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14

Rime

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1.1Almo mio Sol, che l'onorata fronte
1.2di raggi ardenti d'ogni vera gloria
1.3portate cinta, e con voglie alte e pronte
1.4fate immortal di voi qua giù memoria,
1.5tal che del Tempo e di Fortuna l'onte
1.6sprezzate, e di lor degna, alta vittoria
1.7avendo, sopra il bel carro lucente
1.8del Ciel v'alzate con l'eterna mente;
1.9se cantando di voi l'altere lodi
1.10che mi fan sopra al Cielo alzare a volo,
1.11posso tanto impetrar che da voi s'odi
1.12questo mio dir, ch'a voi felice e solo
1.13inchino e sacro con più saldi nodi
1.14che stringa Amor da l'uno a l'altro polo,
1.15spero, con dolci ed amorose tempre,
1.16di farvi al mio bel foco arder mai sempre.
1.17Ma chi mi drà la voce e le parole
1.18da lodar voi, mio tanto alto soggetto?
1.19Come potrà mai stella al chiaro Sole
1.20aggiugner luce, o 'l mio basso intelletto
1.21alzarsi in parte ov'arrivar non suole
1.22spirto del mio più chiaro e più perfetto?
1.23Tropp'alta impresa attendo, e via più innante
1.24cerco salir del glorïoso Atlante.
1.25Pur dirò sol che quanto dar potea
1.26benigna stella in Ciel, tutto vi diede,
1.27e che dalla più bella e chiara Idea
1.28vi fe' Natura essempio, ove si vede
1.29quella grazia e virtù, per cui dovea
1.30fare Amor degne ed onorate prede
1.31di quell'alme gentil, ch'a poco a poco
1.32s'alzan da basso oggetto a divin foco.
1.33Io 'l so, ché dalla vostra interna luce
1.34tale è 'l foco gentil che in me s'accende,
1.35che dell'alta Cagion sua prima luce,
1.36ond'è norma celeste a chi più intende;
1.37pensier non giunge ov'ei porta e conduce
1.38se di nube mortal mai non s'offende,
1.39e s'io ne faccio pur talor querela,
1.40vien dall'imperfezion che il ver mi cela.
1.41Ma quanto posso gire all'alta meta
1.42che mi scopre il suo lume, andar m'ingegno,
1.43né per volger di ciel, né di pianeta,
1.44cercherò di cangiar l'alto disegno,
1.45e se l'empia mia sorte agli occhi vieta
1.46veder del proprio oggetto il caro pegno,
1.47non è però che l'alto mio pensiero
1.48non mi trasformi ognor nel suo bel vero.
1.49Quanto più col desio l'alma s'interna
1.50nella cagion de gli alti miei desiri,
1.51tanto nella maggior bellezza interna
1.52d'un'in altra sembianza par ch'aspiri,
1.53poi sormontando alla beltà superna
1.54sovr'a tutt'altri luminosi giri,
1.55visto quant'ogni bel men bello sia
1.56di lei, la segue e tutte l'altre oblia.
1.57Così, co i sproni alla ragione e a' sensi
1.58il fren, vengo ad amar, quanto amar lice,
1.59l'alma vostra beltà, che fra gli accensi
1.60miei spirti vive altera e vincitrice.
1.61Fammi i be' lumi suoi ne l'alma intensi
1.62gran frutto eccelso trar d'umil radice,
1.63ch'è tal la virtù loro alma e gradita,
1.64ch'a bellissimo oprar l'anima invita.
1.65Per questa scala, al Ciel volando poggia
1.66l'alma sovente e 'n Dio si riconduce,
1.67ché lasciato 'l terren suo stato, alloggia
1.68nel vero fonte dell'eterna luce,
1.69ove poi gode in sì beata foggia
1.70l'infinità bontà che in lei riluce,
1.71che, quanto far si può, fatta felice,
1.72non s'erge in alto poi, ché più non lice.
1.73O di che gran pensier, di che bel foco
1.74soavemente i' mi nodrisco ed ardo;
1.75o qual dentro m'invola a poco a poco
1.76e leva in alto a più soblime sguardo
1.77di quell'alta beltà dov'io m'infoco
1.78e ferir sento da celeste dardo:
1.79io nol so dir, ma tal è il ben ch'io sento,
1.80che non stimo fra noi maggior contento.
1.81Ché, da vostra bellezza alzando il piede
1.82la mente a contemplar l'alto intelletto,
1.83da cui deriva il bel che in voi si vede,
1.84scorgo del bello e buono il più perfetto.
1.85Così dall'alto vostro essempio riede
1.86l'alma al suo prio nativo, almo ricetto,
1.87che da grave e mortal sonno mi desta
1.88e nuova fiamma entro 'l mio seno innesta.
1.89Felice l'alma ch'un bel foco accende,
1.90e dolcemente l'arde e tienla in vita,
1.91e con saldo desio mai sempre intende
1.92a bellissimo oprare ed infinita
1.93gloria cercando, tali i giorni spende,
1.94che per cosa mirabile s'addita,
1.95mostrando al vulgo cieco, errante, e vile
1.96quanto lontan da sé volga 'l suo stile.
1.97Di tutti gli altri ben che sono al mondo
1.98venuto il posseder, sazio è 'l desio;
1.99ma di questo più sempre almo e giocondo
1.100nasce 'l diletto, e da soave oblio
1.101di sé, con un pensiero alto e profondo,
1.102discerne il vero ben dal falso e rio,
1.103mentre 'l suo albergo in disusata foggia
1.104cangiando, in quel d'una bell'alma alloggia;
1.105dove, quasi nocchier saggio ed esperto
1.106che in chiusa nave il nostro polo scorge,
1.107si rivolge a sentier dritto ed aperto,
1.108quest'anima gentil che ben s'accorge
1.109dentr'al suo chiuso sen frale ed incerto,
1.110del bel chiaro splendor che in lei risorge,
1.111ond'il mar d'ogni error, gli scogli, e l'onde
1.112fugge, e 'l segue con aure alme e seconde.
1.113Un'ombra, un fior caduco è questa forma
1.114ch'al vulgo piace e poco tempo dura,
1.115ma l'anima immortal che in noi s'informa
1.116Tempo già mai né Morte non l'oscura.
1.117Questa del vero ben seguendo l'orma,
1.118che gli mostra di Dio la luce pura,
1.119cerca, alzandosi ognor, di farsi tale,
1.120che resti in terra e 'n Ciel chiara e immortale.
1.121Questa di seno in sen, lieve salendo
1.122d'una in altra sembianza, col governo
1.123de la degna ragion la strada aprendo,
1.124lascia del fosco errore il fondo Averno;
1.125e tutta del divino amore ardendo,
1.126giugn'al suo porto stabile ed eterno,
1.127là 've con ampi giri altera spazia
1.128né mai di contemplarlo unqua si sazia.
1.129O felice quell'uom che si diparte
1.130da' sogn' ed ombre, e s'avicina al vero,
1.131e felice quell'anima che in parte
1.132se stessa riconosce, e 'l bel sentiero
1.133segue d'onore in ciascheduna parte,
1.134e sopra i sensi ha 'l fren posto e l'impero;
1.135e felice chi mira quant'è inferma
1.136la speme di colui che qui si ferma.
1.137Questi da terra alzato, aprendo l'ale
1.138di sue virtuti, in queste parte e 'n quelle
1.139si va mostrando eccelso ed immortale,
1.140tra le chiare del Ciel più ardenti stelle;
1.141e non trovando a sé spirito eguale,
1.142fa de' suoi chiari rai l'alme più belle,
1.143e del suo nome altero e di sua gloria,
1.144uscir di vero onor sempre memoria.
1.145Ma più felice è quel ch'erge la mente
1.146al sommo bel, dond'ogni bel deriva,
1.147e de l'oggetto prio le voglie spente
1.148raccende e col pensier tant'alto arriva,
1.149che contemplando il Sol divino, ardente
1.150ogni bassa e mortal cosa poi schiva,
1.151perché questi del sommo, alto diletto
1.152sente in parte, e del ben vero e perfetto.
1.153Troppo fuor del mortale alta mi meni
1.154Amore, e spieghi a' miei gran desir l'ale!
1.155Tornate, almi pensier vaghi e sereni,
1.156e rendete alla vista oggetto eguale,
1.157e voi sempre di grazia e d'amor pieni,
1.158lumi, onde il desir mio tant'alto sale,
1.159richiamat' a voi il cor con dolci tempre,
1.160che per troppo gioir par che si stempre.
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