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1.1Quella che a te se rese al primo sguardo
1.2te manda questo epistola, Hanniballe,
1.3perché hormai al tornar sei troppo tardo.
2.1Poscia che tu volgesti a me le spalle,
2.2te chiamai tanto che imparò il tuo nome
2.3ciascun monte vicin, ciascuna valle;
3.1stracciammi il viso e l'innocenti chiome,
3.2che sì laudavi già, quando col vento
3.3scherzando eran de gli humer' grate some.
4.1Poi deposi le lacrime e il lamento,
4.2pensando che al partir m'avevi ditto:
4.3“Non pianger, ché a tornar non serò lento!”.
5.1Non sei tornato e, quel che è peggio, scritto
5.2anchor non m'hai; e pur per questi monti
5.3il passaggio a' corrier' non è interditto!
6.1Lassa, l'hore, come io, e i dì non conti,
6.2come io tòcco non fusti de un stral d'oro,
6.3ché seriano i toi pie' ver' me più pronti!
7.1Tu godi ne la patria, io qui me acoro,
7.2tu in braccio ad altra donna et io a la Morte,
7.3chi te ama fuggi, io chi me occide adoro;
8.1né me sola hai conducta a simil sorte,
8.2ché – chi potesse ben sapere il tutto –
8.3per te, crudel, son mille donne morte.
9.1Ma sempre non arai il volto asciutto,
9.2ogni successo tuo non fia beato:
9.3al fin secondo il seme serà il frutto.
10.1Spiace al rector di sopra ogni peccato,
10.2ma cum flagel magior sempre percote
10.3chi è al fidele infidele e al grato ingrato.
11.1Deh, perché non mi fur tue fraude note
11.2il primo dì che Amor di te me accese?
11.3ché hor non serei su sì volubil' rote!
12.1Legomme il tuo parlar dolce e cortese
12.2e l'aspecto, che non solo il cor mio,
12.3ma le più alpestre fiere arebbe prese;
13.1l'empia Natura è da incolpar, non io,
13.2che per ingannar me cum altre molte
13.3ti fe' dentro sì crudo e fuor sì pio.
14.1Ma più non trovarai di queste stolte,
14.2ché a bocca e in carte doglieromme tanto
14.3che le tue insidie non staran sepolte.
15.1Son questi gli trïomphi, è questo il vanto
15.2che aver cerchi? O magnanima victoria
15.3portar al tempio un mulïebre manto!
16.1Sfòrzate, come il nome, aver la gloria
16.2di quel Carthaginese, animo franco,
16.3de cui rinverde ognhor più la memoria,
17.1che cum le squadre armate sempre al fianco,
17.2Libya lassando, in queste parte venne:
17.3per altro non tremò sì Roma unquanco.
18.1In extrema miseria Italia tenne
18.2– scia 'l Ticin, Trebia, Canne e Trasimeno –,
18.3sinché Fabio tardando la sovenne;
19.1e de Italia scacciato e del terreno
19.2nativo, non si perse, ognhor cercando
19.3come potesse porre a Roma il freno.
20.1Cussì visse quel spirto, trïumphando,
20.2non per dar morte a questa donna e a quella,
20.3come tu, che de ciò te vai gloriando!
21.1Deh, che fa Marte che non monte in sella?
21.2Ogni dì acenna, mai non move guerra,
21.3giacendo in grembo a la sua Vener bella.
22.1Tanta avaritia nei signor' si serra
22.2che, benché l'uno e l'altro odio se porti,
22.3non però alcun di lor la spada afferra;
23.1e più presto soportan mille torti
23.2che trar de l'arca piena la moneta,
23.3credendola portar cum seco morti;
24.1né val se in ciel si mostra il gran cometa,
24.2né, se adombrandol, Cynthia al sol fa ingiuria:
24.3più l'avaritia pò che alcun pianeta.
25.1Ché se 'l bifronte dio per qualche furia
25.2aprisse il tempio suo, forza venire
25.3ti serebbe a guardar la bella Hetruria:
26.1onde a le fiate io poterei fruire
26.2l'aspecto tuo, che sì me piacque e piace
26.3che convien che cum gli occhi il cor s'adire.
27.1Per me non fa che sia in Italia pace,
27.2per me fa che Tisiphone e Megera
27.3vadano intorno cum l'ardente face!
28.1Non mi vo' anchora disperar, ch'el spera
28.2chi ha al col la corda, chi è spezato in scoglio:
28.3scio pur che il lacte non te die' una fiera!
29.1Confortame il cognome Bentivoglio
29.2che vorai il mio bene, e che tu sei
29.3di nobil sangue, ove non regna orgoglio.
30.1Intender da te, perfido, vorrei
30.2qual causa fa che in le felsinee mura
30.3rinchiuso stai, lontan da gli occhi mei;
31.1il padre vive et ha del stato cura,
31.2sì robusto e prudente, che sotto esso
31.3Italia tutta potria star secura,
32.1et ha molti altri soi figlioli apresso.
32.2Acquista, hor che tu pòi, fama di fuore:
32.3col tempo il regger te serà concesso;
33.1non perder ne la patria il tuo bel fiore:
33.2veder varii costumi e varie genti
33.3fece ad Ulisse in vita e anchor fa honore.
34.1Pensa che gli soldati, da te absenti,
34.2son come membra del suo capo senza,
34.3diventano ocïosi e somnolenti:
35.1ché, se vi fosse tua regal presenza,
35.2hor col disco, hor in giostra, hor in palestra
35.3farebbon de le membra experienza;
36.1e tu, cum la persona agile e destra,
36.2pareresti tra lor quel che Chirone
36.3nutrì ne la spelonca aspra e silvestra.
37.1Duolme che non mi occor qualche ragione
37.2più forte per poter meglio piegarte:
37.3l'ignorantia me offende, e la passione.
38.1Ma a che però tanti argumenti farte?
38.2Vincer ti deve un sol: ch'io ti son serva.
38.3Tu correrai, se pensi, a questa parte;
39.1e se altra donna apresso sé ti serva,
39.2crederò ben che assai più bella sia
39.3de me, ma non che cum tal fe' ti serva!
40.1Inteso hai come io sto: mettite in via!
40.2L'estade passa et è il verno vicino,
40.3che fa dubiosa la speranza mia:
41.1ché, se hor non vien', che è facile il camino,
41.2ben manco alhor verrai, quando ogni sasso
41.3fia di neve coperto in Apenino.
42.1Mentre è l'aër temprato, mentre basso
42.2è ciascun fiume e solide le strate,
42.3fa' presto, come hirundinella, il passo.
43.1Quando poi le montagne arai passate,
43.2prego che il cielo in modo si commova
43.3che mai non sia più primavera o estate;
44.1e senza mai cessar nevichi e piova,
44.2tal che somersi sian poggi e campagne,
44.3faccia grandine e venti ogni lor prova,
45.1aciò che più da me non ti scompagne,
45.2sinché la terza e inexorabil suora
45.3divida i corpi e l'anime acompagne.
46.1Se a le fiate il mio verso uscisse fuora
46.2a dir cosa, signor, che te offendesse,
46.3gli è il duol, che vince i più saggi talhora.
47.1Voria ingiuria trovar che ti potesse
47.2accender de ira sì sfrenata e intensa
47.3che tua man per dispecto me occidesse,
48.1per liberarmi da la fiamma immensa,
48.2ch'ha d'Amor per tributo tante legna
48.3quante volte di te l'alma mia pensa.
49.1Adonque vieni, o scriveme ch'io vegna!
49.2E se forsi il tuo core arde e sfavilla
49.3per altra, che di me stimi più degna,
50.1piacciate almen ch'io venga per sua ancilla.
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