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1.1Poi che cantata fu l'eterna requie
1.2sopra il bel corpo e chiuso in poca fossa
1.3cum magnifici honori e digne exequie,
2.1attonito ciascun di tal percossa
2.2indietro ritornò doglioso et egro,
2.3Morte maledicendo e la sua possa.
3.1Pensa se fu tal caso horrendo e negro,
3.2ché, essendo già cum lei sepulto Amore,
3.3cominciò il mondo a farsi ignavo e pegro:
4.1divenne agreste e rigido ogni core,
4.2non apparean più per le strade amanti
4.3e l'ornato vestir perse il suo honore;
5.1cessorno e' dolci suoni e balli e canti,
5.2e spesso sopra l'atra sepultura
5.3Vener fu vista far lamenti e pianti.
6.1Ma peggio anchor successe, ché Natura,
6.2sdegnata cum il ciel di tanto oltraggio,
6.3al nutrir e al crear si fece dura,
7.1tal che il genebro, il mirtho, il pino e il faggio
7.2perse il vigore e ogni pianta terrena,
7.3né mai più senza fior' fu visto maggio;
8.1mancò de' fiumi l'abondante vena,
8.2i rivi restor vòti e ciascun fonte
8.3e ogni palude ch'era d'aqua piena;
9.1morirno tutte l'herbe al piano e al monte,
9.2vite non rendea succo o il sceme spica:
9.3men danno fe' col carreggiar Phetonte.
10.1E mancando ogni cibo che nutrica,
10.2a mancar cominciorno gli animali:
10.3extrema sorte misera e mendica!
11.1Cader da l'aër giù cum debile ali
11.2se vedean gli afflicti e stanchi ocelli,
11.3come percossi da pungenti strali;
12.1nel lito de gli asciuti fiumicelli
12.2giaceano i pesci, e per i prati morte
12.3l'agne insieme coi figli tenerelli.
13.1O quanti corpi guadagnava Morte
13.2de gioveni, fanciulli e vecchi ognhora!
13.3Felice chi alhor fu robusto e forte!
14.1Mai più del regno suo non uscì fora
14.2che ritornasse cum trïumpho carca
14.3di tante spoglie, come fece alhora;
15.1né mai Charon, che l'alme nostre varca,
15.2trovosse da stracheza tanto offeso,
15.3e forza gli fu far magior la barca;
16.1molte fiate al passar stette suspeso,
16.2cum lor temendo de perir nel fiume
16.3non potendo soffrir la nave il peso.
17.1Ma perché il tempo fa cangiar costume,
17.2e non è alcun dolor tanto possente
17.3che per voltar del ciel non se consume,
18.1poi che Natura morta tanta gente
18.2vide, svegliata alquanto se ne dolse,
18.3conoscendo che 'l mondo era innocente;
19.1e ne la mente sua comprese e accolse
19.2che, quel mancando, non seria chi seco
19.3piangesse di colei che il ciel gli tolse.
20.1Ma, lector mio, se ben considri teco,
20.2non fu gran cosa se tal mal commise,
20.3però che ognun nei primi moti è ceco:
21.1cussì anchor Progne i proprii figli occise
21.2e a la mensa crudel per cibo al padre
21.3portò le membra lacere e divise;
22.1se pensato gli avesse pria la madre,
22.2commesso non arìa mai tanto fallo
22.3e non serìa fra le volante squadre!
23.1Ira è furor, che è simile a un cavallo
23.2che fren non teme e chi gli è su transporta,
23.3e spesso andare in precipitio fallo.
24.1Natura, facta del suo errore accorta,
24.2subito si sforzò salvare i vivi,
24.3non potendo aiutar la turba morta;
25.1et essendo de cibo e ogni ben privi,
25.2a quegli in breve cum usura rese
25.3frutti, arbori, fontane e fiumi e rivi;
26.1una gran gente in termine de un mese
26.2in compensatïon dei morti nacque.
26.3Poi gli altri danni a ristorare atese:
27.1le belve a' boschi rinovar gli piacque,
27.2a l'aëre gli ocei che eran mancati,
27.3greggi e armenti a' pastori e i pesci a l'acque.
28.1Essendo adonque per pianger servati,
28.2piangiamo tutti, e vui cum nui piangeti,
28.3di novo al mondo sol per pianger nati!
29.1Cussì a Natura il debito fareti
29.2e a la mia diva, che per sue virtuti,
29.3sinché negli occhi è humor, pianger doveti.
30.1E vui, spirti felici, excelsi e acuti,
30.2intorno al fonte di Parnaso ameno
30.3in celebrar costei non siati muti:
31.1surgi tu, Bonomel, che fusti in seno
31.2de le muse nutrito, la cui fama
31.3mancarà quando verrà il cielo a meno;
32.1e tu, che merti l'apollinea rama
32.2ne la tenera età, Timotheo caro,
32.3in cui specchiar si pò chi virtude ama;
33.1né ti mostrare in questo caso avaro
33.2Pincaro, che Hercul tuo fai immortale
33.3col bel dir terso risonante e raro;
34.1e tu, Gualtieri, il canto pastorale
34.2lassa, constretto da pietoso zelo:
34.3questa è materia da levar più l'ale!
35.1Tornati sopra terra il gentil velo
35.2di questa donna cum gli versi vostri,
35.3per far dispecto a crudel Morte e al cielo;
36.1ciascuno a prova il suo valor dimostri:
36.2più che non puote di Natura l'arte,
36.3potran le vostre penne e i sacri inchiostri.
37.1Ma far mi convien fin, l'alma si parte
37.2e dice a me: “Ben m'hai tenuta assai:
37.3non apparecchiar più rime né carte!”.
38.1In pace, spirto mio, vatene hormai,
38.2dopoi che 'l star di qua te è sì molesto;
38.3e prega Morte, se tu la vedrai,
39.1che venir voglia a sepelire il resto.
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