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1.1Già rosegiava for de l'Orïente
1.2la messagiera de' futuri giorni
1.3con fronte adorna de geme lucente,
2.1quando, fra lauri, querci, faggi et orni,
2.2usì dolce armonia d'ucel cantanti
2.3tornando da l'usati lor sogiorni.
3.1A cotal sòn, con angosiosi pianti,
3.2desto Filarto et io de la pietate,
3.3comminciorno a dolersi tutti quanti
4.1novo lamento e nova crudeltate,
4.2smariti in megio i boschi senza guida
4.3ne le più perigliose soe giornate.
5.1Piangea Filarto e dicea: Scorta fida,
5.2chi mi t'ha tolto o furato sì presto?
5.3Qual parca fu sì audace e tanto infida?
6.1Qual colpo fu sì acerbo, agro e funesto?
6.2Qual stella fu propizia a tanto male?
6.3O qual cometa in ciel cotanto infesto?”
7.1“Filarto, el pianto e 'l suspirar che vale?
7.2Forza n'è di voler quel che il ciel vòle:
7.3che più certo d'altrui che esser mortale?
8.1La vita nostra è tal qual esser sòle:
8.2un fior meridïan che in l'alba ride,
8.3poi langue inanzi el tramontar dil sole;
9.1ogni poca percossa la precide,
9.2ogni tristo accidente la disturba,
9.3tal che de questo mondo la divide.
10.1Lassa pianger la cieca avara turba,
10.2il vulgo insano, misero e ignorante
10.3che questo mondo e quel altro conturba!
11.1Un magnifico cor, un om prestante,
11.2se ben perdesse cento millia imperi,
11.3in ogni avversitate è più costante.
12.1Ché fole è colui che pensi o speri
12.2che sia cosa quagiù stabel e ferma,
12.3et ogi sia tornato el giorno d'eri.
13.1Felice è quel che sue speme non ferma
13.2in cosa vana, lubrica e fallace,
13.3come la plebe de iudizio inferma.
14.1Tanto è il viver mortal cosa fugace
14.2e pien di tribulenzie e atra tempesta
14.3che dovria despiacer quel che più piace.
15.1Ché chi ben mira con la mente desta,
15.2esser vedrà quel che se chiama vita
15.3una aspra passïon troppo molesta.
16.1Licito è da por fin a l'infinita
16.2nostra doglia, Filarto, atroce e certa,
16.3poich'a' spirti gentil' Morte è gradita.
17.1Eterna laude più che pianti merta
17.2el degno pastor nostro, el nostro Varo,
17.3uscito for di questa vita incerta.
18.1Altro abito ha pigliato e più preclaro:
18.2cossì seco n'invita ad aver brama,
18.3Varo, nostro pastor diletto e caro.
19.1Sempre intervien che la più bella rama
19.2prima del dilicato arbor si rompe:
19.3Morte prima a sé i bon' retira e chiama.
20.1Fra spirti eletti le celeste pompe
20.2del suo ben operar merito prende,
20.3ché Morte o ria Fortuna no 'l corrumpe.
21.1Ivi l'afabel voce sua se intende
21.2e quel volto socratico e costume
21.3verace fede de sua vita rende.
22.1E benché nui siam privi dil suo lume,
22.2meritamente n'ha adornato el cielo,
22.3lassando al mondo le terrene piume.
23.1Non ha più passïon di caldo o gelo,
23.2Filarto mio, como sian nui sugeto,
23.3essendo uscito del corporeo velo.
24.1Mira se ebbe iudizio et intelletto,
24.2che, inanzi fastidiosa senettute,
24.3volse uscir for di questo carcer stretto.
25.1Condutto pria con laude e con virtute
25.2sua vita onesta ne l'età matura,
25.3con gesti di far star le lingue mute,
26.1vegiendo poi l'età che poco dura
26.2e molte volte è pegio il viver troppo,
26.3volse strada pigliar ferma e secura.
27.1Né creda alcun ch'el se partisse zoppo,
27.2ma più veloce assai ch'alcun baleno
27.3n'andò drito nel ciel senza altro intoppo.
28.1Or, fatto citadin del ciel sereno,
28.2a quelle suntüose e sobrie mense
28.3d'altro fornite che di lacte a pieno,
29.1ivi ne chiama a contemplar le imense
29.2opre del gran Motor che non per vento
29.3si cangeno, o per nebie oscure e dense.
30.1Ivi sempre ciascun vive contento,
30.2caro Filarto mio, senza pensiero
30.3faticoso de' paschi over d'armento.
31.1Ivi per fraude altrui non fa mestiero
31.2aver l'un l'altro lite o differenza,
31.3né che dal falso se dicerna il vero.
32.1Ivi non è che, per magnificenza
32.2o per superbia di rito teatro,
32.3portar si fassi onor o riverenza.
33.1Né fa mestier sudar drieto a l'aratro,
33.2per voler viver seminar la terra,
33.3o riversar prima tre volte o quatro.
34.1Né fa mestier, per edificio o guerra,
34.2pagar al prince decimo tributo,
34.3che questo forza e l'altro in carcer serra.
35.1Non fa mestier esser cauto et astuto
35.2ad acquistar con diligenza o cura
35.3tesoro alcun per pompa o per agiuto.
36.1Ivi la lor età tempo non fura:
36.2come son ora, saranno in eterno;
36.3d'alcuna avversità non han paura.
37.1Caldo sol non gli coce o ghiaccia il verno,
37.2como fa a noi in el secul presente,
37.3che più presto chiamar se dovria inferno.
38.1Dest' omai la sopita e strania mente:
38.2iudica se costui merita pianto,
38.3over eterna laude in fra la gente,
39.1e se 'l so viver catolico e santo,
39.2essendo al mondo, n'ha dato altro indizio:
39.3se no chi in ciel riporta gloria e vanto?
40.1Dir se potria fra nui novel Fabrizio
40.2per continenza, un altro Scipïone
40.3pien di bontade e mundo d'ogni vizio.
41.1Se el mondo e soa cativa condizione
41.2ebbe, come se sa, cotanto a schivo,
41.3or che fia essendo for di sua pregione?
42.1Non credo ch'el volesse tornar vivo;
42.2vivo non dico, ma in questo ligame
42.3corporeo vile, putrido e cativo,
43.1chi gli donasse de Italia il reame,
43.2over l'imperio del gran re de' Persi,
43.3Galia e Panonia e tutte le sue brame.
44.1Però non lice, Filarto, dolersi
44.2che 'l pastor nostro ebbi cangiato abbergo,
44.3anzi pone letizia in dolce versi.
45.1Per guida e scorta, n'ha lassato a tergo
45.2sue mesurate iuste e felice orme,
45.3drieto a le quale ogni pensiero ergo.
46.1Cossì con nostri armenti e stanche torme
46.2andaren sequitando, a passo a passo,
46.3de prato in prato, soe vestigie e forme.
47.1Ché se ben Morte l'ha nel mondo casso,
47.2non ha avuto posanza pur di porre
47.3una de mille soe virtute al basso.
48.1Ogni altra guida la mia mente abore
48.2e fino al ciel mi mostrerà la strada
48.3ov'egli andò, che null'altro precore.
49.1Per questa sol convien donche ch'io vada,
49.2che vòl schivar vituperoso fango:
49.3pigliànno questa, senza star più a bada.
50.1Or movi il passo ch'anch'io non rimango,
50.2Filarto, poiché inanzi abiam l'esempio
50.3e più non ti doler, ch'anch'io non piango.
51.1Questa via ne trarà for de questo empio
51.2bosco, falace e periglioso e cieco,
51.3che in vista mostra sì felice tempio.
52.1Et andando per questa i' verò teco,
52.2la qual ne condurà al pastor nostro
52.3e troverensi al fin dil camin seco:
53.1qual, d'altro adorno che d'argento o d'ostro,
53.2lieto n'atende con gaudio e con riso
53.3ne l'altro eterno e santissimo inchiostro,
54.1dui mondi avendo avuto e un paradiso”.
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