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1.1Se poi che l'alma già disciolta e scarca
1.2ne l'aspra pugna, come piacque a Dio,
1.3lassò la spoglia de ferite carca
2.1non ho scripto, come era officio mio,
2.2non vo' che credi che col corpo extinto
2.3restasse extinto anchor l'affecto pio:
3.1la fragil scorza fu, no il voler vinto
3.2dal mortal colpo, e alhor certo compresi
3.3che uno amor mai non mor,se non è finto.
4.1La cagion ch'io non scrissi è ch'io discesi
4.2cum tante anime a quello altro hemispero,
4.3che molti giorni in su la riva spesi;
5.1picola era la barca, era il nochiero
5.2vecchio, infinito il numero, e ciascuna
5.3avea di passar primo desidèro:
6.1io le volsi veder ad una ad una
6.2su l'altro lito, pria ch'io intrasse in nave,
6.3per non esser molesto ad alma alcuna.
7.1Del legno uscito, in una aura süave
7.2condutto fui e dentro a un campo ameno,
7.3che un tal il mondo di lasù non have:
8.1per quel ch'io odì', sempre si trova pieno
8.2di casia, zigli, rose e de vïole,
8.3e senza seme alcun rende il terreno.
9.1Qui giongon tutti quei che de le scole
9.2di Marte escon, tra i quai ne vidi dui
9.3tra gli altri esser quale è fra stelle il sole.
10.1Credo che inteso avean, non scio da cui,
10.2ch'io fosse; onde un mi disse: “Se non sciai,
10.3padre di quel che fusti servo io fui”.
11.1Subito inanti a lui me ingenochiai;
11.2sorger mi fece e l'avo tuo mostròmi,
11.3di tanta gravità ch'io ne tremai;
12.1poi l'uno e l'altro in disparte menòmi,
12.2e Federico, che avea sete molta
12.3de odir nove, del figlio dimandòmi;
13.1e perché quel che cose grate ascolta,
13.2poi che le ha odite, odirle anchor desia,
13.3forza fu replicar più d'una volta.
14.1Sì che pel dimorar ch'io fei tra via
14.2e pel narrar, signor, tardi t'ho scritto:
14.3di perdon degna è la tardanza mia!
15.1Da spirti che di là vengon mi è ditto
15.2che ognhor versi per me suspiri e pianto,
15.3de che rimango sconsolato e afflitto:
16.1ché, mentre avolto fui nel terren manto,
16.2tal' doni ebbi da te, che patir morte
16.3per te potea sol satisfare a tanto;
17.1et oltra l'altre assai che mi fur pòrte,
17.2di questa gratia m'avea facto degno
17.3la mia, sino a la fin, liberal sorte.
18.1Hor, intendendo questo novo segno
18.2d'amor, non scio che far, ché d'un magiore
18.3obligo debitore a te divegno;
19.1ciascun che nasce una sola volta more:
19.2non posso più morir, e senza questo
19.3non è possibil pagar tanto honore.
20.1E quel che fa che più affannato io resto
20.2è ch'io temo che 'l duol tanto ti prema,
20.3che a Italia e a l'honor tuo non sia molesto.
21.1Mentre il nemico fugitivo trema,
21.2seguil, né por giù l'honorata spada
21.3sinché oltra l'Alpe cum vergogna gema.
22.1Se saprai caminar per questa strada,
22.2non fia de gloria alcun moderno o antico,
22.3fuor che Scipion, che teco a paro vada:
23.1lui, che fu sempre al ben publico amico,
23.2poi che fur Publio e Gneo rotti e dispersi
23.3in Spagna da l'exercito nemico,
24.1vedendo i roman' cori al tutto persi,
24.2giovenetto se offerse a l'alta impresa,
24.3tanto che fe' Carthagine dolersi.
25.1Cussì al presente, essendo Ausonia offesa
25.2da gente externe e già il neapolitano
25.3regno e gran parte di Toscana presa,
26.1né si trovando alcun spirto italiano
26.2che contrastasse a l'impeto del Gallo,
26.3tu solo ardisti prender l'arme in mano;
27.1e se ciascun nel sanguinoso ballo,
27.2come tu, de la gloria aveva cura,
27.3quel dì Carlo di re venia vasallo!
28.1Fur sole le tue gente fossa e mura
28.2al barbaro furor, come fa fede
28.3il Taro, a Mantoa facto sepultura;
29.1basta che l'hoste fier ritrasse il piede,
29.2del tuo assalto impaurito, e in Hasti è corso,
29.3lassando in preda le mal tolte prede.
30.1Seguita, e poni al dolor crudo il morso,
30.2e a la salute de l'Hesperia pensa,
30.3che perso te non ha più alcun soccorso.
31.1Col grave danno il grande honor compensa;
31.2e considra che quella incerta e lassa
31.3vita senza passion non se dispensa,
32.1e che chi per il mare instabil passa
32.2spesso in scoglio si trova, e chi fuor pasce
32.3le pecore qualche una al lupo lassa.
33.1Ne la guerra si more e non si nasce,
33.2né sperar lacrimando darme aiuto,
33.3ché, tronco il fatal fil, non se rinasce;
34.1ma grato esser ti pò che m'hai perduto:
34.2ché, quanto perdi cosa a te più cara,
34.3il veneto Leon te è più tenuto.
35.1Io mi contento, e questa morte rara
35.2stata me è de letitia e di dolceza:
35.3ché angustia cum honor mai non fu amara.
36.1Saggio chi a gli bisogni il viver spreza,
36.2né fa come l'infermo che ha thesoro
36.3e assai più quel che la salute apreza!
37.1Far del viver si dê come de lo oro:
37.2spenderlo in facti necessarii e magni,
37.3come io, che per salvar Italia moro.
38.1Non ami me, se del mio ben tu piagni;
38.2tempo verrà che se vedremo anchora,
38.3non creder che per sempre io me scompagni;
39.1fingi che gito sia in viaggio fuora
39.2per qualche giorno e tornar debba in breve,
39.3benché a chi ama par longa ogni dimora.
40.1In questo mezo, aciò che te sia leve
40.2l'expectar, in vision ti verrò spesso:
40.3se ben longo è il camin, non me fia greve;
41.1un simil mio, che mi fu sol concesso,
41.2lasso a la madre cum le fasce intorno,
41.3tu pòi in vece di me tenirlo apresso:
42.1me teco arai de nocte e lui de giorno.
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