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1.1Già cum süavi e mansüeti carmi
1.2cercò farse sentir l'humil mia musa,
1.3hor de un rigido stil convien che s'armi;
2.1ché se ogni crudeltà Cupido me usa,
2.2forza è che usi anchor io verso crudele,
2.3ché dentro il foco hormai troppo mi brusa.
3.1Qual è colui che, al suo signor fidele
3.2sendo visso, non mandi al ciel le strida,
3.3vedendosi premiar come infidele?
4.1Chi è offeso a torto, se pò, taccia e rida,
4.2che non posso io: tanto doler mi voglio,
4.3che ognun l'intenda che d'Amor se fida!
5.1Securo facto son più che non soglio:
5.2ché, non potendo hormai lui farme peggio,
5.3dirò senza temer l'empio suo orgoglio.
6.1Né qui, come son uso, il favor chieggio
6.2di Baccho, Apollo o de le sue sorelle,
6.3ma giù sotterra dal tartareo seggio;
7.1che a volere imprecar male a le stelle,
7.2chi soccorrer pò meglio il mio intelletto
7.3che le maligne Furïe, al ciel ribelle?
8.1Venite, adunque, col squarciato petto
8.2e cum le tempie de cerasti armate,
8.3Megera mia, Tisiphone et Aletto!
9.1Pregovi in questo caso me portiate
9.2qualche carta non scripta del volume
9.3ove se notan l'anime dannate,
10.1e per mia penna un calamo de un fiume
10.2de abysso, e temperatime uno inchiostro
10.3cum infernal caligine e cum schiume
11.1che escon di bocca a quel triforme mostro
11.2che, legato a la porta de l'inferno,
11.3spaventa ognun che scende al regno vostro.
12.1Vui, sacri habitator' del ciel superno,
12.2excusarete il mio furore insano,
12.3ché questo vien dal vostro mal governo.
13.1A che rectori far del stato humano
13.2Fortuna e Amor? ché ceca è quella e quello.
13.3Mal sta un regno a fanciulli e a donne in mano!
14.1E se direte: “Perché servo ad ello
14.2ti festi, cognoscendolo garzone
14.3e simil de ale a un vagabundo ucello?”,
15.1rispondo che se vui questa passione
15.2non potesti fugir, che immortal' sète,
15.3manco fugir pòn le mortal' persone;
16.1poste legge inhoneste in terra avete
16.2per nostro mal, però non ve dispiaccia
16.3se inhonesto parlar da me udirete.
17.1Perduto ho il tempo in l'amorosa traccia,
17.2il core, il spirto e sol la lingua resta,
17.3che insin che ha forza non vo' mai che taccia;
18.1maledicendo disperata e mesta
18.2homini, dèi, terra, aqua, aere e foco,
18.3farà le mie vendette in parte questa.
19.1Non abia più qua giù iustitia loco,
19.2ma sol la vïolenza e fraude regni,
19.3non se finisca senza sangue gioco;
20.1ciascun buon servo de tradir se ingegni
20.2il suo signore, e ogni figliol la madre,
20.3come il thebano infortunato, impregni
21.1e ne nascano monstri infesti al padre;
21.2tra gli elementi non sia pace alcuna,
21.3fulmini giù dal ciel vengano a squadre;
22.1ogni fanciul suffochisi in la cuna,
22.2e il dolce lacte mutesi in veneno
22.3che al pecto de la madre si raduna.
23.1I volanti corsier' di mano il freno
23.2togliano a Phebo e, discorrendo intorno,
23.3faccian di foco l'universo pieno,
24.1sì che s'asconda di vergogna e scorno
24.2Apollo, né mai più su il carro monti,
24.3lassando eterna nocte e morto il giorno.
25.1Cresca par l'aqua a gli più excelsi monti,
25.2né più se trovi Deucalion che renda
25.3gli homin' coi sassi a transmutarse pronti;
26.1apra la terra la sua bocca horrenda,
26.2l'un fratel contra l'altro fratel vada,
26.3né altro fra nui che biastemar se intenda;
27.1surga Orïon cum la tremenda spada,
27.2Eolo il suo furor di carcer scioglia,
27.3che rotto in scogli ogni navilio cada.
28.1Né biada alcuna né liquor s'acoglia,
28.2secchinsi l'herbe e ogni arbor che fa frutto,
28.3tutti i cibi vitali il ciel ne toglia,
29.1tal che da fame ogni animal condutto
29.2corra ne le citade; e per gran rabia
29.3se stesso il seme human coroda tutto,
30.1mostrando al ciel le sanguinose labia.
30.2Poi l'aër si corrumpa e peste nasca,
30.3aciò che a compimento ogni mal se abia;
31.1e, come fronda per l'automno casca,
31.2caschino in spatio breve gli animanti
31.3e, spento il seme lor, mai non rinasca.
32.1E finite l'angustie e i nostri pianti,
32.2l'antica madre ogni suo sforzo mostri
32.3in produr, come già, fieri giganti,
33.1che a prender vadan gli celesti chiostri;
33.2e, spaventati i dèi, ciascun concluda
33.3de armarse contra gli terribil' mostri;
34.1e nel più bel de la battaglia cruda
34.2mova l'humero Atlante e cader lassi
34.3il grave peso per cui spesso suda;
35.1né sol ruine a questi lochi bassi,
35.2ma più giù cali e, gionto al fondo extremo,
35.3cum sue stelle e pianeti se fracassi.
36.1Non scio se basta, e de dir poco io temo:
36.2venga peggio, se pò, dopoi che a torto
36.3per ben far piango, ardo, suspiro e gemo.
37.1Stolto, che aver credea qualche conforto
37.2doppo tante fatiche! Hor veggio chiaro
37.3che chi ama mai non posa, se non morto.
38.1Crudel signor, signor ingrato e avaro,
38.2che per cibo a la mensa altro non hai
38.3che sangue de' toi servi e pianto amaro!
39.1Senza i lamenti lor dormir non sciai,
39.2contrario a ognun, ché chi dormir desia
39.3cerca il silentio, e tu fuggendo il vai.
40.1Ben sapesti trovar, crudel, la via
40.2di porme al basso, dimostrando fuore
40.3che procedesse da Fortuna ria!
41.1Ma mal s'asconde chi ha commesso errore,
41.2forza è che se discopra a gli acti e al volto:
41.3raro d'acordo son la fronte e il core!
42.1Secretamente il forte braccio hai tolto
42.2di Fortuna, e cum essa te acordasti,
42.3ché sempre a inganni il tuo pensiero è volto.
43.1Lasso, quanti per te regni son guasti,
43.2quante cità son divenute ville,
43.3quanti homin' degni a tristo fin tirasti!
44.1De ciò pieni ne son volumi mille;
44.2ma quel che molto più condanna e infama
44.3toi dardi accesi di mortal' faville
45.1è che festi saciar l'horribil brama:
45.2Mirrha col padre, e vacca a un thoro farse
45.3Pasiphe, onde ne fu gran gente grama.
46.1E non ti bastò questo: ché anchor arse
46.2Vener, tua madre, da' toi colpi offesa
46.3alhor che il legiadretto Adon gli aparse;
47.1né manco se sentì per Marte accesa,
47.2quando insieme cum lui, presenti i dèi,
47.3sotto la rete da Vulcan fu presa.
48.1E di voler sì insaciabil sei,
48.2che il pecto saettasti di te stesso
48.3per Psiche, ma non già quanto io vorrei.
49.1Donque, come un che a te stia sottomesso
49.2trovar ne le tue man' pietade expetta
49.3(quel che né a te né a Venere hai concesso)?
50.1Non sperar che dal duol vinto mi metta
50.2a occiderme, ch'io scio che d'un tuo servo
50.3quanto è il biasmo magior più ti diletta.
51.1Non arai tanto gaudio! A te riservo
51.2le membra mie: tu mi darai la morte,
51.3se tu vorai ch'io mora, empio e protervo.
52.1Scio che da molti, che hor ne la tua corte
52.2godeno cum favor lieti e contenti,
52.3questi mei versi fien biasmati forte,
53.1parendo a lor che a torto io me lamenti;
53.2ma non andrà per quattro segni il sole
53.3che piangeran, come io, tristi e dolenti,
54.1ponendo in note d'or le mie parole;
54.2e s'io serò già polve, spargeranno
54.3sopra il tumulo mio rose e vïole.
55.1I dolci giorni lor non duraranno,
55.2ché il ben che da te vien non molto dura,
55.3né al fin se n'ha se non vergogna e danno.
56.1Qual altro ebbe di me miglior ventura?
56.2Ma fu sì breve ch'io la vidi apena,
56.3come chi è preso subito che fura,
57.1che ne l'oscuro carcere si mena,
57.2né pò godere il furto e, a un tempo solo,
57.3del thesor ride e piange de la pena.
58.1Cussì ad un tratto ebbi io letitia e duolo:
58.2quella fuggì, questo rimase meco,
58.3ché sì grave è che non può alzarse a volo.
59.1Ma tu, nympha gentil, che sempre hai teco
59.2il fidel spirto mio, che mutò stanza
59.3quel dì che al tuo bel lume io restai ceco,
60.1poco spatio de vita hormai me avanza!
60.2Vivrò tuo, come son visso sino hora:
60.3serai mia prima et ultima speranza.
61.1Causa ho de amarte vivo e morto anchora:
61.2e sol incolpo quel che porta l'ale,
61.3che sempre afflige più chi più l'adora.
62.1Volentier moro per finir mio male
62.2e il tuo, ché, perché me ami, te è nemico;
62.3onde, mancato me, l'homicidiale
63.1porrà giù l'odio e a te farasse amico.
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