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1.1Aveami già quel canto e la bellezza
1.2delle giovani donne l'alma presa
1.3e riempiuta di nuova allegrezza,
2.1tanto che ad altro la mente sospesa
2.2con gli occhi non tenea, che non faceano
2.3alli raggi di lor nulla difesa;
3.1e com'io loro alzai, vidi sedeano
3.2donne più là, quasi sé riposando,
3.3che forse fatta festa innanzi aveano.
4.1Queste, mentre io andava riguardando,
4.2d'erbe e di frondi tutte coronate
4.3vidi ed insieme d'amor ragionando.
5.1Ver è ch'ell'eran di maturitate,
5.2di costumi, di senno e di valore
5.3e di bellezza molto e molto ornate.
6.1E volto verso là, il primo ardore
6.2della bellezza dell'altre fu spento,
6.3di tutte, fuor che d'una, nel mio core;
7.1sì ch'io con passo mansueto e lento
7.2a quelle m'appressai com'io potei,
7.3ed a mirarle mi disposi attento.
8.1Tra l'altre che io prima conoscei,
8.2fu una ninfa sicula per cui
8.3già si maravigliaron gli occhi miei.
9.1Oh quanto bella lì negli atti sui,
9.2biasimando le fiamme di Tifeo,
9.3si sedea ragionando con altrui!
10.1mostrando come per quelle perdeo
10.2l'amato sposo in cieco marte preso,
10.3allor che tutto vinto si rendeo
11.1in Lipari lo stuolo, ond'elli offeso
11.2col bianco monte nel campo vermiglio
11.3ne fu menato, ove ancora è difeso,
12.1mudando in chiusa dell'aureo giglio;
12.2donde doleasi, perch'a lui riavere
12.3non valean prieghi, danar, né consiglio.
13.1Ove costei così, al mio parere,
13.2quivi doleasi, attenta l'ascoltava
13.3giovane donna di sommo piacere,
14.1simile a cui nessuna ve ne stava,
14.2per quel ch'a me paresse, nel suo viso
14.3che d'ogni biltà pien si dimostrava.
15.1Sariasi detto che di paradiso
15.2fosse discesa da chi 'ntentamente
15.3l'avesse alquanto rimirata fiso.
16.1E com'io seppi, ell'era della gente
16.2del Campagnin che lo Spagnuol seguio
16.3nella cappa, nel dire e con la mente,
17.1a sé faccendo sì benigno Iddio,
17.2che d'ampio fiume di scienza degno
17.3si fece, come poi chiar si sentio,
18.1faccendo aperte col suo sommo ingegno
18.2le scritture nascose, e quinci appresso
18.3da Carlo pinto gì nello dio regno;
19.1faccendo sé da quella, in cui compresso
19.2stette Colui che la nostra natura
19.3nobilitò, nomar, che poi l'eccesso
20.1absterse della prima creatura
20.2con la sua pena; e quivi coronata
20.3della fronda pennea, con somma cura
21.1raggiugnea fior per farsi più ornata,
21.2mostrando sé tal fiata piatosa
21.3della noia dell'altra a lei narrata.
22.1Con questa era colei ch'essere sposa
22.2e figliuola perdé quasi in un anno,
22.3di brun vestita e nel viso amorosa:
23.1oggi tornando dove i fabbri stanno
23.2vulcanei e' miropoli e coloro
23.3ch'ornan di freno e di sella, all'affanno
24.1me' sostener l'animal, ch'al sonoro
24.2percuoter di Nettunno apparve fori
24.3nel bel conspetto del celeste coro.
25.1Ed il bel nome che' gemmier maggiori
25.2danno alla perla è suo, il cui cognome
25.3gli Asini legan, di que' guardatori.
26.1Splendida, chiara e bella era sì come
26.2nel ciel si mostra qual più luce stella,
26.3di vel coperte l'auree chiome.
27.1Vaga più ch'altra, si sedea con ella
27.2un'altra fiorentina in atto onesto,
27.3assai passante di bellezza quella.
28.1Ben m'accors'io chi era e che dal sesto
28.2Cesare nominato era il marito,
28.3qual chi 'l conosce il pensa a lei molesto.
29.1Guardando adunque nel piacente sito
29.2costoro ed altre che v'erano assai,
29.3sentiva ben da me mai non sentito,
30.1in guisa tal ch'io men maravigliai.
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