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VI

Antonio di Meglio (1384–1448)
Poesie

PoeTree.it

1.1O trïunfal signore Amore, io sento
1.2fra' pensier gravi del civil governo,
1.3dove or m'ha posto il più onorato segno,
1.4nel rimembrar di quel sommo contento
1.5che mi fece bramare il giorno eterno
1.6ch'io ti vidi regnare in loco degno,
1.7una dolcezza, per la quale io vegno
1.8sì soperchiato che occupar la vita
1.9sento, se, ragionando, non la sfogo.
1.10O prezïoso giogo,
1.11dove allor sotto entrai,
1.12o sacri, o santi rai,
1.13là donde entròe l'amorosa ferita,
1.14o beltate infinita,
1.15che i rivi, l'erbe, i fior, le fronde e' mai
1.16festi gioir d'angelico splendore,
1.17perché cantar non so com'io v'ho in core?
2.1O grato e bene aventuroso colle
2.2dagli altri verdi poggi cinto, i' ardo
2.3del foco sopra a te nel cor mie acceso!
2.4O quel che libertà mi fura e tolle,
2.5onesto, vago ed amoroso sguardo,
2.6dov'io te vidi, Amor, con l'arco teso!
2.7Chi si vorria, possendo, esser difeso
2.8di rendersi fedel, subietto amante
2.9a quello specchio di virtute adorno?
2.10L'aire e 'l ciel dintorno
2.11ogni loco ridea,
2.12dove si rivolgea
2.13il lampeggiar di quelle luci sante
2.14di quella, il cui sembiante
2.15non par da dir d'umana, ma di dea,
2.16la qual venuta sia dal paradiso
2.17per far beato chi la miri fiso.
3.1Vaghe donne gentili e damigelle,
3.2ch'eran quel giorno seco in compagnia,
3.3qual più pel sol le stelle acquistan lume,
3.4tanto pareano a rimirar più belle
3.5quanto più onestate e leggiadria
3.6prendean tuttor dal suo alto costume.
3.7Qual dolcezza di stil per gran volume
3.8poria ritrar a pien destintamente
3.9la melodia del suo angelico canto?
3.10Non cantòe dolce tanto
3.11alcun più lieto iddeo;
3.12non mai sì piacque Orfeo,
3.13non Apollo cantò sì dolcemente:
3.14tutte le cose intente
3.15al cantar glorïoso, ch'ella féo,
3.16stavano ad ascoltar quella dolcezza,
3.17la qual chi 'l giorno udì tutt'altre sprezza.
4.1O molti altri incredibil diletti
4.2e ogni qualunque suo più picciol motto
4.3mosse con l'onestà l'alto valore,
4.4voi fusti e siete degnamente obietti;
4.5e a cui ciascun per sé fusse ben noto
4.6a nullo altro disio terrebbe il core.
4.7Ma dimmi tu come consenti, Amore,
4.8e donde è la cagion che tu pur vuoi
4.9ch'arda in tal fiamma un sì gelido petto,
4.10ché più degno subietto
4.11di me già fu schernito;
4.12credendosi gradito
4.13esser, fé di che si dolse poi.
4.14Ben so quel che far puoi,
4.15ma conoscermi indegno m'ha invilito,
4.16né anche so ritrarmi e vorrei, sire,
4.17più tosto che, seguendo, mal finire.
5.1Ma ben sento, signor, tua risposta,
5.2che tal manca di fé, che l'altrui fede
5.3biasma per più suo fallo ricoprire
5.4e che l'affezïon, dentro nascosta,
5.5molte fïate per contrar si crede
5.6per la commissïon d'un falso dire
5.7e che sperar, seguendo altro disire,
5.8sublima l'intelletto e gentil rende
5.9chi d'altamente amar non si rimuove;
5.10però che di qui piove
5.11in noi chiara virtute,
5.12che ci dà la salute,
5.13per cui qui in vita e dopo a lei si splende;
5.14e che qualunque attende
5.15in sé le degne tue grazie compiute
5.16ami con fede e non sanza, con vista
5.17che vera fede ogni grado acquista.
6.1Signor mio, tu mi pon con l'intelletto
6.2di tua conclusïon più ch'altro mai
6.3servo fedel, costante, in gran conforto
6.4disposto a ubidir con ogni effetto
6.5a quella, la cui imagine tu sai,
6.6che, come è tuo voler, nel mio cor porto.
6.7E tu, canzon mia, va' per tuo diporto
6.8dove ti piace, ché non molto curo
6.9ch'altri ti stimi di picciol valore,
6.10ché l'affetto del core
6.11mi dà speranza tal ch'io son sicuro
6.12ch'umil m'acolga il disïato gremio,
6.13s'acquistar dee fedel servir tal premio.
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