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1.1Torna, povero armento, al tuo pastore,
1.2torna, ch'el ti potrà guidare hormai,
1.3poi che non è più in servitù de Amore.
2.1Molti anni son che senza me ne vai
2.2disperso hora per questo, hor per quel bosco:
2.3o cum quanti suspiri io te lassai!
3.1Me non conosci e te più non conosco,
3.2tanto mutato abiam la forma e il pelo!
3.3Tu magro sei et io stracciato e fosco.
4.1O quante fiate per la neve e il gielo
4.2te vidi caminar smarito e stanco!
4.3Dovea pur a pietà moverse il cielo!
5.1Fu tempo, mentre ch'io ebbi il strale al fianco,
5.2che mai più non credetti esser cum teco,
5.3sentendomi venir nel foco manco;
6.1e ricordome già che dentro a un speco
6.2son stato un mese integro a lamentarme
6.3di questo fanciul nudo, alato e ceco;
7.1né ritrovar potea sì dolce carme
7.2ch'io piegasse quel crudo, empio e protervo:
7.3anci più forte ognhor sentea legarme.
8.1Ma il tempo, che consuma ogni osso e nervo,
8.2ogni indurata pietra, ogni metallo,
8.3liber m'ha facto come in selve cervo;
9.1né sì stanco e affannato alcun cavallo
9.2mai ritrovosse doppo un longo corso
9.3come io a lo uscir de l'amoroso ballo.
10.1Spezate ho le catene e rotto il morso
10.2e posta al tutto Zephira in oblio:
10.3Zephira, più crudel che tigre et orso,
11.1Zephira, troppo ingrata al servir mio,
11.2Zephira, mobil più che in arbor fronde,
11.3Zefira, che dispreza ogni gran dio.
12.1Lasso, per dumi, sterpi, sassi et onde
12.2seguita l'ho, né mai temei periglio,
12.3sol per vageza de sue chiome bionde;
13.1e se alcun buon pastor, qual padre al figlio,
13.2dicea: “Lassa costei! Tu perdi gli anni!”,
13.3chiudea l'orecchie e non volea consiglio;
14.1cresceva ognhor l'amor, crescean gli affanni,
14.2e pur tòr mi dovea da tale impresa,
14.3vedendome da lei tessere inganni.
15.1Hor che la cara libertà me è resa,
15.2la patria abandonare intendo adesso,
15.3aciò questa altra età sia meglio spesa;
16.1ché forsi, stando a quella ingrata apresso,
16.2rinovar si potria la fiamma spenta:
16.3ché una favilla fa gran foco spesso.
17.1Cussì farò quella crudel contenta:
17.2dove il sol nasce e là dove il si bagna
17.3andrò, perché di lei parlar non senta.
18.1Anche per te fia buon altra campagna
18.2cercare, armento, ché qui mal se vive
18.3e ognun de questi pasculi se lagna:
19.1mai non son d'aque queste piagge prive,
19.2e via cum le capanne ti transporta
19.3il Po, che ciascun dì rompe le rive.
20.1Fortuna prenderem per guida e scorta,
20.2cum quella cercarem diverse genti:
20.3anchor giovene son, che mi conforta.
21.1In questo mezo mutaransi i venti,
21.2più chiare che un cristal verran queste acque,
21.3che hor piene son de toschi di serpenti;
22.1e la nympha che già tanto mi piacque
22.2rapita fia su in ciel dal summo Giove,
22.3ch'io scio che per lei fiamma al cor gli nacque;
23.1e più volte, converso in forme nove,
23.2qua giù è disceso: sì che io credo un giorno
23.3l'arà per forza, doppo molte prove.
24.1Potrem far ne la patria alhor ritorno:
24.2buono è un tempo lontan star dal suo nido,
24.3ché non poco se impar'a andare atorno.
25.1Ma ecco il mio compagno antico e fido:
25.2ove vai, Melibeo, cussì a bon'hora?
26.1Errando vo, cacciato da Cupido.
27.1Staman, come aparir vidi l'aurora,
27.2m'ascosi qui per vageggiar quel sole
27.3che m'arde sì, che fia cagion ch'io mora,
28.1perché venir ogni matina suole
28.2a bagnar le sue membra a questa fonte.
28.3Ma perso ho il sonno e i passi, onde mi duole;
29.1e avendo vòlto in questa parte il fronte,
29.2te vidi in mezo del cornuto armento
29.3e tue parole ad una ad una ho conte.
30.1Sì che, Menalca mio, gran gaudio sento
30.2che tu abi rotti i lacci e la catena,
30.3ch'io scio che cosa è amore e ch'è il suo stento;
31.1ma il tuo voler lassarci mi dà pena:
31.2ahimè, che vòi cercare altro paese?
31.3La patria nostra è pur fra l'altre amena;
32.1ben pòi viver fra noi e far diffese
32.2contra colei che già t'ebbe in pregione,
32.3avendo le sue fraude ormai comprese.
33.1Tu vòi pur che la cerva col leone
33.2secura sia, e il lepori fra cani,
33.3e in mezo al foco stia spento il carbone.
34.1I toi argumenti son caduci e vani;
34.2va', serra il lupo un dì dentro al tuo ovile:
34.3vedrai poi se seran li agnelli sani!
35.1Scio de Zephira i modi e l'arte e il stile,
35.2scio, s'io mirasse spesso il suo bel volto,
35.3tornarei più che mai al giogo humile.
36.1E che credi acquistare errando, stolto?
36.2Pensi esser fra gli externi in magior stima?
36.3Parmi vederte in mille impacci avolto;
37.1tanti nostri pastori ad altro clima
37.2andati son, che al fin poi cum vergogna
37.3tornati son più poveri che prima.
38.1Amico, il tuo parlare e d'huom che sogna!
38.2Non basta star fuor de la patria uno anno,
38.3constancia cum pacienza gli bisogna;
39.1i pastor' che me alleghi un giorno vanno
39.2e tornan l'altro, e poi biasman Fortuna:
39.3colpa di lor che reggerse non scianno!
40.1E poi non è ciascun nato sotto una
40.2stella: ma questo ha Marte per pianeta,
40.3chi Saturno, chi il Sole e chi la Luna;
41.1chi pinge, chi è sculptor e chi poeta,
41.2chi è l'ultimo, chi il primo e chi il secondo
41.3fra infiniti corsieri ad una meta.
42.1Ogni nave che va pel mar profondo
42.2non si summerze, né ciascuna agnella
42.3morta è da lupi: varia cosa è il mondo.
43.1Provarò il mio destino e la mia stella;
43.2se continuar vedrò maligna sorte,
43.3resta tornare a la mia antica cella.
44.1E che peggio posso io trovar che Morte?
44.2Quella grata me fia, perché de oscura
44.3pregion trâ l'huomo e fa l'angustie corte.
45.1O tu dirai: “Egli è pur cosa dura
45.2morir fra strani e rimaner scoperto!”.
45.3Mancar non mi pò il ciel per sepultura:
46.1chi non ha urna vien da quel coperto
46.2e, ovunque io mora, morirò fra mei;
46.3tutti del mondo siam, questo è pur certo.
47.1Udir pegior novella io non potrei:
47.2perché, se tu ti parti, il serà forza
47.3ch'io segua te, che la mia guida sei.
48.1Tu sciai che insin da la tenera scorza
48.2uniti stati siàn d'un voler solo,
48.3che de Pylade e Oreste il grido amorza:
49.1per questo intendo seguitar tuo volo.
49.2Ma vo' che sapi ben, Menalca caro,
49.3che Hersilia abandonar me fia gran duolo;
50.1pur stimar debbo più uno amico raro
50.2che amor di donna, che ognhor muta voglia:
50.3questo è che tempra il mio dolore amaro.
51.1Non fia ver che dui amanti mai discioglia,
51.2non voglio dietro a me biasteme e lutto:
51.3potrebbe Hersilia occidersi di doglia!
52.1Godete pur de l'amor vostro il frutto;
52.2se resti, fia a la patria un gran conforto,
52.3perché priva di me non serà in tutto.
53.1Crudel, l'amor ch'io t'ho portato e porto
53.2non merta che 'l venir mio te sia grave:
53.3non far, se l'ami, a Melibeo tal torto!
54.1Tua compagnia pur troppo me è süave!
54.2Ma pensa prima ben che non te incresca
54.3quando sciolta dal lito arem la nave.
55.1Forsi tu credi che l'amor decresca
55.2per andar longe: il tuo pensiero è vano,
55.3quanto più fugge l'huom, par che più cresca!
56.1Non val celarse in loco horrido e strano,
56.2non giova herba né incanto a questo male:
56.3il tempo solo ti pò render sano.
57.1Expecta che la piaga aspra e mortale
57.2se saldi alquanto, che hor te afflige e preme,
57.3poi per seguirme potrai prender l'ale;
58.1né temer già che 'l nostro amor si sceme:
58.2sempre t'arò nel cor ovunque io sia,
58.3se ben vivesse fra le gente extreme.
59.1Ma l'hora è tarda, e già il suo gregge invia
59.2ogni pastor, lassando i prati a tergo;
59.3venir ne pòi a la capanna mia
60.1e consiglio farem dentro a l'albergo.
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