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LIBRO SESTO

Teseida

PoeTree.it

1.1L'alta ministra del mondo Fortuna
1.2con volubile moto permutando
1.3di questo in quel più volte ciascheduna
1.4cosa togliendo e tal volta donando,
1.5or mostrandosi chiara e ora bruna
1.6secondo le pareva e come e quando,
1.7avea co' suoi effetti a' due Tebani
1.8mostrato ciò che può ne' ben mondani.
2.1Però che con lei lieta furon nati
2.2e allevati, e già mutato il viso
2.3avea quando nel campo fur pigliati;
2.4indi da lor ciascun suo ben diviso
2.5avendo, li lasciò isconsolati
2.6e in prigion fuor d'ogni lieto avviso;
2.7poi l'un ne trasse e quasi a lieta vita
2.8l'avea recato, e questi fu Arcita.
3.1L'altro che poi, com'ella volle, fore
3.2se n'era uscito ancor, mis'ella in esso
3.3con matto imaginare un tal furore,
3.4che sé col primo quasi ebbe rimesso
3.5d'acquistata salute in gran dolore;
3.6alla qual cosa essendo assai appresso
3.7e ben credendo ciò, com'ella volse,
3.8Teseo lor perdonò e li raccolse.
4.1Né solamente li mise in speranza
4.2di posseder quel che ciascuno amava,
4.3ma oltre a ciò, sanza alcuna mancanza,
4.4quel che ciascuno in pria signoreggiava,
4.5com'è detto, rendé, sì ch'abondanza
4.6ebber dove ognun prima mendicava;
4.7così da morte, over da rea prigione,
4.8condusse loro in tale esaltazione.
5.1Deh, chi fia qui che dica che' mondani
5.2provvedimenti a' moti di costei
5.3possan mai porger argomenti sani?
5.4Se non fosse mal detto, io dicerei
5.5certo che fosser tutti quanti vani,
5.6questo mirando e ciò ch'ancor di lei
5.7si legge e ode e vede ognora aperto,
5.8ben che ne sia come ciò fa coverto.
6.1Costoro insieme tenner buona pace
6.2e l'amistà antica rifermaro,
6.3e quel voleva l'un che all'altro piace,
6.4e così era il contrario discaro.
6.5La rea fortuna loro ora si tace,
6.6fuggito è il tempo d'ogni parte amaro;
6.7ma pure Amor li teneva ristretti
6.8vie più che mai con tutti i lor diletti.
7.1Elli avean di lor terre grande entrata,
7.2per che essi spendevan largamente;
7.3ogni persona da loro onorata
7.4era in Attene graziosamente;
7.5e sì gran cortesia da loro usata,
7.6che sen maravigliava tutta gente;
7.7onde gli amavan tutti i cittadini,
7.8quantunque egli eran, grandi e piccolini.
8.1Altro che canti, suoni e allegrezza
8.2nelle lor case non si sentia mai,
8.3e ben mostravan la lor gentilezza;
8.4a chi prender volea davano assai;
8.5astor, falconi e can di gran prodezza
8.6usavano a diletto, né giammai
8.7erano in casa sanza forestieri,
8.8conti e baroni e donne e cavalieri.
9.1E vestien robe per molto oro care,
9.2con gran destrier, cavalli e pallafreni;
9.3e nulla si lasciavano a donare,
9.4sì eran di larghezza i baron pieni;
9.5giostre faceano e grande l'armeggiare
9.6con lor brigate ne' giorni sereni;
9.7e ciascun s'ingegnava di piacere
9.8più ad Emilia, giusto il suo potere.
10.1E ben che fosse la festa e 'l diletto
10.2ched e' facevan, ciascun giorno cento
10.3pareva lor che 'l dì ch'aveva detto
10.4Teseo venisse, acciò che di tormento
10.5uscissero o con gioia o con dispetto;
10.6e ciascheduno aveva intendimento
10.7di vincer l'altro sanza alcun fallire,
10.8e se perdesse, perdendo morire.
11.1E per non aspettar l'ultimo giorno
11.2ch'esser doveva tra lor la battaglia,
11.3ciaschedun manda messaggi dintorno
11.4e d'invitare amici si travaglia;
11.5e d'altra parte, per esser adorno,
11.6ciascun fa paramenti di gran vaglia
11.7per sé ornare e per donare a' sui
11.8che arme porteranno il dì con lui.
12.1E 'n brieve tempo si furon forniti
12.2d'armi lucenti e forti ad ogni pruova,
12.3e di cavalli feroci e arditi,
12.4grandi, alli Greci a veder cosa nova;
12.5e in sé ciascheduno i più spediti
12.6fatti di guerra pensando ritrova
12.7per non venir disaveduti a fare
12.8cosa ch'a danno lor possa tornare.
13.1In questo mezzo il giorno s'appressava
13.2che dato avea Teseo a' cavalieri,
13.3onde ciascuno i suoi sollecitava
13.4che e' venisser, ch'elli era mestieri;
13.5per che ad Attene assai gente abbondava:
13.6d'ogni paese, per tutti i sentieri,
13.7chi ad Arcita e chi a Palemone
13.8venia per vinta dar la sua quistione.
14.1Il primo venne, ancora lagrimoso
14.2per la morte d'Ofelte, a ner vestito
14.3il re Ligurgo, forte e poderoso,
14.4di senno grande e di coraggio ardito;
14.5e menò seco popol valoroso
14.6del regno suo pure il più fiorito,
14.7e ad Arcita sofferse in aiuto,
14.8per cui era di Nemea venuto.
15.1Venne d'Egina lì il re Pelleo,
15.2giovane ancora e di sommo valore,
15.3e seco quella gente, che si feo
15.4di seme di formiche en le triste ore
15.5che Eaco lo suo popol perdeo,
15.6menò con pompa grande e con onore:
15.7bianco e vermiglio e chiaro nel visaggio,
15.8più che non fu giammai rosa di maggio.
16.1Vestito era il buon re in drappi d'oro
16.2cari per molte pietre e rilucente,
16.3e sovra un destrier grande di pel soro,
16.4era fra tutti i suoi più eminente,
16.5e un turcasso, ricco per lavoro,
16.6pien di saette, ciascuna pungente,
16.7dal destro lato, e dal manco pendea
16.8d'Arcadia uno arco forte ch'elli avea.
17.1I biondi crini e 'l collo e' biancheggianti
17.2omeri ricoprien, cadendo stesi;
17.3la sella e 'l freno eran d'oro micanti,
17.4e similmente tutti gli altri arnesi;
17.5e' suoi gli gien dintorno tutti quanti
17.6d'alta prodezza e sommo ardire accesi;
17.7e 'n mano avea, quale a lui si convenne,
17.8una termodontiaca bipenne.
18.1Così li piacque nella terra entrare;
18.2alla vista del qual ciaschedun trasse,
18.3né di mirarlo si potean saziare,
18.4né fu alcuno il dì che non lodasse.
18.5Oh, quante donne allor fé sospirare!
18.6E è credibil che ne innamorasse,
18.7se gentilezza e biltate han potere
18.8di fare a donna giovane uom piacere.
19.1Cefal, d'Eol figliuol, seguì costui;
19.2seguillo Foco e seguil Telamone;
19.3Agreo epidaurio gì con lui,
19.4Flegiàs di Pisa e sicionio Alcone;
19.5e altri molti nobili, di cui
19.6la spenta fama non fa menzione,
19.7vi furo, i qua' si de' creder che onore
19.8v'acquistar molto per lo lor valore.
20.1Né Nisa, di gran boschi copiosa,
20.2tra gli urli dionei Niso ritenne,
20.3ma con sembianza lieta e valorosa,
20.4con bella gente, d'Alcatoe venne,
20.5armati tutti in arme luminosa,
20.6con quelli arnesi ch'a lor si convenne:
20.7guardando quel capel dal qual tenea
20.8la signoria delle terre ch'avea.
21.1Sopra un carro, da quattro gran tori
21.2tirato, di Trenarea, Agamenone
21.3vi venne accompagnato da plusori,
21.4armato tutto a guisa di barone,
21.5sé già degno mostrando degli onori
21.6ch'ebbe da' Greci nella ossidione
21.7a Troia fatta: nel sembiante arguto,
21.8con nera barba, grande e ben membruto.
22.1Non arme chiare, non mantel dorato,
22.2non pettinati crin, non ornamenti
22.3d'oro o di pietre aveva, ma legato
22.4d'orso un velluto cuoio con rilucenti
22.5unghioni al collo, il qual da ogni lato
22.6ricoprien l'armi tutte rugginenti;
22.7e chiunque il vedea diceva d'esso:
22.8— Que' vincerà con cui questi fia messo. -
23.1Di dietro a lui, in abito dispari,
23.2Menelao sen veniva giovinetto,
23.3vestito in drappi belli e molto cari:
23.4piacevol, bello e gentil nello aspetto,
23.5sanz'alcuna arme, e' crin come oro chiari
23.6Zeffiro ventilava, e giuso al petto
23.7la barba bionda come oro cadea,
23.8lodata da chiunque la vedea.
24.1Egli era sopra un gran caval ferrante,
24.2reggendo il freno grave per molto oro,
24.3con un mantel ch'al collo ventilante
24.4da' circustanti s'udiva sonoro;
24.5e se Venere fosse sanza amante,
24.6ch'ella prendesse lui credean coloro
24.7che lui vedean: così la sua bellezza
24.8lodavano e 'l valore e la destrezza!
25.1Costui seguieno il nobile Castore
25.2e 'l suo fratel Polluce, tutti armati,
25.3e ben mostravan che di gran valore
25.4gli avesse 'l cigno lor padre dotati;
25.5i qua' ne' loro scudi per onore
25.6aveano il quando e 'l come generati
25.7fur, con ingegno, della bella Leda,
25.8allor che ella fu del cigno preda.
26.1Seguien costor più uomini lernei,
26.2armati tutti e fieri ne' sembianti,
26.3nobili misti insieme con plebei;
26.4e qual giva di dietro e qual davanti,
26.5in forme ta' che dir non le saprei,
26.6sì eran divisati tutti quanti;
26.7e con onor nella cittade entraro,
26.8e al real palazzo dismontaro.
27.1Un cuoio d'un leon nemeo velluto
27.2vi recò Cromis, tirinzio vestito
27.3che già al padre era stato veduto,
27.4da cui il giel mortale avea sentito;
27.5e con un baston grande e noderuto
27.6e di tutte l'altre armi ben guarnito,
27.7sopra Strimon, caval di Diomede,
27.8d'uomini mangiator, sì com si crede,
28.1non altramenti la testa menando
28.2che faccia il toro poi ch'è amazzato,
28.3e sanza alcun riposo ognor ringhiando
28.4giva di suon tal, chente fu ascoltato
28.5tal volta già quando i cani abbaiando
28.6si fer sentir di Silla nel turbato
28.7mare, in quell'ora che Eolo spira
28.8il vento che quel loco più martira.
29.1Con esso d'Oetalia molta gente
29.2vi venne ancora, tutta ben guarnita;
29.3Ippodomo vi fu similemente,
29.4figliuolo d'Oemomia pulita,
29.5con quello sforzo donde era possente
29.6a mostrar la grandezza di sua vita,
29.7sovr'un caval calidonio coverto
29.8di drappi sirii, ben ne' campi esperto.
30.1Di Pilos venne il giovane Nestore,
30.2di Neleo figliuol, la cui etate
30.3nelle vermiglie guancie il primo fiore
30.4mostrava, poco ancora seminate
30.5di crespo pel che d'oro avea colore,
30.6il qual multiplicava sua biltate;
30.7costui ornò il padre in guisa tale,
30.8che d'ornamento a lui non vi fu iguale.
31.1Natura ornato l'avea di bellezza,
31.2quanto giovane donna disiare
31.3poté giammai, e poi di gentilezza
31.4di real sangue; né potea celare
31.5l'ardito cuor ch'avea e la prodezza
31.6con disio sommo di bene operare;
31.7e la Fortuna de' ben ch'ella dona
31.8più li fu larga ch'ad altra persona.
32.1Costui armato, il ferro sotto argento,
32.2quanto era, in piatte tutto nascondea,
32.3ma della maglia il molto guarnimento
32.4tutto fu d'oro, quantunque n'avea;
32.5di ricche pietre assai fu l'ornamento
32.6che ad arnese cotal si richiedea
32.7e sì lucea, che in ogni parte oscura
32.8luce avria data come giorno pura.
33.1E in su un gran caval di pel morello,
33.2sanza riposo tuttavia fremendo,
33.3cavalcava Nestor leggiadro e bello,
33.4un gran baston di ferro in man tenendo;
33.5e sì come falcon che di cappello
33.6esce, s'andava tutto plaudendo,
33.7da molti cavalier da ogni lato
33.8molto nobilemente accompagnato.
34.1Nella terra de' Ciclopi festando
34.2in cotal guisa se n'entrò Nestore,
34.3di che ciascun si gia maravigliando,
34.4faccendo a lui iusto 'l potere onore;
34.5e e', che ben sapeva dimostrando
34.6andare a tutti il suo sommo valore,
34.7a tutti onor facea, finché pervenne
34.8dove Teseo con gli altri lui ritenne.
35.1Evandro, nato nel gelido colle
35.2Cilleno di Carmenta e di colui
35.3che l'anime da' corpi morti tolle,
35.4in ozio star con li popoli sui
35.5nella steril Nonacria non volle;
35.6ma per mostrar la sua potenza altrui
35.7essendo ancora prospero e regnante,
35.8con molti suoi baron giunse festante.
36.1Egli era in su tesalico destriere,
36.2co' suoi insieme andando baldanzoso;
36.3e era armato d'armi forti e fiere,
36.4e per mantello un cuoio d'orso piloso
36.5libistrico, le cui unghie già nere
36.6sotto oro eran nascose luminoso,
36.7e de' suoi molti avean tal copertura,
36.8e di leone alcun la pelle dura.
37.1Altri avean pelli di tori lunati,
37.2tutte di cari limbi circuite,
37.3e alcuni erano in cinghiar fasciati;
37.4nullo v'aveva con armi pulite;
37.5così insieme tutti divisati
37.6circuivano Evandro, come udite,
37.7il qual dall'una man saette avea,
37.8dall'altra uno arco e il caval reggea.
38.1A cui da l'armo pendeva sinestro
38.2uno scudo, assai rozzo per lavoro,
38.3nel qual pareasi Atlanciade, silvestro
38.4fatto, Argos ingannar col suo sonoro
38.5nuovo strumento, e lui uccider destro
38.6lì si vedeva ancor, sanza dimoro;
38.7eravi ancor quando divenne Geta
38.8per far del padre la volontà cheta.
39.1Eravi ancor ciò che per Erse fece;
39.2e altre opere sue v'eran distinte,
39.3le qua' per brevità dir qui non lece;
39.4ma pur tra l'altre da parte dipinte,
39.5l'opere sue già fatte dritte o biece,
39.6eran le braccia sue al collo avvinte
39.7di Carmenta, di cui Evandro nacque
39.8ne' tempi ch'ella in Cilleno a lui piacque.
40.1In cotal guisa co' suoi, rugginoso
40.2dell'arme e del sudor, venne in Attene;
40.3e ben che bel non paia, valoroso
40.4chiunque il vede veramente il tene;
40.5e fé del modo suo, non borioso
40.6ma utile, parlare a tutti bene;
40.7ben s'amiraron della condizione,
40.8chiunque il vide, a sì fatto barone.
41.1Vennevi Peritoo, che della madre
41.2ancor le guancie sanza pelo avea;
41.3questi, con veste di drappi leggiadre,
41.4di biltà tutto nel viso splendea:
41.5bianco, vermiglio e con le luci ladre,
41.6chi 'l rimirava con amor prendea;
41.7e biondo assai vie più che fila d'oro,
41.8incoronato di frondi d'alloro.
42.1Né crede alcun che sì bel fosse Adone
42.2di Cinera, da Vener tanto amato,
42.3quanto era Peritoo ancor garzone,
42.4morbido nello aspetto e dilicato;
42.5costui montato sopra un gran roncione,
42.6del seme di Nettunno procreato,
42.7venne ad Attene, e 'ncontro li si feo
42.8il suo amico, con festa, Teseo.
43.1E ben che fosse molto conosciuto
43.2Peritoo in Attene, nondimeno
43.3sì era elli volontier veduto;
43.4per che ciaschedun luogo v'era pieno
43.5di popol ch'era a lui veder venuto,
43.6tanto ch'appena in loco non capeno;
43.7così col suo Teseo sen venne adagio,
43.8e con lui smontò nel suo palagio.
44.1E il duca narizio, giovinetto
44.2ancora molto, vi mandò Laerte,
44.3da cui li fur con paternale affetto
44.4l'arme lucenti primamente offerte;
44.5le quali e' prese con sommo diletto,
44.6e assai parli ogni poco che esperte
44.7l'abbia; e con seco menò Diomede,
44.8cui sempre amò con amichevol fede.
45.1E di Sidonia ancor Pigmaleone
45.2vi venne; e fuvvi con esso Siceo,
45.3che poi fu sposo dell'alta Didone,
45.4e a' Fenici nobili si feo
45.5seguire a guisa di sommo barone;
45.6e con li suoi insieme da Teseo
45.7fu onorato magnificamente
45.8e ricevuto molto caramente.
46.1Quivi nell'arme con solenne stuolo
46.2il gnosiaco re della dittea
46.3isola, già d'Europa figliuolo,
46.4vi venne, che ancora non avea
46.5del suo bello Androgeo sentito il duolo;
46.6e 'n su la riva d'Attene lernea
46.7discese, e fé con l'ancore fermare
46.8le navi lì che 'l doveano aspettare.
47.1Di dietro a cui discese Radamante,
47.2fratel di lui, e Sarpedone appresso,
47.3e le lor genti ancora tutte quante.
47.4Quivi era un carro orrevole per esso,
47.5sovra 'l quale e' montò; e messa avante
47.6la gente sua, non però molto cesso,
47.7inverso Attene il camin prese tosto,
47.8sì come avea nella mente disposto.
48.1Il manco lato uno scudo gli armava,
48.2nel qual vedeansi i regni di Nereo,
48.3e come Giove in que' toro notava,
48.4carico d'Europa onde nasceo;
48.5e' liti v'eran dove la posava
48.6soavemente nel regno ditteo;
48.7e similmente la casside bella
48.8tutta lucea della paterna stella.
49.1Erano i campi, l'argini e le strade,
49.2le porte de' palazzi e li balconi,
49.3come che fossero o ispesse o rade,
49.4piene di donne tutte e di baroni,
49.5per veder di Minòs la dignitade;
49.6e vecchi antichi e giovani garzoni
49.7tutti venuti v'erano a mirare
49.8il gran baron nella lor terra entrare.
50.1Il qual v'entrò con molto grande onore,
50.2e più vide ciascun che non credea
50.3veder di lui d'altezza e di valore;
50.4e furvi assai che poi non disser rea
50.5né biasimarono il focoso amore
50.6di Silla, allor ch'ogni altro la dicea
50.7degna di morte per lo padre ucciso,
50.8sé rimembrando quale e' l'avean viso.
51.1Vennevi ancora Anchelado bistone
51.2a dimostrar della sua gran prodezza,
51.3con nobil compagnia d'ogni ragione:
51.4audaci erano e pien di fierezza
51.5dintorno a lui, che sopra un gran roncione
51.6mostrava chiara la sua adornezza;
51.7e' fu da tutti in Attene, veduto,
51.8con lieto viso assai ben ricevuto.
52.1E ben che molti de' liti d'Alfeo
52.2venissor quivi a volere onorarsi,
52.3non volle rimanere Ida piseo,
52.4ma per alquanto quivi dimostrarsi,
52.5pensando al suo valore, il quale il feo
52.6nelli giuochi olimpiaci pregiar, sì
52.7che coronato fu; e 'n compagnia
52.8gente menò di somma valentia.
53.1Questi era tanto nel corso leggiere,
53.2veloce e presto, che nulla saetta
53.3da Partico o Cidone o altro arciere
53.4mandata fu di nervo con tal fretta,
53.5che lenta non paresse e che diriere
53.6non li fosse rimasa per dispetta;
53.7e tanto e sì e' tal fiata correa,
53.8ch'agli occhi de' miranti si togliea.
54.1Questi saria nel fluttuoso mare,
54.2qualora e' più inver lo ciel crucciato
54.3istende i suoi marosi col gridare,
54.4correndo con asciutte piante andato;
54.5né li saria paruto grave affare
54.6l'esser trascorso sanza aver guastato
54.7alcuna spiga sopra li tremanti
54.8campi spigati e col vento sonanti.
55.1E oltre a questi ancor vi venne Ameto
55.2lucente di reale adornamento,
55.3di mezza etate, nello aspetto lieto,
55.4il quale in uno scudo d'ariento,
55.5in forma di pastore umile e queto
55.6d'oro portava Febo, che l'armento
55.7di lui ne' verdi boschi pasturava,
55.8e in Anfriso poi gli abeverava.
56.1Questi infra' suoi Foloèn cavalcando,
56.2di verde quercia inghirlandato, giva;
56.3il qual da il castalio somigliando
56.4gregge fremendo adizzato anitriva,
56.5or qua or là co' piedi il suol pestando,
56.6ferendo chi appresso li veniva;
56.7e Irim gli menava avanti a destro,
56.8tutto coverto uno scudier sinestro.
57.1E così con gli Ematici sen venne
57.2fino in Attene in atto baldanzoso;
57.3quivi al palagio di Teseo si tenne
57.4il caval fiero e d'andare animoso;
57.5là dove fu, sì come si convenne,
57.6ben ricevuto assai dal valoroso
57.7Teseo, il qual l'aveva per amico,
57.8non or di nuovo, ma già ab antico.
58.1Di Boezia vi venne molta gente,
58.2quali ad Arcita e quali a Palemone,
58.3però che lì ciascuno era possente
58.4e ne' popoli avea iurisdizione;
58.5onde ciascuno in tal punto fervente
58.6a far servigio di sua soiezione
58.7venne ad Attene sanza dimorare,
58.8armati bene e belli a riguardare.
59.1Quivi i Dircei, per tema di Teseo
59.2fuggiti già, le spelunche lasciate,
59.3chi venne a Palemon, chi a Penteo;
59.4tra' qua' le genti fur che son bagnate
59.5dalle spumanti ripe d'Ismeneo,
59.6e quelle ch'a Citeron suggiocate
59.7sono e a' monti Ogigii tutti quanti,
59.8o vicini ad Elicona abitanti.
60.1E quelli, i quali Esopo, troppo altiero
60.2contra l'iddii per Egina furata,
60.3veggono spesso torbido e sincero,
60.4vi furon tutti, gente bene armata;
60.5e 'l popol d'Antedon tututto intero
60.6con altri molti di quella contrata,
60.7contenti assai de' signor riavuti,
60.8li qua' credean del tutto aver perduti.
61.1Avrebbe quivi Cefiso mandato
61.2Narcisso, se non fosse che in fiore
61.3già ne' campi tespiaci mutato
61.4era, per troppo a sé avere amore,
61.5spesso dal padre in su il lito bagnato,
61.6sì com'io credo, per troppo dolore
61.7d'aver perduto en la sua fanciullezza
61.8il caro figlio per troppa bellezza.
62.1E Leandro era già stato raccolto
62.2dalla sua Ero nel lito di Sesto,
62.3sospinto dal dalfin, con tristo volto
62.4e di lagrime pieno amare e mesto,
62.5e da lei pianto con sospiri molto;
62.6il non esservi adunque fu per questo,
62.7né ' suoi vi gir, perché perduto aveno
62.8il lor signor cui seguitar doveno.
63.1Sarebbevi Erisiton driopeo
63.2similemente a combatter venuto,
63.3ma per la debolezza non poteo,
63.4già magro e sanza forza divenuto
63.5per l'albero lo quale e' tagliar feo,
63.6che era stato a Ceres conceduto;
63.7rimase adunque e non vi poté gire,
63.8ma li convenne di fame morire.
64.1Furvi altri assai e popoli e contrade,
64.2tanti che ben non gli saprei contare,
64.3sì gli nasconde in sé la lunga etade;
64.4né li vi fece bisogno menare,
64.5ma de' signori il voler nobiltade
64.6ciascun con le sue genti dimostrare,
64.7vaghi d'acquistar fama con onore,
64.8ciascun secondo fosse il suo valore.
65.1Qualunque fu de' possenti signori,
65.2re, duca, prenze o altro d'onor degno,
65.3o qual si fosser piccoli o maggiori,
65.4che di Teseo venisse allor nel regno,
65.5e' fur con sommi e lietissimi onori
65.6ricevuti, ciascun con tutto ingegno;
65.7e per sé prima gli onorava Egeo,
65.8e poi con lieto viso il buon Teseo.
66.1Ipolita reina lietamente
66.2quanti ne venner tutti ricevette
66.3con alta festa e graziosamente;
66.4né la giovane Emilia si stette,
66.5ma quanto più poté similemente:
66.6bella tenuta da chi la vedette,
66.7tanto a tututti si mostrava lieta,
66.8d'ogni grazia piena e mansueta.
67.1Né furon folli Arcita e Palemone
67.2tenuti da chi seppe i fatti loro,
67.3se l'un s'era fuggito di prigione
67.4e l'altro oltre il mandato a far dimoro
67.5nella vietata bella regione,
67.6per acquistar così fatto tesoro;
67.7né s'amiraron se non voller loco
67.8dar l'uno a l'altro en l'amoroso foco.
68.1E ben fu giudicato che 'l suo amore
68.2fosse troppo più caro da comprare,
68.3che pria non fu di Tebe esser signore
68.4o di quantunque cinge il verde mare,
68.5e che bene investito era 'l valore
68.6di tanti probi quanti ivi adunare
68.7avea fatti fortuna a dar sentenza
68.8ultima con lor arme a tale intenza.
69.1Se gli alti regi furono onorati
69.2da Palemone e dal gentile Arcita,
69.3non cal ch'i' 'l narri, ché uomini nati
69.4non si crede che mai in questa vita
69.5fossero co' servigi lieti e grati
69.6veduti come questi, a' qua' fornita
69.7era ogni voglia, sol che essi dire
69.8volesser ciò che non potean sentire.
70.1Alti conviti e doni a regi degni
70.2s'usavan quivi, e sol d'amor parlare,
70.3e' vizii si biasmavano e li sdegni;
70.4giovenil giuochi e sovente armeggiare
70.5il più del tempo occupavan gl'ingegni,
70.6o in giardin con donne festeggiare;
70.7lieti v'erano i grandi e i minori,
70.8e adagiati da' fini amadori.
71.1E certo, poi che Pallade quistione
71.2con Nettunno ebbe a nomar la cittade,
71.3gente adunata d'alta condizione
71.4né tanta né di sì gran nobiltade
71.5non s'era vista per nulla stagione;
71.6il che Teseo in somma dignitade
71.7il si tenea, e fra l'altre sue cose
71.8più degne di memoria questa pose.
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