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Antonio di Meglio (1384–1448)
Poesie

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1.1Venere, se già mai pel caro figlio,
1.2qual in te generò il dardaneo Anchisse,
1.3te adoperasti alli bisogni stremi
1.4volgi or le sante luce al mio periglio,
1.5ché sono in barca sanza sarte o remi,
1.6sanza governo alcun e l'albor rotto,
1.7e già nell'onde sotto
1.8vento contrar mi caccia,
1.9né spero più bonaccia,
1.10ch'a l'ultimo suo dì sperasse Ulisse,
1.11sentiti i colpi del mortale scoglio.
1.12E tu sa' ben se con ragion mi doglio.
2.1Se Febo tema sempre il tuo Cupido
2.2a cui già con dispregio chiese l'arco,
2.3onde provò poi il colpo del tuo strale,
2.4o sacra, santa iddea, per cui mi fido
2.5poter campar del mio penoso male,
2.6pietà ti muova d'essaldir mie prieghi!
2.7Signor mio, non si nieghi
2.8socorso a tanto istremo,
2.9ché già nel foco tremo,
2.10veggendo il periglioso mortal varco,
2.11che vil esser mi fa da quel ch'i' soglio.
2.12E tu sa' ben se con ragion mi doglio.
3.1Se al fero Marte tuo bellezza piaccia,
3.2celeste iddea, socorri al gran bisogno,
3.3ché non sanza cagion li prieghi spando!
3.4Deh, fa' omai che la mia ninfa saccia
3.5ch'io non fe' cosa mai per che in bando
3.6della suo grazia debb'esser per certo,
3.7ch'el non è degno merto
3.8odio acquistar servendo.
3.9Ohimè, che ben comprendo
3.10ch'io non son più qual fui o esser soglio;
3.11però socorri presto al gran cordoglio,
3.12ché tu sa' ben se con ragion mi doglio.
4.1Se Ipolito o Narcisse o gli altri, i quali
4.2il seguir la tuo gloria ebbero a sdegno,
4.3piangano etternalmente el lor errore,
4.4o dea, che gli mortali fa' immortali
4.5al seguir l'alto tuo summo valore,
4.6miserere di me, ch'io son conquiso
4.7se l'angelico viso,
4.8che le stelle apareggia,
4.9non fai ch'io riveggia
4.10lieto mostrarsi a me qual mai benigno!
4.11Se non, languendo passo el mortal scoglio;
4.12e tu sa' ben se con ragion mi doglio.
5.1Omè, caro signor, se mai ti piacque
5.2il pomo iudicato dal troiano,
5.3cui poi del caro don facesti degno,
5.4socorri il servo tuo, che, da che 'l nacque,
5.5sempre subietto è stato del tuo regno!
5.6Non sia l'ultimo punto in cotal forma,
5.7ch'egli è pur cosa inorma,
5.8sì fedelmente amando,
5.9morir languendo, quando
5.10esser da morte più credea lontano!
5.11Omè, signor, provedi a quel ch'i' voglio,
5.12ché tu sa' ben se con ragion mi doglio!
6.1Canzon, cangiato s'è dal bianco al nero
6.2lo stato mio, come vedra' di vesta
6.3cangiata che ninfal vestia colore;
6.4però ten va' da quel mio lume altero,
6.5sanza il cui aiuto il miser servo more,
6.6e, quanto sai, umìl mi ricomanda;
6.7e s'altri ti dimanda
6.8qual sia fatta mia vita,
6.9di', vile e sbigotita:
6.10«Fra l'onde con suo barca in gran tempesta
6.11Fortuna rea gli ha tolto ogni suo orgoglio».
6.12E tu sa' ben se con ragion mi doglio.
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