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La visione d'Ezechiello.

1.1Colà dove il real padre Eridàno
1.2Dai campi ocnei scendendo urta con fiero
1.3Corno la riva alla dritta mano,
1.4A respirar d'un venticel leggiero
1.5I molli fiati che venían dal monte
1.6Mi trassi in compagnia del mio pensiero.
1.7Del chiaro sole mi fería la fronte
1.8Il raggio mattutin, tal che più schietto
1.9Non comparve giammai su l'orizzonte.
1.10Vista sì dolce all'affannato petto
1.11Di mie cure togliea l'aspro tormento,
1.12Insolito spirando almo diletto:
1.13Quando mugghiar dall'aquilone io sento
1.14E repente appressarsi un procelloso
1.15Turbo, forier di notte e di spavento.
1.16Celossi il dì sereno; e al minaccioso
1.17Passar del nembo l'onda risospinta
1.18Si sollevò dall'imo gorgo ascoso.
1.19E quindi in giro strascinata e spinta
1.20Dal vorticoso vento ecco scagliarsi
1.21Nube di lampi incoronata e tinta,
1.22E tutta a me dintorno avvilupparsi,
1.23E in un baleno colle gravi some
1.24Dell'oppresse mie membra alto levarsi.
1.25A quel trabalzo per terror le chiome
1.26Mi si arricciaro: ed io da tergo intanto
1.27Voce sentii, che mi chiamò per nome.
1.28— Scrivi, gridò, quel che tu vedi. — Al santo
1.29Suon di queste parole un terso vetro
1.30Si fe tosto la nube in ogni canto.
1.31Guardai davanti, e mi rivolsi indietro:
1.32E campo d'insepolte inaridite
1.33Ossa m'apparve abbominoso e tetro.
1.34O voi che sani d'intelletto udite
1.35Gli alti portenti e il favellare arcano,
1.36Quel ch'io già scrivo nel pensier scolpite.
1.37Vidi. In aspetto spaventoso e strano
1.38Di scheletri facea l'orrida massa
1.39Funesto ingombro al desolato piano.
1.40L'altere ciglia in riguardarli abbassa
1.41Il fasto umano, e baldanzosa in atto
1.42Morte col piede li calpesta e passa.
1.43Io timido mi stava e stupefatto
1.44All'oggetto feral: quando spiccossi
1.45Un lampo, e corse per l'immenso tratto.
1.46Tremò del ciel la porta, e spalancossi:
1.47S'incurvâr rispettosi i firmamenti:
1.48E dalle sfere un cherubin calossi.
1.49Volò su le robuste ale de' venti.
1.50Carche di foco e fumo avea le spalle
1.51E un cerchio in fronte di carboni ardenti.
1.52Venìa rotando per l'etereo calle
1.53Di baleni una pioggia; e ritto alfine
1.54Fermossi in mezzo alla tremenda valle.
1.55Ne misurò col guardo ogni confine;
1.56Fe poscia un cenno colla destra: e innante
1.57Uom gli comparve di canuto crine.
1.58Era placido e grave il suo sembiante;
1.59E lunga a lui dagli omeri una vesta
1.60Sacerdotal scendea fino alle piante.
1.61Chinò la faccia riverente onesta
1.62Quell'ignoto ministro. E il cherubino
1.63La mano gli posò sopra la testa;
1.64Poi staccossi dal capo aureo divino
1.65Un acceso carbon diffonditore
1.66Di spirito possente e pellegrino,
1.67E i labbri gli toccò. L'igneo calore
1.68Avvampò su le guance, e via discese
1.69Più violento a ribollir nel core.
1.70E dopo, il portentoso angelo prese
1.71Di mele un favo; e su la bocca intero
1.72Del buon servo lo sciolse e lo distese:
1.73— Parla, quindi gli disse in tuon severo,
1.74Parla a quest'ossa algenti: e riverito
1.75Fia di tua voce il sacrosanto impero. —
1.76Ed egli, ubbidiente alzando il dito,
1.77Gridò: — Sorgete, aridi teschi, or ch'io
1.78E membra e polpe a rivestir v'invito.
1.79Tacque: e tosto un bisbiglio un brulichìo
1.80Ed un cozzar di crani e di mascelle
1.81E di logore tibie allor s'udìo.
1.82Già tu le vedi frettolose e snelle
1.83Ricercarsi a vicenda, e insiem legarne
1.84Le congiunture, e vincolarsi in quelle.
1.85Vedi su l'ossa risalir la carne,
1.86Intumidirsi il ventre, e il corpo tutto
1.87Di liscia pelle ricoperto andarne.
1.88Ma giacea questo ancor vôto ed asciutto
1.89Del vivo spirto, che dal colle eterno
1.90Un dì si trasse a passeggiar sul flutto.
1.91— Che fai, lento? esclamò l'angel superno.
1.92Lo spirto eccitator d'aure viventi
1.93Di queste salme omai chiama al governo. —
1.94Le inspirate di Dio voci possenti
1.95Sciolse l'altro dal labbro: e tosto venne
1.96Quello spirto dai quattro opposti venti.
1.97Sì dolcemente dibattea le penne,
1.98Che soffiando nei corpi a poco a poco
1.99Fe rizzarli su i piedi e li sostenne.
1.100Svegliò nel petto della vita il foco,
1.101Scosse le fibre, ed agitò le vene:
1.102Ed ogni caldo umor corse al suo loco.
1.103Dispensatrice di novella spene
1.104Allor rifulse un'iride tranquilla
1.105Su le vôlte del cielo ampie e serene.
1.106La mia nube d'incontro arde e sfavilla
1.107Di pacifica luce, e mi percuote
1.108D'ineffabili raggi la pupilla.
1.109Più forte intanto s'infiammar le gote
1.110Di lui, che fu dal cherubin prescritto
1.111Operator di sì bell'opre ignote:
1.112E a quelli che, ascoltando il santo editto
1.113Della divina inimitabil voce,
1.114Fatto da morte a vita avean tragitto,
1.115Piantò in faccia un feral tronco di croce;
1.116E nel sembiante scintillò di zelo
1.117Divorator che l'alma investe e cuoce.
1.118Piegossi allor per riverenza il cielo
1.119All'arbore adorato, e curvo agli occhi
1.120Si fe coll'ale il cherubino un velo.
1.121Al grand'esempio inteneriti e tocchi
1.122Di penitenza i figli umilemente
1.123Abbassaro la fronte ed i ginocchi:
1.124E un cupo pianto udissi ed un frequente
1.125Picchiar di petti e un sospirar, che ai numi
1.126Come fumo ascendea d'incenso ardente.
1.127Quindi alzò l'uom di Dio tre volte i lumi,
1.128E favellò. Dal labbro amico e dolce
1.129Gli uscìan soavi d'eloquenza i fiumi;
1.130Qual mattutino venticel che molce
1.131La fresca erbetta, e in margine al ruscello
1.132Lambisce i fiori, li lusinga e folce.
1.133Egli parlò d'un mansueto agnello:
1.134E fu sì mite il suo parlar, che il core
1.135Mi sentii tutto innamorar per quello.
1.136Parlò della pietà del mio signore:
1.137E fu sì caro il suo parlar, che in viso
1.138Spirommi il fiato dell'eterno amore.
1.139Parlò della bontà del paradiso:
1.140E fu sì vago il suo parlar, che attenti
1.141L'udiro i cieli e lampeggiar d'un riso.
1.142D'una madre narrò gli aspri tormenti:
1.143E fu sì mesto il suo narrar, che i monti
1.144Squarciaro il fianco ai dolorosi accenti.
1.145Poscia degli empi a sgomentar le fronti
1.146Le parole vibrò qual furibondo
1.147Torrente che rovescia argini e ponti.
1.148Tuonò sul fuoco del tartareo fondo:
1.149E fu sì forte quel tuonar, che spinto
1.150Mi credetti all'abisso imo e profondo.
1.151D'ira nel volto e di squallor dipinto
1.152Tuonò nunzio di stragi e di procelle:
1.153E Libano si scosse e Terebinto.
1.154Tuonò sul giorno in cui verran le agnelle
1.155Dai capretti divise, e al suon di tromba
1.156Vedransi in cielo vacillar le stelle:
1.157E parve un fiero turbine che romba
1.158Tempestoso per l'aria, e alfin su i campi
1.159Impauriti si trabalza e piomba.
1.160Ma in questo mezzo per gli eccelsi ed ampi
1.161Spazi d'olimpo il cherubino un nembo
1.162Sciolse di tanti e sì focosi lampi,
1.163Che smorto io caddi e abbarbagliato in grembo
1.164Della mia nube che al di sotto aprissi:
1.165E sprigionato da quel denso lembo,
1.166Giacqui su l'erba; e quel che vidi io scrissi.
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