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1.1Non rispondeva a nulla di costoro
1.2quivi Gianson, ma Creusa abracciando
1.3con lei traeva dilettevol dimoro.
2.1Io, che andava avanti riguardando,
2.2vidi quivi Teseo nel Laberinto
2.3al Minutauro pauroso andando.
3.1Ma poi che quel con ingegno ebbe vinto
3.2che li diede Adriana, quindi uscire
3.3lui vedev'io di gioia dipinto;
4.1al quale appresso Adriana venire
4.2e con lei Fedra, e salir nel suo legno
4.3e quindi forte a suo poter fuggire.
5.1Nel quale, avendo già l'animo pregno
5.2del piacer di Adriana, lei lasciare
5.3vedea dormendo e girsene al suo regno.
6.1Gridando desta la vedeva stare,
6.2e lui chiamava piangendo e soletta
6.3sopr'un diserto scoglio in mezzo mare:
7.1«Omè», dicendo, «deh, perché s'afretta
7.2sì di fuggir tua nave? Aggi pietate
7.3di me ingannata, lassa, giovinetta!
8.1Segando se ne gia l'onde salate
8.2con Fedra quelli, e Fedra si tenea
8.3per vera sposa, per la sua biltate.
9.1Costei più innanzi un poco si vedea
9.2accesa tutta di focoso amore
9.3d'Ippolito, cui per figliastro avea.
10.1Ivi vedeasi lo sfacciato ardore
10.2di Pasifé, che 'l toro seguitava
10.3di sé chiamandol conforto e signore:
11.1ove con le man propie ella segava
11.2le fresche erbette nel fogliuto prato
11.3e con quelle medesme gliele dava.
12.1Spesso li suo' cape' con ordinato
12.2stile acconciava e, della sua bellezza
12.3prima l'occhio allo specchio consigliato,
13.1adorna venia innanzi alla mattezza
13.2bestiale, e quivi parea che dicesse:
13.3«Agraditi la mia piacevolezza?
14.1Certo se io solamente vedesse
14.2che più ch'un'altra vacca mi gradissi,
14.3non so che più avanti mi volesse».
15.1Era di dietro a lei, con gli occhi fissi
15.2sopra 'l suo padre, Mirra scellerata,
15.3né da lui punto li teneva scissi.
16.1Riguardando io costei lunga fiata,
16.2quivi la vidi poi di notte oscura
16.3esser con lui in un letto colcata.
17.1Correndo poi fuggir l'aspra figura
17.2del padre la vedea, che conosciuta
17.3avea l'abominevole mistura.
18.1Albero la vedeva divenuta
18.2che 'l suo nome ritien, sempre piangendo
18.3o 'l fallo o forse la gioia compiuta.
19.1Narcisso vidi quivi ancor sedendo
19.2sopra la nitida acqua a riguardarsi,
19.3di sé oltre 'l dovuto modo ardendo.
20.1Deh, quanto quivi nel ramaricarsi
20.2nel suo aspetto mi parea piatoso,
20.3e talor seco se stesso crucciarsi:
21.1«Omè», dicendo, «tristo doloroso,
21.2la molta copia, ch'i' ho di me stesso,
21.3di me m'ha fatto, lasso, bisognoso».
22.1Cefalo poi, alquanto dietro ad esso,
22.2vid'io posato aver l'arco e li strali
22.3e riposarsi, per lo caldo fesso.
23.1«O aura, deh, vien con le fresche ali,
23.2entra nel petto nostro!» tutto steso
23.3stava dicendo parole cotali.
24.1Ma questo avendo già Pocris inteso,
24.2cui ascosa vedea tra l'erbe e' fiori
24.3in quella valle, con l'udire inteso,
25.1essendo in sospezion de' nuovi amori,
25.2credendo forse che l'Aura venisse,
25.3volle, e nol fece, intanto farsi fori.
26.1Tutta l'erba si mosse e Cefal fisse
26.2gli occhi colà, credendo alcuna fiera,
26.3e preso l'arco su lo stral vi misse,
27.1rizzando quel fra l'erba u' Pocris era,
27.2e lei ferì nello amoroso petto.
27.3Ella, sentendo il colpo, in voce vera:
28.1«Omè», gridò, «perché ebb'io sospetto
28.2di quel ch'i' non dovea?» così diria
28.3chi la vedesse ch'ella avesse detto.
29.1Venuto Cefalo: «L'anima mia,
29.2or che face' tu qui? oimè lasso»,
29.3dicea, «dogliosa omai mia vita fia,
30.1avendo te recato a mortal passo».
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