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1.1Dapoi che la caduca e fragil vesta
1.2lassato avevo a nostra antica madre,
1.3al ciel me ne volava in canto e in festa;
2.1e acompagnata da superne squadre
2.2gionta era già dinanti al motor santo,
2.3ove cose vedea degne e legiadre,
3.1quando giù fra mortal' sentì' gran pianto;
3.2onde, piena fra me di maraviglia,
3.3dissi: “Chi del mio ben se atrista tanto?
4.1Chi del mio lieto stato dolor piglia?”.
4.2Tanto tenni a quel suon l'orecchie accorte,
4.3che a la voce compresi esser mia figlia;
5.1onde, commossa dal tuo pianger forte,
5.2convien che questi pochi versi io scriva
5.3per farte intender mia beata sorte.
6.1Tu me piangi per morta et io son viva,
6.2morta era quando viva me stimavi:
6.3immortal è chi a questi gradi ariva.
7.1A che consumi gli occhi humidi e gravi?
7.2a che stracci i capegli, il volto e i panni?
7.3Scaccia simil' pensier' noiosi e pravi!
8.1Augusta, indarno te affatichi e affanni:
8.2non creder che per lacrime si mova
8.3l'infernal Parca a ristorar toi danni!
9.1Parer non ti dê già tal cosa nova;
9.2non sapevi ben tu ch'io era mortale?
9.3Cussì va chiunque nato esser si trova.
10.1Thesauro, nobiltà, forza non vale
10.2tardar di Morte il taciturno passo:
10.3tutti siàn sotto la sua falce equale.
11.1Che valse aver de l'oro a Mida e a Crasso?
11.2che valse il summo imperio al divo Augusto?
11.3Hor il suo ciner copre un picol sasso.
12.1Morte è comune, e insieme cum l'iniusto
12.2il iusto occide senza differenza,
12.3né più al gioven perdona che al vetusto:
13.1questa è data nel ciel ferma sentenza,
13.2non è cosa più certa a nostre menti,
13.3legge non è che abia magior potenza.
14.1Né sol le fiere e le terrestre genti,
14.2ma col tempo ne vanno in precipicio
14.3fiumi, monti, cità magne e potenti;
15.1et è de alcun philosophi iudicio
15.2che 'l mondo finir debba una qual volta
15.3però che se ritrova avere inicio.
16.1Che piangi adonque? a che te struggi, stolta?
16.2Se ben cum teco io fosse in vita anchora,
16.3Morte col tempo me te avrebbe tolta:
17.1o presto o tardi a ognun prescripta è l'hora.
17.2Se Morte sol ver' me fosse rapace,
17.3direi: “Iusto è il dolor che sì te acora!”.
18.1Lavinia, Portia, Iulia extinta giace,
18.2poco a Lucretia valse pudicicia,
18.3che donò cum sua morte a Roma pace;
19.1benché fusse de stirpe alta e patricia,
19.2Cornelia in poca polve si converse,
19.3e a simil sorte andò Claudia e Sulpicia,
20.1e la greca per cui Troia si perse,
20.2e quella che expectò tanto il suo Ulisse,
20.3che del mondo cercò parte diverse.
21.1Ov' è Virginia, che sì honesta visse,
21.2e Martia, moglie del constante Cato?
21.3ov'è Sapho, che in stil sì dolce scrisse?
22.1ove colei che 'l suo figlio ostinato
22.2ritrasse da l'impresa empia et acerba,
22.3che non piegò tutto il roman senato?
23.1Inexorabil Morte, aspra e superba,
23.2tutte le ha ricondutte in tetra fossa
23.3e sol il nome lor tra nui si serba.
24.1Mira la patria bella onde io son mossa:
24.2vedrai singular' donne in tempo corto
24.3aver lassate in terra le nude ossa.
25.1Donque di Morte te lamenti a torto:
25.2essendo universale, a che tal doglia?
25.3Morte non me, ma il fragil corpo ha morto.
26.1Come nel tempo de l'auton' si spoglia
26.2ciascun arbor de fronde e a primavera
26.3poi se riveste d'una nova foglia,
27.1cussì va il stato human: chi questa sera
27.2finisce il corso suo, chi diman nasce.
27.3Sol virtù doma Morte horrida e altera:
28.1chi vive ben nel suo morir rinasce,
28.2ma chi seguendo vitii il tempo spende
28.3meglio era assai che fosse morto in fasce.
29.1Io me ne godo in cielo, e non comprende
29.2tua mente il ben che qua su se riceve,
29.3ché ingegno human sì alto non se extende;
30.1però excuso il tuo pianto acerbo e greve,
30.2ché sì gran nebia te è dinanti a gli occhi,
30.3che manca il tuo veder come al sol neve.
31.1Vui ve pensati perché Morte scocchi
31.2il stral contra de vui, quel sia morire:
31.3o miseri, insensati, ciechi e sciocchi,
32.1anci quello è de un carcer tetro uscire!
32.2Redriza l'alma dal dolor smarita;
32.3vòi tu del vulgo l'opinion seguire?
33.1Saper vorrei come si pò dir vita
33.2questa vostra, che ognun tanto desia,
33.3che fra continui affanni è sepelita,
34.1subiecta a guerra, a fame, a peste ria,
34.2a foco, ad aqua et a crudel veneno,
34.3pessima, benché bella in vista sia.
35.1Per ogni poca infirmità vien meno
35.2il fragil viver vostro, il nostro è eterno,
35.3questo di pace, quel de lite è pieno;
36.1fermo è il nosto rector, vostro governo
36.2cangiase spesso; hora l'auton' mutabile,
36.3hor primavera aveti, hor state, hor verno,
37.1qua sempre è un tempo solo, alegro e stabile;
37.2chi è felice qua su sempre è felice,
37.3vostra felicitade è varia e instabile.
38.1Donque di me non pianger, ché non lice
38.2piangere un vivo tu che morta sei;
38.3piangi la sorte tua dura e infelice.
39.1Prego che acquieti i dolor' gravi e rei,
39.2se la salute e la mia pace brami,
39.3e non turbar il ben ch'io ho da li dèi.
40.1A che piangendo ognhor dal ciel me chiami?
40.2Se seguirai i mei costumi e l'orme,
40.3alhor conoscerò certo che me ami.
41.1Risveglia il spirto tuo, ceca, che dorme,
41.2lassa i piaceri e ogni terren dilecto,
41.3studia d'essere, Augusta, a me conforme;
42.1ferma in laudabil' cose l'intelletto:
42.2questa ti serà via de gire al cielo,
42.3ove bramo vederte, ove te expetto.
43.1Alhor, disciolta dal corporeo velo,
43.2vedrai l'opre mondane esser de ragni,
43.3né mai più temerai di caldo o gielo,
44.1né che Morte da te me discompagni.
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