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1.1Sacre, legiadre, honeste, immortal' dive,
1.2senza il favor de cui smarito resta
1.3come Icaro qualunque in versi scrive,
2.1se mai dentro da Cirrha si fe' festa,
2.2hoggi si faccia, ché anchor mai novella
2.3in Parnaso non fu simile a questa:
3.1la magnanima, saggia, alma Isabella,
3.2in cui non ha il diffecto alcuna parte,
3.3che già Ferrara et hor fa Mantua bella,
4.1da ogni altra cura se alïena e parte
4.2per prender contra Morte il vostro scudo,
4.3che si guadagna cum inchiostro e carte.
5.1E perché in questo già gran tempo io sudo,
5.2e per la patria e per la immensa fede
5.3qual mostra gli ho col core aperto e nudo,
6.1me per sua guida a questa impresa chiede;
6.2et io, che de servirla ingordo sono
6.3– ché sol per questo al mondo il ciel me diede –,
7.1de le mie forze, benché poche, un dono
7.2gli ho facto e, perché segua il suo pensiero,
7.3depinto gli ho il camin facile e buono.
8.1Però l'alpestre e rigido sentiero
8.2siate preste a spogliar de sterpi e spine
8.3aciò che sia il salir dextro e legiero,
9.1ché non è honesto che un tal pie' camine
9.2per aspri dumi, un pie' che fa la neve
9.3parer men bianca e l'avorio e le brine;
10.1e ciascuna de vui sforzar si deve
10.2in scacciar certa turba ignara e vile
10.3che il chiaro fonte atosca qualhor beve;
11.1e porre ogni arte, diligenza e stile
11.2in purgar l'aque e in trovar vaso degno
11.3di quella bocca placida e gentile.
12.1Quando tempo serà, vi farò segno
12.2e vui giù a mezo il monte scenderete,
12.3ché insin a lì voglio esserli sustegno;
13.1lì lassarola, e vui la condurete
13.2a l'alta cima ove l'honor s'acquista,
13.3mostrandoli le grotte più secrete,
14.1ove cantò colui che, de la vista
14.2essendo privo, più de gli altri vide
14.3e il mantüan che alquanto pur l'atrista.
15.1Vorò col tempo che costei me guide,
15.2come hor lei guido, se l'avara Parca
15.3troppo presto de invidia non l'ucide;
16.1farà lei come buon corsiero e barca
16.2ch'è l'ultima al partir e poi a la meta
16.3prima si trova e tutte l'altre varca:
17.1ché, se il furor poetico è propheta,
17.2parme che ci prometta alte e legiadre
17.3cose l'effigie sua pensosa e lieta.
18.1Quanto honor ve fia aver fra vostre squadre
18.2una che da regal figlia abia l'orto,
18.3un marchese consorte, un duca padre!
19.1Questa fia de poeti albergo e porto,
19.2che a nostra età son reputati stolti:
19.3tanto è l'human vïaggio obliquo e torto!
20.1Qual stupor è veder lor magri volti,
20.2non per vigilie, ma per fame extrema,
20.3che paion corpi de sepulchro tolti!
21.1La scalza turba e lacerata trema
21.2e non è, non vo' dir chi gli porga oro,
21.3ma pur chi presti orecchie a un suo poema;
22.1però spessi non son come già foro,
22.2né di quella excellenza, ché non vòle
22.3in steril campo afaticarse il thoro.
23.1Il cielo, a cui di tal miseria duole,
23.2mandata ha in lor favor questa alma elletta,
23.3sì ben vestita che è fra donne un sole;
24.1né mai sì grata fu né sì perfetta
24.2vostra arte come hor fia, se in sì bel manto
24.3avien che se ritrovi avolta e stretta:
25.1ché se Orpheo e Amphïon già fecer tanto
25.2col cantar solo, che farà costei,
25.3che averà insieme la belleza e il canto?
26.1Hor sol cum quella non fa manco lei;
26.2prove vedrem non mai più viste o intese,
26.3tal che talhor se ne dorranno i dèi
27.1perché fien pari a le lor alte imprese.
27.2O felice alhor me! che pur dirasse:
27.3“Dal Thebaldeo l'initio e il modo prese”;
28.1ché, benché adietro vinto al fin restasse
28.2d'Aristotel Platon, pur gli fu gloria
28.3che un spirito sì degno amaestrasse.
29.1Farà di me chi de essa farà historia,
29.2cussì la mia, che in breve mancarebbe,
29.3viverà cum la sua longa memoria.
30.1Fortunato signor, che per moglie ebbe
30.2una alma tal che, quando a un dio concessa
30.3fosse, non scio se quanto merta arebbe!
31.1Che gaudio arà quando contexta e messa
31.2udrà da lei ogni sua palma in verso!
31.3Lui al far serà pronto, al scriver essa.
32.1Ma io voglio andar, ché troppo tempo ho perso;
32.2io scio che la mi expecta e che s'adira
32.3del mio tardar a lei noioso e adverso,
33.1tanto è il desio che a veder vui la tira!
33.2Ma tu, facundo Apol, non gli esser parco,
33.3quando verrà, de la tua propria lyra!
34.1Scio ben, signor, che al primo sguardo l'arco
34.2e le saette ti cadran di mano
34.3e de mille pensier' restarai carco,
35.1come per Daphne divenendo insano.
35.2Io te l'ho detto aciò che freni il core,
35.3ché non men questa seguiresti invano;
36.1e tanto la passion seria magiore
36.2quanto che gli è più bella e più pudica.
36.3Pensa a l'util dei toi, pensa al tuo honore:
37.1parer ti deve asai che te sia amica.
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