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PARTE SESTA

Filostrato

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1.1Dall'altra parte in sul lito del mare,
1.2con poche donne, tra le genti armate,
1.3stava Criseida, ed in lagrime amare
1.4da lei eran le notti consumate,
1.5ché 'l giorno più le convenia guardare
1.6per che le fresche guance e dilicate,
1.7pallide e magre l'eran divenute,
1.8lontana dalla sua dolce salute.
2.1Ella piangeva, seco memorando
2.2di Troiolo lo già preso piacere,
2.3e gli atti tutti andava disegnando
2.4stati tra loro, e le parole intere
2.5tutte con seco venia ricordando,
2.6qualora ella n'avea tempo e potere;
2.7per che, da lui vedendosi lontana
2.8fé de' suoi occhi un'amara fontana.
3.1Né saria stato alcun sì dispietato
3.2ch'udendo lei rammaricar dolente,
3.3con lei di pianger si fosse temprato;
3.4ella piangeva sì amaramente,
3.5quando punto di tempo l'era dato,
3.6che dir non si potrebbe interamente,
3.7e quel che peggio ch'altro le facea,
3.8era, con cui dolersi non avea.
4.1Ella mirava le mura di Troia,
4.2e palagi, le torri e le fortezze,
4.3e dicea seco: «Oh me, quanta gioia,
4.4quanto piacere e quanto di dolcezze
4.5n'ebb'io già dentro, ed ora in trista noia
4.6consumo qui le mie care bellezze!
4.7Oh me, Troiolo mio, che fa' tu ora?
4.8Ricordati di me niente ancora?
5.1Oh, me lassa! or t'avessi io creduto,
5.2e 'nsieme intrambedui fossimo giti
5.3dove e 'n qual regno ti fosse piaciuto,
5.4ch'or non sarien questi dolor sentiti
5.5da me, né tanto buon tempo perduto!
5.6Quando che sia saremmo poi redditi;
5.7e chi di me avria mai detto male
5.8per ch'andata ne fossi con uom tale?
6.1Oimè lassa, che tardi m'avveggio,
6.2e 'l senno mio mi torna ora nemico;
6.3io fuggii 'l male e seguitai il peggio,
6.4donde di gioia il mio cuore è mendico;
6.5e per conforto invan la morte cheggio,
6.6poi veder non ti posso, o dolce amico,
6.7e temo di giammai più non vederti;
6.8così sien tosto li Greci diserti!
7.1Ma mio poter farò quinci fuggirmi,
7.2se conceduto non mi fia 'l venire
7.3in altra guisa, e con teco reddirmi
7.4com'io promisi; e vada dove gire
7.5ne vuole il fumo, e ciò che può seguirmi
7.6di ciò ne siegua, ch'anzi che morire
7.7di dolor voglia, voglio che parlare
7.8possa chi vuole e di me abbaiare».
8.1Ma da sì alto e grande intendimento
8.2tosto la volse novello amadore.
8.3Or prova Diomede ogni argomento
8.4che el potea per entrarle nel core,
8.5né gli fallì al suo tempo lo 'ntento,
8.6e 'n brieve spazio ne cacciò di fore
8.7Troiolo e Troia, ed ogni altro pensiero
8.8che 'n lei fosse di lui o falso o vero.
9.1Ella non era il quarto giorno stata
9.2dopo l'amara dipartenza, quando
9.3cagione onesta a lei venir trovata
9.4da Diomede fu, che sospirando
9.5la trovò sola, e quasi trasformata
9.6dal dì che prima con lei cavalcando
9.7di Troia quivi menata l'avea;
9.8il che gran maraviglia gli parea.
10.1E seco disse nella prima vista:
10.2«Vana fatica credo fia la mia;
10.3questa donna è per altrui trista,
10.4sì com'io veggio, sospirosa e pia.
10.5Troppo esser converria sovrano artista
10.6chi ne volesse il primo cacciar via
10.7per entrarvi egli; oh me, che male andai
10.8per me 'n Troia quando qui la menai!».
11.1Ma come quei ch'era di grande ardire
11.2e di gran cuor, con seco stesso prese,
11.3s'el ne dovesse per certo morire,
11.4poi quivi era venuto, l'aspre offese,
11.5ch'Amore gli facea per lei sentire,
11.6di dimostrarle, e sì come s'accese
11.7prima di lei; e postosi a sedere,
11.8di lungi assai si fece al suo volere.
12.1E prima seco entrò a ragionare
12.2dell'aspra guerra tra loro e' Troiani,
12.3lei domandando quel che le ne pare,
12.4s'e lor pensier credea frivoli o vani;
12.5quinci discese poi a domandare
12.6se le parean de' Greci i modi strani,
12.7né molto poi s'astenne a domandarla
12.8perché stesse Calcàs di maritarla.
13.1Criseida, che ancor l'animo avea
13.2in Troia fitto al suo dolce amadore,
13.3dell'astuzia di lui non s'accorgea,
13.4ma, sì come piaceva al suo signore
13.5Amore, a Diomede rispondea,
13.6e spesse volte gli passava il core
13.7con grieve doglia, e talor gli donava
13.8lieta speranza di quel che cercava.
14.1Il qual, come con lei rassicurato
14.2fu, ragionando cominciò a dire:
14.3— Giovane donna, s'io ho ben guardato
14.4nell'angelico viso da gradire
14.5più ch'altro visto mai, quel trasformato
14.6mi par veder per noioso martire,
14.7dal giorno in qua che di Troia ci partimmo,
14.8e qui come sapete ne venimmo.
15.1Né so ch'esser si possa la cagione
15.2s'amor non fosse, il qual, se savia sete,
15.3gittrete via, udendo la ragione,
15.4per che, sì com'io dico far dovete:
15.5li Troian son si può dire in prigione
15.6da noi tenuti, sì come vedete,
15.7che siam disposti di non mutar loco,
15.8sanza disfarla con ferro e con foco.
16.1Né crediate ch'alcun che 'n Troia sia
16.2trovi pietà da noi in sempiterno;
16.3né mai commise alcun'altra follia
16.4o commettrà, se 'l mondo fosse eterno,
16.5che assai chiaro esempio non gli fia,
16.6o qui tra' vivi o tra' morti in inferno,
16.7la punizion ch'a Paride daremo,
16.8della fatta da lui, se noi potremo.
17.1E se vi fosser ben dodici Ettori,
17.2com'un ve n'è, e sei tanti fratelli,
17.3se Calcàs per ambage e per errori
17.4qui non ci mena, parimente d'elli,
17.5quantunque sieno, i disiati onori
17.6avremo e tosto; e la morte di quelli,
17.7che sarà 'n brieve, ne darà certanza
17.8che non sia falsa la nostra speranza.
18.1E non crediate che Calcàs avesse
18.2con tanta istanzia voi raddomandata,
18.3se ciò ch'io dico non antivedesse;
18.4ben ho io con esso lui trattata
18.5questa quistione in pria ch'egli il facesse,
18.6e ciascuna cagione esaminata;
18.7ond'el per trarvi di cotal periglio
18.8di rivolervi qui prese consiglio.
19.1Ed io nel confortai, di voi udendo
19.2mirabili virtù ed alte cose,
19.3ed Antenor per voi dargli sentendo,
19.4m'offersi trattator, ed el m'impose
19.5ch'io il facessi, assai ben conoscendo
19.6la fede mia, né mi fur faticose
19.7l'andate e le tornate per vedervi,
19.8per parlarvi, udirvi e conoscervi.
20.1Che vo' dir, dunque, bella donna cara?
20.2Lasciate de' Troian l'amor fallace,
20.3cacciate via questa speranza amara,
20.4che 'nvano sospirare ora vi face,
20.5e rivocate la bellezza chiara
20.6la qual più ch'altra a chi intende piace;
20.7ch'a tal partito omai Troia è venuta,
20.8ch'ogni speranza ch'uom v'ha, è perduta.
21.1E s'ella fosse pur per sempre stare,
21.2sì sono il re e' figli e gli abitanti
21.3barbari, scostumati e da prezzare
21.4poco a rispetto de' Greci, ch'avanti
21.5ad ogni altra nazion possono andare,
21.6d'alti costumi e d'ornati sembianti;
21.7voi siete ora tra uomin costumati,
21.8dove eravate tra bruti insensati.
22.1E non crediate che ne' Greci amore
22.2non sia assai più alto e più perfetto
22.3che tra' Troiani; e 'l vostro gran valore,
22.4la gran biltà e l'angelico aspetto
22.5troverà qui assai degno amadore,
22.6se el vi fia di pigliarlo diletto;
22.7e se non vi spiacesse, io sarei esso,
22.8più volentier che re de' Greci adesso. —
23.1E questo detto, diventò vermiglio
23.2come fuoco nel viso, e, la favella
23.3tremante alquanto, in terra bassò 'l ciglio,
23.4alquanto gli occhi torcendo da ella;
23.5ma poi tornò da subito consiglio
23.6più pronto ch'el non era, e con isnella
23.7loquela seguitò: — Non vi sia noia,
23.8io son così gentil com'uom di Troia.
24.1Se 'l padre mio Tideo fosse vissuto
24.2com'el fu morto a Tebe combattendo,
24.3di Calidonia e d'Argo saria suto
24.4re, sì com'io ancora essere intendo;
24.5né era stran nell'un regno venuto,
24.6ma conosciuto, antico e reverendo,
24.7e, se creder si può, di dio disceso,
24.8sì ch'io non son tra' Greci di men peso.
25.1Priegovi dunque, se 'l mio priego vale,
25.2che via cacciate ogni malinconia,
25.3e me, se io vi paio tanto e tale
25.4qual si conviene a vostra signoria,
25.5in servidor prendiate; io sarò quale
25.6l'onestà vostra e l'alta leggiadria,
25.7ch'io veggio in voi più che 'n altra, richiede,
25.8sì ch'ancor caro avrete Diomede. —
26.1Criseida ascoltava, e rispondea
26.2poche parole e rade, vergognosa
26.3secondo che di lui 'l dir richiedea;
26.4ma poi, udendo quest'ultima cosa,
26.5seco l'ardir di lui grande dicea,
26.6a traverso mirandol dispettosa,
26.7tanto poteva ancor Troiolo in essa,
26.8e così disse con voce sommessa:
27.1— Io amo, Diomede, quella terra
27.2nella qual son cresciuta ed allevata,
27.3e quanto può mi grava la sua guerra,
27.4e volentier la vedrei liberata;
27.5e se fato crudel fuor me ne serra
27.6questo mi fa con gran ragion turbata;
27.7e d'ogni affanno per me ricevuto,
27.8priego buon merto te ne sia renduto.
28.1Ben so che' Greci son d'alto valore
28.2e costumati, sì come ragioni,
28.3ma de' Troian non è guari minore
28.4l'alta virtù, e le lor condizioni
28.5l'hanno mostrate nelle man d'Ettore;
28.6né senno è, credo, per divisioni,
28.7o per altra cagione, altrui biasmare,
28.8e poscia sé sopra gli altri lodare.
29.1Amor io non conobbi, poi morio
29.2colui al qual lealmente il servai,
29.3sì come a marito e signor mio,
29.4né greco né troian mai non curai
29.5in cotal atto, né m'è in disio
29.6curarne alcun, né mi sarà giammai.
29.7Che tu sie di real sangue disceso
29.8cred'io assai, ed hollo bene inteso.
30.1E questo assai mi dà d'ammirazione,
30.2che possi porre in una femminella,
30.3come son io, di poca condizione,
30.4l'animo tuo; a te Elena bella
30.5si converria; io ho tribulazione,
30.6né son disposta a sì fatta novella.
30.7Non per ciò dico che io sia dolente
30.8d'essere amata da te, certamente.
31.1Il tempo è reo, e voi siete nell'armi:
31.2lascia venir la vittoria ch'aspetti,
31.3allor saprò io molto me' che farmi:
31.4forse mi piaceranno più i diletti
31.5ch'ora non fanno, e potrai riparlarmi,
31.6e per ventura più cari i tuoi detti
31.7mi fieno ch'or non son; l'uom dee guardare
31.8tempo e stagion quando altrui vuol pigliare. —
32.1Quest'ultimo parlare a Diomede
32.2fu assai caro, e parvegli potere
32.3isperar sanza fallo ancor mercede,
32.4sì com'egli ebbe poi a suo piacere,
32.5e rispuosele: — Donna, io vi fo fede
32.6quanto posso maggiore, ch'al volere
32.7di voi io sono e sarò sempre presto. —
32.8E altro disse, e gissen dopo questo.
33.1Egli era grande e bel della persona,
33.2giovane fresco e piacevole assai,
33.3e forte e fier, sì come si ragiona,
33.4e parlante quant'altro greco mai,
33.5e ad amor la natura avea prona;
33.6le quai cose Criseida ne' suoi guai,
33.7partito lui, seco venne pensando,
33.8d'accostarsi o fuggirsi dubitando.
34.1Queste la fer raffreddar nel pensiero
34.2caldo ch'avea pur di voler reddire;
34.3queste piegaro il suo animo intero
34.4che 'n ver Troiolo aveva, ed il disire
34.5torsono indietro, e 'l tormento severo
34.6nuova speranza alquanto fé fuggire;
34.7e da queste cagion sommossa, avvenne
34.8che la promessa a Troiol non attenne.
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