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PARTE PRIMA

Filostrato

PoeTree.it

1.1Alcun di Giove sogliono il favore
1.2ne' lor principii pietosi invocare,
1.3altri d'Apollo chiamano il valore;
1.4io di Parnaso le Muse pregare
1.5solea ne' miei bisogni, ma Amore
1.6novellamente m'ha fatto mutare
1.7il mio costume antico e usitato,
1.8po' fui di te, madonna, innamorato.
2.1Tu, donna, se' la luce chiara e bella
2.2per cui nel tenebroso mondo accorto
2.3vivo; tu se' la tramontana stella
2.4la quale io seguo per venire a porto;
2.5àncora di salute tu se' quella
2.6che se' tutto 'l mio bene e 'l mio conforto;
2.7tu mi se' Giove, tu mi se' Apollo,
2.8tu se mia musa, io l'ho provato e sollo.
3.1Per che, volendo per la tua partita,
3.2più grieve a me che morte e più noiosa,
3.3scriver qual fosse la dolente vita
3.4di Troiolo, da poi che l'amorosa
3.5Criseida di Troia sen fu ita,
3.6e come prima gli fosse graziosa,
3.7a te convienmi per grazia venire,
3.8s'i' vo' poter la mia 'mpresa fornire.
4.1Adunque, o bella donna, alla qual fui
4.2e sarò sempre fedele e suggetto,
4.3o vaga luce de' begli occhi in cui
4.4Amore ha posto tutto il mio diletto;
4.5o isperanza sola di colui
4.6che t'ama più che sé d'amor perfetto,
4.7guida la nostra man, reggi lo 'ngegno,
4.8nell'opera la quale a scriver vegno.
5.1Tu se' nel tristo petto effigiata
5.2con forza tal, che tu vi puoi più ch'io;
5.3pingine fuor la voce sconsolata
5.4in guisa tal che mostri il dolor mio
5.5nell'altrui doglie, e rendila sì grata,
5.6che chi l'ascolta ne divenga pio.
5.7Tuo sia l'onore e mio sarà l'affanno,
5.8se' detti alcuna laude acquisteran.
6.1E voi, amanti, priego ch'ascoltiate
6.2ciò che dirà 'l mio verso lagrimoso,
6.3e se nel core avvien che voi sentiate
6.4destarsi alcuno spirito pietoso,
6.5per me vi priego che Amor preghiate,
6.6per cui, sì come Troiolo, doglioso
6.7vivo, lontan dal più dolce piacere
6.8ch'a creatura mai fosse in calere.
7.1Erano a Troia li greci re d'intorno,
7.2nell'armi forti, e, giusto a lor potere,
7.3ciascuno ardito, fier, pro' e adorno
7.4si dimostrava, e colle loro schiere
7.5ognor la stringean più di giorno in giorno,
7.6concordi tutti in un pari volere,
7.7di vendicar l'oltraggio e la rapina,
7.8da Parìs fatta, d'Elena reina;
8.1quando Calcàs, la cui alta scienza
8.2avea già meritato di sentire
8.3del grande Apollo ciascuna credenza,
8.4volendo del futuro il vero udire,
8.5qual vincesse, o la lunga sofferenza
8.6de' Troiani o de' Greci il grande ardire,
8.7conobbe e vide, dopo lunga guerra,
8.8li Troian morti e distrutta la terra.
9.1Per che segretamente di partirsi
9.2diliberò l'antiveduto saggio,
9.3e preso luogo e tempo di fuggirsi,
9.4ver la greca oste si mise in viaggio;
9.5onde allo 'ncontro assai vide venirsi,
9.6che 'l ricevetter con lieto visaggio,
9.7da lui sperando sommo e buon consiglio
9.8in ciascheduno accidente o periglio.
10.1Fu 'l romor grande quando fu sentito,
10.2per tutta la città generalmente,
10.3che Calcàs era di quella fuggito,
10.4e parlato ne fu diversamente,
10.5ma mal da tutti, e ch'elli avea fallito,
10.6e come traditor fatto reamente;
10.7né quasi per la più gente rimase
10.8di non andargli con fuoco alle case.
11.1Avea Calcàs lasciato in tanto male,
11.2sanza niente farlene sapere,
11.3una sua figlia vedova, la quale
11.4sì bella e sì angelica a vedere
11.5era, che non parea cosa mortale:
11.6Criseida nomata, al mio parere,
11.7accorta, onesta, savia e costumata
11.8quant'altra che in Troia fosse nata.
12.1La qual sentendo il noioso romore
12.2per la fuga del padre, assai dogliosa
12.3quale era in tanto dubbioso furore,
12.4in abito dolente e lagrimosa
12.5ginocchion si gittò a piè d'Ettore,
12.6e con voce e con vista assai pietosa,
12.7scusando sé ed il padre accusando,
12.8finì 'l dir suo mercé addimandando.
13.1Era pietoso Ettòr di sua natura;
13.2per che, vedendo di costei il pianto,
13.3ch'era più bella ch'altra creatura,
13.4con pio parlar la confortò alquanto,
13.5dicendo: — Lascia con la ria ventura
13.6tuo padre andar che n'ha offeso tanto,
13.7e tu sicura, lieta e sanza noia,
13.8con noi, mentre t'aggrada, ti sta' 'n Troia.
14.1L'onore ed il piacer qual tu vorrai,
14.2come Calcàs ci fosse, abbi per certo,
14.3sempre da tutti quanti noi avrai;
14.4a lui rendan gli dii il degno merto. —
14.5Ella di questo il ringraziò assai
14.6e più volea, ma non le fu sofferto;
14.7ond'ella si drizzò, e ritornossi
14.8a casa sua, e quivi riposossi.
15.1Quivi si stette con quella famiglia
15.2ch'al suo onor convenia di tenere,
15.3mentre fu 'n Troia, onesta a maraviglia
15.4in abito ed in vita, né calere
15.5le bisognava di figlio o di figlia,
15.6come a colei che mai nessuno avere
15.7n'avea potuto; e da ciascuno amata
15.8che la conobbe fu ed onorata.
16.1Le cose andavan sì come di guerra,
16.2tra li Troiani e' Greci assai sovente;
16.3tal volta uscieno i Troian della terra
16.4sopra li Greci vigorosamente,
16.5e spesse volte i Greci, s'el non erra
16.6la storia, givano assai fieramente
16.7fino in su' fossi e d'intorno rubando,
16.8castella e ville ardendo e dibruciando.
17.1E come che' Troian fosser serrati
17.2dalli Greci nemici, non avvenne
17.3che per ciò fosser mai intralasciati
17.4li divin sacrificii, ma si tenne
17.5per ciascun sempre in quelli modi usati;
17.6ma con maggiore onore e più solenne,
17.7ch'alcuno altro, Pallade onoravano
17.8in ogni cosa, e più ch'altro guardavano.
18.1Per che, venuto il vago tempo il quale
18.2riveste i prati d'erbette e di fiori,
18.3e che gaio diviene ogni animale
18.4e 'n diversi atti mostra suoi amori,
18.5li Troian padri al Palladio fatale
18.6fer preparare li consueti onori;
18.7alla qual festa donne e cavalieri
18.8fur parimente, e tutti volentieri.
19.1Tra li qua' fu di Calcàs la figliuola
19.2Criseida, quale era in bruna vesta,
19.3la qual, quanto la rosa la viola
19.4di biltà vince, cotanto era questa
19.5più ch'altra donna bella; ed essa sola
19.6più ch'altra facea lieta la gran festa,
19.7stando del tempio assai presso alla porta,
19.8negli atti altiera, piacente ed accorta.
20.1Troiolo giva, come soglion fare
20.2i giovinetti, or qua or là veggendo
20.3per lo gran tempio, e co' compagni a stare
20.4or qui or quivi si giva ponendo;
20.5ed ora questa ed or quella a lodare
20.6incominciava e di ta' riprendendo,
20.7sì come quelli a cui non ne piaceva
20.8una più ch'altra, e sciolto si godeva.
21.1Anzi talora in tal maniera andando,
21.2veggendo alcun che fiso rimirava
21.3alcuna donna seco sospirando,
21.4a' suoi compagni ridendo il mostrava,
21.5dicendo: — Quel dolente ha dato bando
21.6alla sua libertà, sì gli gravava,
21.7ed a colei l'ha messa tra le mani:
21.8vedete ben se' suoi pensier son vani.
22.1Che è a porre in donna alcuno amore?
22.2Ché come al vento si volge la foglia,
22.3così 'n un dì ben mille volte il core
22.4di lor si volge, né curan di doglia
22.5che per lor senta alcun loro amadore,
22.6né sa alcuna quel ch'ella si voglia.
22.7O felice colui che del piacere
22.8lor non è preso, e sassene astenere!
23.1Io provai già per la mia gran follia
23.2qual fosse questo maladetto foco,
23.3e s'io dicessi ch'amor cortesia
23.4non mi facesse, ed allegrezza e gioco
23.5non mi donasse, certo i' mentiria;
23.6ma tutto il bene insieme accolto, poco
23.7fu o niente, rispetto a' martiri
23.8volendo avere ed a' tristi sospiri.
24.1Or ne son fuor, mercé n'abbia colui
24.2che fu di me più ch'io stesso pietoso,
24.3io dico Giove, dio vero, da cui
24.4viene ogni grazia, e vivomi in riposo;
24.5e benché di veder mi giovi altrui,
24.6io pur mi guardo dal corso ritroso,
24.7e rido volentier degl'impacciati,
24.8non so s'i' dica amanti o smemorati. —
25.1O ciechità delle mondane menti,
25.2come ne seguon, sovente gli effetti
25.3tutti contrarii a' nostri intendimenti!
25.4Troiol va ora mordendo i difetti
25.5e' solliciti amor dell'altre genti,
25.6sanza pensare in che il ciel s'affretti
25.7di recar lui, il quale Amor trafisse
25.8più ch'alcun altro, pria del tempio uscisse.
26.1Così adunque andandosi gabbando
26.2or d'uno or d'altro Troiolo, e sovente
26.3or questa donna or quella rimirando,
26.4per caso avvenne che in fra la gente
26.5l'occhio suo vago giunse penetrando
26.6colà dov'era Criseida piacente,
26.7sotto candido velo in bruna vesta
26.8tra l'altre donne in sì solenne festa.
27.1Ella era grande, ed alla sua grandezza
27.2rispondeano li membri tutti quanti,
27.3e 'l viso avea adorno di bellezza
27.4celestiale, e nelli suoi sembianti
27.5quivi mostrava una donnesca altezza;
27.6e col braccio il mantel tolto davanti
27.7s'avea dal viso, largo a sé faccendo,
27.8ed alquanto la calca rimovendo.
28.1Piacque quell'atto a Troiolo e 'l tornare
28.2ch'ella fé 'n sé alquanto sdegnosetto,
28.3quasi dicesse: «E' non ci si può stare».
28.4E diessi a più mirare il suo aspetto,
28.5il qual più ch'altro in sé degno li pare
28.6di somma lode, e seco avea diletto
28.7sommo tra uomo ed uom di mirar fiso
28.8gli occhi lucenti e l'angelico viso.
29.1Né s'avvedea colui, ch'era sì saggio
29.2poco davanti in riprendere altrui
29.3che Amor dimorasse dentro al raggio
29.4di quei vaghi occhi con li dardi sui,
29.5né s'ammentava ancora dell'oltraggio
29.6detto davanti de' servi di lui;
29.7né dello strale, il quale al cor gli corse,
29.8finché nol punse daddover, s'accorse.
30.1Piacendo questa sotto il nero manto
30.2oltre ad ogni altra a Troiol, sanza dire
30.3che cagion quivi il tenesse cotanto,
30.4occultamente il suo alto disire
30.5mirava di lontano, e mirò tanto,
30.6sanza niente ad alcuno discoprire,
30.7quanto duraro a Pallade gli onori;
30.8poi co' compagni uscì del tempio fori.
31.1Né se n'uscì qual dentro v'era entrato
31.2libero e lieto, ma n'uscì pensoso
31.3ed oltre al creder suo innamorato,
31.4tenendo bene il suo disio nascoso
31.5per quel che poco avanti avea parlato:
31.6non forse in lui ritorto l'oltraggioso
31.7parlar fosse, se forse conosciuto
31.8fosse l'ardor nel quale era caduto.
32.1Poi fu del nobil tempio dipartita
32.2Criseida, Troiol al palagio tornossi
32.3co' suoi compagni, e quivi in lieta vita
32.4con lor per lungo spazio dimorossi;
32.5per me' celar l'amorosa ferita,
32.6di quei ch'amavan gran pezza gabbossi,
32.7e poi mostrando ch'altro lo stringesse,
32.8disse a ciascun ch'andasse ove volesse.
33.1E partitosi ognun, tutto soletto
33.2in camera n'andò ed a sedere
33.3si pose, sospirando, a piè del letto,
33.4e seco a rammentarsi del piacere
33.5avuto la mattina dello aspetto
33.6di Criseida cominciò, e delle vere
33.7bellezze del suo viso, annoverando
33.8a parte a parte, e quelle commendando.
34.1Lodava molto gli atti e la statura,
34.2e lei di cuor grandissimo stimava
34.3ne' modi e nell'andare, e gran ventura
34.4di cotal donna amar si reputava,
34.5e vie maggior, se per sua lunga cura
34.6potesse far, se quanto egli essa amava,
34.7cotanto o presso da lei fosse amato,
34.8o per servente almen non rifiutato.
35.1Immaginando affanno né sospiro
35.2poter per cotal donna esser perduto,
35.3e che esser dovesse il suo disiro
35.4molto lodato, se giammai saputo
35.5da alcun fosse, e quinci il suo martiro
35.6men biasimato essendo conosciuto,
35.7argomentava il giovinetto lieto,
35.8male avvisando il suo futuro fleto.
36.1Per che, disposto a seguir tale amore,
36.2pensò voler oprar discretamente,
36.3pria proponendo di celar l'ardore,
36.4concetto già nell'amorosa mente,
36.5a ciascheduno amico o servidore,
36.6se ciò non bisognasse, ultimamente
36.7pensando che amore a molti aperto,
36.8noia acquistava e non gioia per merto.
37.1Ed oltre a questo, assai più altre cose,
37.2qual da scoprire e qual da provocare
37.3a sé la donna, con seco propose,
37.4e quindi lieto si diede a cantare,
37.5bene sperando, e tutto si dispose
37.6di voler sola Criseida amare,
37.7nulla pregiando ogni altra che veduta
37.8ne gli venisse, o fosse mai piaciuta.
38.1E verso Amore tal fiata dicea
38.2con pietoso parlar: — Signor, omai
38.3l'anima è tua che mia esser solea;
38.4il che mi piace, però che tu m'hai,
38.5non so s'io dica a donna ovvero a dea,
38.6a servir dato, ché non fu giammai,
38.7sotto candido velo in bruna vesta,
38.8sì bella donna come mi par questa.
39.1Tu stai negli occhi suoi, signor verace,
39.2sì come in loco degno a tua virtute;
39.3per che, se 'l mio servir punto ti piace,
39.4da quei ti priego impetri la salute
39.5dell'anima, la qual prostrata giace
39.6sotto i tuoi piè, sì la ferir l'acute
39.7saette che allora le gittasti,
39.8che di costei 'l bel viso mi mostrasti. —
40.1Non risparmiarono il sangue reale,
40.2né d'animo virtù ovver grandezza,
40.3né curaron di forza corporale
40.4che in Troiolo fosse, o di prodezza,
40.5l'ardenti fiamme amorose, ma quale
40.6in disposta materia secca o mezza
40.7s'accende il foco, tal nel novo amante
40.8messe le parti acceser tutte quante.
41.1Tanto di giorno in giorno col pensiero
41.2e col piacer di quello or preparava
41.3più l'esca secca dentro al core altiero,
41.4e da' belli occhi trarre immaginava
41.5acqua soave al suo ardor severo;
41.6per che astutamente gli cercava
41.7sovente di veder, né s'avvedea
41.8che più da quegli il foco s'accendea.
42.1Costui o qua o là ch'el gisse, andando,
42.2sedendo ancora, o solo o accompagnato,
42.3com'el volesse, bevendo o mangiando,
42.4la notte e 'l giorno ed in qualunque lato,
42.5di Criseida sempre gia pensando;
42.6e 'l suo valore e 'l viso dilicato
42.7di lei — diceva — avanza Pulissena
42.8d'ogni bellezza, e similmente Elena.
43.1Né del dì trapassava nessuna ora
43.2che mille volte seco non dicesse:
43.3— O chiara luce che 'l cor m'innamora,
43.4o Criseida bella, Iddio volesse
43.5che 'l tuo valor, che 'l viso mi scolora,
43.6per me alquanto a pièta ti movesse;
43.7null'altro fuor che tu lieto può farmi,
43.8tu sola se' colei che puoi atarmi. —
44.1Ciascun altro pensier s'era fuggito
44.2della gran guerra e della sua salute,
44.3e sol nel petto suo era sentito
44.4quel che parlasse dell'alta virtute
44.5della sua donna; e, così impedito,
44.6sol di curar l'amorose ferute
44.7sollicito era, e quivi ogni intelletto
44.8avea posto, e l'affanno e 'l diletto.
45.1L'aspre battaglie e gli stormi angosciosi,
45.2ch'Ettor e gli altri suoi fratei facieno
45.3seguiti da' Troian, dagli amorosi
45.4pensieri però niente il rimovieno;
45.5come che spesso, ne' più perigliosi
45.6assalti, anzi ad ogni altro lui vedieno
45.7mirabilmente nell'armi operare
45.8color che stesser ciò forse a mirare.
46.1Né a ciò odio de' Greci il movea,
46.2né vaghezza ch'avesse di vittoria
46.3per Troia liberar, la qual vedea
46.4stretta d'assedio, ma voglia di gloria:
46.5per più piacer tutto questo facea
46.6e per amor, se 'l ver dice la storia,
46.7divenne in arme sì feroce e forte,
46.8che li Greci il temien come la morte.
47.1Aveagli già amore il sonno tolto,
47.2e minuito il cibo, ed il pensiero
47.3multiplicato sì che già nel volto
47.4ne dava pallidezza segno vero,
47.5come che egli il ricoprisse molto
47.6con riso infinto e con parlar sincero;
47.7e chi 'l vedea pensava ch'avvenisse
47.8per noia della guerra ch'el sentisse.
48.1E qual si fosse non è assai certo:
48.2o che Criseida non se n'accorgesse
48.3per l'operar di lui ch'era coverto,
48.4o che di ciò conoscer s'infignesse;
48.5ma questo n'è assai chiaro ed aperto,
48.6che niente pareva le calesse
48.7di Troiolo e dell'amor che le portava,
48.8ma come non amata dura stava.
49.1Di quinci sentia Troiol tal dolore
49.2che dir non si poria, talor temendo
49.3non Criseida fosse d'altro amore
49.4presa, e per quello lui vilipendendo,
49.5ricever nol volesse a servidore;
49.6né, mille modi seco ripetendo,
49.7veder poteva di farle sentire
49.8onestamente il suo caldo disire.
50.1Onde quand'elli aveva spazio punto,
50.2seco d'Amor si giva a lamentare
50.3a sé dicendo: — Troiolo, or se' giunto
50.4che ti solevi degli altri gabbare!
50.5niun ne fu mai quanto tu consunto
50.6per mal saperti da Amor guardare;
50.7or se' nel laccio preso, il qual biasmavi
50.8tanto negli altri ed a te non guardavi.
51.1Che si dirà di te intra gli amanti
51.2se questo tuo amor fia mai saputo?
51.3di te si gabberebbon tutti quanti,
51.4di te direbbono: «ecco il provveduto
51.5che' sospir nostri ed amorosi pianti
51.6morder soleva già, ora è venuto
51.7dove noi siamo; Amor ne sia lodato
51.8ch'a tal partito l'ha ora recato».
52.1Che si dirà di te fra gli eccellenti
52.2re e signor, se questo fia sentito?
52.3Ben potran dir, di ciò assai scontenti:
52.4«Vedi come questi è del senno uscito,
52.5che 'n questi tempi noiosi e dolenti,
52.6sì nuovamente d'amore è 'nretito!
52.7Dove in la guerra dovria esser fiero,
52.8egli in amar consuma il suo pensiero».
53.1Ed or fostù, o Troiolo dolente,
53.2poscia ch'egli era dato che amassi,
53.3preso per tal ch'un poco solamente
53.4d'amor sentisse, onde ti consolassi!
53.5Ma quella per cui piangi nulla sente
53.6se non come una pietra, e così stassi
53.7fredda com'al sereno intero ghiaccio,
53.8ed io qual neve al foco mi disfaccio.
54.1Ed or foss'io pur venuto al porto
54.2al qual la mia sventura ora mi mena!
54.3Questo mi saria grazia e gran conforto,
54.4perché morendo uscirei d'ogni pena;
54.5che se 'l mio mal, del qual nessuno accorto
54.6ancora s'è, si scuopre, fia ripiena
54.7la vita mia di mille ingiurie al giorno,
54.8e, più ch'altro, sarò detto musorno.
55.1Deh aiutami, Amor! e tu per cui
55.2io piango, preso più che altro mai;
55.3deh, sii pietosa un poco di colui
55.4che t'ama più che la sua vita assai,
55.5volgi il bel viso oramai verso lui,
55.6da colui mossa che in questi guai
55.7per te, donna, mi tiene; io te ne priego,
55.8deh, non mi far di questa grazia niego.
56.1Io tornerò se tu fai, donna, questo,
56.2qual fiore in vivo prato in primavera,
56.3né mi fia poscia l'aspettar molesto,
56.4né il vederti sdegnosa od altiera;
56.5e s'el t'è grave, almeno a me, che presto
56.6ad ogni tuo piacer son, grida fera:
56.7«Ucciditi» ch'io il farò di fatto,
56.8credendoti piacere in cotal atto. —
57.1Quinci diceva molte altre parole
57.2piangendo e sospirando, e di colei
57.3chiamava il nome sì come far suole
57.4chi soverchio ama, e alli suoi omei
57.5mercé non trova, ma tutte eran fole
57.6e perdiensi ne' venti, ché a lei
57.7nulla ne pervenia, onde il tormento
57.8multiplicava ciascun giorno in cento.
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