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1.1Per dar riposo a l'affannata mente
1.2posto m'era a giacer sotto un bel lauro
1.3sopra la riva d'un roscel corrente,
2.1ne la stagion che cum le corna il Tauro
2.2pinge il mondo de varii e bei colori,
2.3che a gli animi gentil' suol dar ristauro.
3.1Ivi disteso, in fra süavi odori,
3.2incominciai fra me pianger sì forte
3.3ch'io bagnava d'intorno herbette e fiori,
4.1maledicendo mia perversa sorte
4.2e il mio crudel destino e l'empio fato,
4.3tal ch'io bramava per men mal la morte;
5.1e ciò facea per ritrovarme nato
5.2in questo secul ferreo pien di fango,
5.3contra il qual veggio il ciel ognhor più irato.
6.1Ma quando poi ben penso perché piango,
6.2ritrovo che del cielo e di Fortuna
6.3mi doglio a torto, onde muto rimango:
7.1ché se la gente de ben far digiuna
7.2scaccia da sé la povera iustitia,
7.3che al mondo più non regna in parte alcuna,
8.1se gli animi son dati a la pigritia,
8.2a l'ocio sonnolento, a la luxuria,
8.3se sol se studia in gola e in avaritia,
9.1gran cosa non mi par se cum tal furia
9.2contra nui il ciel la spada sua diserra,
9.3vedendo ognhor multiplicar la ingiuria!
10.1Ché poi ch'io venni ad habitar in terra
10.2insino a questo dì, non mi ricordo
10.3mai sentire in Italia altro che guerra;
11.1questo avien sol da uno apetito ingordo
11.2che ha ognhor più fame, e non mi maraviglio
11.3se 'l cielo a' nostri preghi si fa sordo.
12.1Cussì, de vista priva e di consiglio,
12.2in precipitio va la nostra etade,
12.3né fede alcuna è più tra il padre e il figlio;
13.1hoggi gloria non s'ha se non per spade,
13.2per furti, per violenza e per inganni,
13.3felice chi pò usar più crudeltade.
14.1Narrar non vo' tutti i passati danni
14.2che in Italia son stati a' giorni mei,
14.3ma di quel che visto ho solo in dui anni:
15.1che non gli homini sol, ma anchor gli ocei
15.2ne gridano, e le fiere, i sassi e l'acque.
15.3Se non piangi, lector, ben crudel sei!
16.1Ché poi che tra il Leone et Hercul nacque
16.2l'odio da cui la guerra principio ebbe,
16.3mai la mia patria de gridar non tacque;
17.1e tanto sopra lei l'incendio crebbe,
17.2che del regno troiano il caso duro
17.3apresso questo poco mal serebbe;
18.1non mai Thebani in tanta angustia furo,
18.2né a Carthago si sparse tanto sangue,
18.3né a Canne, di Roman' sepulchro oscuro.
19.1Poi che Venetia se era facta exangue
19.2e che Ferrara aver dovea victoria,
19.3abandonata fu, che anchor ne langue:
20.1questo è l'immortal nome e la gran gloria
20.2che hoggi se acquista, e la perpetua fama
20.3che i signor' lassan de la lor memoria!
21.1Impara, patria mia dolente e grama,
21.2de non credere a pacto o sacramento,
21.3ché ognun più lo oro assai che la fede ama.
22.1Hor che 'l vigor de Italia è in tutto spento
22.2in queste imprese perigliose e vane,
22.3del nostro ultimo fin temo e pavento;
23.1dal lito orïental se è mosso un cane,
23.2più che Cerbero pien de rabia e sdegno,
23.3per darne in preda a crudel' gente e strane;
24.1lassò coperto il mar di tanto legno
24.2(al passar del gran Xerse non fu visto),
24.3che Neptun pose in gelosia del regno!
25.1Ciascun sta muto e non è chi per Christo
25.2si mova a la diffesa, e sol se attende
25.3in far de l'altrui stato iniusto acquisto;
26.1più per la fede argento non si spende,
26.2vèdesse il gran nemico che a la porta
26.3sta per entrar, e niun la spada prende.
27.1Che fai, curia romana, in vitii morta,
27.2albergo e nido de ogni mal costume,
27.3che essere a gli altri doveresti scorta?
28.1Posto hai i toi pensieri in calde piume,
28.2in soperchi apparati et in vivande,
28.3né in te sintilla è de l'antico lume;
29.1la tua superbia ognhor si fa più grande,
29.2più non si noma Dio, ma Baccho e Venere:
29.3forza è che in precipicio il ciel ti mande
30.1e che i palazi toi si facian cenere,
30.2tal che non resti in fondamenti pietra,
30.3se non rafreni queste voglie tènere!
31.1Io sento la fornace oscura e tetra
31.2di Vulcan risonar, che s'afatica
31.3a impir de strali a Giove la pharetra;
32.1tu vai pur dietro, e lui l'ira nutrica
32.2dentro al suo pecto, e tardi l'arco scocca
32.3per darti magior colpo e più fatica.
33.1O tu, sancto pastor, questo a te tocca!
33.2Raduna insieme i toi greggi dispersi:
33.3non vedi il lupo cum l'aperta bocca?
34.1Se gli anumeri ben, molti son persi
34.2da un tempo in qua per esser senza guida,
34.3ché a la voglia di quel si son conversi;
35.1apri l'orecchie, et odirai le strida
35.2di Nigroponte, che fa gran lamenti,
35.3odi Constantinopul, che anchor grida.
36.1Tutti li perderai, se ge 'l consenti;
36.2ma non temer d'alcun furore externo,
36.3se concordia serà tra li toi armenti.
37.1Non ti lassar di man tòrre il governo,
37.2ché il mondo è sì disposto nel far male
37.3che fede hormai fra nui più non discerno;
38.1et è la nostra età venuta a tale,
38.2che a dir di quella non seria bastante
38.3Lucilio, Persio, Oratio e Iuvenale.
39.1Spiega l'insegne victoriose e sante
39.2contra di questo can crudo e infidele
39.3che in Italia firmar cerca sue piante;
40.1qual serà mai sì duro e sì crudele
40.2signor che non si mova a seguitarte
40.3per dimostrar almen d'esser fidele?
41.1E poi che da lontan le voce sparte
41.2seranno udite, teco a questa impresa
41.3verrà la Spagna e di Franza gran parte.
42.1Tempo è de vendicar ciascuna offesa;
42.2ma non tardar, ché 'l sforzo seria nulla
42.3quando in Italia fia la fiamma accesa.
43.1Scio che ognun di me ride e si trastulla;
43.2ma se a tanto furor non si provede,
43.3diran: “Deh, foss'io morto in fasce o in culla!”.
44.1Hercule estense, in cui solo si vede
44.2fiorir virtù, che è rara a' tempi nostri,
44.3non men di forza che del nome herede,
45.1de vitii domitor, de fiere e mostri,
45.2amator de iustitia, hor te apparecchia,
45.3e fa' che in questo il tuo valor dimostri.
46.1Se ben guardi, ciascuno in te si specchia
46.2e Italia a l'ombra tua pur dorme alquanto,
46.3che hormai per tanti affanni è facta vecchia.
47.1Questo non serà il porco de Erimanto,
47.2né il fier Centauro, né il leon nemeo
47.3de la scorza del qual ti festi un manto;
48.1questo non fia Acheloo, l'Hydra, né Antheo,
48.2né il tauro de che Creta anchor ragiona,
48.3ma un nemico de Dio spietato e reo.
49.1Se liberasti il mondo e ogni persona
49.2da crudel' monstri, quanto più per Giove
49.3oprar dêi quel valor che lui ti dona!
50.1Fa' che tra le fatiche e tue gran prove
50.2questa l'ultima sia, come più degna,
50.3ché una altra tal non credo che se trove;
51.1ogni altra impresa a te serebbe indegna,
51.2questa farà cantar tutto Parnaso,
51.3questa de gir al ciel te mostra e insegna.
52.1Se non si sferra il mio dextrier Pegàso,
52.2disposto son, signor, seguirte anch'io;
52.3né curarò di morte o d'altro caso,
53.1ché morir non pò quel che mor per Dio.
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