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1.1Che fai, Aristeo mio, sotto questi olmi
1.2col viso tristo, nebuloso e fosco
1.3e cum li occhi di umor gravidi e colmi?
2.1Dimi perché a cantar non vien più nosco
2.2essendo adesso questo tempo alegro
2.3nel qual si veste ogni sfronduto bosco.
3.1Non so per che cason tal pensiero egro
3.2ti tienga afflitto, impalidito e magro,
3.3fatto per gravi affanni ozioso e pegro.
4.1Narrami il tuo dolor accerbo et agro
4.2e non mi celar più tanta tristeza,
4.3ché de saperla tuto avampo e flagro.
5.1Tu pur iovene sei, pien di richeza,
5.2né l'ultimo tra noi in sonar cetra,
5.3so ch'ogni ninfa il tuo cantar apreza.
6.1Puoiché la sorte mia dogliosa e tetra
6.2brami, Silvio, saper dirti la voglio,
6.3ma ponti a seder meco in questa pietra!
7.1Vero è che leto tra voi viver soglio,
7.2vero è che rico sum di armento e grege,
7.3altra cason fa ch'io mi lagno e doglio.
8.1Invidia, che nel mondo impera e regie,
8.2fu prima causa de' mei tanti affanni,
8.3che ormai tra noi non vedo esser più legie.
9.1Questi pastor' cum mille fraude e inganni,
9.2vedendome cum Progne aver favore,
9.3concordi fatti sum tuti a' mei danni.
10.1Ciascun turbar si sforza il nostro amore;
10.2or sendo lei sol mio conforto e pace,
10.3pensa, Silvio, se aver debo dolore!
11.1Non fuge tanto il lupo empio e rapace
11.2el simpliceto agnel como lei fuge
11.3sta turba pastoral sioca e mordace.
12.1E però il tuo Aristeo s'afflige e struge,
12.2che più non può veder Progne dilletta
12.3e, privato di lei, qual leon ruge.
13.1Lei sta rinchiusa ne l'umil casetta,
13.2bramando di vedermi e pur si teme:
13.3o Dio, se iusto sei, fanne vendetta!
14.1Io piango e grido, e lei suspira e geme;
14.2e più mi dòl che lei per me si dolle,
14.3talch'io bramo veder l'ore mie estreme.
15.1Ma puoiché 'l mio destin pur cussì volle,
15.2fugir intendo, e un tempo andar disperso
15.3dove si leva e dove cala il solle.
16.1Ma se al ciel iunger può questo mio verso
16.2prego che, avanti che de qui mi mova,
16.3veda questo païse andar sumerso.
17.1E quanto ardor nel monte Etna si cova,
17.2sopra queste crudelli inique genti,
17.3la note e 'l iorno, in ogni tempo piova.
18.1E le capanne lor cadan per vènti,
18.2manchin le vitte e perdansi le biade,
18.3sian tossicate le acque dai serpenti.
19.1Tristo lo inverno, sia pegior la estade,
19.2regni guerra, mortal fame cum peste,
19.3e, s'el si trova, maior crudeltade.
20.1Sian le figliuole a le sue matre infeste,
20.2le sorelle a' fratelli, e al padre il figlio,
20.3tal che stirpe da lor qua giù non reste.
21.1Deh, che dico io or? Come in tal periglio
21.2veder vorrei collei che me mantene,
21.3quella da cui la vitta e spirti piglio?
22.1Ogni pastor vorrei che avesse bene,
22.2benché sieno cagion de mia sventura,
22.3sol per non veder Progne in tante pene.
23.1Aristeo mio, felicità non dura
23.2ne l'om che, tristo, ha sempre il ciel nemico,
23.3e però il tuo parlar frena e misura.
24.1Tal ti vuol mal che ancor te sarà amico;
24.2prudenza è in cosse avverse esser costante:
24.3vedrai ch'alfin fie ver quel ch'io ti dico.
25.1Instabile è la vita di uno amante,
25.2però non te atristar de la tua sorte:
25.3ride e piange Fortuna in uno istante.
26.1Ancor viver vorrai ch'or brami morte,
26.2sensa invidia goder Progne potrai,
26.3perché invidia a beltà sempre è consorte.
27.1Col tuo sagio parlar mover me fai,
27.2Silvio mio caro; e già gran parte sento
27.3acquïetata de' mei tristi guai.
28.1Di espettar la stagione io sum contento
28.2e in pace supportar ogni mio male,
28.3ma al fine i miei pensier' fieno ombre e vento.
29.1Vero è che 'l ciel si muta e che mai l'ale
29.2non tien ferme Fortuna, io te 'l concedo,
29.3ma a un corpo morto l'aver ben che vale?
30.1Sì debil per gli affanni ormai mi vedo,
30.2ch'io so che in breve mancarà il mio corso,
30.3né de veder buon tempo più me credo.
31.1Ma che fia puoi che al fine io serò corso?
31.2Che nel mondo io non sia stato felice,
31.3non poterà mai far lo invido morso;
32.1e la mia pura e candida fenice
32.2verrà talor ove io serò sepolto,
32.3piangendo la mia morte aspra e infelice.
33.1Benché non sia degno che un sì bel volto
33.2per me si bagni, alor d'ira e di rabia
33.3scopieran quei che m'han tanto ben tolto.
34.1Alor chiudran le scelerate labia,
34.2e lei sciolta ne andrà sensa sospetto,
34.3come augelleta uscita fuor di gabia.
35.1Il parlar teco m'è di gran diletto,
35.2ma non posso, ché notte il ciel fa nero.
35.3Dimane, Aristeo mio, quivi ti aspetto
36.1ché di portarti un buon remedio spero.
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