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1.1Era più là Alfeo, con le sue onde
1.2piegate intorno e dietro ad Aretusa
1.3con quelle terre che correndo infonde.
2.1Là era Egisto ancor, che per iscusa
2.2del sacerdozio non andò a Troia
2.3ma Clitemestra si tenea inchiusa,
3.1lei imbracciata e prendendone gioia
3.2a suo piacere, ben che poco appresso
3.3le ne seguisse sconsolata noia.
4.1Oh, come quivi, alquanto dop'esso,
4.2seguian Cannace e Macareo dolenti,
4.3divisi per lo lor fallo commesso!
5.1Non molto dopo lor così scontenti
5.2Biblide vidi lì, che seguitava
5.3il suo fratel con atti molto ardenti.
6.1Molto pietosamente a lui andava
6.2dietro parlando, sì come parea
6.3negli atti suoi che quivi dimostrava.
7.1«Ahi dolce signor mio», ver lui dicea,
7.2«deh, non fuggir, deh, prendati pietate
7.3di me che per te vivo in vita rea!
8.1Guarda con l'occhio alquanto mia biltate,
8.2pensi l'animo tuo il mio valore,
8.3lo qual perisce per tua crudeltate.
9.1Io non t'ho per fratel ma per signore:
9.2vedi ch'io muoio per la tua bellezza,
9.3per te piango, per te si strugge il core.
10.1Non tener più ver me questa fierezza,
10.2e 'l superfluo nome di fratello
10.3lascialo andar, ch'a tenerlo è mattezza.
11.1Aiutami, che puoi, e farai quello
11.2che più aspetta quella che si sface
11.3considerando il tuo aspetto bello.
12.1Riso, conforto ed allegrezza e pace
12.2render mi puoi, se vuoi: dunque che fai?
12.3Deh, contentami alquanto, se ti piace!
13.1Vedi ch'io mi consumo in tanti guai,
13.2ch'altra neuna mai ne sentì tanti
13.3per te, cui io disio, e tu tel sai.
14.1Omè, fortuna trista delli amanti!
14.2come coloro che non sono amati,
14.3amando altrui, da tua rota son franti!
15.1Se tu riguardi però che chiamati
15.2sorella e frate sian, non è niente,
15.3com dissi, e minor fieno i tuoi peccati
16.1togliendomi dolor, che se dolente
16.2morir mi fai per non aconsentire
16.3a quel che sol disia la mia mente.
17.1Rivolgiti, per Dio, deh, non fuggire!
17.2pensa ch'ogni animal tal legge tene
17.3quale a te chiede il mio forte disire.
18.1A te molto più tosto si conviene
18.2in questo atto fallir, che dispietato
18.3farmi morir nelle noiose pene».
19.1Biblide trista, quanto t'è in disgrato
19.2veder colui, che ti dovria atare
19.3da chi noia ti desse in alcun lato,
20.1il tuo dolore in te forte aggregare!
20.2e non che voglia fare il tuo disio,
20.3ma tue parole non vuole ascoltare.
21.1Là poi appresso, al mio parer, vid'io
21.2Fillis allato star a Demofonte
21.3e pianger sé di lui in atto pio.
22.1Tutta turbata sue parole conte
22.2li profferia, ricordandoli ancora
22.3quant'ella e le sue cose tutte pronte
23.1al suo servigio furono, e com'ora,
23.2a lei fallita la promessa fede,
23.3per troppo amor dolor grieve l'acora.
24.1Tra questi, oltre nel prato, vi si vede
24.2Meleagro e Atalanta che ciascuno
24.3segue un cinghial con solecito piede,
25.1e quanto ad esso sforzandosi ognuno
25.2offende, accesi d'amoroso foco,
25.3non lasciandoli affar danno nessuno.
26.1Costor preiva, più avanti un poco,
26.2Aconzio in man con la palla dell'oro
26.3ch'a Cidipe gittò nel santo loco,
27.1e quella quivi ancor facea dimoro:
27.2dicendo a lei Aconzio che sua era,
27.3ella negandol, parlavan fra loro;
28.1riguardando l'un l'altro, in tal maniera
28.2Cidipe a lui dicendo: «Se ingannata
28.3fu' i' da te, la mia voglia non v'era;
29.1ché, s'io mi fossi della palla addata,
29.2non l'avria mai rimirata né letta,
29.3anzi l'avrei tosto indietro gittata:
30.1onde mai non m'avrai e questo aspetta».
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