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1.1Non fu si trista al dipartir di Enea
1.2Dido, che già cum la sua propria mano,
1.3fuor d'ogni speme, si diè morte rea,
2.1né a Filli mesta parve tanto istrano,
2.2vedendossi lassar da Demoofonte,
2.3qual ritener cercò più volte invano,
3.1quanto ora increscie a me dal tuo bel fronte
3.2farmi lontano, e da quel dolce aspetto
3.3nel cui mirar son qual Narciso al fonte.
4.1Sì ch'io non spero mai trovar diletto,
4.2e tutto il breve tempo che me avanza
4.3fornir sol in sospiri e in pianti espetto.
5.1Ceco chi in cosa fral ferma speranza.
5.2Ecco come in un punto il tempo ho perso:
5.3questa de Amor crudel fu sempre usanza.
6.1Ma la colpa è del cielo empio e perverso,
6.2il qual m'ha destinato a pianger sempre:
6.3ma tanto ho pianto ormai ch'io son sommerso.
7.1Vorrai, Fortuna, mai cangiar tue tempre?
7.2A che contra de un om cotanta guerra?
7.3Deh, fa' che alquanto il tuo voler si tempre.
8.1Se pur disposta sei al tutto in terra
8.2mandar questo mio corpo afflitto e stanco,
8.3ormai l'ultimo colpo in me disserra.
9.1Già Morte col suo spron mi pongie il fianco,
9.2già la parca crudele il mio fil spezza,
9.3già, come neve al sol, languendo manco.
10.1Or cum qual stil sì colmo di dolcezza
10.2potrò dolermi verso di Fortuna,
10.3ch'io plachi alquanto la sua gran durezza?
11.1Credo che il sole inseme cum la luna
11.2prendan pietà sentendo lamentarme,
11.3e tutte le aspre fiere ad una ad una.
12.1Sol questa alma crudel de lacerarme
12.2mai non si pente, e ognor si fa più dura:
12.3per più mio male Amor gli ha date l'arme.
13.1Deh, come pòte mai coprir Natura
13.2sotto sì bella vista un cor sì crudo
13.3una che sol di sé, d'altri non cura,
14.1una che può spezzare ogne dur scudo
14.2col suo fier sguardo che infiammar pò i sassi,
14.3per cui rimasto son cecato e nudo.
15.1Il tempo del partir propinquo fassi,
15.2el tempo che cagion fia de mia morte,
15.3el tempo che mi tolle il senso e i passi.
16.1Prego più presto il mio destrier mi porte
16.2a rüinar, che mai Fortuna gioco
16.3prenda di mia spietata e iniqua sorte.
17.1Or resta in pace, aventurato loco,
17.2nido di quella dolce, alma fenice,
17.3che già gran tempo mi nutrica in foco.
18.1Io sperava con te viver felice:
18.2non vuole il ciel che mi contrasta a torto,
18.3e contro il ciel contender non me lice.
19.1L'alma ti lascio, e il corpo a pena porto:
19.2quella te aricomando insin ch'io torno,
19.3se io potrò pur tornar vivo e non morto.
20.1Ch'io temo questo fia l'ultimo giorno:
20.2però mi giova il ragionar cum teco,
20.3non sperando mai più qui far ritorno.
21.1Cussì privo dil spirto e al tutto ceco,
21.2lacrimando mi parto, e pur vorrei
21.3dirte altre cose ch'io ho formate meco.
22.1Ma l'aspra pena e i martir' gravi e rei
22.2mi togliono la voce e le parole,
22.3né posso ben narrarte i dolor' mei.
23.1E tu, mia diva, che sei in terra un sole,
23.2potrai tenir le lacrime e i sospiri?
23.3Come non mostri che di me ti dole?
24.1Sofferti ho già per te tanti martiri,
24.2e se ben pensi al mio longo servizio,
24.3spero che a usar pietade Amor te tiri.
25.1Non refiuto patire ogni supplizio
25.2purché non manchi la promessa fede,
25.3la fede che mi tiene in tanto esizio.
26.1Deh, guarda come sta suspenso il pede,
26.2che partir non si sa da toa presenza:
26.3partese spesso e nel partir poi rede.
27.1Ma poiché destinata è la partenza,
27.2porgeme almanco quella man gentile,
27.3che sola mi può dar grata licenza
28.1Fa' te ricordi del tuo servo umìle,
28.2qual te sola ama, e di te pensa ognora,
28.3benché egli, apresso ti, sia cosa vile.
29.1E se avien che da te lontano io mora
29.2t'aricomando il cuor che teco resta,
29.3il cuor che del mio petto hai tratto fuora.
30.1Ecco che l'ora già tarda me infesta:
30.2adio ti lasso, adio, remante in pace:
30.3cussì vuol mia fortuna aspra e molesta.
31.1Oltra l'usato, drento arde la face:
31.2già consumato è ciascun nervo et osso.
31.3Donna, se per dolor la lingua tace,
32.1el cuor te dirà quel ch'io dir non posso.
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