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LIBRO PRIMO

Teseida

PoeTree.it

1.1O sorelle castalie, che nel monte
1.2Elicona contente dimorate,
1.3dintorno al sacro gorgoneo fonte,
1.4sottesso l'ombra delle frondi amate
1.5da Febo, delle quali ancor la fronte
1.6spero d'ornarmi, sol che 'l concediate:
1.7le sante orecchi a' miei prieghi porgete
1.8e quelli udite come voi dovete.
2.1E' m'è venuto in voglia con pietosa
2.2rima di scrivere una istoria antica,
2.3tanto negli anni riposta e nascosa
2.4che latino autor non par ne dica,
2.5per quel ch'io senta, in libro alcuna cosa;
2.6dunque sì fate che la mia fatica
2.7sia graziosa a chi ne ha lettore
2.8o in altra maniera ascoltatore.
3.1Siate presenti, o Marte rubicondo,
3.2nelle tue armi rigido e feroce,
3.3e tu, madre d'Amor, col tuo giocondo
3.4e lieto aspetto, e 'l tuo figliuol veloce
3.5co' dardi suoi possenti in ogni mondo;
3.6e sostenete e la mano e la voce
3.7di me che 'ntendo i vostri effetti dire
3.8con poco bene e pien d'assai martire.
4.1E voi, nel cui conspetto il dir presente
4.2forse verrà com'io spero, ancora
4.3quant'io più posso priego umilemente,
4.4per quel signor che' gentili innamora,
4.5che attendiate con intera mente;
4.6voi udirete come elli scolora
4.7ne' casi avversi ciascun suo seguace
4.8e come dopo affanno e' doni pace.
5.1E questo con assai chiara ragione
5.2comprenderete, udendo raccontare
5.3d'Arcita i fatti e del buon Palemone,
5.4di real sangue nati, come appare,
5.5e amendun tebani, e a quistione
5.6parenti essendo, per soverchio amare
5.7Emilia bella, vennero, amazona;
5.8donde l'un d'essi perdeo la persona.
6.1Al tempo che Egeo re d'Attene era,
6.2fur donne in Scizia crude e dispietate,
6.3alle qua' forse parea cosa fiera
6.4esser da' maschi lor signoreggiate;
6.5per che, adunate, con sentenzia altiera
6.6diliberar non esser soggiogate,
6.7ma di voler per lor la signoria;
6.8e trovar modo a fornir lor follia.
7.1E come fer le nepoti di Belo
7.2nel tempo cheto alli novelli sposi,
7.3così costor, ciascuna col suo telo
7.4de' maschi suoi li spirti sanguinosi
7.5cacciò, lasciando lor di mortal gielo
7.6tututti freddi, in modi dispettosi;
7.7e 'n cotal guisa libere si fero,
7.8ben che poi mantenersi non potero.
8.1Recato adunque co' ferri ad effetto
8.2lor malvoler, voller maestra e duce
8.3che correggesse ciascun lor difetto
8.4e a ben viver desse forma e luce;
8.5né a tal voglia dier lungo rispetto,
8.6ma delle donne che 'l luogo produce
8.7elesser per reina en la lor terra
8.8Ipolita gentil, mastra di guerra.
9.1La quale, ancora che femina fosse
9.2e di bellezze piena oltre misura,
9.3prese la signoria, e sì rimosse
9.4da sé ciascuna feminil paura,
9.5e in tal guisa ordinò le sue posse,
9.6che 'l regno suo e sé fece sicura;
9.7né di vicine genti avea dottanza,
9.8sì si fidava nella sua possanza.
10.1Regnando adunque animosa costei,
10.2alle sue donne fé comandamento
10.3che Greci, Trazii, Egizii o Sabei,
10.4né uomini altri alcun nel tenimento
10.5entrar lasciasser, se esse avean di lei
10.6la grazia cara; ma ciascuno spento
10.7di vita fosse che vi s'appressasse,
10.8se subito il terren non isgombrasse.
11.1Se per ventura lì fosser venute
11.2femine, di qual parte si volesse,
11.3da lor benignamente ricevute
11.4comandò fossero e, se lor piacesse
11.5d'esser con loro insieme, ritenute
11.6dovessono esser, sì che si riempiesse
11.7il luogo di color che lì morieno
11.8di quelle che d'altronde lì venieno.
12.1Sotto tal legge più anni quel regno
12.2istette, e' porti furon ben guardati,
12.3sicché non vi venia nave né legno,
12.4o da fortuna o da altro menati
12.5che fosser lì, che non lasciasser pegno
12.6oltre al parer loro; e malmenati
12.7li conveniva del luogo fuggire,
12.8se non volevan miseri morire.
13.1A questo scotto i Greci assai sovente
13.2incappavan per lor disaventura;
13.3per che a Teseo, allor signor possente,
13.4duca d'Attene, spesso con rancura
13.5eran posti richiami di tal gente
13.6e di lor crudeltate a dismisura;
13.7ond'elli, in sé di ciò forte crucciato,
13.8propose di purgar cotal peccato.
14.1Marte tornava allora sanguinoso
14.2dal bosco dentro al qual guidati avea,
14.3con tristo agurio del re furioso
14.4di Tebe, l'aspra schiera, e si tenea
14.5lo scudo di Tideo, il qual pomposo
14.6della vittoria, sì come potea,
14.7ad una quercia l'aveva appiccato
14.8cotal qual era, a Marte consecrato.
15.1E 'n cotal guisa, in Trazia ritornando,
15.2si fé sentire al crucciato Teseo,
15.3in lui di sé un fier caldo lasciando;
15.4e col suo carro avanti procedeo,
15.5dovunque giva lo cielo infiammando;
15.6poi nelle valli del monte Rifeo,
15.7ne' templi suoi posando, si raffisse,
15.8sperando ben che ciò che fu seguisse.
16.1Quinci Teseo magnanimo chiamare
16.2li baron greci fé, e lor propose
16.3ch'elli intendeva voler vendicare
16.4la crudeltà e l'opere noiose
16.5delle donne amazone; e a ciò fare
16.6richiese lor, nelle cui virtuose
16.7opere si fidava; e ciascun tosto
16.8rispose sé al suo piacer disposto.
17.1Commossi adunque i popoli dintorno,
17.2qual per dovere e qual per amistate,
17.3tutti ad Attene in un nomato giorno
17.4si ragunar, con quella quantitate
17.5ch'ognun poteva; e, sanza far sogiorno,
17.6sopra le navi già apparecchiate
17.7cavalli e arme ciascun caricava
17.8con ciò che a fare oste bisognava.
18.1E quando parve tempo al buon Teseo
18.2di navigar vedendol chiaro e bello,
18.3tutta la gente sua raccoglier feo
18.4con debito dover, sì come quello
18.5che altra volta il buon partito e 'l reo
18.6avea provato del mar piano e fello;
18.7e nel mar col suo stuol tutto si trasse,
18.8vento aspettando ch'al gir gli aiutasse.
19.1Essendo a tal partito sopra l'onde
19.2la greca gente bene apparecchiata,
19.3la notte che le cose ci nasconde
19.4aveva l'aer tututta occuppata;
19.5onde alcun dorme, e tal guarda e risponde,
19.6e così infino alla stella levata;
19.7la qual sì tosto com'ella appario,
19.8l'amiraglio dell'oste si sentio;
20.1e a guardare il ciel col viso alzato
20.2tutto si diè, e quindi fé chiamare
20.3li marinar, dicendo: — Egli è levato
20.4prospero vento, onde mi par d'andare
20.5a nostra via, e però sia spiegato
20.6ciaschedun vel sanza più dimorare. -
20.7E e' fu fatto il suo comandamento,
20.8e quindi si partir con util vento.
21.1Ma la corrente fama, che transporta,
21.2con più veloce corso ch'altra cosa,
21.3qualunque opera fatta, dritta o torta,
21.4sanza mai dare alli suoi passi posa,
21.5cotal novella tosto la rapporta
21.6ad Ipolita bella e graziosa,
21.7e in pensier la pon di sua difesa,
21.8di mal talento e di furore accesa.
22.1Ma poi che l'ira alquanto fu affreddata,
22.2con utile consiglio immantanente
22.3di volersi difendere avvisata,
22.4fece chiamar ciascuna, di presente,
22.5donna che nel suo regno era pregiata,
22.6e tutte a sé venirle tostamente;
22.7alle qua' poi in publico consiglio
22.8a parlar cominciò con cotal piglio:
23.1— Perciò che voi in questo vostro regno
23.2coronata m'avete, e' s'appartiene
23.3a me di porre e la forza e lo 'ngegno
23.4per la salute vostra u' si convene,
23.5sanza passar di mio dovere il segno
23.6nel prestar guiderdoni o porger pene;
23.7ond'io, a ciò sollecita, chiamate
23.8v'ho, perché voi e me con voi atiate.
24.1Non vede il sol, che sanza dimorare
24.2dintorno sempre ci si gira, in terra
24.3donne quanto voi sete da pregiare;
24.4le qua', se 'n ciò il mio parer non erra,
24.5per voler virile animo mostrare,
24.6contro a Cupido avete presa guerra,
24.7e quel ch'a l'altre più piace fuggite,
24.8uomini fatti, non femine ardite.
25.1E che questo sia vero, assai aperto
25.2non ha gran tempo ancora il dimostraste,
25.3allor ch'amor, né paura, né merto
25.4non vi ritenne che voi non mandaste
25.5a compimento il vostro pensier certo,
25.6quando da servitù vi dilibraste;
25.7nell'arme sempre esercitate poi,
25.8cacciando ogni atto feminil da voi.
26.1Ma se mai virile animo teneste,
26.2ora bisogno fa, per quel ch'io senta;
26.3perciò che voi, sì com'io, intendeste
26.4che 'l gran Teseo di venir s'argomenta
26.5sopra di noi, avendoci moleste
26.6perché nostro piacer non si contenta
26.7di quel che l'altre, ciò è suggiacere
26.8a gli uomini, faccendo il lor volere.
27.1Al suo inimicarci altra cagione
27.2veder non so, né voi credo veggiate,
27.3perciò che mai alcuna offensione
27.4ver lui non commettemmo, onde assaltate
27.5dovessomo essere; e questa ragione
27.6assai è vota di degna onestate,
27.7perciò che non fa mal que' che s'aiuta
27.8per raver libertà, se l'ha perduta.
28.1Ma qual che sia la cagion che il mova,
28.2a noi il difender resta solamente,
28.3sì che non vinca per forza la pruova;
28.4laond'io vi richeggio umilemente
28.5e priego, se in tal vita vi giova
28.6di viver qual noi tegniamo al presente,
28.7che l'animo, lo 'ngegno e ogni possa
28.8mettiate contro a chi guerra v'ha mossa.
29.1Né vi metta paura conscienza
29.2d'aver peccato negli uomini vostri,
29.3ché morte lor la loro isconoscenza
29.4lecita impetrò nelli cor nostri,
29.5che non stimavan che d'equal semenza
29.6con lor nascessim, ma come da mostri,
29.7da quercie, over da grotte partorite,
29.8eravam poco qui da lor gradite.
30.1E' si tenevan l'altezze e gli onori
30.2sanza participarle a noi giammai,
30.3le quali eravam degne di maggiori
30.4ch'alcun di loro, a dir lo vero, assai;
30.5per che di ciò gl'iddii superiori
30.6rison che noi facemmo, e sempre mai
30.7n'avranno per miglior, l'altre schernendo
30.8che per viltà si van sottomettendo.
31.1Né vi spaventi il nome di costoro,
31.2perch'e' sien Greci; ché non son guarniti
31.3di forza divisata da coloro
31.4che nel passato fur vostri mariti;
31.5se fiere vi mostrate verso loro,
31.6e' non saranno inver di voi arditi,
31.7ché niun può più ch'un uom, chi ch'el sia;
31.8però da voi cacciate codardia.
32.1Non risparmiate qui, donne, il valore;
32.2non risparmiate l'armi, non l'ardire;
32.3non risparmiate il morire ad onore;
32.4considerate ciò che può seguire
32.5dell'esser vigorose o con timore;
32.6voi non avrete aguale a far morire
32.7padri o figliuo' che vi faccian pietose,
32.8ma inimiche genti a voi odiose.
33.1Ritorni in voi agual quella fierezza
33.2che quella notte fu, quando ciascuna
33.3mai non usata usò crudele asprezza
33.4ne' padri e ne' figliuo'; né sia nessuna
33.5che qui, se dell'iddii la forza prezza,
33.6istea, per aver nosco equal fortuna;
33.7usi pietà altrove, ché qui morta
33.8la comando io in ogni donna accorta.
34.1Ben che forse l'iddii non ne saranno
34.2contrarii per la nostra gran ragione;
34.3anzi, se giusti son, n'aiuteranno,
34.4dimenticando quel, se fu offensione;
34.5e se atarci forse non vorranno,
34.6il danno suppliran nostre persone
34.7contra colui che si move a gran torto
34.8per navigare inverso il nostro porto.
35.1E acciò ch'io non ponga in più parole
35.2il tempo, il qual ne bisogna al presente,
35.3a ciascheduna che libertà vole
35.4ricordo e priego ch'ella sia valente;
35.5e a qual morte per libertà dole,
35.6dipartasi da noi immantanente;
35.7noi varrem molto me' sanza di lei. -
35.8E così detto si tacque colei.
36.1Grande fu tra le donne il favellare,
36.2quasi pendendo tutte in tal sentenza:
36.3del dover pure a Teseo dimostrare
36.4quanta e qual fosse la lor gran potenza,
36.5se e' si ardisse a' lor porti appressare;
36.6per che, sanza alcun'altra resistenza,
36.7sé offerse ciascuna infino a morte
36.8alla reina vigorosa e forte.
37.1Ipolita, poi le proferte intese,
37.2sanza dimoro i porti fé guarnire,
37.3e le miglior del regno alle difese
37.4sanza nessuno indugio fece gire;
37.5e in tal guisa armò il suo paese,
37.6ch'assai sicura poteva dormire,
37.7se soverchio di gente oltre pensata
37.8non fosse, come fu, su quello entrata.
38.1Né altramenti il cinghiar c'ha sentiti
38.2nel bosco i can fremire e' cacciatori,
38.3i denti batte e rugghia e gli spediti
38.4sentieri a sua salute cerca e, pe' romori
38.5ch'egli ha in qua in là in giù e 'n su uditi,
38.6non sa qua' vie per lui si sien migliori,
38.7ma ora in giù e ora in su correndo,
38.8fino al bisogno, incerto, va fuggendo:
39.1che facesse colei per lo suo regno,
39.2in dubbio da qual parte quivi vegna
39.3Teseo, o con che arte overo ingegno;
39.4onde a gire in ciascuna non disdegna,
39.5né di pregar che ciascheduna al segno
39.6di quel c'ha imposto ben ferma si tegna;
39.7però che, s'a tal punto son vincenti,
39.8più non cal lor curar mai d'altre genti.
40.1L'alto duca Teseo, con tempo eletto
40.2a suo viaggio, lieto navigava;
40.3passando pria Macron sanza interdetto,
40.4ad Andro le sue prode dirizzava;
40.5il qual lasciato, con sommo diletto
40.6pervenne a Tenedòs e quel passava,
40.7entrando poi nel mar ch'a l'abideo
40.8Leandro fu soave e poscia reo.
41.1E oltre quel cammin che Frisso tenne
41.2allor che la sorella cadde in mare,
41.3servò, finch'a Bisanzio pervenne.
41.4Quivi fatta sua gente rinfrescare,
41.5per picciola stagion vi si ritenne;
41.6e come nel mar Tanao ad intrare
41.7incominciò, così delle donzelle
41.8le terre vide graziose e belle.
42.1E come leoncel cui fame punge,
42.2il qual più fier diventa e più ardito
42.3come la preda conosce da lunge,
42.4vibrando i crin, con ardente appetito
42.5e l'unghie e' denti aguzza infin l'agiunge;
42.6cotal Teseo, rimirando espedito
42.7il regno di color, divenne fiero,
42.8volonteroso a fare il suo pensiero.
43.1Esso mandò solenni avvisatori
43.2a discerner la più leggiera scesa;
43.3li qua', mirate dintorno e di fori
43.4le rive tutte con la mente intesa,
43.5tornarono, avvisati de' migliori
43.6dove discender con minore offesa
43.7potessero, e al duca il raccontaro;
43.8e 'n quella parte lo stuol dirizzaro.
44.1Quindi Teseo, per due de' suoi baroni,
44.2significare ad Ipolita feo
44.3la sua venuta e ancor le cagioni;
44.4e oltre a questo, sì le concedeo
44.5termine a poter fare eccezioni
44.6ne' patti fatti a lei, se per men reo
44.7consiglio forse le fosse piaciuta
44.8la pace, pria che fosse scombattuta.
45.1Ma di que' patti che e' domandava
45.2da lei niun non ne fu accettato;
45.3anzi di lui assai si ramarcava
45.4pur di quel tanto ch'aveva operato,
45.5riprendendol di ciò, che s'impacciava,
45.6fuor del suo regno, dell'altrui stato;
45.7ma che, s'ella potesse, ancor pentere
45.8nel faria tosto; e ciò l'era in calere.
46.1Tornaron que' con sì fatta risposta
46.2qual fu lor data, sanza star niente,
46.3e a Teseo davanti l'han proposta;
46.4il qual l'udì mal pazientemente,
46.5dicendo: — Poco a questa donna costa
46.6così risponder; ma certanamente
46.7io la trarrò d'error, se 'l cuor non erra. -
46.8Quinci gridò: — Signori, ogni uomo a terra! -
47.1A questa voce i legni fur tirati
47.2quasi in sul lito; e voleano smontare,
47.3e già le scale ponean, quando, alzati
47.4gli occhi, d'un bel castel vicino al mare
47.5sopra una montagnetta, onde calati
47.6i ponti, genti vidono avvallare
47.7bene a cavallo armati, e 'n su la rena
47.8in prima fur che 'l vedessero appena,
48.1e quasi presi d'ogni parte i passi,
48.2con gli archi in mano, or qua or là correndo,
48.3traendo le saette de' turcassi,
48.4con viva forza givan difendendo
48.5tagliate avanti fatte, e di gran sassi
48.6i balzi a grosse schiere provedendo;
48.7Arpalice era questa che 'l facea,
48.8a cui commesso Ipolita l'avea.
49.1Il gran Teseo, magnifico barone,
49.2poi che co' suoi alle terre pervenne,
49.3vedendole guarnite per ragione,
49.4per savie donne en l'animo le tenne;
49.5e alquanto mutato d'oppinione,
49.6fra mare il suo stuol fermo ritenne;
49.7poi fé ciascun de' suoi apparecchiare,
49.8pur dilivrando di volervi entrare.
50.1Poi che ciascun fu bene apparecchiato,
50.2inverso il porto si tiraro i legni;
50.3e per iscender nel luogo avvisato
50.4si fero avanti li baron più degni;
50.5e in quel modo ch'avean divisato
50.6gittaro in terra scale e altri ingegni;
50.7ma troppo fu più forte lor la scesa
50.8che non fu divisar cotale impresa!
51.1Egli eran quasi con le poppe in terra
51.2delli lor legni i Greci tutti quanti,
51.3e con ogni artificio utile a guerra
51.4arditamente si traeno avanti;
51.5ma bene era risposto, se non erra
51.6la mente mia, a lor da tutti i canti,
51.7però che quelle donne saettando
51.8forte gli gieno ognora dammeggiando.
52.1Esse gittavan fuoco spessamente
52.2sovra l'armate navi, il quale acceso
52.3molto offendeva i Greci; e similmente,
52.4con artifici, pietre di gran peso,
52.5che rompevan le navi di presente
52.6dove giugnean, se non era difeso;
52.7e oltre a questo, pece, olio e sapone
52.8sopra lo stuol gittavano a fusone.
53.1Battaglia manual nulla non v'era,
53.2perciò ch'ancora non avean potuto
53.3prender li Greci di quella rivera
53.4parte nessuna; e 'l conforto e l'aiuto
53.5del buon Teseo per niente gli era;
53.6anzi pareva ciaschedun perduto,
53.7di quelle donne mirando le schiere
53.8crescere ognora e diventar più fiere.
54.1Di dardi, di saette e di quadrella
54.2non fo menzion, che 'l ciel n'era coverto
54.3e occupata tutta l'aere bella,
54.4gittando l'uno a l'altro; e per lo certo
54.5battaglia non fu mai sì dura e fella,
54.6né in alcuna mai tanto sofferto;
54.7molti ve ne fedien le donne accorte,
54.8ben che di loro alcune fosser morte.
55.1Grandi eran quivi le grida e 'l romore
55.2che le donne faceano e' marinari,
55.3tal che Nettunno o Glauco mai maggiore
55.4sentito non l'aveano; e' duoli amari,
55.5ch'a' marinar feriti gieno al cuore,
55.6eran cagion di molto, perché rari
55.7ve n'eran che nel capo o nel costato
55.8o in altra parte non fosse piagato.
56.1E 'l sangue lor vedevan sopra l'onde
56.2con trista schiuma molto rosseggiare;
56.3e male a' Greci l'aviso risponde,
56.4poi che così si veggon malmenare;
56.5e qual più cuore aveva or si nasconde,
56.6temendo delle donne il saettare,
56.7perciò ch'ell'eran di cotal mestiere,
56.8più ch'altre, somme e vigorose e fiere.
57.1Teseo che d'alta parte riguardava
57.2la falsa punta della greca gente,
57.3di rabbia tutto in sé si consumava,
57.4maladicendo il duro convenente,
57.5e d'ultima vergogna dubitava,
57.6e quasi uscia per doglia della mente;
57.7per che sdegnoso al cielo il viso tolto,
57.8così parlò alto gridando molto:
58.1— O fiero Marte, o dispettoso iddio,
58.2nemico alle nostre armi, io mi vergogno
58.3d'aprirti con parole il mio disio;
58.4e certo priego per cotal bisogno
58.5non averai, né sacrificio pio;
58.6ma sanza te la vittoria ch'agogno
58.7farò d'avere, o l'alma sanguinosa
58.8ad Acheronta n'andrà dolorosa.
59.1Opera omai in male i tuoi rossori,
59.2e contro a me le femine fa forti
59.3con l'arte che in Flegra i successori
59.4d'Anteo vincesti; e fa che le conforti
59.5quanto tu sai, e piovi i tuoi vapori
59.6sopra li miei, ch'or fossero e' già morti;
59.7però che sol mi credo me' valere
59.8che io non fo con tutto lor potere.
60.1E tu, Minerva, che il sommo loco
60.2tra l'iddii tien nella nostra cittade,
60.3non aspettar da me altar né foco,
60.4né ch'io ti liti bestie in quantitade,
60.5né che per te io ordini alcun gioco
60.6in onor fatto di tua maestade;
60.7aiuta pure a queste le qua' sono
60.8teco d'un sesso, e me lascia in bandono. -
61.1Poi si rivolse a' suoi con vista viva,
61.2con piggior piglio, e cominciò a dire:
61.3— Ahi, vitupero della gente achiva,
61.4ov'è fuggito il vostro grande ardire?
61.5È la forza di voi tanto cattiva
61.6che molli donne vi faccian fuggire?
61.7Tornate adunque nelle vostre case,
61.8e qua le donne vengan, là rimase.
62.1Il chiaro Appollo e 'l cielo e 'l salso mare
62.2fien testimoni etterni e immortali
62.3del vostro vile e tristo adoperare;
62.4e porterà la fama i vostri mali
62.5con perpetuo nome, e voi mostrare
62.6farà a dito a genti disiguali,
62.7dicendo: «Vedi i cavalier dolenti,
62.8che vinti fur dall'amazone genti».
63.1Fuggitevi di qui, vituperati,
63.2poi Marte, più che voi, donne sovene;
63.3e delli vostri arnesi dispogliati,
63.4li lasciate vestire a chi convene;
63.5or non v'era e' miglior che onorati
63.6di morte aveste sostenute pene,
63.7che con vergogna indietro rinculare
63.8e a donzelle lasciarvi avanzare?
64.1Entri nell'armi adunque chi n'è degno
64.2(l'altro le lasci che non vole onore)
64.3morte pigliando per fuggire sdegno;
64.4e a cui piace più con disinore
64.5vita che pregio, non segua il mio segno;
64.6vivasi quanto vuol sanza valore,
64.7ch'io sarò troppo più, solo, onorato
64.8ch'essendo da cotali accompagnato.
65.1Or che avreste voi fatto se avversi
65.2vi fosser forse i Centauri usciti
65.3o i Lapiti, popoli diversi,
65.4turba dolente, o uomini scherniti?
65.5Credo nel mar vi sareste sommersi,
65.6poiché per donne vi sete fuggiti.
65.7Or vi tornate e fate novo duca,
65.8e Marte me, sì come vuoi, conduca. -
66.1E questo detto, sotto l'arme chiuso,
66.2tirar fe' la sua nave inver lo lito,
66.3e sanza scala por ne saltò giuso,
66.4né si curò perché fosse ferito
66.5da molte parti; ma, come duca uso
66.6di tal mestier, più si mostrava ardito,
66.7sé riparando e di sopra e dintorno;
66.8e fuor dell'acqua uscì sanza sogiorno.
67.1Non altramente si gittano in mare
67.2li marinari il cui legno già rotto
67.3per la fortuna sentono affondare,
67.4e chi più può, sanza a gli altri far motto,
67.5briga, notando, di voler campare,
67.6che' Greci si gittar tutti di botto
67.7dietro a Teseo nell'acqua lui vedendo,
67.8né ben né male al suo dir rispondendo.
68.1E sì gli aveva vergogna spronati
68.2con le parole del fiero Teseo,
68.3ch'egli eran presti e arditi tornati;
68.4per che ciascun com più tosto poteo,
68.5così com'eran tututti bagnati
68.6e ta' feriti, al suo duca si feo
68.7vicino; e fero in sul lito una schiera
68.8subitamente assai possente e fiera.
69.1Fatta la schiera tal quale e' poteano,
69.2nel marin lito ov'essi eran discesi,
69.3perciò che bene i luoghi non sapeano,
69.4né seco avevan tutti i loro arnesi,
69.5a lor poter le donne sosteneano,
69.6d'alto vigor ne' loro animi accesi,
69.7disposti a far gran cose in poca d'ora,
69.8pur che le donne lì faccian dimora.
70.1Le donne in su' cava' forti e isnelli
70.2givano armate in abiti dispari
70.3(e que' correan come volano uccelli),
70.4faccendo spesso li lor colpi amari
70.5sentire a' Greci, che ne' campi belli
70.6eran discesi a piè non avea guari,
70.7or qua or là correndo e ritornando,
70.8spesso e rado i Greci molestando.
71.1Così pugnavano a la morte loro,
71.2poi che potuto non avean la scesa
71.3con le lor forze vietare a coloro;
71.4li qua', sentendo ognor crescer l'offesa,
71.5chieser di poter gir, sanza dimoro,
71.6dal duca lor, ver quelle in lor difesa;
71.7e poi a piè entr'alle donne entraro
71.8e a combatter fieri incominciaro.
72.1E' ferirono a loro arditamente,
72.2sì come que' che ben lo sapean fare;
72.3e a' lor colpi non valea neente
72.4di quelle donne a' colpi riparare;
72.5e se non fosse ch'eran poca gente
72.6a rispetto del lor multiplicare,
72.7tosto l'avrebber del campo cacciate,
72.8o morte tutte, over prese e legate.
73.1Ma il numero di lor, ch'era infinito,
73.2ogni ora la battaglia rinfrescava;
73.3questo contra Teseo fiero e ardito
73.4il campo lungamente sostentava;
73.5esso sanza riposo e ispedito
73.6ferendo, or qua or là correndo andava,
73.7e ammirar di sé ciascun facea
73.8che 'n quello stormo mirar lo potea.
74.1Né altramente infra le pecorelle
74.2si ficca il lupo per fame rabbioso,
74.3col morso strangolando or queste or quelle,
74.4fin c'ha saziato il suo disio guloso,
74.5che faceva Teseo tra le donzelle
74.6a piè con la sua spada furioso,
74.7coperto dello scudo, ognor ferendo,
74.8or questa or quella misera uccidendo.
75.1Così Teseo fieramente andando
75.2co' suoi compagni infra le donne ardite,
75.3molte ne gian per terra scavallando,
75.4e morte quelle e quelle altre ferite
75.5lasciando per lo campo, indi montando
75.6sopr'a' cava' ch'a redine sbandite,
75.7le lor donne lasciate, si fuggieno
75.8or qua or là sì come e' potieno.
76.1E già di lor gran parte eran montati
76.2per tal procaccio sopra i buon destrieri,
76.3e tutti in sé di ciò riconfortati,
76.4contra color ferivan volontieri;
76.5e esse, lor vedendo inanimati
76.6più ch'al principio non erano e fieri,
76.7temendo cominciarono a voltare,
76.8e 'l campo a' Greci del tutto lasciare.
77.1Fuggiensi adunque in quel castel tututte,
77.2e dietro ad esse la duchessa loro;
77.3e sopra l'alte mura fur ridutte,
77.4armate, sanza fare alcun dimoro,
77.5fra lor dicendo: — Noi sarem distrutte
77.6se a le man pervegnàn di costoro. -
77.7E la sconfitta lor quasi non suta,
77.8a ben guardar si dier la lor tenuta.
78.1Era la terra forte, e ben murata
78.2da ogni parte, e dentro ben guarnita
78.3per sostener assedio ogni fiata,
78.4lunga stagion, ch'ella fosse assalita;
78.5però ciascuna dentro bene armata
78.6non temeva né morte né ferita;
78.7chiuse le porti al riparo intendeano
78.8e quasi i Greci niente temeano.
79.1Come Teseo le vide fuggire,
79.2in un raccolse tutta la sua gente,
79.3e comandò che le lasciasser gire;
79.4poi fé cercare il campo prestamente,
79.5e fece i corpi morti sepellire;
79.6e le ferite assai benignamente
79.7lasciò andar, sanza ingiuria nessuna,
79.8là dove piacque di gire a ciascuna.
80.1E 'n cotal guisa avendo preso il lito
80.2con la sua gente, malgrado di quelle,
80.3in su un picciol poggio fu salito,
80.4dirimpetto al castel delle donzelle;
80.5e comandò che quel fosse guarnito,
80.6sì che resister si potesse ad elle
80.7senza battaglia, infin che scaricate
80.8sien le galee e le genti posate.
81.1Li Greci prestamente scaricaro
81.2tutte le navi delli arnesi loro,
81.3e altri in brieve il poggetto afforzaro
81.4quanto poteron sanza alcun dimoro;
81.5né dì né notte mai non riposaro,
81.6infin ch'ebber fornito lor lavoro;
81.7ben fer le donne loro ingombro assai,
81.8che d'assalirli non calavan mai.
82.1Poscia che' Greci furono afforzati
82.2sì, che le donne neente temeano,
82.3e' legni loro in mar furon tirati
82.4per corseggiar dintorno ove poteano,
82.5e i feriti furon medicati,
82.6e quelli ancor che 'l mar temuto aveano
82.7posati fur, parve a Teseo che stare
82.8quivi poria più nuocer che giovare.
83.1Esso, ch'ognor con sollecita cura
83.2al suo più presto spaccio più pensava,
83.3imaginò che, se 'ntorno alle mura
83.4di quella terra il suo campo fermava,
83.5e' potrebbe avvenir per l'avventura
83.6che sanza utile il tempo trapassava;
83.7però che quando pure elli avvenisse,
83.8poco avea fatto perché lor vincesse.
84.1E tornandoli a mente come Alcide
84.2a l' Idra, che de' suoi danni crescea,
84.3avea la vita tolta, seco vide
84.4che là dov'era Ipolita volea
84.5sua pruova far; perché, se lei conquide,
84.6più contasto nessun non vi sapea;
84.7e per cotal pensiero il campo mosse
84.8per colà gir dove Ipolita fosse.
85.1Corse la fama per tutto il paese
85.2della sconfitta stata tostamente,
85.3per che ciascuna sé alle difese
85.4si metteva di sé velocemente;
85.5ma quella cui tal cosa più offese
85.6Ipolita è da creder certamente;
85.7la qual, poi che così la cosa andare
85.8vide, propose di volersi atare.
86.1Né fu stordita per quella sciagura,
86.2ma le sue donne a sé chiamò dicendo:
86.3— Or ciascuna convene esser sicura,
86.4non dico in campo Teseo combattendo,
86.5ma in difender ben le nostre mura,
86.6le quali ad assalir vien, com'io intendo;
86.7perciò che non potrà lunga stagione
86.8dimorar qui, per nulla condizione.
87.1Noi siam di ciò ch'al vivere ha mestiere
87.2fornite bene, e la terra è sì forte,
87.3che non è sì ardito cavaliere,
87.4se, al guardar vorremo essere accorte,
87.5ch'appressar ci si possa, che pentere
87.6non nel facciam forse con trista morte:
87.7quando ci fieno stati e vederanno
87.8il nostro ardir, per vinti se ne andranno.
88.1Dunque, se mai amaste libertate,
88.2se vi fu caro mai il mio onore,
88.3ora mostrate vostra probitate,
88.4ora si scopra l'ardire e 'l valore
88.5ver chi s'appressa alla vostra cittate
88.6per voler noi di quella trarre fore.
88.7Etterna fama ora acquistar potete,
88.8se ben contra Teseo vi difendete. -
89.1E questo detto, niente interpose,
89.2ma ciò che seco aveva divisato
89.3fece, dando ordine a tutte le cose;
89.4per le mura ponendo in ogni lato,
89.5a guardia, donne savie e valorose,
89.6faccendo ancor ciascuno altro apparato
89.7ch'a tal cosa bisogna, sempre andando
89.8or queste or quelle tutte confortando.
90.1E per salute ancor delle sue genti
90.2gran doni a' templi poi fece portare,
90.3l'iddii pregando che negli emergenti
90.4casi dovesser lor pietosi atare;
90.5quinci, operando tutti altri argomenti
90.6ch'a sua difesa potevan giovare,
90.7e guarnita così come poteo,
90.8con le sue donne aspettò poi Teseo.
91.1Poi che Teseo si fu di quel loco
91.2partito onde le donne avea cacciate,
91.3a la città sen venne in tempo poco,
91.4dove Ipolita e molte erano armate;
91.5e lì giurò per Vulcan, dio del foco,
91.6di non partirsi mai, se conquistate
91.7da lui non fosser per forza o per patti:
91.8prima elli e' suoi vi sarebber disfatti.
92.1E' fé tender trabacche e padiglioni,
92.2e afforzar suo campo di steccati,
92.3a' cavalier dicendo e a' pedoni
92.4che si facesser e tende e frascati;
92.5e che niun di lor mai non ragioni
92.6di ritornare a' suoi liti lasciati,
92.7se Ipolita pria non si vincea,
92.8così come con lor proposto avea.
93.1E' fé drizzar trabocchi e manganelle
93.2e torri per combattere a le mura,
93.3e fé far gatti, e a le mura belle
93.4spesso faceva con essi paura,
93.5e con battaglia spesso le donzelle
93.6assaliva con sua gente sicura;
93.7ma di tal cuor guarnite le trovava,
93.8che poco assalto o altro li giovava.
94.1Elli stette più mesi a tal berzaglio
94.2e poco v'acquistò, anzi niente,
94.3fuor che paura e onta con travaglio;
94.4perché le donne dentro assai sovente
94.5di morte si metteano a ripentaglio,
94.6predando sopra loro arditamente:
94.7cotanto s'eran già assicurate
94.8per lo non potere esser soperchiate!
95.1Di ciò era Teseo assai crucciato,
95.2e nel pensiero sempre gia cercando
95.3come potesse abbatter loro stato.
95.4Un dì avvenne che e' cavalcando
95.5a la terra dintorno, fu avvisato
95.6ch'ella s'avrebbe sotterra cavando;
95.7per che, avendo mastri di tali arti,
95.8cavar la fé da una delle parti.
96.1Quando la donna del cavare intese,
96.2dubbiò, e tosto di mura novelle
96.3un cerchio dentro più stretto comprese,
96.4il qual fer tosto e donne e damigelle;
96.5appresso inchiostro e carta tosto prese
96.6e con le mani dilicate e belle
96.7una pìstola scrisse; e trovar feo
96.8due savie donne, e mandolla a Teseo.
97.1Eran le donne belle e di gran core,
97.2con compagnia leggiadra disarmate,
97.3vestite in drappi di molto valore;
97.4le qua', giunte nel campo, fur menate
97.5da' maggior Greci davanti al signore,
97.6al quale, assai da lui prima onorate,
97.7le lettere lor diero, e la risposta
97.8addomandaron graziosa e tosta.
98.1Teseo le prese assai benignamente,
98.2e innanzi a sé chiamati i suoi baroni
98.3insieme con molta altra buona gente,
98.4disse: — Signori, le donne amazzoni
98.5queste lettere mandan veramente;
98.6però l'udite, e con belle ragioni
98.7lor si risponda. — E poi le fé aprire,
98.8e legger sì ch'ognun poteva udire.
99.1La lettera era di cotal tenore:
99.2«A te, Teseo, alto duca d'Attene,
99.3Ipolita, reina di valore,
99.4salute, se a te dir si convene,
99.5e crescimento sempre di tuo onore,
99.6sanza mancar di quel che m'appartiene;
99.7e pace con ciascuno, e ancor meco
99.8che ho ragion d'aver guerra con teco.
100.1Io ho veduta la tua gente forte
100.2ne' porti miei con isforzata mano,
100.3tal ch'essi avrebber paura di morte
100.4data a qualunque popol più sovrano,
100.5fuor ch'alle donne mie, di guerra scorte
100.6più ch'altra gente che al mondo siano;
100.7le qua' di que' cacciasti assai superbo,
100.8delle qua' meco una parte ne serbo.
101.1E poi venuto se' ad assediarmi,
101.2come nemica d'ogni tuo piacere,
101.3e hai più volte provate tue armi
101.4a le mie mura, e ancora potere
101.5da quelle non avesti di cacciarmi;
101.6per che, per adempier lo reo volere
101.7c'hai contro a me, la terra fai cavare.
101.8per poi potermi sanza arme pigliare.
102.1Certo di ciò la cagion non conosco,
102.2ch'io non ti offesi mai, né son Medea
102.3che per invidia ti voglia dar tosco;
102.4anzi la tua virtute mi piacea
102.5quando si ragionava talor nosco,
102.6e di vederti gran disio avea,
102.7e ancor disiava tua contezza,
102.8tanto gradiva tua somma prodezza.
103.1Ma di ciò veggo contrario l'effetto,
103.2considerando la tua nuova impresa,
103.3pensando ch'io non abbia il difetto
103.4commesso, e sia subitamente offesa,
103.5sanza di te avere alcun sospetto;
103.6di che nel core non poco mi pesa,
103.7e non men forse per la tua virtute
103.8che faccia per la mia propia salute.
104.1Tu non hai fatto come cavaliere
104.2che contro a par piglia debita guerra;
104.3ma come disleale uom barattiere
104.4subitamente assalisti mia terra,
104.5e come vile e cattivo guerriere
104.6mai non pensasti, se 'l mio cor non erra.
104.7che 'l guerregiar con donne e aver vittoria
104.8del vincitore è più biasmo che gloria.
105.1Ben ti dovresti di ciò vergognare,
105.2se figliuol se', com dì, del buono Egeo;
105.3né ti dovresti con arme appressare
105.4a le mie mura; e già se ne penteo
105.5chi ha volute mie forze provare,
105.6però che mal sembiante mai non feo
105.7nessuna ancora delle mie donzelle,
105.8ma tutte sono ardite, prodi e snelle.
106.1Ma poscia c'hai le tue forze provate,
106.2e 'l tuo pensiero hai ritrovato vano,
106.3diverse vie hai sotterra trovate
106.4per avermi in prigione a salva mano;
106.5ma non sarà così in veritate,
106.6ché già c'è preso rimedio sovrano;
106.7e di combattere in oscura parte
106.8non è di buon guerrier mestier né arte.
107.1Dunque mi lascia in pace per tuo onore,
107.2sanza voler più tua fama guastare,
107.3ch'io ti perdono ciascun disinore
107.4che fatto m'hai o mi volessi fare;
107.5e se nol fai, per forza e con dolore
107.6io ti farò la mia terra sgombrare;
107.7né qui mi troverai qual festi al lito,
107.8perch'io ti giucherò d'altro partito».
108.1Quando Teseo la lettera ebbe udita,
108.2a' suoi baroni e' disse sorridendo:
108.3— Beato me, che campata ho la vita
108.4mercé di questa donna, ch'amonendo
108.5mi manda acciò che mia fama fiorita
108.6tra le genti dimori, me vivendo! -
108.7Poi si rivolse a quelle donne e disse:
108.8— Risposto tosto fia a chi ne scrisse. -
109.1E 'n cotal guisa fé scrivere allora:
109.2«Ipolita, reina alta e possente,
109.3la quale il popol feminile onora,
109.4Teseo, duca d'Attene, e la sua gente,
109.5salute, quale ella ti bisogna ora,
109.6cioè la grazia mia veracemente:
109.7una tua lettera e messi vedemmo;
109.8per questa ad essa così rispondemo:
110.1chi 'l nostro popol uccide e discaccia
110.2dalle sue terre, a noi fa villania;
110.3però s'adoperiam le nostre braccia
110.4in far vendetta, grande onor ne fia;
110.5né viltà nulla i nostri cori impaccia,
110.6se sottoterra cerchiam di far via,
110.7per tuo orgoglio volere abbassare;
110.8ma facciam quel che buon guerrier suol fare,
111.1cioè prender vantaggio, acciò che' suoi
111.2più salvi sieno, e vincasi il nemico;
111.3e tosto ci vedrai ne' cerchi tuoi
111.4della città, non miga come amico,
111.5se non t'arrendi tostamente a noi,
111.6uccidendo e tagliando; ond'io ti dico
111.7che 'l mio comando facci, e avrai pace,
111.8ché in altra maniera non mi piace».
112.1E poi che l'ebbe scritte e suggellate,
112.2le lettere donò alle donzelle,
112.3le quali avanti avea molto onorate;
112.4e a cavallo poi salì con quelle,
112.5e tutte le sue forze ha lor mostrate;
112.6e similmente en le cave con elle
112.7entrò, e fece lor chiaro vedere
112.8le mura puntellate per cadere.
113.1Poi disse loro: — O messaggiere care,
113.2a la reina vostra tornerete,
113.3e 'n verità potrete raccontare
113.4ciò che apertamente ora vedete;
113.5sì che le piaccia di non farmi fare
113.6asprezza contro a quantunque voi sete,
113.7e contro a lei, la qual mi par valente;
113.8ch'io ne sarei poi più di voi dolente. -
114.1Le damigelle allor preson commiato,
114.2dicendo: — Signor nostro, volentieri. -
114.3E nella terra per occulto lato
114.4si ritornar, non pe' mastri sentieri;
114.5e a la donna lor tutto han contato,
114.6ciò c'han veduto infra li lor guerrieri;
114.7e poi le lettere hanno presentate,
114.8le qua' fur tosto lette e ascoltate.
115.1Poi che di quelle Ipolita il tenore
115.2ebbe compreso, e 'l dir delle donzelle,
115.3nel cor sentì gravissimo dolore,
115.4e simile sentiron tutte quelle
115.5ch'eran presenti, ch'avesser valore,
115.6pensose assai e nello aspetto felle;
115.7ma dopo alquanto Ipolita, chiedendo
115.8con mano udirsi, incominciò dicendo:
116.1— Chiaro vedete, donne, a qual partito
116.2ci abbian gl'iddii recate, e non a torto.
116.3Se di ciascuna qui fosse il marito,
116.4fratel, figliuolo o padre che fu morto
116.5da tutte noi, non saria stato ardito
116.6Teseo mai d'appressarsi al nostro porto;
116.7ma perché non ci son, ci ha assaltate,
116.8come vedete, e ancora assediate.
117.1Venere, giustamente a noi crucciata,
117.2col suo amico Marte il favoreggia;
117.3e tanta forza a lui hanno donata,
117.4che contro a nostro grado signoreggia
117.5dintorno a noi la città assediata,
117.6e come vuole ognora ne dammeggia;
117.7e perciò che vie più che noi è forte,
117.8se noi non ci rendiam, minaccia morte.
118.1Però a noi bisogna di pigliare
118.2de' due partiti l'un subitamente:
118.3o contra lui ancora riprovare
118.4le forze nostre in campo virilmente,
118.5o a lui, poi ci vuol, ci vogliàn dare,
118.6perciò che qui più tenerci niente
118.7noi non possiam, ché, come voi udite,
118.8le mura tosto in terra vederite.
119.1E 'l dir che noi con esso combattiamo
119.2mi par che sia assai folle pensiero,
119.3perciò che tutte quante conosciamo
119.4la gente sua e lui ardito e fiero;
119.5e se ancora ben ci ricordiamo
119.6e con noi stesse vogliam dir lo vero,
119.7noi il provammo non ha molto ancora;
119.8di che noi ci pentemmo in poca d'ora.
120.1E oltre a questo, egli ha seco l'aiuto
120.2degli alti iddii, che noi han per nemiche;
120.3e noi l'avemo assai chiaro veduto,
120.4ché orazion, vigilie, né fatiche,
120.5forza di corpo o atto proveduto,
120.6campar non ci han potuto che mendiche
120.7della sua grazia esser non ci convegna,
120.8se noi vogliam che 'n vita ci sostegna.
121.1Però terrei consiglio assai migliore
121.2renderci a lui, che del valor mondano,
121.3per quel ch'io senta, ha il pregio e l'onore,
121.4e è, a chi s'umilia, umile e piano;
121.5e già non ci sarà e' desinore
121.6se vinte siam da uom così sovrano,
121.7perciò ch'ogn'uom per femine ci tiene,
121.8come noi siamo, e lui duca d'Attene. -
122.1Tacquesi qui; ma un gran mormorio
122.2infra le donne surse, lei udita,
122.3ch'una reputa buono e altra rio
122.4cotal consiglio; ma nessuna ardita
122.5è di dir contra o d'aprir suo disio;
122.6per che cotal sentenzia diffinita
122.7per le più sagge fu, che si mandasse
122.8chi con Teseo per lor patti trattasse.
123.1Poi che cotal sentenzia fu fermata,
123.2Ipolita due donne fé venire,
123.3Polisto e Dinastora, e informata
123.4ebbe ciascuna di ciò c'hanno a dire;
123.5e poi che lor libertà ebbe data
123.6quanta ne bisognava a ciò fornire,
123.7disse: — Omai, donne, a vostra posta andate,
123.8ma sanza pace qui non ritornate. -
124.1Fur costoro a Teseo, e e' con esse;
124.2e dopo lungo d'una e d'altra cosa
124.3parlar, fermarsi che esso prendesse
124.4Ipolita per sua etterna sposa,
124.5e che la terra per lui si tenesse,
124.6sotto le leggi della valorosa
124.7Ipolita reina, e accordarsi
124.8con molti altri più patti e ritornarsi.
125.1Ipolita era a maraviglia bella
125.2e di valore accesa nel coraggio;
125.3ella sembiava matutina stella
125.4o fresca rosa del mese di maggio;
125.5giovine assai e ancora pulcella,
125.6ricca d'avere, e di real legnaggio,
125.7savia e ben costumata, e per natura
125.8nell'armi ardita e fiera oltre misura.
126.1A cui le donne, da Teseo venute,
126.2e a molte altre i patti raccontaro,
126.3recando a tutte da Teseo salute;
126.4il che fu alle più grazioso e caro.
126.5E poi che fur le parole compiute,
126.6le donne l'arme di botto lasciaro,
126.7e ella comandò, per suo amore,
126.8ch'a Teseo e a' suoi sia fatto onore.
127.1Poscia che furono i patti fermati,
127.2Teseo co' suoi montati in su' destrieri,
127.3i più di loro essendo disarmati,
127.4a picciol passo e lieti i cavalieri,
127.5sanza contasto en la città menati,
127.6nella qual ricevuti volontieri,
127.7umili d'essa preser possessione,
127.8sanza fare ad alcuna offensione.
128.1Incontro venne, sopra un bel destriere,
128.2al suo Teseo Ipolita reina,
128.3e più bella che rosa di verziere
128.4con lei veniva una chiara fantina,
128.5Emilia chiamata, al mio parere,
128.6d'Ipolita sorella picciolina;
128.7e dopo lor molte altre ne venieno,
128.8ornate e belle quanto più poteno.
129.1E 'n cotal guisa con solenne onore
129.2ricevetter Teseo e la sua gente;
129.3né fu guari di lì lontano Amore,
129.4ma co' suoi dardi molte prestamente
129.5e molti ancora ne ferì nel core.
129.6E' se ne andaron tutti lietamente
129.7fino al palagio, e quivi dismontaro,
129.8e in su quel Teseo accompagnaro.
130.1Egli era bello e d'ogni parte ornato
130.2di drappi ad oro e d'altri cari arnesi,
130.3per ogni cosa ricco e bene agiato;
130.4ma Teseo gli occhi non teneva attesi
130.5a ciò guardar, ma il viso dilicato
130.6d'Ipolita mirando, con accesi
130.7sospir dicea: «Costei trapassa Elena,
130.8cui io furtai, d'ogni bellezza piena».
131.1Elli avea già nel cor quella saetta
131.2la qual Cupido suole aver più cara;
131.3e seco nella mente si diletta
131.4d'aver per cotal donna tanta amara
131.5fatica sostenuta; e lieto aspetta
131.6d'avere in braccio quella stella chiara,
131.7parendoli colei assai più degno
131.8acquisto che tututto l'altro regno.
132.1Le donne avevan cambiati sembianti,
132.2ponendo in terra l'arme rugginose,
132.3e tornate eran quali eran davanti,
132.4belle, leggiadre, fresche e graziose;
132.5e ora in lieti motti e dolci canti
132.6mutate avean le voci rigogliose,
132.7e' passi avevan piccioli tornati,
132.8che pria nell'armi grandi erano stati.
133.1E la vergogna, la qual discacciata
133.2avean la notte orribile, uccidendo
133.3li lor mariti, loro era tornata
133.4ne' freschi visi, gli uomini vedendo;
133.5e sì era del tutto transmutata
133.6la real corte, a quel che prima, essendo
133.7sanza uomini le femine, parea,
133.8ch'appena alcuna di loro il credea.
134.1Ripresi adunque i lasciati ornamenti,
134.2di Citerea il tempio fero aprire,
134.3serrato ne' lor primi mutamenti;
134.4lì fé Teseo Ipolita venire;
134.5e dati sacrifici reverenti
134.6a Venere, sposò con gran disire
134.7Ipolita, l'aiuto d'Imeneo
134.8chiamando quivi i baron di Teseo.
135.1Molte altre donne a greci cavalieri
135.2si sposarono allora lietamente,
135.3e per signor li preser volontieri,
135.4com'avean gli altri avuti primamente;
135.5con iuramenti santissimi e veri
135.6lor promettendo che, al lor vivente,
135.7nella prima follia non tornerieno
135.8e che lor cari sempre mai avrieno.
136.1Tra l'altre belle vedove e donzelle
136.2che fossero in quel loco, una ve n'era
136.3che di bellezze passava le belle,
136.4come la rosa i fior di primavera;
136.5la qual Teseo, vedendola tra quelle,
136.6fé prestamente domandar chi era.
136.7Detto li fu: — Sorella alla reina,
136.8Emilia nominata è la fantina. -
137.1Piacque a Teseo la bella donzelletta
137.2non men che alcuna altra che vi fosse,
137.3ancor che li paresse giovinetta;
137.4e nella mente sua seco proposse
137.5che ad Acate, sua cosa distretta,
137.6per moglie la darà; quindi si mosse,
137.7e al palagio real ritornaro,
137.8dove pien di letizia ogn'uom trovaro.
138.1Le nozze furon grandi e liete molto,
138.2e più tempo durò il festeggiare,
138.3e ciascun dalla sua fu ben raccolto,
138.4e a tutti pareva bene stare,
138.5perché fortuna avea cambiato volto;
138.6e le donne sapeano or che si fare,
138.7sé ristorando del tempo perduto
138.8mentre nel regno non era uomo issuto.
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