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1.1S'io potessi di fuor mostrare aperto
1.2gli orribili martiri,
1.3ch'io sostegno nel cuor, madonna mia,
1.4maravigliar fare'vi, e so per certo
1.5che non senza sospiri
1.6legger potreste la scrittura pia,
1.7ripensando sovente ch'a me sia
1.8convenuto negar quel ch'io più bramo.
1.9Or più che mai mi chiamo
1.10nimico di Fortuna e di me stesso,
1.11fuggendo quel ch'io bramo e ho promesso.
2.1Non so di cui doler mi debba in prima,
2.2o del folle disio,
2.3che tanto stoltamente mi trasporta,
2.4ponendo mia speranza in quella cima,
2.5dove mai il poder mio
2.6salir non può, ché sua virtù nol porta;
2.7o della ria Fortuna tanto accorta,
2.8ch'a tutte le mie imprese s'attraversa,
2.9e 'n fondo mi riversa,
2.10troncandomi del cuor ogni speranza,
2.11ch'a mia beata vita dié sostanza.
3.1Ella ha ver me quegli animi infiammati,
3.2non ragionevolmente,
3.3ch'a mio fallir dovriano essere scudi,
3.4e poi dall'altra parte ha stimolati,
3.5con atto irriverente,
3.6i rustici insensati, alpestri e rudi,
3.7per false conietture e segni nudi
3.8di ciascun verisimil fondamento;
3.9onde, s'i' mi spavento
3.10dal luogo dove Amor m'invita e mostra,
3.11il fo per conservar la fama vostra.
4.1E non crediate che viltà di cuore
4.2a questo punto m'abbia
4.3dal voler primo indietro risospinto:
4.4ché se 'l furor, ch'è dentro, così fore
4.5mostrasse la sua rabbia,
4.6ciascun di noi l'infamia avrebbe tinto;
4.7ma 'l fren della ragion in questo ha vinto,
4.8ché la 'ngiuria e l'amor non m'ha commosso,
4.9e ben sostegno addosso
4.10d'ambedue queste cose tanto incarco,
4.11ch'ha troppo teso e presso rotto l'arco.
5.1La vile e bassa condizion di quelli,
5.2che sottoposti sono,
5.3sempre contro a' maggior d'invidia accende,
5.4e falli calcitrando esser ribelli
5.5al magnifico trono
5.6di quel Signor, che le sue grazie spende
5.7diversamente quanto si distende
5.8del suo voler l'ineffabile avviso.
5.9Dunque mirando fiso,
5.10qui nuoce invidia, e non altro rispetto,
5.11che contro al suo maggior move il suggetto.
6.1L'ardentissimo fuoco, ond'io sfavillo
6.2parole sì cocenti,
6.3e la turbida nebbia degli sdegni,
6.4che del mio petto sereno e tranquillo
6.5ha mossi tanti venti
6.6di sospir gravi e fatti gli occhi pregni,
6.7non m'è sì duro, ch'agguagliar convegni
6.8a quel ch'i' ho di voi pe' grandi errori,
6.9che' vostri servidori
6.10con tanta irriverenza hanno commessi
6.11di parole e di fatti troppo espressi.
7.1Non perciò dico che vostra clemenza
7.2si turbi o si commova
7.3contro del lor fallire a far vendetta;
7.4ma con dolcezza loro sconoscenza
7.5domar sia vostra prova,
7.6che tanto eccesso più non si commetta;
7.7sicché la vostra fama pura e netta
7.8per lor falsi sospetti non offuschi:
7.9se sono in vista luschi
7.10chi ha due occhi non voglian guardare,
7.11ché saria cosa da non comportare.
8.1Fortuna cogli ostacoli nocivi
8.2potrà ben dipartire
8.3la corporal presenza spesse volte;
8.4ma perché suo poder tutto sia quivi,
8.5non potrà conseguire
8.6che l'anime congiunte sian disciolte.
8.7Or per non abbondar parole molte,
8.8priego, s'a voi mio priego è nel cospetto,
8.9che ciascun fatto o detto
8.10contra di voi 'nfin qui dimentichiate,
8.11e me per vostro servo sempre abbiate.
9.1Va, canzon mia, dove que' che ti manda
9.2più tosto andar vorrebbe,
9.3ma 'l suo andar sì giusto non sarebbe.
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