegno per costume
33.2avuto sempre a tempo,
33.3né più s'aspetti tempo,
33.4perché nel più tardar tutto è il periglio.
34.1Spieghisi omai il trïunfante Giglio
34.2contra l'orgoglio altero
34.3d'esto tiranno fero
34.4e de' seguaci, a te fatti or ribelli.
35.1E a questi tirannetti conticelli,
35.2se mai il nostro torna,
35.3fiacchinsi sì le corna
35.4che non ti possin più cozzar già mai!
36.1O felice tu, Siena, la qual gli hai
36.2spenti in modo tale
36.3che non ti fan più male,
36.4c'hai disfatti i lor nidi, i quai ti tieni!
37.1Agl'indomiti e bravi sproni e freni
37.2si vuole; voi m'intendete:
37.3e, se voi nol farete
37.4nel campo fia nutrirvi la gramigna;
38.1vuolsi spegner li bruchi per la vigna.
38.2Né altro or più vo' dire,
38.3se non con quel morire
38.4Caton fuggì la servitù v'ammenti.
39.1E vedrete se gli ori o li arienti
39.2si vogliono or negare,
39.3o pur le teste alzare,
39.4o ristrigner le spalle, o stare a bada,
40.1o dir: «Se ella debba andar mal, vada!»,
40.2o dir vili atti e tristi,
40.3di pigrizia e duol misti,
40.4da sbigottir chi gli ode o chi gli vede.
41.1Non par consigli di Romani erede,
41.2non da lancia o da scudo;
41.3e quel che mi par crudo
41.4e di che più mi duole e più n'adonto
42.1è veder far de' veri amici conto
42.2qual de' non cognosciuti,
42.3ma 'n sorta aqual tenuti,
42.4che l'altro numer d'ogni schiuma ha tolto,
43.1con volger lor le spalle e non più il volto,
43.2o dir loro: «Ognun vuole
43.3pelarci», o tai parole
43.4che Iddio si sa com' ora accaggion bene.
44.1Qual se fusse obligato a chiunque vène
44.2del suo proprio a salvarne,
44.3doversi scelta farne,
44.4e quelli ancor con modi a parlar grati.
45.1Deh, car buon cittadin, siate or pregati
45.2che 'l mio dir non sia invano!
45.3E infine conchiudiàno
45.4che s'abbia a buon ripar presto riguardo,
45.5perché nulla varrebbe il penter tardo.
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