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LIBRO UNDECIMO

Teseida

PoeTree.it

1.1Finito Arcita colei nominando
1.2la qual nel mondo più che altro amava,
1.3l'anima leve se ne gì volando
1.4ver la concavità del cielo ottava,
1.5degli elementi i convessi lasciando;
1.6quivi le stelle ratiche ammirava,
1.7l'ordine loro e la somma bellezza,
1.8suoni ascoltando pien d'ogni dolcezza.
2.1Quindi si volse in giù a rimirare
2.2le cose abandonate, e vide il poco
2.3globo terreno, a cui intorno il mare
2.4girava e l'aere e di sopra il foco,
2.5e ogni cosa da nulla stimare
2.6a rispetto del ciel; ma poi al loco
2.7là dove aveva il suo corpo lasciato
2.8gli occhi fermò alquanto rivoltato;
3.1e seco rise de' pianti dolenti
3.2della turba lernea, la vanitate
3.3forte dannando dell'umane genti,
3.4li quai, da tenebrosa cechitate
3.5mattamente oscurati nelle menti,
3.6seguon del mondo la falsa biltate,
3.7lasciando il cielo; e quindi se ne gio
3.8nel loco che Mercurio li sortio.
4.1A la voce d'Arcita dolorosa
4.2quanti v'eran gli orecchi alti levaro,
4.3aspettando che più alcuna cosa
4.4dovesse dir; ma poi che rimiraro
4.5l'alma partita, con voce angosciosa
4.6pianse ciascuno e con dolore amaro;
4.7ma sopra tutti Emilia e Palemone,
4.8la qual così rispose a tal sermone:
5.1— O signor dolce, dove m'abandoni?
5.2Dove ne vai? Perché non vengh'io teco?
5.3Dimmi quai sieno quelle regioni
5.4che ora cerchi; poi non se con meco,
5.5io vi verrò, e con giuste cagioni! -,
5.6dicendo: — Poi non volle in vita seco
5.7Giove ch'io sia, e i' 'l seguirò morto,
5.8colui che è il mio bene e 'l mio conforto. -
6.1Ma poi che vide lui tacente e muto
6.2e l'alma sua aver mutato ospizio
6.3da lui non stato mai più conosciuto,
6.4con Palemon piangendo il tristo ofizio
6.5fecero, e gli occhi travolti al transuto
6.6chiusero, per suppremo benefizio,
6.7e il naso e la bocca; poi ciascuno
6.8si tirò indietro con aspetto bruno.
7.1Non fer tal pianto di Priam le nuore,
7.2la moglie e le figliuole, allor che morto
7.3fu lor recato il comperato Ettore,
7.4lor ben, lor duca e lor sommo diporto,
7.5quale Ipolita fé per lo dolore
7.6ch'ella sentì, e certo non a torto;
7.7e Emilia con lei, e altre molte
7.8attiche donne lì con loro accolte.
8.1Piangeno i re offesi da pietate
8.2e da dolore, e piangea Palemone;
8.3piangevan gli altri d'ogni qualitate,
8.4o d'età vecchio o giovane garzone;
8.5e come Attene davanti occupate
8.6erano in feste, ora in desolazione
8.7tututte si vedevan lagrimose
8.8e d'alti guai oscure e tenebrose.
9.1Niun potea racconsolar Teseo,
9.2sì avea posto in lui perfetto amore;
9.3il simile avveniva di Pelleo
9.4e del buon Peritoo e di Nestore
9.5e d'altri assai, e ancora d'Egeo;
9.6il qual la bianca barba per dolore
9.7tutta bagnata aveva per Arcita,
9.8allor passato della trista vita.
10.1Ma come savio e uom che conoscea
10.2i mondan casi e le cose avvenute,
10.3sì come quei ch'assai veduto avea,
10.4il dolor dentro strinse con virtute,
10.5per dare esempio a chiunque il vedea
10.6di confortarsi delle cose sute;
10.7e poi s'asise Palemone allato,
10.8il qual faceva pianto ismisurato;
11.1e ingegnossi con parole alquanto,
11.2con quel silenzio ch'el poté avere,
11.3di voler temperare il tristo pianto,
11.4ricordando le cose antiche e vere:
11.5le morti e' mutamenti e 'l duolo e 'l canto
11.6l'un dopo l'altro spesso ogn'uom vedere;
11.7ma mentre che parlava, ognun piangeva,
11.8poco intendendo a ciò che el diceva.
12.1Anzi così l'udivan, come 'l mare
12.2Tiren turbato ascolta i navicanti,
12.3o come folgor, che scenda dall'are,
12.4pe' nuvoletti teneri ovvianti
12.5da l'impeto suo cura di ristare,
12.6ma gli apre e scinde e lor lascia fumanti;
12.7e quel dì e la notte in duolo amaro,
12.8sanza punto ristar, continuaro.
13.1Quinci Teseo con sollecita cura
13.2con seco cerca per solenne onore
13.3fare ad Arcita nella sepoltura;
13.4né da ciò il trasse angoscia né dolore,
13.5ma pensò che nel bosco, ov'e' rancura
13.6aver sovente soleva d'amore,
13.7faria comporre il rogo dentro al quale
13.8l'uficio si compiesse funerale.
14.1E comandò ch'una selva che stava
14.2a quel bosco vicina, vecchia molto,
14.3fosse tagliata, e ciò che bisognava
14.4per lo solenne rogo fosse accolto
14.5dentro al boschetto, nel qual comandava
14.6una area si facesse da tal colto:
14.7mossersi allora li ministri tosto,
14.8per far ciò che Teseo loro avea 'mposto.
15.1El fece poi un feretro venire
15.2reale a sé davanti, e tosto fello
15.3d'un drappo ad or bellissimo fornire;
15.4e similmente ancor fece di quello
15.5il morto Arcita tutto rivestire;
15.6e poi il fece a giacer porre in ello,
15.7incoronato di frondi d'alloro,
15.8con ricco nastro rilegate d'oro.
16.1E poi che fu d'ogni parte lucente
16.2il nuovo giorno, elli il fece portare
16.3nella gran corte, ove tutta la gente
16.4come voleva il potea riguardare;
16.5né crede alcun che sì fosse dolente
16.6di Tebe allora il popolo a mirare,
16.7quando li sette e sette d'Anfione
16.8figli fur morti en la trista stagione,
17.1come d'Attene si vide quel giorno,
17.2nel quale altro che pianger non si udia:
17.3nessuno andava per la terra attorno,
17.4o el della sua casa non uscia,
17.5in quella stando sì come musorno;
17.6o, se ne uscisse, a la corte sen gia
17.7per rimirar l'esequie dolorose,
17.8nate dell'aspre battaglie amorose.
18.1Alta fatica e grande s'aparecchia,
18.2ciò è voler l'antico suol mostrare
18.3a l'alto Febo della selva vecchia;
18.4la qual Teseo comandò a tagliare
18.5s'andasse, acciò ch'una pirra parecchia
18.6alla stata d'Ofelte possan fare,
18.7o se si puote, ancor la vuol maggiore,
18.8in quanto fu più d'Arcita il valore.
19.1Essa toccava con le cime il cielo,
19.2e' bracci sparti e le sue come liete
19.3aveva molto, e di quelle alto velo
19.4alla terra facea; né più quiete
19.5ombre aveva Acaia; né giammai telo
19.6l'aveva offesa, o altro ferro sete
19.7n'aveva avuta; ma la lunga etate
19.8d'essa tenean per degna deitate.
20.1La qual non si credea che solamente
20.2gli uomini avesse per età passati,
20.3ma si credea che le ninfe sovente
20.4e' fauni e le lor greggi permutati
20.5fosser da lei, che continuamente
20.6di sterpi nuovamente procreati
20.7si ristorava, in etterno durando,
20.8e degli antichi suoi pochi mancando.
21.1Al miserabil loco soprastava
21.2tagliamento continuo, del quale
21.3ogni covil si vide che vi stava;
21.4e fuggì quindi ciascuno animale,
21.5e ogni uccello i suoi nidi lasciava,
21.6temendo il mai più non sentito male;
21.7e alla luce, in quel giammai non stata,
21.8in poca d'ora si diè larga entrata.
22.1Quivi tagliati cadder gli alti faggi
22.2e i morbidi tigli, i qua' ferrati
22.3sogliono spaventare i fier coraggi
22.4nelle battaglie, molto adoperati;
22.5né si difeser dalli nuovi oltraggi
22.6gli esculi e i caonii, ma tagliati
22.7furono ancora, e 'l durante cipresso
22.8ad ogni bruma e il cerro con esso,
23.1e gli orni pien di pece, nutrimento
23.2d'ogni gran fiamma, e gli ilici soprani,
23.3e 'l tasso, li cui sughi nocimento
23.4soglion donare, e' frassini che' vani
23.5sangui ber soglion del combattimento,
23.6col cedro, che per anni mai lontani
23.7non sentì tarlo né isgombrò sito
23.8per sua vecchiezza dove fosse unito.
24.1Tagliato fuvvi l'audace abete,
24.2e 'l pin similemente, che odore
24.3dà dalle tagliature, com sapete;
24.4il fragil corilo e il bicolore
24.5mirto, e con questi l'alno senza sete,
24.6del mare amico; e, d'ogni vincitore
24.7premio, la palma fu tagliata ancora,
24.8e l'olmo che di viti s'innamora.
25.1Donde la Terra sconsolato pianto
25.2ne diede; e quindi ciascuno altro iddio
25.3de' luoghi amati si partì intanto,
25.4dolente certo e contra suo disio,
25.5e l'albitro dell'ombre Pan che tanto
25.6quel luogo amava, e ciascun semidio;
25.7e lor partenti ancor piangea la selva,
25.8che forse lì mai più non si rinselva.
26.1Adunque fu degli alberi tagliati
26.2un rogo fatto mirabilemente;
26.3poco più furo i monti accumulati
26.4sopra Tesaglia dalla folle gente,
26.5inverso il ciel mattamente elevati,
26.6che fosse quivi quel rogo eminente;
26.7il qual dalli ministri fu tessuto
26.8velocemente e con ordin dovuto.
27.1El fu di sotto di strame salvaggio
27.2agrestamente fatto e di tronconi
27.3d'alberi grossi, e fu il suo spazio maggio;
27.4poi fu di frondi di molte ragioni
27.5tessuto, e fatto con troppo più saggio
27.6avvedimento, e di più condizioni
27.7di ghirlande e di fior fu pitturato:
27.8e questo suolo assai fu elevato.
28.1Sopra di questi l'arabe ricchezze
28.2e quelle d'oriente con odori
28.3mirabil fero delle lor bellezze
28.4il terzo suol composto sopra i fiori;
28.5quivi lo 'ncenso, il qual giammai vecchiezze
28.6non conobbe, vi fu dato agli ardori,
28.7e il cennamo più ch'altro durante,
28.8e il legno aloè di sopra stante.
29.1Poi fu la sommità di quella pira
29.2d'un drappo in ostro tirio con oro
29.3tinto coperto, a veder cosa mira
29.4sì per valore e sì per lo lavoro;
29.5e, questo fatto, indietro ognun si tira
29.6e con tacito aspetto fa dimoro,
29.7quelli attendendo che dovean venire
29.8col morto corpo a tal cosa finire.
30.1Già ogni parte era piena di pianto,
30.2e già l'aula regia mugghiava,
30.3tale che di lontan bene altrettanto
30.4nelle valli Eco trista risonava;
30.5e Palemone, di lugubre manto
30.6coperto, nella corte si mostrava
30.7con rabbuffata barba e tristo crine
30.8e polveroso e aspro sanza fine.
31.1E sopra 'l corpo misero d'Arcita,
31.2non men dolente Emilia piangea,
31.3tutta nel viso palido smarrita
31.4e' circunstanti più pianger facea,
31.5né dal corpo poteva esser partita,
31.6con tutto che Teseo gliele dicea;
31.7anzi parea che sommo suo diporto
31.8fosse mirare il suo Arcita morto.
32.1Quando gli Achivi in abito doglioso
32.2entraron dentro a l'aula piangente,
32.3allora il pianto assai più doloroso
32.4incominciò e d'una e d'altra gente,
32.5più forte che non fu quando il dubbioso
32.6mondo lasciò quell'anima dolente;
32.7e rintegrossi più volte e ristette
32.8dentro le menti da dolor costrette.
33.1Né dal tumulto tacque alcuna volta
33.2la stupefatta casa, che Egeo
33.3a Palemone con parola molta
33.4non desse alcun conforto, se 'l poteo,
33.5a lui mostrando in quanto male involta
33.6fosse la vita d'esto mondo reo
33.7e le cose durissime occorrenti
33.8miseramente ogni giorno a' viventi.
34.1E ben che Palemon forse tacesse,
34.2e' non l'udia, se non come Atteone
34.3si crede che la sua turba intendesse:
34.4anzi piangeva in sé, né orazione
34.5esser potea che da ciò il traesse,
34.6tanta nel core avea compassione
34.7al trapassato suo più caro amico,
34.8a cui ingiustamente fu nemico.
35.1Quivi cavalli altissimi, guardati
35.2per lui, furon coverti nobilmente,
35.3e su vi fur, delle sue armi armati,
35.4sopra ciascuno un giovane sergente;
35.5quivi l'esuvie de' suoi primi nati
35.6furono apparecchiate parimente,
35.7quivi faretre e archi con saette,
35.8e più sue veste nobili e elette.
36.1E acciò che Teseo intero segno
36.2di nobil sangue desse di costui,
36.3tutti vi fé gli ornamenti da regno
36.4venir presenti, e adornarne lui;
36.5lì le veste purpuree, con ingegno
36.6fatte, si videro addosso a colui;
36.7lo scettro e 'l pomo e l'eccelsa corona
36.8per lui al fuoco del suo rogo dona.
37.1Li più nobili Achivi i vasi cari,
37.2di mel, di sangue e di latte novello
37.3pieni, portaron con lamenti amari
37.4sopra le braccia, precedendo quello;
37.5né si studiavano i lor passi guari,
37.6anzi soavi, con l'aspetto bello
37.7cambiato, andavan l'uno a l'altro appresso,
37.8come l'ordine dato avea concesso.
38.1Sopra le spalle, de' Greci i maggiori
38.2il feretro levarsi lagrimando,
38.3e con esso d'Attene usciron fori,
38.4con alto pianto la gente gridando,
38.5l'iniqui iddii e li loro errori
38.6con alte voci spesso bestemiando;
38.7e 'nfino al loco per la pira eletto
38.8portaro i duci il miserabil letto.
39.1La qual già fatta in quel loco trovata
39.2e d'ogni legno ricca, sopra d'essa
39.3ebbero la lettiera riposata,
39.4la qual fu tosto dalla gente spessa
39.5che li seguiva tutta intorniata,
39.6per ciò veder, con disoluta pressa;
39.7e poi li duci indietro si tiraro
39.8e gli altri che venivano aspettaro.
40.1Là venne Palemone, al quale Egeo
40.2dolente andava dal suo destro lato,
40.3e dal sinistro li venia Teseo,
40.4poi d'altri Greci tututto fasciato;
40.5Emilia poi appresso si vedeo,
40.6cui più debole sesso sconsolato
40.7accompagnava, e essa in mano il foco
40.8feral recava al doloroso loco.
41.1Nel qual poi ched e' furon pervenuti,
41.2Emilia lassa cominciò piangendo:
41.3— O dolce Arcita, e' non furon creduti
41.4da me tai casi, che a te venendo
41.5fosser li visi da dolor premuti,
41.6con piagnevoli voci quali intendo;
41.7né 'n questa guisa mi credetti entrare
41.8nelle camere tue ad abitare.
42.1Assai è, lassa!, duro a sostenere
42.2ciò che io veggo, che le prime tede
42.3al rogo tuo mi convenga tenere.
42.4O dispietati iddii, sanza merzede,
42.5or che è questo che v'è in piacere?
42.6Dove è l'amore antico, ove la fede
42.7che solavate portare a' mondani?
42.8Ella n'è gita con li venti vani.
43.1O caro Arcita, più non posso avanti:
43.2prendi le fiamme da me concedute
43.3al rogo tuo, e' dolorosi pianti
43.4per la tua alma in loco di salute. -
43.5E mentre ch'essa ne' dolenti canti
43.6stava così, da lei fur conosciute
43.7le voci funeral che in usanza
43.8erano allor per pelopea mostranza.
44.1Per che ella, al rogo fatta più vicina,
44.2con debil braccio le fiamme vi mise,
44.3e per dolore indietro risupina
44.4tra le sue donne cadde, in quelle guise
44.5che fan talor, poi tagliata è la spina,
44.6le bianche rose per lo sol succise;
44.7e semiviva fece dubitare
44.8di morte a chi la potea rimirare.
45.1Ma, sanza lungo indugio risentita,
45.2si levò in piè e l'anella si tolse
45.3le quai donate già l'aveva Arcita,
45.4e con suoi altri ornamenti gli accolse,
45.5e 'n su la pira, subita e smarrita,
45.6le gittò presta, sì come altri volse,
45.7dicendo: — Te': non si convene omai
45.8che io m'adorni, poi lasciata m'hai. -
46.1E quinci, rotti li tristi lamenti,
46.2muta ricadde, e il chiaro colore
46.3fuggì del viso, e' belli occhi lucenti
46.4perdér la luce, sì ne giro al core
46.5subitamente tutti i sentimenti
46.6per lui soccorrer, che già dal dolore
46.7soverchio con fierezza era assalito,
46.8laonde ogni valor l'era fuggito.
47.1Da l'altra parte, Palemon s'avea
47.2la barba e' crin tutti quanti tagliati
47.3e posti sopra Arcita, e sì dicea
47.4con sommo pianto: — O iddii spietati,
47.5con altro patto certo mi credea
47.6che questi crini vi fosser litati;
47.7ma poi nell'are, iddii, non li volete,
47.8nelle dolenti esequie li prendete. -
48.1E poi ch'egli ebbe la barba e' capelli
48.2così donati, a sé fece venire
48.3militari armi con altri gioielli,
48.4e tutti su li vi fece salire;
48.5e altre cose assai ancor con quelli
48.6care li fur, piangendo, d'offerire
48.7e di far ricca la pira dolente,
48.8dove giacea il suo caro parente.
49.1Già istrepivan per lo messo foco
49.2le prime frondi, e la fiamma pigliava
49.3con le sue lingue parte in ogni loco,
49.4e ognora più ricca diventava;
49.5e certo in lungo tempo né in poco
49.6più ricca pira non si ricordava,
49.7che quella fu quivi fatta ad Arcita
49.8per lo suppremo onor della sua vita.
50.1Le gemme crepitavano, e l'argento,
50.2che ne' gran vasi e negli ornamenti era,
50.3si fondea tutto, e ogni vestimento
50.4sudava d'oro nella fiamma fiera;
50.5e ciascun legno d'assirio unguento
50.6si facea grasso e con maggior lumiera;
50.7e' meli ardenti stridivano in esse,
50.8con l'altre cose in quelle allora messe.
51.1E le cratere de' vini spumanti
51.2e dello scuro sangue, e 'l grazioso
51.3candido latte, tututti fumanti
51.4sentieno ancora il fuoco poderoso;
51.5e' maggior Greci intorno tutti quanti
51.6stavano a Palemon per lo noioso
51.7rogo dagli occhi torli, e 'l simigliante
51.8stavan le donne ad Emilia davante.
52.1Allora Egeo fé far di cavalieri
52.2ischiere sette, di diece per una,
52.3armati tutti sopra gran destrieri;
52.4e ciascheduno indosso aveva alcuna
52.5sua sopravesta, quale era mestieri
52.6di vestirlasi a quella festa bruna;
52.7delle quai sette de' Greci maggiori
52.8furono allora li conducitori.
53.1E a sinistra man, con tondo giro,
53.2tre volte il rogo tutto intorniaro;
53.3e la polvere alzata il salir diro
53.4delle fiamme piegava, e risonaro
53.5le lance che alle lance si feriro
53.6per lo sovente intorniarsi amaro,
53.7che quivi si facea intorno intorno,
53.8sopra 'l piè presti e sanza alcun sogiorno.
54.1Dieder quelle arme orribile fragore
54.2quattro fiate, e altrettante pianto
54.3le donne dier con misero dolore
54.4e con le palme ripercosse alquanto;
54.5poi, dietro ciascheduno al suo rettore
54.6come l'ordine usato dava intanto,
54.7sul destro braccio si voltaron tutti,
54.8con nuovo giro e con dolore e lutti.
55.1E ciò che essi sopra l'arme aveno
55.2forse portato lì per covertura,
55.3tututti quanti insieme si traeno,
55.4quelle gittando nella calda arsura;
55.5e i cavalli ancora discoprieno
55.6di lor coverte e di lor armadura;
55.7e così il quarto giro fu fornito
55.8per quella gente, come avete udito.
56.1E oltre a questo, chi vi gittò freno,
56.2chi lancia, chi iscudo e qual balteo;
56.3chi elmo e qual barbuta, e altri pieno
56.4di saette turcasso; e chi vi dieo
56.5archi e chi spade, come me' poteno;
56.6e qual toraca ancor metter vi feo,
56.7chi carri da triunfi e chi cavalli,
56.8tanto lor piacque a tutti onor di falli.
57.1Il giorno inverso della notte andava,
57.2e Vulcan lasso in ceneri recate
57.3le cose avea che ciascun li donava;
57.4per che con acque per ciò ordinate
57.5da' Greci il rogo già si soporava,
57.6e fine era alle cose, che lasciate
57.7appena fur, l'ombre sopravenute:
57.8tanto le fecer d'ogni onor compiute!
58.1Egeo vi ritornò il dì seguente,
58.2e con pietosa man tutte raccolse
58.3le ceneri, da capo prima spente
58.4con molto vino, e di terra le tolse,
58.5e in una urna d'oro umilemente
58.6le mise, e quella in cari drappi involse
58.7e nel tempio di Marte fé guardare,
58.8fin ch'altro luogo le potesse dare.
59.1E acciò che l'onor fosse maggiore,
59.2molti giuochi vi furono ordinati,
59.3ne' quali i re mostrar molto valore;
59.4ma intra gli altri nel corso onorati
59.5i primi furono e Ida e Castore,
59.6sì come molto in ciò esercitati;
59.7costoro adunque di vertute equali,
59.8di lor vittoria pari ebber segnali,
60.1perciò che fu a ciaschedun donato
60.2per premio del valore un dono caro:
60.3ciò fu per uno un caval covertato
60.4di nobili coverte, u' si mostraro
60.5da uom, d'ingegno altissimo dotato
60.6di Pallade gli onor, quando pigliaro
60.7nome novello i Cicropi, e ancora
60.8v'era il palude ove pria fé dimora.
61.1Vedeasi ancor le fistule sonare,
61.2le quali ella trovò primieramente;
61.3poi con Aragne folle disputare,
61.4e di Vulcan vi si vedea vincente;
61.5e altre istorie assai, le quai contare
61.6non è ben convenevol al presente.
61.7Adunque l'Oebalio e 'l Pisano
61.8furo onorati di don sì sovrano.
62.1Ma poi nell'unta palestra Teseo
62.2per virtù propria meritò l'onore,
62.3però ch'al tempo suo me' ch'altro il feo,
62.4e ben lo seppe Elena; e per maggiore
62.5gloria li fece lì recare Egeo
62.6un bello scudo e di molto valore,
62.7nel qual vedeasi Marsia sonando,
62.8sé con Appollo nel sonar provando.
63.1Vedeasi appresso superar Fitone,
63.2e quindi sotto l'ombre graziose,
63.3sopra Parnaso, presso a l'Elicone
63.4fonte seder con le nove amorose
63.5Muse e cantar maestrevol canzone;
63.6e oltre a queste v'eran molte cose,
63.7tutte in onor di Febo, con molto oro,
63.8belle a vedere e care per lavoro.
64.1Poi al cesto giucando assai più degno
64.2Polluce si mostrò, che avanzato
64.3aveva Ameto, pien d'alto disdegno,
64.4da Febo male in ogni cosa atato;
64.5onde per la gran forza e per lo 'ngegno
64.6il quale aveva ne' giuochi operato,
64.7li fé venire Egeo due nappi grandi,
64.8per oro cari e per arte ammirandi.
65.1In essi con non poca sottigliezza
65.2era scolpito Alcide nella cuna
65.3ancor giacente prender con fierezza
65.4le serpi a lui mandate e ad ognuna
65.5la morte dare; e quindi la fortezza
65.6ch'egli usò nella nemea selva bruna
65.7contra 'l fiero leone, e quindi appresso
65.8l'altre fatiche sue v'eran con esso.
66.1Ebbevi ancora Evandro molto onore
66.2con Sarpedone al desco allor giucando,
66.3a cui per merto del suo gran valore
66.4uno elmo venne, d'Egeo al comando,
66.5e forte e bello e 'n forma di pastore
66.6su vi sedeva Pan iddio sonando,
66.7in quella vera forma che gli danno
66.8gli Arcadi allor che figurar lo fanno.
67.1Molti altri ancor che con costor giucaro,
67.2li quai sarebbe lungo il raccontare,
67.3ne' fatti giuochi assai ben si portaro,
67.4alli quai tutti fece Egeo donare
67.5solenni doni, onde si contentaro
67.6lieti non poco di tale operare,
67.7di lor vertù sovente contendendo,
67.8l'un dell'altro i difetti riprendendo.
68.1Né ne' giuochi olimpiaci giammai
68.2d'ulivo fu ghirlanda conceduta,
68.3over ne' fizii delli pennei mai,
68.4o d'appio ne' nemei ricevuta,
68.5o di pin negli stimii, ch'ad assai
68.6fosse al ricevitor così dovuta,
68.7come 'n quel giuoco detto cereale
68.8di quercia l'ebbe Agamenon aguale.
69.1Poi fé subitamente Palemone,
69.2là dove il rogo d'Arcita era stato,
69.3edificar con mira operazione
69.4un tempio grande, bello e elevato,
69.5il qual sacrò alla santa Giunone;
69.6e in quel volle che 'l cener guardato
69.7fosse d'Arcita, in etterna memoria
69.8del suo valore e della sua vittoria.
70.1Era il tempio grande, come è detto,
70.2e per più cose molto da lodare,
70.3nel quale el fece per propio diletto
70.4tutti i casi d'Arcita istoriare
70.5e adornar di lavorio perfetto
70.6da tal che ottimamente il seppe fare:
70.7il quale i Greci rimirando spesso,
70.8con giusto cuor pietà avevan d'esso.
71.1El si vedeva lì, nel primo canto,
71.2Teseo di Scizia tornar vincitore,
71.3e delle donne achive il tristo pianto
71.4e le lor voci e lor greve dolore
71.5quasi sentia chi le mirava alquanto,
71.6sì fu sovrano e buon l'operatore;
71.7e ciascheduna v'era conosciuta
71.8da chi l'avesse altra volta veduta.
72.1Vedeasi appresso il sanguinoso Ismeno,
72.2e il superbo Asopo, e ciascun lito
72.3di corpi morti quasi tutto pieno;
72.4e similmente si vedeva il sito
72.5di Tebe qual el fu né più né meno,
72.6e' monti ancor donde era circuito,
72.7nel quale ancora con superba fronte
72.8vi si vedea regnare il gran Creonte.
73.1Né molto poi, li gran duci armati,
73.2Teseo con Creonte e la lor gente
73.3in gran battaglia insieme mescolati
73.4vi si vedeano, e quale era valente
73.5e qual codardo assai bene avvisati
73.6eran da chi mirava fisamente;
73.7e 'l campo v'era vinto da Teseo,
73.8con quanto lì per lui poscia si feo.
74.1E per li monti si vedean fuggire
74.2le dolorose madri co' figliuoli;
74.3pareanvisi le voci ancor sentire
74.4de' lor dolenti e dispietati duoli;
74.5e vedeansi le donne achive gire
74.6nell'alte torri, con diversi stuoli,
74.7e ardere ogni cosa, poscia ch'esse
74.8ebber le corpor nelle fiamme messe,
75.1e quella tutta nel fuoco avampare;
75.2poi v'era il campo tutto ricercato
75.3da chi dovea cotale uficio fare,
75.4nel qual tra gli abbattuti era trovato
75.5Arcita tutto sanguinoso stare,
75.6e Palemone ancor presso pigliato,
75.7e a Teseo menati per prigioni,
75.8perché parevan nobili baroni.
76.1Poi ciascheduno tristo e doloroso
76.2al carro avanti a Teseo triunfante
76.3vi si vedeva e in atto pensoso;
76.4e rimirando un poco più avante,
76.5in prigion si vedeano, e l'amoroso
76.6giardino ancora allato loro stante,
76.7tutto vestito pel tempo novello
76.8di nuove frondi, grazioso e bello.
77.1Nel qual la lieta e bella giovinetta
77.2gir si vedeva in su li nuovi albori,
77.3e lietamente cantando soletta
77.4frondi cogliendo e bellissimi fiori,
77.5e a sé far leggiadra ghirlandetta;
77.6e quivi a finestrella gli amadori
77.7erano in guisa che chi li mirava
77.8diceva che ciascun di loro amava.
78.1Vedeansi poi i lor grevi sospiri
78.2e' rotti sonni e l'amorosa vita,
78.3e quali e chenti fosser lor martiri;
78.4e quivi appresso ancora come Arcita,
78.5da Peritoo con sommi disiri
78.6disprigionato, faceva partita;
78.7e vedevasi in Corinto arrivare,
78.8quindi in Mecena e poi in Egina andare.
79.1Poscia d'Egina ad Attene tornato,
79.2e dipartito dallo re Pelleo,
79.3e il gran tempio d'Appollo lasciato,
79.4vi si vedeva servire a Teseo;
79.5e mentre stette in così fatto stato,
79.6ciò ch'el fé v'era, e sì come Penteo
79.7dir si faceva, e sì come soletto
79.8se n'andava tal volta nel boschetto,
80.1là dove il chiaro rivo il dilettava
80.2e 'l venticel che le frondi battea
80.3e ciascheduno uccel che lì cantava:
80.4e lui dormente tutto si vedea;
80.5e Panfil v'era ancor come ascoltava
80.6infra le frasche ciò che el dicea,
80.7e riportava ciò a Palemone,
80.8signor di lui, ch'ancora era 'n prigione.
81.1Di Panfil poscia v'era la malizia
81.2che elli usò, quando fece Alimeto
81.3quivi venire, e simil la letizia
81.4di Palemon, quando si vedea lieto
81.5fuor di prigion, dov'elli avea dovizia
81.6vie più che d'allegrezza, d'amar fleto;
81.7e lui armato vedevasi andare
81.8nel tempo oscuro ad Arcita trovare.
82.1Poscia vedeasi nel boschetto sceso,
82.2che attendeva Arcita ancor dormente;
82.3poi come, desto, era fra lor conteso
82.4dell'amor della donna pianamente;
82.5poscia ciascuno, di furore acceso,
82.6nell'arme si vedeva parimente
82.7combatter fieri con aspra battaglia,
82.8e come ognun di vincer si travaglia;
83.1là dove Emilia si vedea venuta,
83.2che per lo bosco con Teseo cacciando
83.3s'andava, né alcuno avea sentuta
83.4questa battaglia; e vedeavisi quando
83.5quivi Teseo con parole partuta
83.6l'avea, e come con lor ragionando
83.7li riconobbe, e il dato partito
83.8preso da loro, e poi bene ubidito.
84.1Vedeanvisi le feste de' Dircei,
84.2che e' facevan costretti d'amore;
84.3e quivi ancora li duci lernei,
84.4venir ciascun con sommissimo onore,
84.5vi si vedevano, acciò che colei
84.6sola ristesse dell'uno amadore;
84.7e poi le 'nsegne a' suoi da ciascun date,
84.8e come armati in esse fur mostrate.
85.1Eranvi i templi d'incensi fumanti,
85.2e il pigliar di lor prima milizia:
85.3poi nel teatro insieme tutti quanti,
85.4e di diversi strumenti letizia
85.5vi si vedea, e tutti i lor sembianti,
85.6e come la battaglia lor s'inizia;
85.7e ciò che poi vi si fé quel giorno
85.8tututto v'era di lavoro adorno.
86.1E la gran festa ancor vi si parea,
86.2e' sacrifici e 'l chiamato Imeneo
86.3ch'allor si fé, quando Arcita prendea
86.4pria per isposa davanti a Teseo
86.5Emilia bella; e poi vi si vedea
86.6il duol dolente ch'ogni Greco feo
86.7nella partita della trista vita,
86.8che fé il valoroso e buono Arcita.
87.1E il feretro suo di sopra a' regi
87.2con alti pianti si vedea portato,
87.3e similmente da tutti gli egregi
87.4baron che v'eran da ciaschedun lato;
87.5e 'l lamento de' popoli e collegi
87.6che 'nfino in ciel parea fosse ascoltato;
87.7poi sopra il rogo si vedeva ardente
87.8il corpo ornato molto riccamente.
88.1Sola la sua caduta da cavallo
88.2gli uscì di mente né vi fu segnata:
88.3credo che' fati voller senza fallo,
88.4acciò che mai non fosse ricordata;
88.5ma non poté la gente amenticallo
88.6sì nel cor era di ciascuno entrata
88.7con greve doglia, sì era in amore
88.8di ciascheduno il giovane amadore.
89.1Era 'n tal guisa tututto dipinto
89.2il nobil tempio, dentro al quale el pose
89.3di sacerdoti numero distinto,
89.4li quai le trierterie dolorose,
89.5il dì che Arcita fu da' fati estinto,
89.6dovesser celebrar maravigliose;
89.7e riccamente il tempio fé dotare
89.8e d'ornamenti nobili adornare.
90.1E 'n mezzo d'esso fece prestamente
90.2una colonna di marmo pulita
90.3drizzar, sopra la qual d'oro lucente
90.4una urna fu discretamente sita,
90.5dentro la qual la cenere tepente
90.6fece servar del suo amico Arcita;
90.7e adornolla di sequenti versi,
90.8in guisa tal che ben legger potersi:
91.1«Io servo dentro a me le reverende
91.2del buono Arcita ceneri, per cui
91.3debito sacrificio qui si rende;
91.4e chiunque ama, per esempio lui
91.5pigli, s'amor di soverchio l'accende;
91.6perciò che dicer può: “Qual se', io fui;
91.7e per Emilia usando il mio valore
91.8mori': dunque ti guarda da amore.”».
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