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86

Rime

PoeTree.it

1.1Padre del Ciel, se 'l mio gran pianto amaro
1.2può dell'immensa tua somma pietade
1.3impetrar di mie colpe ancor perdono,
1.4non m'esser, prego, di tua grazia avaro,
1.5ch'io piango e 'l pianto che da gli occhi cade
1.6è proprio ancor di Te verace dono.
1.7Padre, tu sai ch'io sono
1.8tua figlia pur da Te creata, e ch'io,
1.9se sarò dalla tua grazia sbandita
1.10in questa mortal vita,
1.11il tuo crudo Avversario iniquo e rio
1.12sarà dell'opra tua, fra tanta guerra,
1.13vittorïoso, ov'ei si chiude e serra.
1.14Ben mi potresti dir, Padre cortese,
1.15che perdonato m'hai già molte volte
1.16e che molte di nuovo ancor t'ho offeso,
1.17onde non son da Te, lassa, più intese
1.18le voci mie, né da' mesti occhi tolte
1.19son le lagrime e 'l pianto indarno speso.
1.20Ma sai che mai conteso
1.21non ti piacque che fusse ad umil core
1.22il perdonar, sì come già imponesti
1.23a Pietro; e però questi
1.24preghi vogli accettar, tanto maggiore
1.25di lui mostrando la tua gran clemenza,
1.26quant'è più propria a tua divina essenza.
1.27Già conosco, Signor, che cieca e frale,
1.28senz'avedermi unqua del proprio fallo,
1.29lasciando Te, son corsa alla mia pena;
1.30ma so poiché 'l tuo amore è tanto e tale,
1.31che purgherà 'l mio error senza intervallo,
1.32e romperà del mondo ogni catena;
1.33e so che se con piena
1.34voce il sangue d'Abel gridò vendetta
1.35e l'impetrò, se 'l tuo sempre più forte
1.36griderà che da morte
1.37mi scampi al Padre tuo, da Lui disdetta
1.38non fia la grazia sua per mia salute
1.39ond'a Lui gloria sia sempre e virtude.
1.40Ben so, giusto Signor, che non aspetti
1.41ch'eschi da me dal cieco laberinto
1.42de' vani affetti miei, com'io v'entrai;
1.43perché di lacci avviluppati e stretti
1.44ho' piedi avvolti e 'l mio cor lasso e vinto,
1.45ond'impossibil fia d'uscirne mai,
1.46se miracol non fai
1.47simile a quel che già mostrasti a Pietro,
1.48in trarmi di sì orribile prigione.
1.49Dunque fa' che perdone
1.50a me, Padre, ti prego, e volgi a dietro
1.51tuo giusto sdegno, e carità ti volga
1.52a perdonarmi, e del mio mal ti dolga.
1.53Già sai che non potea fuor de l'Egitto
1.54uscir senza Mosé 'l popolo ebreo
1.55mentre 'l superbo Faraon regnava,
1.56ma stava a maneggiar la terra afflitto
1.57tutti i suoi giorni, nel suo stato reo,
1.58né da se stesso a sé rimedio dava.
1.59Tal io sotto la prava
1.60legge dell'error mio, forte nimico,
1.61non poss'uscir né rilasciarlo a tergo,
1.62se Tu, a cui inalzo ed ergo
1.63ogni sperar, non mi ti mostri amico
1.64col trarmi del mio error dal fango vile,
1.65e volger l'alma a Te tutta e 'l mio stile.
1.66Tu vedi, alto Nocchier saggio e celeste,
1.67ch'io son qual nave in mar senz'alcun vento,
1.68e che mover me stessa unqua non posso
1.69se non secondo l'onde ognor di queste
1.70fallaci voglie, a cui soggiacer sento
1.71lo spirto, di valor spogliato e scosso,
1.72se da Te non è mosso
1.73e tirato al tuo lieto e divin porto,
1.74prima che cieco altrui desire il mene
1.75ove l'impie Sirene
1.76l'abbian nell'alto mar profondo assorto.
1.77Scopriti dunque, omai, Luce divina,
1.78e quest'anima al Ciel scorgi e 'ncamina.
1.79So ben che non aspetti, eterno Padre,
1.80che 'l talento del dono il qual m'hai dato,
1.81spenda qui per tua gloria e per mia lode;
1.82o 'l seme delle tue sante e leggiadre
1.83grazie, ch'in me ponesti, via portato
1.84da gli augelli non sia dell'empia frode;
1.85o chi del mal si gode
1.86rida che dalle spine oppressa i' sia,
1.87perché sai ben ch'io son cieca e impotente,
1.88né bisogna ch'io tente
1.89senza 'l tuo aiuto andar per dritta via,
1.90né di trovar salute altra fra noi
1.91che la tua sola, onde salvar mi puoi.
1.92Ben mi potresti dir, mia speme e vera,
1.93ch'alla porta del cor già tante e tante
1.94volte hai battuto col tuo Spirto interno,
1.95ma come sorda e malaccorta ch'era,
1.96mai non apersi alle tue luci sante,
1.97ond'in me non entrasti, o Sole eterno.
1.98Ma dimmi, alto e superno
1.99Re delle stelle, onnipotente e vero,
1.100Tu sol ch'hai del mio cor le chiavi in mano,
1.101perché del mio pensiero
1.102non apri 'l seno e scacci ogn'amor vano?
1.103Già non hai, Signor mio, per me sì poco
1.104speso, che 'l perdermi abbi a scherzo e gioco.
1.105Togli, secondo l'alte tue promesse,
1.106Signor, da me questo mio cor di pietra,
1.107e rendimelo poi tenero e molle;
1.108rompi e scaccia le nebbie oscure e spesse
1.109di questo senso van che sì m'arretra,
1.110che 'l veder la tua luce mi si tolle.
1.111Però che Tu sol puolle
1.112col tuo santo spirar mandar disperse,
1.113e la mia lunga notte e senza luce,
1.114alto mio Sole e Duce,
1.115render chiara qual dì già mai s'aperse,
1.116e far che 'l mio terren sterile e asciutto
1.117produca ancora a Te qualche bel frutto.
1.118E se Tu, mia benigna e ferma speme,
1.119argumentando ancor, volessi dire
1.120che più volte in tua grazia ebbi ricetto,
1.121ma non durai perfino a l'ore estreme
1.122perch'io ne volsi, misera, partire
1.123e seguir ben fallace ed imperfetto,
1.124direi ch'ancor disdetto
1.125non mi debbe esser gire infino al fine
1.126per questo; ond'io, Signor, grazia ti chieggio:
1.127mentre che 'l dritto veggio,
1.128possa con opre altere e pellegrine,
1.129fuggendo 'l crudo ed infernale scempio,
1.130mostrar delle tue grazie al mondo essempio.
1.131Già dicesti, Signor, chïunque ha fede
1.132in Te che sempre ha Teco vita eterna,
1.133piena di santa e desïata pace;
1.134dunque, poiché mia speme ha in Te sua se
1.135posta, Tu sol m'insegna e mi governa,
1.136ch'io vo' sol quel ch'a Te diletta e piace.
1.137Ahi Padre alto e verace,
1.138com'esser potria mai che tanta offesa
1.139facessi a l'amor tuo perfetto e santo,
1.140nell'indurarti tanto
1.141contra ad anima umil ch'a Te sia resa,
1.142s'altro mostran le faci ardenti e chiare
1.143che nel tuo corpo altrui non puoi celare?
1.144Dunque in Te creder sempre
1.145voglio, e por tutta in Te la mia speranza
1.146che possi e vogli al gran bisogno aitarme,
1.147e per me prender l'arme
1.148della divina tua somma possanza
1.149contra 'l nemico mio, donde vittoria
1.150io ne riporti, e Tu trïonfo e gloria.
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