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LIBRO OTTAVO

Teseida

PoeTree.it

1.1Taceva tutto il teatro aspettando
1.2il terzo cenno del sonar tireno,
1.3in qua in là in giù in su mirando,
1.4e or dell'uno or dell'altro diceno
1.5ciò che nel cor ne givano stimando,
1.6e qua' con questi e qua' con que' teneno;
1.7e mentre stavano attenti a costoro,
1.8subito udissi il terzo suon fra loro.
2.1Ora la Musa a cui più di me cale
2.2per me versi componga, or per me canti,
2.3e noto faccia il gioco marziale
2.4fieramente operato da' due amanti,
2.5con compagnia ciascun di schiera equale
2.6di cavalier valorosi e atanti;
2.7ch'io per me non varria a far sentire
2.8il duro scontro e l'amaro seguire.
3.1Se il romore del gonfiato mare
3.2da fieri venti e forti stimolato
3.3e quanto mai ne fero nel pigliare
3.4porto li marinar fosse adunato
3.5o quello insieme che si dovea fare
3.6quando a Pompeo Cesar assembrato
3.7si fu in Tesaglia; non fora ad assai
3.8quanto fu quel, che non si udì più mai;
4.1né saria stato, s'agiunto vi fosse
4.2quel che Lipari fé, o Mongibello,
4.3o Strongolo, o Vulcan quando più cosse,
4.4o quando Giove, più crucciato, il fello
4.5Tifeo di spavento più percosse,
4.6tonando forte omai chente fu quello
4.7pensil ciascun che ha fior d'intelletto;
4.8forse che 'l sentirà qual io ho detto,
5.1d'arme, di corni, nacchere e trombette,
5.2di voci messe da' popoli strani,
5.3il qual dicon che 'n Corinto s'udette,
5.4tanto nel ciel si dilatar sovrani:
5.5ciascuno uccello di volar ristette,
5.6e temer tutti gli animai silvani;
5.7e qualunque era quivi non venuto
5.8pensò parte del ciel fosse caduto.
6.1E qual là, dove Appennin da Peloro
6.2tronchi si truovan, per li venti avversi
6.3gli alti marosi per forza tra loro
6.4romponsi e bianchi ritornan di persi,
6.5giunsersi sì le schiere di costoro
6.6con corsi più veloci e più perversi,
6.7che d'alto monte, per subita piova,
6.8rabbioso il rivo il pian letto ritrova.
7.1Così adunque le schiere animose
7.2li gran destrieri urtaron con li sproni;
7.3sanz'aver lance, co' petti, focose
7.4insieme si ferir de' buon roncioni.
7.5La polver alta tutti li nascose
7.6in un nuvol di sé; e degli arcioni
7.7usciron molti allor, che non montaro
7.8più a caval, né quindi si levaro.
8.1E' si sostenner, né poter passare
8.2oltre fra lor, ma ricularsi indietro
8.3per le percosse equal, sì come fare
8.4suol raggio in acqua percosso o in vetro,
8.5che riflettendo i raggi fa tornare
8.6subitamente per lo cammin tetro;
8.7e vigorosi spronar li destrieri,
8.8in sé tornando gli arditi guerrieri.
9.1Né credo, quando più la fucina arse
9.2di Vulcan nera ne' regni sicani,
9.3o quando maggior fummo fuori sparse,
9.4tale il facesse qual salivan vani
9.5vapori al cielo, i quai delle riarse
9.6terre nascean dalli cavalli strani
9.7premute, e dagli anari e da' sudori
9.8mossi e dagli spumanti corridori.
10.1Nullo dintorno alcun di lor vedea,
10.2se non come per nebbia ne' turbati
10.3tempi si vede, e l'un non conoscea
10.4l'altro di loro, e gran colpi donati
10.5erano in danno, che ciascun credea
10.6dare a color cui aveno scontrati;
10.7per che Arcita — Pegaso! — a gridare
10.8cominciò forte e' suoi a confortare.
11.1Ma Palemon solo — Asopo! — gridava,
11.2e con tal voce a sé i suoi raccolse
11.3e di bene operar li confortava;
11.4poi ver gli avversi la testa rivolse
11.5del suo cavallo, e la spada vibrava;
11.6inver di cui il buono Arcita si volse,
11.7avendo lui appena conosciuto
11.8per lo gran polverio che v'era suto;
12.1e con li sproni urtato il gran destriere,
12.2li corse adosso con la spada in mano;
12.3e que' ver lui come pro' cavaliere
12.4corse feroce e certo non invano;
12.5ma tal de' petti, in mezzo delle schiere,
12.6si riferiro e de' corpi, ch'al piano
12.7insieme co' cavai che rincularo
12.8amendun cadder sanza alcun riparo.
13.1Cremiso quivi, in Elicona nato,
13.2e Parmenon, che l'onde d'Ismeneo
13.3tutte sapeva, e con lor Polimato,
13.4questo vedendo, incontro di Fegeo
13.5d'Antedon sceser, ch'era dismontato,
13.6e con lui il teumesio Alfesibeo,
13.7per lo lor Palemon volere atare
13.8e, se potesser, Arcita pigliare.
14.1E cominciar fra loro aspra battaglia
14.2così a piè con le spade impugnate,
14.3e ciaschedun per lo suo si travaglia,
14.4dando alla parte avversa gran collate,
14.5sforzandosi per vincer la puntaglia;
14.6e ben mostravan lor gran probitate
14.7in mantenersi per ispazio molto,
14.8sanza mai volger, l'uno a l'altro volto.
15.1Quivi rimase per misera sorte
15.2Artifilo Itoneo, il qual ferio
15.3d'una bipenne il buon Cremiso a morte;
15.4e mentre lui lo suo fratel pio
15.5volea levar, li sopragiunse il forte
15.6Eleno, e orgoglioso il perseguio
15.7e lui uccise ancor similemente
15.8allato al frate dolorosamente.
16.1E 'nnanzi si potesser riavere
16.2ciascun da' suoi, vi fur colpi assai dati,
16.3però che l'uno l'altro ritenere
16.4voleva; e dopo molto in ciò provati
16.5e a ciascuno mancato il potere,
16.6amenduni a caval fur rimontati,
16.7mercé de' lor che gli aiutaron bene,
16.8oprando ciò ch'a tal cosa convene.
17.1La pressa grande e lo spesso ferire
17.2tolse di sé a questi due la vista;
17.3e cominciaron per lo campo a gire,
17.4dipartendo ove più la gente mista
17.5si combatteva, ciascun con disire;
17.6e andar sen potea l'anima trista
17.7all'infernali iddii di cui giugnea
17.8Arcita: in saldo ta' colpi traea!
18.1Il gran Minòs il fiero Agamenone
18.2presto nell'arme gì a riscontrare,
18.3e 'l buon Nestor iscontrò Almeone,
18.4e Ida Peritoo nell'afrontare,
18.5e Evandro s'urtò con Sarpedone;
18.6ma Radamanto venne ad ovviare
18.7il fiero Niso, e appetto a Castore
18.8Anchelado s'oppose con valore.
19.1E contro Alimedon Pelleo sen venne,
19.2e Menelao si fé incontro ad Ameto;
19.3né il buon Ligurgo di correr si tenne
19.4inver d'Ulisse, il qual non mansueto
19.5andò ver lui; ma Diomede attenne
19.6al buon Polluce, d'ira assai repleto;
19.7gli altri ciascun secondo che poteo
19.8nella battaglia più innanzi si feo.
20.1Chi passò innanzi e chi rimase appresso
20.2de' prencipi primai nella scontrata;
20.3ciascun feriva e era ferito esso,
20.4la battaglia tenendo lunga fiata;
20.5ma per lo in qua e 'n là ferire spesso,
20.6tosto fu tutta in sé rimescolata;
20.7né ordine servossi, anzi correa
20.8ciascun colà dove me' far credea.
21.1E' si scontrò Arcita in Almeone
21.2e battaglia aspra insieme incominciaro;
21.3né di lor nullo pareva garzone,
21.4anzi vendea ciascun suo colpo caro;
21.5e d'altra parte il fiero Palemone
21.6e 'l nobile Polluce si scontraro;
21.7quivi Polluce mostrò aspramente
21.8ch'elli era del ciel degno veramente.
22.1El feria Palemon con tal valore,
22.2che quasi a forza ritenuto l'ebbe;
22.3se non che Ulisse, buon combattitore,
22.4lasciò Ligurgo, sì di ciò l'increbbe,
22.5e lui riscosse; ma Pollùs di core,
22.6tal contra Ulisse mal voler li crebbe,
22.7col buon Nestore insieme accompagnato
22.8a forza fuor de' suoi l'hanno tirato.
23.1Lì Laertin maravigliosa prova
23.2mostrò di sé con Filacide insieme
23.3in riscuotere Ulisse, ma non giova;
23.4ciascun, quantunque pò, sopra lor preme,
23.5e certo egli era a veder cosa nova
23.6ciò che Liarco faceva e Crusteme
23.7per lui raver; ma Acarnan pisano
23.8li facea fatigar del tutto invano.
24.1Col quale insieme era 'l buono Agilleo,
24.2dell'ardir del fratel tutto focoso;
24.3e 'l buon Toàs col suo frate Euneo,
24.4ciascun nell'arme forte e poderoso;
24.5de' quali ognun tanto per forza feo,
24.6che 'ndietro si tornò ciascuno iroso
24.7di que' d'Ulisse; e essi della spessa
24.8turba lui trasser con non poca pressa.
25.1Quivi, tratteli l'arme, a riguardare
25.2che fesser gli altri il mandaro a sedere.
25.3Fé dunque il dì assai di sé parlare
25.4Polluce, e fece assai chiaro sapere
25.5che sed e' non l'avesse fatto andare
25.6Giove sì tosto il cielo a possedere,
25.7che elli avrebbe per Elena a Troia
25.8al grande Ettor donata molta noia.
26.1Ma qual la leonessa negli ircani
26.2boschi, per li figliuo' che nel covile
26.3non trova, sé con movimenti insani
26.4messa in oblio, la sua ira gentile
26.5mugghiando corre e per monti e per piani,
26.6né mai la fa se non affanno umile;
26.7cotal correndo Diomede andava,
26.8veggendo Ulisse preso che si stava.
27.1Niuno aveva resistenza a lui;
27.2e' ferì Eris e ferì Sicceo
27.3e Alcion sicionio, e con lui
27.4molto aspramente l'epidaurio Agreo,
27.5né nulla aveva paura d'altrui;
27.6e 'n quello andare il buon Iolao Ianteo
27.7preso, da Niso e da Almeone
27.8atati, lui ritenner per prigione.
28.1Poi ritornati valorosamente
28.2alla battaglia, Cefalo scontraro
28.3e lui ferir; ma valorosamente
28.4Cefalo fé a tal corsa riparo;
28.5ma sua prodezza non valse niente:
28.6Alcidamàs e lui insieme pigliaro,
28.7e dello stormo li mandaron fuori,
28.8sicché non fur più il dì feritori.
29.1Agamenone di parte lontana
29.2questo vedeva, tuttor combattendo;
29.3per che, chiamata sua gente spartana,
29.4in quella parte se ne gì correndo,
29.5e gridò forte: — O Diomede, appiana;
29.6troppo ci vai di dammaggio faccendo! -
29.7E questo detto, in sul capo il ferio,
29.8ond'elli a terra tramortito gio.
30.1Prender lo volle allora Eliodoro
30.2e 'l buon Mefiso, e eran dismontati;
30.3ma ben vi fu chi contradisse loro,
30.4Arbato e Cidoneo quivi arrivati,
30.5li quali a piè s'opposero a costoro,
30.6e tra lor fur di gran colpi donati;
30.7e Diomede, tutto sanguinoso,
30.8fu tratto dello stormo per riposo.
31.1Avea Niso ferito il buon Castore
31.2e quasi già che stancato l'avea,
31.3ove Agilleo ancor con gran valore
31.4mostrava ben tutto ciò che valea;
31.5allor Minòs con furia e con furore,
31.6che assai vicino a sé questo vedea,
31.7vi corse e gli assaliti riscotendo
31.8giva, aspramente in qua e 'n là ferendo.
32.1A questo venne correndo Pelleo,
32.2mostrando sé degno padre d'Accille,
32.3e in mezza la pressa far si feo
32.4vie più di luogo assai, che se con mille
32.5vi fosse giunto, e il figliuol di Perseo
32.6con lui insieme; e parea che faville
32.7gittasser d'ogni parte, sì ferventi
32.8quivi pervenner con tutte lor genti.
33.1E 'ncontro al gran Minòs Pelleo si mise
33.2con un bastone di ferro impugnato,
33.3né mai alcun per colpir li divise,
33.4sì parea ciascheduno inanimato;
33.5e tanto il buon Pelleo s'inframise,
33.6ferendo forte e sostenendo armato,
33.7che mal suo grado ebber Minòs prigione:
33.8egli, e co' suoi, lo buon Mirmodone.
34.1Al qual riscuoter Ditteo operava
34.2con quella forza che potea maggiore,
34.3e 'l ciprian Rifeo forte l'atava,
34.4e 'l simile faceva il buon Mintore,
34.5alli quali Astragon alto gridava:
34.6— Deh, riscotiamo il nostro car signore. -
34.7E Piro e Cenis e Tricon sagace,
34.8ciaschedun sopra ciò quanto pò face.
35.1Ma Telamone incontro resistenza
35.2aspra facea con Foco suo fratello,
35.3e Fenice con loro, a tale intenza;
35.4Tarso, Cidone, Parmeso e 'l gemello
35.5Arion con Acon la lor potenza
35.6dimostravan nell'armi a tal zimbello;
35.7tra' quali aspra battaglia e angosciosa
35.8fu certo e grande e per tai dolorosa.
36.1Quivi Rifeo fu da Talamone
36.2ucciso, il qual gli avea morto davanti
36.3miseramente il dolente Arione,
36.4il qual parole, sangue e tristi pianti
36.5ad una ora nel sen del suo Acone,
36.6alla morte vicin, tra tutti quanti,
36.7gittava; e quivi l'anima rendeo,
36.8perché cacciata star più non poteo.
37.1Ma al da sezzo dopo molti danni,
37.2dopo gran colpi e morti dolorose,
37.3dopo molti sudori e molti affanni,
37.4menar sì Foco e Telamon le cose,
37.5che gli uomini Gnosiachi, e gl'inganni
37.6loro e le forze e l'opre mervigliose
37.7quasi per vinte, indietro rincularo
37.8e lì preso Minòs pur vi lasciaro.
38.1Quando l'arcado Evandro di lontano
38.2di tal campion si vide rimanere
38.3sol, quasi l'ira il fé tornare insano,
38.4e sanza più di sua vita temere,
38.5la bella spada recatasi in mano,
38.6inver di Sicceo corse e con potere
38.7sommo li fece da presso sentire
38.8come sapeva di spada ferire.
39.1Ben si difese il giovinetto accorto
39.2e ben l'ataro i suoi arditamente,
39.3tal che 'l narizio Leles vi fu morto,
39.4e abbattuta d'una e d'altra gente;
39.5ma alla fine Evandro bene scorto,
39.6abbracciato Sicceo fortemente,
39.7giù del cavallo il voleva tirare,
39.8né il potean colpi da lui separare.
40.1Tenevasi Sicceo e abbracciato
40.2aveva lui, e 'n qua e 'n là correndo
40.3givan, ciascun dal suo destrier menato;
40.4ultimamente ciascun, pur tenendo,
40.5fu dal cavallo in tal modo portato,
40.6ched e' votaron gli arcioni, e cadendo
40.7sì magagnaron di maniera tale,
40.8che più non fero il dì né ben né male.
41.1Dintorno a loro era la pressa molta,
41.2chi per pigliare e chi per ritenere;
41.3e sì di genti e d'armi v'era folta,
41.4che fu più volte loro in dispiacere;
41.5e ciascun si sprovò più ch'una volta
41.6di levar su, ma non v'era il potere;
41.7laonde il meglio che essi poteno
41.8dalli menati colpi si coprieno.
42.1Era lì Sipil di Menalo monte,
42.2e 'l forte Menfìs, nato in Cinosura,
42.3e d'Azan v'era il crudo Ginodonte,
42.4e di Partenio con vista sicura
42.5v'era Bricol, e con ardita fronte
42.6Croton vi stava, che giammai paura
42.7non si crede ch'avesse, e il nifeo
42.8Nirilo e anche Trofilo tegeo.
43.1Questi volean Sicceo del tutto preso,
43.2e in ciò si sforzavan; ma e' v'era
43.3ben gente dalla quale e' fu difeso;
43.4quivi Plesippo e Tosea con fiera
43.5vista si videro, e Acasto acceso
43.6di mal talento, il quale in tal maniera
43.7Croton, tegnente allor Sicceo, ferio,
43.8che morto a' piè tramazzato li gio.
44.1E con lor fu Linceo e Eurizio
44.2e 'l buon Fenice, figliuol d'Amintore,
44.3e Etion e Pelopeo Narizio,
44.4ciaschedun uom di non piccol valore,
44.5e ancora con loro era Caspizio;
44.6li qua', ben ch'essi avesser le loro ore
44.7più messe in caccie che nell'arme armati,
44.8fer d'arme sì, che ne furo onorati.
45.1E 'l buon Sicceo, lor compagno caro,
45.2malgrado di Menfìs, soavemente
45.3fuor della calca fra' suoi il menaro
45.4e in riposo quivi pianamente,
45.5con li suoi disarmati, lui lasciaro,
45.6e allo stormo tornar fieramente;
45.7e quei d'Evandro fero il simigliante;
45.8poi al ferir seguiron Radamante.
46.1Non si ritenne per questo Pelleo,
46.2ma, tra gli Arcadi fieramente messo,
46.3quasi che 'ndietro rivoltar li feo
46.4sanza signore, e furvi assai appresso;
46.5al quale Alimedon quanto poteo
46.6si fece incontro, e altri assai dop'esso,
46.7e sì d'una bipenne in capo il fiere,
46.8ch'appena si ritenne in sul destriere.
47.1Il quale il ne portò tutto stordito
47.2del teatro di fuor, forte correndo,
47.3dove da Tarso e da Cidon seguito
47.4fu, che 'l ritenner, che giva dormendo;
47.5ma nol ritenner pria che risentito
47.6si fu il re, e a caval credendo
47.7esser ancora, voleva tornare
47.8il colpo ricevuto a vendicare.
48.1Ma nulla fu, poi si trovò smontato
48.2e al ritondo teatro di fore;
48.3per che conobbe ch'elli era privato
48.4di combattere il dì; onde dolore
48.5intollerabile ebbe e non provato
48.6da altrui mai; onde con tristo core,
48.7co' suoi ch'eran con lui, al suo ostello
48.8se n'andò disdegnoso e tutto fello.
49.1E quale, degli armenti ancor bramoso,
49.2sol pien di sangue rimane il leone,
49.3cotal Pelleo, tutto sanguinoso,
49.4sanza trovar né bestie né persone
49.5de' già feriti, sen gia polveroso,
49.6rodendo sé in sé, tutto fellone,
49.7perché non s'era ritornar potuto
49.8com'elli avrebbe volentier voluto.
50.1E Telamon, che nel vide portare,
50.2l'aveva richiamato più fiate,
50.3credendol far, gridando, ritornare,
50.4ma non eran le sue voci ascoltate
50.5da lui che non sapea dove s'andare,
50.6sì le sue posse s'eran dileguate
50.7pel ricevuto colpo, duro e forte,
50.8ch'ad altro avria forse data la morte.
51.1Ameto, sovra Foloèn ardito,
51.2del buon Sicceo seguitò la schiera:
51.3con un baston d'acciaio, chiaro e forbito,
51.4si fé conoscer qual nell'armi egli era;
51.5e 'l buono Appollo ben l'aveva udito,
51.6quando li porse l'umile preghiera;
51.7per che fra tutti aspramente correndo,
51.8si fé far luogo col baston ferendo.
52.1Esso ferio d'Amintor Fenice
52.2e l'abbatté, e l'ardito Linceo,
52.3e dopo loro Eurizio infelice,
52.4e dop'essi il dolente Pelopeo;
52.5e se ciò che l'antica fama dice
52.6è ver, di Testio ferì il buon Toseo;
52.7e tai cose facea, che ammirazione
52.8a chi 'l vedeva dava con ragione.
53.1E 'n poca d'ora tanto fatto avea,
53.2che quasi in volta parte n'avea messi;
53.3di che Arcita molto si dolea,
53.4e quasi che sconfitto allor vedessi;
53.5ma nol sofferse, anzi ver là correa,
53.6aspreggiando 'l caval con sproni spessi,
53.7e fier si mise ad Ameto davanti,
53.8che giva i suoi cacciando tutti quanti.
54.1Quivi si cominciò l'aspra battaglia,
54.2e' ferri eran mezzan della tencione.
54.3Ameto con li suoi buon di Tesaglia
54.4facevan forte e buona difensione;
54.5né miga dimostravan che lor caglia
54.6di rivedere o paese o magione,
54.7anzi mostravan lor le morti care
54.8pria che volessero indietro tornare.
55.1Né già Arcita dalli suoi Dircei
55.2era peggio d'Ameto seguitato;
55.3onde di parte in parte fra' Lernei
55.4era di molto male adoperato:
55.5quelli il sapevan che gridando omei
55.6cadevan sanguinosi d'ogni lato;
55.7e lungo e aspro tra loro il ferire
55.8fu più assai che io non potrei dire.
56.1Quivi era Aschiro, al gran Chiron nepote,
56.2che poi nudrì Acchille piccioletto,
56.3al qual quantunque dii nell'alte rote
56.4con Giove regnano erano in dispetto;
56.5costui con furia qualunque percote,
56.6del viver più non gli ha luogo rispetto.
56.7E del monte Ossa Fillaro crudele
56.8era con lui, e di Pindar Linfele.
57.1A lo scontro de' qua' Cremiso venne,
57.2e vennevi Anfion, sopra Permesso
57.3nato, e ciascun per forza li ritenne;
57.4e 'l parnasio Cirreo v'era, e con esso
57.5Decalione, quanto si convenne
57.6armato; e sì in quel bisogno espresso
57.7adoperar, che la foga di quelli
57.8ristette, e furo offesi alquanti d'elli.
58.1Ma mentre in tal contasto si sudava,
58.2Ida, leggier più ch'altro, destramente
58.3del suo destriere in terra dismontava,
58.4e di dietro ad Arcita prestamente,
58.5sopra la groppa, armato si gittava,
58.6credendo lui ritener fermamente;
58.7e sì faceva el, ma e' fu corto
58.8l'avviso, perché Arcita ne fu accorto.
59.1El s'avisava d'Arcita pigliare
59.2di dietro per le braccia molto stretto,
59.3e il cavallo ad una ora spronare,
59.4per portarnel tra' suoi; ma ciò effetto
59.5non ebbe, ché Arcita, nel montare
59.6di lui, l'un braccio alzò, e poi ristretto
59.7con l'altra mano il freno, il buon destriere
59.8rivolger fé inver delle sue schiere;
60.1sì ch'Ida dietro per iscudo gli era,
60.2il qual lui forte abbracciato stringendo
60.3volea tirar, con la sua forza fiera,
60.4in terra del caval; ma non potendo
60.5e lui veggendo già nella sua schiera,
60.6per iscampo di sé volle, scendendo,
60.7fuggir di lì e fra' suoi ritornare;
60.8ma non poté, com'elli avvisò, fare.
61.1Però che l'un delli suoi spron prese
61.2del destrier la coverta ventilante,
61.3sicché col piè impacciato, quando scese,
61.4rimase e gir non sen poteva avante,
61.5ma in terra cadendo si distese,
61.6onde addosso li furon tutte quante
61.7le genti allor d'Arcita per pigliarlo;
61.8ma' suoi si fero avanti per atarlo.
62.1Quivi era Archesto con altri Pisani,
62.2li quali il preser per tirarlo a loro
62.3e a caval riporlo; ma' Tebani
62.4forte il tenean per lo busto fra loro;
62.5onde co' ferri vennero alle mani,
62.6sé percotendo agramente costoro;
62.7altri il tiravan per lui riavere
62.8e altri forte per lui ritenere.
63.1E tal rissa era tra costor, qual vene
63.2tra 'l gioviale uccello e il serpente
63.3il quale i parvi nati di lei tene:
63.4quella di riaverli con tagliente
63.5becco ricerca, adiungendoli pene;
63.6questi solo al fuggire sta intendente
63.7con essi; onde la briga cresce ognora,
63.8mentre il serpente li presi divora.
64.1Così era tra questi, ma Eleno
64.2gridò: — Signor, se voi nol ci lasciate,
64.3tra noi e voi qui lo straziereno. -
64.4Ma non eran le sue voci ascoltate;
64.5ond'elli insieme col fiero Parmeno,
64.6gravanti scuri nelle man recate,
64.7feriro Archesto e Limaco sì forte,
64.8che ad amendun sentir fecer la morte.
65.1Gli altri, per far di se stessi difesa,
65.2lasciarono Ida quivi, e per vengiare
65.3de' lor compagni la crudele offesa
65.4cominciar colpi spietati a menare;
65.5ma poco valse lor focosa impresa,
65.6ché pure ad Ida ne convenne andare,
65.7malgrado suo, per prigione a posarsi
65.8là dove gli altri lì vedeva starsi.
66.1Poscia che Ameto vide che scampato
66.2quindi era Arcita maestrevolmente
66.3e Ida per prigion n'era mandato,
66.4turbato nello aspetto, fieramente
66.5inverso Drias ha co' suoi spronato,
66.6lo quale la bandiera fortemente
66.7tenea nel campo; e giusto suo potere
66.8s'ingegnò di volerla far cadere.
67.1Ma il giovane con anima sicura
67.2non si mutò, ma stretto l'abracciava,
67.3e sostenendo la battaglia dura
67.4de' colpi che Ameto li donava,
67.5a' suoi gridava con solerte cura
67.6ch'atasser lui, e li rincoraggiava;
67.7quivi Ligurgo con li suoi ardito
67.8era a guardarla posto per perito.
68.1El tornò il suo caval verso d'Ameto,
68.2e con lui fu il gran Pigmaleone;
68.3né alcun lì si mostrò mansueto,
68.4ma fiero più che mai alcun dragone;
68.5e dieron colpi assai, che pien di fleto
68.6furono a chi sentì tale offensione;
68.7né si partì in brieve la mislea,
68.8per ciò ch'Ameto pur fare intendea.
69.1Quivi di spade e di baston ferrati
69.2era sì grande la batosta e tale,
69.3che molti ve ne furon magagnati,
69.4né stata v'era nel campo cotale;
69.5e' Pegasei quasi erano avanzati;
69.6per che Anchelado, corso a questo male,
69.7co' suoi raccolto, per costa ferio,
69.8e quasi quindi ciascun si fuggio.
70.1E' vi rimase Apintos nemeo,
70.2e Faleron che agli aspri cinghiari
70.3già nelli boschi molta guerra feo;
70.4e tra li sparti sangui nelli amari
70.5campi rimase il misero Neseo,
70.6e altri ancora, non delli men cari;
70.7ma non pertanto Ameto non posava,
70.8ma il suo proposto di far s'ingegnava.
71.1El ritornò ver Drias banderese,
71.2e solo abbatter il segno volea:
71.3questo con forze e con diverse offese
71.4verso Ligurgo che gliel difendea,
71.5cercava, di cui venne alle difese
71.6Peritoo, tosto che questo vedea;
71.7e iscontrossi con Alimedonte,
71.8figliuolo stato d'Eurimedonte.
72.1E' si feriron di tutta lor possa
72.2sugli elmi con le spade, e ispezzaro
72.3parte di quelli; ma qual si move Ossa
72.4per picciol vento, cotal si mutaro
72.5d'in su' destrier; ma quivi si ringrossa
72.6l'ira; per che più volte si toccaro
72.7e fer maravigliar chi li mirava,
72.8tanto d'arme ciascuno adoperava.
73.1Corsevi ancora Artofil mirmodone
73.2contro ad Ameto, ma il buon cavallo
73.3li mancò sotto, donde e' fu prigione
73.4dagli altri messo fuor senza intervallo;
73.5e gissene con esso Sarpedone,
73.6il quale aveva quivi lungo stallo
73.7fatto, abbattuto, e scalpitato spesso
73.8da qualunque ivi gli era andato presso.
74.1Questo vedendo Giapeto feroce,
74.2che da l'alber fatale aveva tratta
74.3possa durabil, pessima e atroce,
74.4poscia che Egina fu tutta disfatta
74.5e di formiche si rifé veloce,
74.6come Eaco ebbe sua orazion fatta,
74.7corse ferendo tanto furioso
74.8quanto per piova è rivo ruvinoso.
75.1E Dromone il seguì il qual solea
75.2di Calidonio le grotte cercare,
75.3e Cinfalio con lui e 'l buon Finea
75.4e 'l fier Cresippo, credendosi fare
75.5ciò che il lor poter non concedea,
75.6ciò era il buono Artofil racquistare;
75.7per che incontro a loro il larisseo
75.8uscì, con molti armati, Dodoneo.
76.1Aveva lungamente combattuto
76.2Peritoo, e Ameto, e veramente
76.3l'un di lor due saria stato tenuto,
76.4se e' non fosse per la molta gente
76.5che venne a dare a ciascheduno aiuto;
76.6ma pure a Peritoo massimamente,
76.7perch'era stanco, vie più bisognava
76.8che ad Ameto ch'ancor fresco stava.
77.1Lì venne il buon Leonzio Crimione
77.2e l'epidaurio Doricon ancora,
77.3e ciaschedun di ferro un buon bastone
77.4portava, e ben ciascun per sé lavora;
77.5e Amintor di Lelegia a ragione
77.6di Peritoo l'affanno ristora,
77.7e Fizio Filacido; e sì fero
77.8ch'alcuna lena a Peritoo rendero.
78.1Così per lungo spazio combattendo
78.2givano alcuni, e altri per vigore
78.3maggior pigliar si givan ritraendo;
78.4tra' quali Arcita, asciugando il sudore
78.5che sanguinoso gli gia trascorrendo
78.6giù per lo viso, della calca fore
78.7alquanto s'era tratto e riprendeva
78.8un poco d'aer sì come poteva.
79.1Ma mentre che prendeva tal riposo
79.2così nell'arme, alquanto gli occhi alzati
79.3gli venner là dove 'l viso amoroso
79.4vide d'Emilia e' belli occhi infiammati
79.5di luce tanto lieta, che gioioso
79.6facean qualunque a cui eran voltati;
79.7e tutto in sé tornò quale in prima era,
79.8sì come fior per nova primavera.
80.1E quale Anteo, quando molto affannato
80.2era da Ercul con cui combattea,
80.3come a la terra, sua madre, accostato
80.4s'era, tutte le forze riprendea,
80.5cotale Arcita, molto faticato,
80.6mirando Emilia forte si facea;
80.7e vie più fiero tornò al ferire
80.8che prima, sì lo spronò il disire.
81.1El sì ferì tra la gente più folta,
81.2e con la spada si facea far via;
81.3e questo qua e quello in là rivolta,
81.4costui abbatte e quello altro feria;
81.5e combattendo dimostra la molta
81.6prodezza che Amor nel cor li cria;
81.7el non ne giva nullo risparmiando,
81.8ma, come folgor, tutti spaventando.
82.1Egli abbatté Aschiro e Piragmone
82.2e dopo loro il ferrigno Cefeo
82.3e l'etolo Cheron di Pleurone
82.4e 'l gran cavalcatore Erimeteo
82.5e Filon poi, nepote a Palemone,
82.6al qual di morte doglia sentir feo:
82.7tal con la spada in sul capo li diede,
82.8che per morto sel fé cadere a piede.
83.1Poi sen gì oltre, e costui istordito
83.2rimase in terra lì villanamente;
83.3ma poi che fu di stordigione uscito,
83.4con voce fioca dolorosamente
83.5disse: — Va oltre, cavaliere ardito,
83.6col primo agurio della nostra gente,
83.7e cotai basci Emilia ti dea spesso,
83.8qual tu m'hai dato! — E giù ricadde addesso.
84.1Similemente Erimeteo dicea,
84.2il qual di sangue avea la faccia sozza;
84.3ma le parole più rotte porgea,
84.4però ch'era ferito nella strozza;
84.5laonde forte seco si dolea,
84.6tal di quel colpo sentiva la 'ndozza
84.7dicendo: — Se te padre raspettasse,
84.8quale hai me concio qui ti ritrovasse! -
85.1Maraviglie facea il buono Arcita,
85.2in qua in là per lo campo correndo;
85.3e con gran voci le sue schiere aita,
85.4or questo or quello andando soccorrendo;
85.5e ciascheduno a bene ovrare invita
85.6che vede lui così andar ferendo;
85.7e d'altra parte facea il simigliante
85.8l'ardito Palemon, pro' e atante.
86.1Dopo il crudele e dispietato assalto,
86.2orribile per suoni e per ferite,
86.3lì fatto prima, sopra il rosso smalto,
86.4si dileguaron le polveri trite:
86.5non tutte, ma tal parte, che da alto
86.6e ancora da basso eran sentite
86.7parimente e vedute di costoro
86.8l'opere e 'l marziale aspro lavoro.
87.1Il sangue quivi de' corpi versato
87.2e de' cavalli ancor similemente
87.3aveva tutto quel campo inaffiato,
87.4onde attutata s'era veramente
87.5e la polvere e 'l fummo, e imbragacciato
87.6di sangue era ciascun destrier corrente,
87.7o qualunque omo vi fosse caduto,
87.8ben che a caval poi fosse rivenuto.
88.1Ciascuno aveva i ferri sanguinosi,
88.2e 'l viso rotto, e l'armi dispezzate;
88.3e' più morbidi aspetti rugginosi
88.4eran di vero, e le veste squarciate,
88.5e i cavai non erano orgogliosi
88.6come soleano, e le schiere scemate
88.7erano assai e scemavano ognora:
88.8tanto di cuor ciascuno a ciò lavora!
89.1Miravali, ammirando, il grande Egeo,
89.2con vista aguta del suo real loco;
89.3e 'l simile faceva ancor Teseo,
89.4tutto nel viso rosso come foco,
89.5tanto 'l disio del combatter poteo,
89.6di che più volte si tenne per poco!
89.7Esso vedeva e conosceva aperto
89.8qual di lor fosse più nell'arme esperto.
90.1E similmente assai chiaro notava
90.2l'opere di ciascuno e 'l suo ferire;
90.3e chi la morte per onor cercava,
90.4e chi temeva per gloria morire,
90.5e chi più arte en la battaglia usava,
90.6e chi aveva o più o meno ardire,
90.7e chi schifava e chi facea niente,
90.8tutto vedea in sé tacitamente.
91.1E spesso giudicava la dubbiosa
91.2battaglia e 'l fin di quella seco stesso;
91.3ma non poteva fermo di tal cosa
91.4giudicio dar, sì si mutava spesso
91.5il caso d'essa, che non men noiosa
91.6di lontano era che fosse da presso;
91.7e 'n general per prodi e per valenti
91.8lodava seco tutti i combattenti.
92.1Elli avea seco li prigion chiamati,
92.2e de' lor casi con lor si ridea;
92.3e, come volle, quivi disarmati
92.4seco ciascun reverente sedea,
92.5tenendo dell'affar diversi piati:
92.6chi questi e chi quegli altri difendea;
92.7ma tututti dicean ch'alcun vantaggio
92.8non vi vedean, ma eran d'un paraggio.
93.1Ipolita con animo virile
93.2la doppia turba attenta rimirava,
93.3né già fra sé ne teneva alcun vile,
93.4anzi d'alta prodezza li lodava;
93.5e s'elli avesse il suo Teseo gentile
93.6voluto, arme portarvi disiava,
93.7tanto sentiva ancora di valore
93.8di quella donna il magnifico core!
94.1Emilia rimirava similmente
94.2e conosceva ben, tra gli altri, Arcita
94.3e Palemone ancora combattente;
94.4e attonita quasi e ismarrita,
94.5fiso mirava la marzial gente;
94.6e quante volte vedea dar ferita
94.7a nullo, o che el fosse in terra miso,
94.8tante color cangiava il chiaro viso.
95.1E sempre in sé dimorava dubbiosa
95.2non colui fosse Arcita o Palemone,
95.3e con voce soave assai pietosa
95.4dava all'iddi divota orazione.
95.5Ciò che vedeva o udiva noiosa
95.6nell'animo le dava mutazione;
95.7e tutta impalidita nello aspetto,
95.8che ella non fosse essa avria l'uom detto.
96.1Questa con seco talora dicea:
96.2«Omè, Amor, quant'hai male operato!
96.3Io non ti vidi e non ti conoscea,
96.4né costor similmente, in alcun lato;
96.5né per lor venni, né data dovea
96.6essere a lor, né non l'avea pensato
96.7Teseo giammai; ma tu e la fortuna
96.8a tal m'avete recata qui una.
97.1E se tu pur volevi il tuo ardore
97.2in altrui porre per la mia bellezza,
97.3potevil fare, e con lieto colore
97.4adimandarmi far da sua grandezza,
97.5perciò che io non son di tal valore,
97.6che per me si convegna ogni prodezza
97.7mostrar che posson molti. O me amara,
97.8che da vender non fui cotanto cara!
98.1Deh, quanto mal per me mi diè natura
98.2questa bellezza di cui pregio fia
98.3orribile battaglia, rea e dura,
98.4che qui si fa sol per la faccia mia!
98.5La quale avanti ch'ella fosse oscura
98.6istata sempre volentier vorria,
98.7che tanto sangue per lei si versasse,
98.8quanto qui veggio nelle parti basse.
99.1Omè, Amor, con che agurio omai
99.2nella camera di qual di costoro
99.3entrerò io, se non d'etterni guai?
99.4L'anime dolorose di coloro
99.5ch'a torto per me muoion, non fien mai
99.6sanza disio di mio dolore e ploro,
99.7e sempre attente mi spaventeranno
99.8e faran festa di ciascun mio danno.
100.1Oh, quante madri, padri, amici e frati,
100.2figliuoli e altri, me maladicendo,
100.3davanti a l'are staranno turbati,
100.4da' loro iddii i miei danni chiedendo;
100.5e fien da lor con diletto ascoltati
100.6s'egli avverranno, e dell'altro piagnendo;
100.7e sì l'iddii infesteranno forte,
100.8che dannata sarò a crudel morte.
101.1Oh, che duro partito è quello a ch'io
101.2misera son venuta per amore,
101.3di cui non mi scaldò giammai disio,
101.4e sanza colpa ne sento dolore!
101.5O sommo Giove, deh, diventa pio
101.6di me, che sol nel tuo sommo valore
101.7ispero per soccorso del mio male,
101.8più ch'altro greve, se di me ti cale.
102.1E s'io dovea pur per Marte donata
102.2esser a sposo, vie minore affanno
102.3che questo bisognava, ove assembrata
102.4cotanta gente non è sanza danno.
102.5Andromeda fu sola liberata
102.6da Perseo, quando l'ebbe sanza inganno,
102.7e esso al monstro s'oppose marino,
102.8poi fu atato dal coro divino.
103.1Borea sol volò verso Etiopia
103.2e ebbe Orizia, tanto seppe fare!
103.3E Pluto, che patia di moglie inopia,
103.4sol se la seppe in Cicilia furare;
103.5e Orfeo della sua riebbe copia,
103.6tanto sol seppe umilmente pregare!
103.7E Atalanta ancor fu guadagnata
103.8da un da cui fu nel corso avanzata.
104.1Io sola son con le forze di molti
104.2chesta da due, mentre ch'io son mia;
104.3e qui dinanzi a me li veggio accolti,
104.4e iracundi la lor fellonia
104.5l'un verso l'altro con colpi disciolti
104.6veggo mostrar per la lor gran follia;
104.7né so ancor di cui esser mi deggia,
104.8tanto di pari par ch'ognun mi cheggia.
105.1E or pur fosse la mia mente all'uno
105.2col disio appoggiata e mi piacesse!
105.3Ma tanto è bello e nobile ciascuno,
105.4che io non so qual di lor m'eleggesse,
105.5se e' mi fosse detto da alcuno
105.6che qual volessi in isposo prendesse;
105.7così in amorosa erranza posta
105.8m'ha, lassa!, Amor, perché più non li costa.
106.1Io sto di ciascun d'essi sospettosa,
106.2e di ciascuno il mal temo e 'l dammaggio;
106.3e pur son certa che vittoriosa
106.4fia l'una parte, e non so col coraggio
106.5qual io m'aiuti, o di quale io pietosa
106.6diventi, o di qual fosse danno maggio
106.7s'ella perdesse; e l'uno e l'altro miro,
106.8e per ciascuno igualmente sospiro.
107.1Né mi vene all'orecchie: “Pegaseo!”
107.2alcuna volta dalli suoi chiamato,
107.3ch'io non divenga qual si fa Rifeo
107.4per le sue nevi dal sol riscaldato;
107.5e il gridare: “Asopo!”ancor mi feo
107.6parer più volte col viso cangiato;
107.7né veggio nullo, e sia qual vuol, cadere,
107.8che non mi paia il suo duol sostenere.
108.1Deh, or gli avesse pur Teseo lasciati,
108.2quando noi lì trovammo nel boschetto,
108.3combatter soli! Almen diliberati
108.4sariensi in lor di me, e con diletto
108.5avrebbe l'un gli abbracciar disiati
108.6di me, tenendol nel suo cor distretto
108.7sanza scoprirsi; e io non sentiria
108.8per lor né ira né malinconia.
109.1Così m'hai fatto, Amore, e più non posso,
109.2e sanza amare innamorata sono:
109.3tu mi consumi, tu mi priemi adosso
109.4per colpa degna certo di perdono;
109.5tu m'hai il cor, dolorosa!, percosso
109.6con disusato e non saputo trono:
109.7e or pur foss'io certa che campasse
109.8l'un d'esti due e sposa men portasse!».
110.1Così la giovinetta in sé dicea,
110.2mirando fuor di sé le cose dire
110.3che l'un baron contra l'altro facea
110.4nel campo, acceso di troppo disire;
110.5e l'altro popol, che questo vedea,
110.6chi gioia ne sentiva e chi martire,
110.7e ciaschedun con voci confortava,
110.8alto gridando, quel che più amava.
111.1La battaglia era a pochi ritornata,
111.2chi qua chi là per lo campo scorrendo;
111.3e quasi già sì la gente affannata
111.4era, l'un l'altro per forza ferendo,
111.5che poco potean più; ma spessa fiata
111.6di patto fatto si gian sostenendo,
111.7e quasi pari ciascun del partito,
111.8per istanchezza si ristava attrito.
112.1Ma Marte riguardava d'alto loco,
112.2e Venere con lui, i combattenti;
112.3il qual poi vide intiepidire il foco
112.4che facea prima gli animi ferventi,
112.5e le spade chetarsi a poco a poco,
112.6e stanchi vide i buon destrier correnti,
112.7pien d'ira e di coruccio lì discese,
112.8e con parole tali Arcita accese,
113.1in forma rivestito di Teseo:
113.2— Ahi, villan cavalier, falso e fellone,
113.3qual codardia qui fermar ti feo?
113.4Non vedi tu combatter Palemone
113.5e per dispetto nomarti Penteo,
113.6dicendo che 'ntendevi, a tradigione,
113.7sotto altro nome Emilia possedere,
113.8la quale elli in aperto crede avere? -
114.1E detto questo, trascorse en la schiera
114.2d'Arcita con parole accese d'ira;
114.3e sì focoso fé qualunque v'era,
114.4ch'a veder parve a tutti cosa mira.
114.5E Arcita, infiammato com'elli era,
114.6ogni riposo lasciando, si tira
114.7con la sua spada in man, mostrando ch'esso
114.8non fosse quel che si posava addesso.
115.1Agamenone il seguì animoso,
115.2e Menelao e Polluce e Castore,
115.3e Peritoo appresso valoroso,
115.4e con Cromis ancora il buon Nestore;
115.5né cura avendo di nessun riposo,
115.6ver Panto dirizzaro il lor valore,
115.7e lui per forza aspramente pigliaro,
115.8e la bandiera in braccio gli tagliaro.
116.1Ma loro uscì incontro Palemone,
116.2fiero e ardito, con Ameto allato,
116.3li qua' seguiva il feroce Almeone,
116.4e Anchelado, e Niso transmutato
116.5in ira di riposo, e Alimedone
116.6che 'n quello incontro fu forte piagato;
116.7e cominciar la battaglia sì fiera,
116.8che tal non fu veduta qual quella era.
117.1E ben che fosser fieri e animosi,
117.2e al morir più ch'a vergogna dati,
117.3taciti, alquanto nel cor paurosi,
117.4divenner, poi con lor furo scontrati;
117.5perché augusti più e poderosi
117.6parean lor gli avversarii ritornati;
117.7ma nondimen durava la mislea
117.8crudele e fiera quant'ella potea.
118.1Combattea Palemone arditamente
118.2con Menelao, e Cromis combattea
118.3con Almeon, ciascuno assai possente;
118.4Alimedon contra Nestor tenea,
118.5ma il fiero Arcita vigorosamente
118.6vincere Ameto per forza volea;
118.7Ligurgo contro a Niso avea ripresa
118.8battaglia, e e' faceva gran difesa.
119.1E così insieme gli altri combatteno,
119.2tutti nel campo raccesi a battaglia,
119.3e lungo assalto fra lor manteneno:
119.4ciascun di cacciar l'altro si travaglia.
119.5E mentre in guisa tal le cose gieno,
119.6cadde di Foloèn quel di Tesaglia,
119.7e Peritoo vi fu abbattuto
119.8e dagli Asopii forte ritenuto.
120.1Cromis avea sì stancato Almeone,
120.2che non poteva più, ma si tirava
120.3indietro; ma di Cromis il roncione,
120.4ch'ancora che solea si ricordava
120.5gli uomin mangiar, pel braccio Palemone
120.6co' denti prese forte, e sì l'agrava
120.7col duol, che 'l fece alla terra cadere
120.8mal grado ch'e n'avesse, e rimanere.
121.1E quale il drago talora i pulcini
121.2dell'aquila ne porta renitenti,
121.3o fa la leonessa i leoncini
121.4per tema degli aguati delle genti,
121.5così faceva quel vibrando i crini,
121.6forte strignendo Palemon co' denti,
121.7cui elli aveva preso in tal maniera,
121.8che merviglia n'avea chiunque v'era.
122.1E se non fosse che e' fu atato
122.2da' suoi avversi, il caval l'uccidea,
122.3a cui di bocca appena fu tirato,
122.4e tratto fuor della crudel mislea,
122.5e sanza alcuno indugio disarmato
122.6per Arcita, che l'arme sue volea
122.7per offerire a Marte, s'avenisse
122.8che 'l dì a lui il campo rimanesse.
123.1Se Palemone allora fu cruccioso,
123.2soverchio qui saria ciò raccontare,
123.3e però di narrarlo mi riposo:
123.4ottimamente il può ciascun pensare.
123.5Egli era alla sua vita invidioso
123.6e quasi si voleva disperare,
123.7e ben si crede del tutto perduta
123.8aver d'Emilia la speranza avuta.
124.1Essa ciò riguardava assai dolente,
124.2e sappiendo qua' patti eran tra loro,
124.3già d'Arcita credendo fermamente
124.4esser, l'animo suo sanza dimoro
124.5a lui voltò, e divenne fervente
124.6dell'amor d'esso, e già, per suo ristoro,
124.7per lui vittoria, pietosa chiedea,
124.8né più di Palemon già le calea:
125.1così le fece il subito vedere
125.2di cui esser credea pensier cangiare!
125.3Ciascun si guardi adunque di cadere
125.4e del non presto potersi levare,
125.5se non gli è forse caro di sapere
125.6chi gli è amico o chi amico pare:
125.7colui che 'n dubbio davanti era amato,
125.8ora è con certo cuore abbandonato.
126.1Or loda Emilia seco la bellezza
126.2d'Arcita tutta e 'l nobil portamento;
126.3ora le par più somma la prodezza
126.4di lui e troppo maggior l'ardimento;
126.5or crede lui aver più gentilezza,
126.6or più cortese il reputa l'un cento:
126.7là dove prima le parieno equali,
126.8or le paion del tutto disiguali.
127.1Or ha preso partito e appagata
127.2dagl'iddii tiensi d'avere il migliore;
127.3e già d'Arcita si dice sposata,
127.4e già li porta non usato amore
127.5occultamente, e già spessa fiata
127.6priega l'iddii per lo suo signore;
127.7e con nuovo disio il va mirando,
127.8l'opere sue sopra tutte lodando.
128.1Già le rincresce il combatter che fanno
128.2più lungo, e fine a quel tosto disia;
128.3e già con nuova cura teme il danno
128.4d'Arcita più che non faceva in pria;
128.5e di lui pensier nuovi al cor le vanno,
128.6li quai davanti punto non sentia;
128.7e sol d'Arcita l'imagine prende,
128.8e sé lascia pigliar, né si difende.
129.1L'aspra battaglia stata infino allora,
129.2poscia che vider preso Palemone,
129.3e Ameto abbattuto in terra ancora,
129.4e sopra lor più fiero Agamenone
129.5vidono e gli altri, ciascun si discora
129.6e lievemente si dà per prigione;
129.7né valse a Palemone il suo gridare
129.8— Tenete il campo! -, che 'l volesser fare.
130.1Laonde Arcita in poca d'ora prese
130.2co' suoi di quelli i tiepidi pugnanti;
130.3il che vedendo tutto si raccese,
130.4sì come soglion sempre far gli amanti,
130.5se dubbiosa speranza mai gli offese,
130.6quando certa ritorna a' disianti
130.7secondo il lor disio; e valoroso
130.8il campo circuia vittorioso,
131.1e lieto i suoi andava ricogliendo,
131.2ben che pochi rimasi ve n'avesse;
131.3e con la spada in mano ancor ferendo,
131.4s'alcun vi fosse che contradicesse
131.5alla vittoria sua; e sì faccendo,
131.6d'allegrezza parea tutto godesse:
131.7e già voleva il caval ritenere,
131.8avendo tutto vinto, al suo parere.
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