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1.1Deve sempre soleta in questi affanni
1.2viver la dolze tua cara consorte?
1.3e sol piangendo consumar suoi anni?
2.1Deve sempre trovarsi in simel sorte?
2.2Deve il suo cibo sempre esser sospiri?
2.3Deve mai trarla di fatica Morte?
3.1Debbono aver mai fin tanti martiri?
3.2Debbe mutarsi mai il ciel falace
3.3a far lieti una volta i suoi disiri?
4.1Deve Fortuna mai donarmi pace?
4.2Ché già gran tempo mi contrasta a torto,
4.3crudele e nel mio mal sì pertinace.
5.1Deve mia barca mai trovar il porto
5.2e fuor di vènti avversi e di tempesta
5.3de li passati guai prender conforto?
6.1Debbo spogliarmi mai l'oscura vesta
6.2ch'io porto et ho portata in la tua assenza,
6.3segno de la mia vita aflitta e mesta?
7.1Quando serà che, inanzi a tua presenza,
7.2nari le mie fatiche ad una ad una
7.3che m'hanno il senno tolto e ogni prudenza?
8.1Non so se ti riprenda, opur Fortuna,
8.2ché se misuro ben col buon giudizio,
8.3di lei dolermi non ho causa alcuna:
9.1ché il desïare onore e il tuo gran vizio
9.2di radunare insieme oro et argento
9.3sono sola cagion del mio suplizio.
10.1Miser, non vedi che gli è un sogno e un vento
10.2ciò che in terra s'adopra, e un fumo e un'ombra,
10.3e quanto è l'om più rico è men contento.
11.1Però scazia il pensier che 'l cor te ingombra,
11.2né star subietto a simel vanitate:
11.3ché ogni cosa terestre il tempo sgombra.
12.1Che se ben legi l'istorie passate,
12.2vedrai per tal cagion quanti sian morti
12.3e ognor ne vedi in la presente etate.
13.1E più mi duol che tal fatica porti
13.2per seguir corte e grazia de' signori
13.3che pagan suoi fidel' de oltragi e torti.
14.1Sempre sta Morte occulta in fra gli onori,
14.2e benché un tempo rida, al fin se lagna
14.3qualunche coglier cerca simel fiori.
15.1Invidia in ogni parte l'acompagna,
15.2e forza è che, per ferro, o per veneno,
15.3manchi sua vita e cada ne la ragna.
16.1Tu vedi ben di quante fraude è pieno
16.2questo volubel mondo iniquo e cieco
16.3e com'è curto ciascun ben tereno.
17.1Questo è quel che doler mi fa con teco,
17.2ché non già per piacer' caduci e frali
17.3del corpo cerco di tenerte meco,
18.1ma perché son le cose de' mortali
18.2sì dubie e incerte che convien ch'io tema.
18.3Che aspetar si può in terra altro che mali?
19.1E par che una aflizion mi struga e prema,
19.2doppoi che senza te sola restai,
19.3ch'io bramo per men pena l'ora estrema.
20.1Chi più infelice di me nacque mai,
20.2ché poi che nel tuo nido io feci loco,
20.3non è stata mia vita altro che guai.
21.1Come fu il mio piacer fugace e poco,
21.2ché un anno a pena fermo dimorasti,
21.3rompendo in breve ogni mia festa e gioco!
22.1Cussì fuor de la patria te n'andasti,
22.2cercando Italia e per montagne e sassi,
22.3in compagnia con teco me menasti.
23.1Pensa se i spirti mei erano lassi,
23.2seguendoti per loghi aspri e selvagi,
23.3ove le fiere avrian perduti i passi.
24.1Ma benché strani fuson tal viagi,
24.2pur un conforto m'era esserte apresso,
24.3udendo i tuoi consigli acorti e sagi.
25.1E potea i mei pensier' nararti spesso,
25.2comunicando insieme il mal e 'l bene,
25.3che diletto mazor non è concesso.
26.1Doppo varie fatiche e molte pene,
26.2nel tuo paese alfin festi retorno,
26.3ond'io de riposar ebbi alor spene.
27.1Ma il gionger e il partir fo in un sol giorno,
27.2ché 'l tuo camin pigliasti in verso Roma,
27.3desioso più cha pria de gire intorno.
28.1Et io rimasi con la grave soma
28.2dei figli che eran quasi tuti in fasse,
28.3tal ch'i pensier' m'han la pazienza doma.
29.1Da indi in qua, mia vita sol si passe
29.2di lacrime, d'angustie e di dolore:
29.3o beata colei che mai non nasse!
30.1Poi me sogionse un peso assai magiore:
30.2ché Italia odiosa in arme fu conversa
30.3e scese sopra nui tuto il furore.
31.1Chi non avrebe la memoria persa?
31.2Come prender potea consiglio et arte,
31.3sendo mia barca in sì gran mar somersa?
32.1Dentro fame con peste e di fuor Marte
32.2ne facea guerra e già ciascuna villa
32.3sfavilar si vedea per ogni parte.
33.1Né mai comissa fu tra Mario e Scilla
33.2sì crudel pugna, né sì orribil tuono
33.3mai fo sentito fra Caribdi e Silla.
34.1Ciascun puose la terra in abandono.
34.2Ove dovea fugir, sendo rimasa
34.3vedova e sola, come anche oggi sono?
35.1Per forza star me conveniva in casa;
35.2e come volse mia crudel siagura,
35.3m'ebbe la febre in pochi giorni invasa.
36.1Nïun dil corpo mio prendeva cura,
36.2né medici da me volean venire
36.3tanto ciascun del morbo avea paura.
37.1Hor pensa tu qual fusse il mio martire!
37.2E mentre inferma mi giacea nel letto,
37.3me vidi inanzi una serva morire.
38.1Di doglia mi straziai il viso e il petto
38.2e tanto crebbe il mal spietato e reo
38.3che di mancar ognor stava in suspetto.
39.1Solo un socorso m'era Timoteo:
39.2lui medico mi fu, lui medicina,
39.3lui sol remedio a la mia vita deo.
40.1Né stanco fo giamai sera e matina
40.2sforzandosi de trarmi di periglio,
40.3con ogni industria, ingegno e disiplina.
41.1E ben mostrossi de esser grato figlio,
41.2consolandomi ognor con voce umìle,
41.3non sol d'aiuto ma di bon consiglio.
42.1E certo segue di suo padre il stile,
42.2e credo mia speranza non fia vana
42.3ch'io ebbi sin ne l'età sua püerile.
43.1Al fin per longo mal già fata insana,
43.2corsi dal padre mio dentro da Reggio
43.3con la famiglia debile e mal sana.
44.1Ivi trovai le cose ancor star peggio
44.2per discordia che sorse in quel paese;
44.3pur meglio ch'io potei fermai mio seggio.
45.1Or pòi considerar quanto s'accese
45.2mio viso di vergogna poi ch'io vidi
45.3convenir sustentarmi a l'altrui spese.
46.1Ma poi ch'alquanto i belicosi stridi
46.2cesarno e fu l'Italia in pace unita,
46.3me ricondussi a gli consueti nidi.
47.1Trovai mia stanza squalida e smarita,
47.2e forza fo rifar li lochi agresti
47.3e più cha pria fo trista la mia vita.
48.1Credo che da narare assai più resti
48.2cha quel che sin qua parla il verso mio:
48.3ma a te tuti i mei mal' son manifesti.
49.1Ieronimo s'è mosso a servir Dio,
49.2e sola cum tre figli i' me rimango
49.3in questo mondo falso, inferno e rio.
50.1E benché di tal cosa assai ne piango,
50.2pur mi conforto essendosi partito
50.3di questo carcer tetro e pien de fango.
51.1E la Vicenzia già chiede marito,
51.2né so dove mi volga e ognora penso,
51.3ma senza te non so prender partito.
52.1Con questi affanni il mio tempo dispenso,
52.2che ben comprender non mi lassa in rima
52.3il mio crudel dolore aspro et immenso.
53.1Però se del mio ben fai qualche stima,
53.2se memoria di me ti resta ancora,
53.3se vive il nostro amor come fe' prima,
54.1ormai ritorna a me, ché gionta è l'hora.
54.2E sapi se al venir tu sera' tardo,
54.3in breve tempo converà ch'io mora.
55.1De vederte me strugo, avampo et ardo,
55.2e se non ch'io rafreno el desir stolto,
55.3serei per trovarte presta qual pardo.
56.1Pensa che a la vechieza ormai sei volto,
56.2né puoi più tolerar tanta fatica,
56.3che 'l tempo t'ha il vigore e il spirto tolto.
57.1Or non t'acorgi ben che la tua spica
57.2non fa mai grano e sol ti rende paglia
57.3e ognor Fortuna a te se fa nemica?
58.1Raro se vince mai simel bataglia,
58.2siché lassa l'impresa che te atrista
58.3e spendi el tempo in opra che ti vaglia.
59.1Deh potesti veder come io son trista!
59.2Ch'io so che 'l tuo dur cor io movirei:
59.3ché altra cosa è l'udir altro è la vista.
60.1Tu pur de inchiostro paghi i martir mei:
60.2passa auton, primavera, estate e verno
60.3e al mio espettar ognor più tardo sei.
61.1E più m'incresse ch'io comprendo e scerno
61.2che niun di figli toi cognosse il padre,
61.3che picoli lassasti in mio governo.
62.1Sempre si son nutriti con la madre
62.2che, se vedesen te, potrian sforzarsi
62.3in seguir l'opre tue degne e legiadre.
63.1Ma veggio ben che i preghi mei son sparsi
63.2al vento, e in polve i mei lamenti scrivo,
63.3e nulla vale il pianto e il contristarsi.
64.1Pur son visa sperando et ancor vivo,
64.2e sper di rivederte in brevi giorni,
64.3ché pregando se speza un marmo vivo.
65.1Cangiato ho il viso lieto, gli ochi adorni,
65.2fata è canuta la mia ornata treza,
65.3e vechia mi vedrai se mai ritorni,
66.1non già per longa età, ma per tristeza.
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