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1.1«O somma e graziosa intelligenzia
1.2che muovi il terzo cielo, o santa dea,
1.3metti nel petto mio la tua potenzia:
2.1non sofferir che fugga, o Citerea,
2.2a me lo 'ngegno all'opera presente,
2.3ma più sottile e più in me ne crea.
3.1Venga il tuo valor nella mia mente,
3.2tal che 'l mio dir d'Orfeo risembri il suono,
3.3che mosse a racquistar la sua parente.
4.1Infiamma me tanto più ch'io non sono,
4.2che 'l tuo ardor, di ch'io tutto m'invoglio,
4.3faccia piacere quel di ch'io ragiono.
5.1Poi che condotto m'ha a questo soglio
5.2costei, che cara seguir mi si face,
5.3menami tu colà ov'io ir voglio,
6.1acciò che passi miei, che van per pace
6.2seguendo il raggio della tua stella,
6.3vengano a quello effetto che ti piace».
7.1Ragionando con tacita favella
7.2così m'andava nel nuovo sentiero
7.3seguendo i passi della donna bella.
8.1Ruppemi tal parlar nuovo pensiero
8.2ch'un muro antico nella mente mise,
8.3apparitoci avanti tutto intero.
9.1Allor la bella donna un poco rise,
9.2me stupefatto e d'ammirazion pieno
9.3veggendo, e disse: – Forse tu divise
10.1del camin nostro che qui venga meno:
10.2o se più è, non vedi da qual loco
10.3li passi nostri su salir porrieno.
11.1Oltre convien che venghi ancora un poco,
11.2ed io mostrandol, vederai la via
11.3che ci merrà al grazioso gioco –.
12.1Non fummo guari andati che la pia
12.2donna mi disse: – Vedi qui la porta
12.3che la tua alma cotanto disia –.
13.1Nel suo parlar mi volsi, e poi che scorta
13.2l'ebbi, la vidi piccioletta assai,
13.3istretta ed alta, in nulla parte torta.
14.1A man sinistra allora mi voltai
14.2volendo dir: «Chi ci potrà salire
14.3o passar dentro, ché par che giammai
15.1gente non ci salisse?» e nel mio dire
15.2vidi una porta grande aperta stare,
15.3e festa dentro mi vi parve udire.
16.1E dissi allor: – Di qua ha meglio andare,
16.2al mio parere, e credo troveremo
16.3quel che cerchiam, ché già udir mel pare –.
17.1– Non è così –, rispuose, – ma andremo
17.2su per la scala che tu vedi stretta
17.3e 'n su la sommità ci poseremo.
18.1Tu guardi là, e forse ti diletta
18.2il cantar che tu odi, il qual piuttosto
18.3pianto si dovria dire in lingua retta.
19.1Il corto termine alla vita posto
19.2non è da consumare in quelle cose
19.3che 'l bene etterno vi fanno nascosto.
20.1Levarsi ad alto, alle gloriose,
20.2utilemente s'acquista virtute,
20.3che lascia le memorie poi famose.
21.1E s'tu non credi forse che a salute
21.2questa via stretta meni, alza la testa:
21.3ve' che dicon le lettere scolpute –.
22.1Alzai allora il viso, e vidi: «Questa
22.2piccola porta mena a via di vita;
22.3posto che paia nel salir molesta,
23.1riposo etterno dà cotal salita;
23.2dunque salite su sanza esser lenti,
23.3l'animo vinca la carne impigrita».
24.1Io dissi: – Donna, molto mi contenti
24.2col ver parlar che tua bocca produce,
24.3e più m'accertan le cose parventi,
25.1guardando quelle; ma dimmi, che luce
25.2è quella ch'io veggio là entr'ora?
25.3perché in questa così non riluce? –.
26.1– Voi che nel mondo state, vostra mora
26.2fate in loco tenebroso e vano:
26.3e però gli occhi alla dolce aurora
27.1alzare non potete, a mano a mano
27.2che voi di quella uscite, a veder quanta
27.3sia la chiarezza del Fattor sovrano.
28.1Rompesi poi la nebbia che v'ammanta
28.2quando ad entrar nel vero incominciate,
28.3e conoscete poi la luce santa.
29.1Dirizza i piedi alle scale levate;
29.2su non sarai che vie maggior chiarezza
29.3vedrai che là non è mille fiate:
30.1adunque che ha in capo dell'altezza? –.
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