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1.1Riversata piangendo quivi appresso
1.2si stava Dido in sul misero letto,
1.3dov'era già dormitasi con esso,
2.1maladicendo sé e 'l tristo petto
2.2pien d'aspre cure aspramente battendo,
2.3ripetendo ivi il perduto diletto.
3.1In atto mi parea così dicendo:
3.2«O doloroso luogo nel qual fui
3.3già con Enea, tanta gioia sentendo,
4.1omè, perché come ci avesti dui,
4.2due non ci tieni? perché consentisti
4.3che te giammai vedessi sanza lui?
5.1A' miei sconsolati membri e tristi
5.2porgi con falsa immagine letizia,
5.3quando per te li spando, ove copristi
6.1molte fiate già quel che 'n tristizia
6.2ora mi fa sanza cagione stare
6.3per lo suo inganno e coperta malizia».
7.1Oh come trista lì ramaricare
7.2la vi vedea con quella spada in mano
7.3che fé poi la sua vita terminare!
8.1Rompendosi le nere veste, invano
8.2chiamando il nome d'Enea che l'atasse,
8.3si pose quella al suo petto non sano:
9.1e poi sopr'essa parve si lasciasse
9.2cader piangendo e sospirando forte,
9.3perché la spada di sopra passasse.
10.1Forata quivi, dolorosa morte
10.2l'occupò sopra 'l letto ove sedea
10.3prima piangendo sua misera sorte.
11.1Appresso questo, al mio parer, vedea
11.2tanto contenti Florio e Biancifiore,
11.3quantunque più ciascuno esser potea:
12.1tututto il lor trapassato dolore
12.2vera dipinto, degno di memoria,
12.3pensando al lor perfettissimo amore.
13.1E dopo questa piacevole storia,
13.2vi vidi Lancilotto effigiato
13.3con quella che sì lunga fu sua gloria.
14.1Lì dopo lui, dal suo destro lato,
14.2era Tristano e quella di cui elli
14.3fu più che d'altra mai innamorato;
15.1e più assai ancora dopo a quelli
15.2n'avea ch'io non conobbi, o che la mente
15.3non mi ridice bene i nomi d'elli.
16.1Ond'io, che 'n maggior parte la presente
16.2faccia compresa avea, ritornai 'l viso
16.3a quella donna più ch'altra piacente.
17.1Nol so, ma credol che di Paradiso
17.2ella venisse, come io già dissi,
17.3tant'ha biltà, valore e dolce riso.
18.1– Oh felice colui –, con gli occhi fissi
18.2a lei allora a dire incominciai,
18.3– cui tu del tuo piacer degno coprissi!
19.1Ringraziato possa esser sempre mai
19.2il tuo Fattore, sì com'elli è degno,
19.3veggendo le bellezze che tu hai.
20.1Se un'altra volta il suo beato ingegno
20.2ponesse a far sì bella creatura,
20.3credo che lieto il doloroso regno
21.1E' metterebbe in gioia fuor di misura,
21.2che' santi scenderieno alla tua luce
21.3e que' d'abisso verrieno in altura –.
22.1– Con quanta gioia, credo, si conduce
22.2ciascun di questi ch'è pien della grazia
22.3di quel –, ricominciai, – che qui è duce.
23.1Oh quanto è glorioso chi si spazia
23.2ne' suoi disii mediante questo,
23.3se con vile atto tosto non si sazia!
24.1Non è occulto ciò, poscia che presto
24.2chi più ha pena più oltre s'invia
24.3a volerne sentir, ben che molesto,
25.1dolendo sé, altrui dica che sia:
25.2dunque se questo martire è soave,
25.3la pace che ne segue chente fia?
26.1Oh quanti e quali già il tenner grave
26.2ch'avrieno il collo a via maggior gravezza
26.3posto, sappiendo il dolce che 'n sé have!
27.1Invidiosi alcuni dicon mattezza
27.2esser seguir con ragion quello stile
27.3che dà questo signor di gentilezza,
28.1lo qual discaccia via ogni atto vile:
28.2piacevole, cortese e valoroso
28.3fa chi lui segue e più ch'altro gentile.
29.1Superbia abatte, onde ciascun ritroso
29.2o di vil condizione esser non puote
29.3di sua schiera, e quinci invidioso
30.1va ischernendo que' cui e' percuote –.
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