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CANTO QUARTO

Cinque canti

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1.1Donne mie care, il torto che mi fate
1.2bene è il maggior che voi mai feste altrui:
1.3che di me vi dolete et accusate
1.4che nei miei versi io dica mal di vui,
1.5che sopra tutti gli altri v'ho lodate,
1.6come quel che son vostro e sempre fui:
1.7io v'ho offeso, ignorante, in un sol loco;
1.8vi lodo in tanti a studio, e mi val poco.
2.1Questo non dico a tutte, ché ne sono
2.2di quelle ancor c'hanno il giudicio dritto,
2.3che s'appigliano al più che ci è di buono,
2.4e non a quel che per cianciare è scritto;
2.5dàn facilmente a un leve error perdono,
2.6né fan mortal un veni al delitto.
2.7Pur, s'una m'odia, ancor che m'amin cento,
2.8non mi par di restar però contento:
3.1ché, com'io tutte riverisco et amo,
3.2e fo di voi, quanto si può far, stima,
3.3così né che pur una m'odii bramo,
3.4sia d'alta sorte o mediocre o d'ima.
3.5Voi pur mi date il torto, et io mel chiamo;
3.6concedo che v'ha offese la mia rima:
3.7ma per una ch'in biasmo vostro s'oda,
3.8son per farne udir mille in gloria e loda.
4.1Occasion non mi verrà di dire
4.2in vostro onor, che preterir mai lassi;
4.3e mi sforzerò ancor farla venire,
4.4acciò il mondo empia e fin nel ciel trapassi;
4.5e così spero vincer le vostr'ire,
4.6se non sarete più dure che sassi:
4.7pur, se sarete anco ostinate poi,
4.8la colpa non più in me serà, ma in voi.
5.1Io non lasciai per amor vostro troppo
5.2Gano allegrar di Bradamante presa,
5.3ché venir da Valenza di galoppo
5.4feci il signor d'Anglante in sua difesa;
5.5et or costui che credea sciorre il groppo
5.6di Gano, e far alle guerriere offesa,
5.7a vostro onor udite anco in che guisa,
5.8con tutti i suoi, trattar fo da Marfisa.
6.1Marfisa parve al stringer de la spada
6.2una Furia che uscisse de lo inferno;
6.3gli usberghi e gli elmi, ovunque il colpo cada,
6.4più fragil son che le cannucce il verno;
6.5o che giù al petto o almen che a' denti vada,
6.6o che faccia del busto il capo esterno,
6.7o che sparga cervella, o che triti ossa,
6.8convien che uccida sempre ogni percossa.
7.1Dui ne partì fra la cintura e l'anche:
7.2restar le gambe in sella e cadde il busto;
7.3da la cima del capo un divise anche
7.4fin su l'arcion, ch'andò in dui pezzi giusto;
7.5tre ferì su le spalle o destre o manche;
7.6e tre volte uscì il colpo acre e robusto
7.7sotto la poppa dal contrario lato:
7.8dieci passò da l'uno all'altro lato.
8.1Lungo saria voler tutti gli colpi
8.2de la spada crudel, dritti e riversi,
8.3quanti ne sveni, quanti snervi e spolpi,
8.4quanti ne tronchi e fenda porre in versi.
8.5Chi fia che Lupo di viltade incolpi,
8.6e gli altri in fuga appresso a lui conversi,
8.7poi che dal brando che gli uccide e strugge
8.8difender non si può se non chi fugge?
9.1Creduto avea la figlia di Beatrice
9.2d'esser venuta a far quivi battaglia,
9.3e si ritrova giunta spettatrice
9.4di quanto in armi la cognata vaglia:
9.5ché non è alcun del numero infelice
9.6ch'a lei s'accosti pur, non che l'assaglia:
9.7che fan pur troppo, senza altri assalire,
9.8se puon, volgendo il dosso, indi fuggire.
10.1D'ogni salute or disperato Gano,
10.2di corvi, d'avoltor ben si vede ésca;
10.3ché, poi che questo aiuto è stato vano,
10.4altro non sa veder che gli riesca.
10.5Lo trasser le cognate a Mont'Albano,
10.6che più che morte par che gli rincresca;
10.7e fin ch'altro di lui s'abbia a disporre,
10.8lo fan calar nel piè giù d'una torre.
11.1Ruggiero intanto al suo viaggio intento,
11.2ch'ancor nulla sapea di questo caso,
11.3carcando or l'orza et or la poggia al vento,
11.4facea le prore andar volte all'occaso.
11.5Ogni lito di Francia più di cento
11.6miglia lontano a dietro era rimaso.
11.7Tutta la Spagna, che non sa a ch'effetto
11.8l'armata il suo mar solchi, è in gran sospetto.
12.1La città nominata da l'antico
12.2Barchino Annon, tumultuar si vede;
12.3Taracona e Valenza, e il lito aprico
12.4a cui l'Alano e il Gotto il nome diede;
12.5Cartagenia, Almeria, con ogni vico,
12.6de' bellicosi Vandali già sede;
12.7Malica, Saravigna, fin là dove
12.8la strada al mar diede il figliuol di Giove.
13.1Avea Ruggier lasciato poche miglia
13.2Tariffa a dietro, e da la destra sponda
13.3vede le Cade, e più lontan Siviglia,
13.4e ne le poppe avea l'aura seconda;
13.5quando a un tratto di man, con maraviglia,
13.6un'isoletta uscir vide de l'onda:
13.7isola pare, et era una balena
13.8che fuor dal mar scopria tutta la schena.
14.1L'apparir del gran mostro, che ben diece
14.2passi del mar con tutto il dosso usciva,
14.3correr all'armi i naviganti fece,
14.4et a molti bramar d'essere a riva.
14.5Saette e sassi e foco acceso in pece
14.6da tutto il stuolo in gran rumor veniva
14.7di timpani e di trombe, e tanti gridi,
14.8che facea il ciel, non che sonare i lidi.
15.1Poco lor giova ir l'acqua e l'aer vano
15.2di percosse e di strepiti ferendo:
15.3che non si fa per questo più lontano,
15.4né più si fa vicino il pesce orrendo;
15.5quanto un sasso gittar si può con mano,
15.6quel vien l'armata tuttavia seguendo:
15.7sempre le appar col smisurato fianco
15.8ora dal destro lato, ora dal manco.
16.1Andar tre giorni et altre tante notti,
16.2quanto il corso dal stretto al Tago dura,
16.3che sempre di restar sommersi e rotti
16.4dal vivo e mobil scoglio ebbon paura:
16.5gli assalse il quarto dì, che già condotti
16.6eran sopra Lisbona, un'altra cura:
16.7ché scoperson l'armata di Ricardo
16.8che contra lor venia dal mar Picardo.
17.1Insieme si conobbero l'armate,
17.2tosto che l'una ebbe de l'altra vista:
17.3Ruggier si crede ch'ambe sian mandate
17.4perché lor meno il Lusitan resista;
17.5e non che, per zizanie seminate
17.6da Gano, l'una l'altra abbia a far trista:
17.7non sa il meschin che colui sia venuto
17.8per ruinarlo, e non per darli aiuto.
18.1Fa sugli arbori tutti e in ogni gabbia
18.2e le bandiere stendere e i pennoni,
18.3dare ai tamburi, e gonfiar guance e labbia
18.4a trombe, a corni, a pifari, a bussoni:
18.5come allegrezza et amicizia s'abbia
18.6quivi a mostrar, fa tutti i segni buoni;
18.7gittar fa in acqua i palischermi, e gente
18.8a salutarlo manda umanamente.
19.1Ma quel di Normandia, ch'assai diverso
19.2dal buon Ruggier ha in ogni parte il core,
19.3al suo vantaggio intento, non fa verso
19.4lui segno alcun di gaudio né d'amore;
19.5ma, con disir di romperlo e sommerso
19.6quivi lasciar, ne vien senza rumore;
19.7e scostandosi in mar, l'aura seconda
19.8si tolle in poppa, ove Ruggier l'ha in sponda.
20.1Poi che vide Ruggiero assenzo al mèle,
20.2armi a' saluti, odio all'amore opporse;
20.3e che, ma tardi, del voler crudele
20.4del capitan di Normandia s'accorse;
20.5né più poter montar sopra le vele
20.6di lui, né per fuggir di mezo tòrse,
20.7si volse e diede a' suoi duri conforti,
20.8ch'invendicati almen non fosser morti.
21.1L'armata de' Normandi urta e fracassa
21.2ciò che tra via, cacciando Borea, intoppa;
21.3e prore e sponde al mare aperte lassa,
21.4da non le serrar poi chiovi né stoppa:
21.5ch'ogni sua nave al mezo, ove è più bassa,
21.6vince dei Provenzal la maggior poppa.
21.7Ruggier, col disvantaggio che ciascuna
21.8nave ha minor, ne sostien sei contr'una.
22.1Il naviglio maggior d'ogni normando,
22.2che nel castel da poppa avea Ricardo,
22.3per l'alto un pezzo era venuto orzando:
22.4come su l'ali il pellegrin gagliardo,
22.5che mentre va per l'aria volteggiando,
22.6non leva mai da la riviera il sguardo;
22.7e vista alzar la preda ch'egli attende,
22.8come folgor dal ciel ratto giù scende.
23.1Così Ricardo, poi che in mar si tenne
23.2alquanto largo, e vedut'ebbe il legno
23.3con che venia Ruggier, tutte l'antenne
23.4fece carcar fino all'estremo segno;
23.5e, sì come era sopra vento, venne
23.6ad investire, e riuscì il disegno:
23.7ché tutto a un tempo fur l'àncore gravi
23.8d'alto gittate ad attaccar le navi;
24.1e correndo alle gomone in aita
24.2più d'una mano, i legni gionti furo.
24.3Da pal di ferro intanto e da infinita
24.4copia di dardi era nissun sicuro:
24.5che da le gagge ne cadea, con trita
24.6calzina e solfo acceso, un nembo scuro:
24.7né quei di sotto a ritrovar si vanno
24.8con minor crudeltà, con minor danno.
25.1Quelli di Normandia, che di luogo alto
25.2e di numero avean molto vantaggio,
25.3nel legno di Ruggier féro il mal salto,
25.4dal furor tratti e dal lor gran coraggio;
25.5ma tosto si pentir del folle assalto:
25.6ché non patendo il buon Ruggier l'oltraggio,
25.7presto di lor, con bel menar de mani,
25.8fe' squarzi e tronchi e gran pezzi da cani;
26.1e via più a sé valer la spada fece,
26.2che 'l vantaggio del legno lor non valse,
26.3o perché contra quattro fosson diece:
26.4con tanta forza e tanto ardir gli assalse!
26.5Fe' di negra parer rossa la pece,
26.6e rosseggiar intorno l'acque salse:
26.7ché da prora e da poppa e da le sponde
26.8molti a gran colpi fe' saltar ne l'onde.
27.1Fattosi piazza, e visto sul naviglio
27.2che non era uom se non de' suoi rimaso,
27.3ad una scala corse a dar di piglio,
27.4per montar sopra quel di maggior vaso;
27.5ma veduto Ricardo il gran periglio
27.6in che incorrer potea, provide al caso:
27.7fu la provision per lui sicura,
27.8ma mostrò di pochi altri tener cura.
28.1Mentre i compagni difendean il loco,
28.2andò alli schiffi e fe' gettarli all'acque:
28.3quattro o sei n'avisò; ma il numer poco
28.4fu verso agli altri a chi la cosa tacque.
28.5Poi fe' in più parti al legno porre il foco,
28.6ch'ivi non molto addormentato giacque;
28.7ma di Ruggier la nave accese ancora,
28.8e da le poppe andò sin alla prora.
29.1Ricardo si salvò dentro ai batelli,
29.2e seco alcuni suoi ch'ebbe più cari;
29.3e sopra un legno si fe' por di quelli
29.4ch'in sua conserva avean solcati i mari:
29.5indi mandò tutti i minor vasselli
29.6a trar i suoi dei salsi flutti amari:
29.7che per fuggir l'ardente dio di Lenno
29.8in braccio a Teti et a Nettun si denno.
30.1Ruggier non avea schiffo ove salvarse,
30.2ché, come ho detto, il suo mandato avea
30.3a salutar Ricardo et allegrarse
30.4di quel di che doler più si dovea;
30.5né all'altre navi sue, ch'erano sparse
30.6per tutto il mar, ricorso aver potea:
30.7sì che, tardando un poco, ha da morire
30.8nel foco quivi, o in mar se vuol fuggire.
31.1Vede in prua, vede in poppa e ne le sponde
31.2crescer la fiamma, e per tutte le bande:
31.3ben certo è di morir, ma si confonde,
31.4se meglio sia nel foco o nel mar grande:
31.5pur si risolve di morir ne l'onde,
31.6acciò la morte in lungo un poco mande:
31.7così spicca un gran salto da la nave
31.8in mezo il mar, di tutte l'armi grave.
32.1Qual suol vedersi in lucida onda e fresca
32.2di tranquillo vivai correr la lasca
32.3al pan che getti il pescator, o all'ésca
32.4ch'in ramo alcun de le sue rive nasca;
32.5tal la balena, che per lunga tresca
32.6segue Ruggier perché di lui si pasca,
32.7visto il salto, v'accorre, e senza noia
32.8con un gran sorso d'acqua se lo ingoia.
33.1Ruggier, che s'era abbandonato e al tutto
33.2messo per morto, dal timor confuso,
33.3non s'avvide al cader, come condutto
33.4fosse in quel luogo tenebroso e chiuso;
33.5ma perché gli parea fetido e brutto,
33.6esser spirto pensò di vita escluso,
33.7il qual fosse dal Giudice superno
33.8mandato in purgatorio o giù all'inferno.
34.1Stava in gran tema del foco penace,
34.2di che avea ne la nuova Fé già inteso.
34.3Era come una grotta ampia e capace
34.4l'oscurissimo ventre ove era sceso:
34.5sente che sotto i piedi arena giace,
34.6che cede, ovunque egli la calchi, al peso:
34.7brancolando le man quanto può stende
34.8da l'un lato e da l'altro, e nulla prende.
35.1Si pone a Dio, con umiltà di mente,
35.2de' suoi peccati a dimandar perdono,
35.3che non lo danni alla infelice gente
35.4di quei ch'al ciel mai per salir non sono.
35.5Mentre che in ginocchion divotamente
35.6sta così orando al basso curvo e prono,
35.7un picciol lumicin d'una lucerna
35.8vide apparir lontan per la caverna.
36.1Esser Caron lo giudicò da lunge,
36.2che venisse a portarlo all'altra riva:
36.3s'avvide, poi che più vicin gli giunge,
36.4che senza barca a sciutto piè veniva.
36.5La barba alla cintura si congiunge,
36.6le spalle il bianco crin tutto copriva;
36.7ne la destra una rete avea, a costume
36.8di pescator; ne la sinistra un lume.
37.1Ruggier lo vedea appresso, et era in forse
37.2se fosse uom vivo, o pur fantasma et ombra.
37.3Tosto che del splendor l'altro s'accorse
37.4che feria l'armi e si spargea per l'ombra,
37.5si trasse a dietro e per fuggir si torse,
37.6come destrier che per camino adombra;
37.7ma poi che si mirar l'un l'altro meglio,
37.8Ruggier fu il primo a dimandar al veglio:
38.1— Dimmi, padre, s'io vivo o s'io son morto,
38.2s'io sono al mondo o pur sono all'inferno:
38.3questo so ben, ch'io fui dal mar absorto;
38.4ma se per ciò morissi, non discerno.
38.5Perché mi veggo armato, mi conforto
38.6ch'io non sia spirto dal mio corpo esterno;
38.7ma poi l'esser rinchiuso in questo fondo
38.8fa ch'io tema esser morto e fuor del mondo.
39.1— Figliuol, — rispose il vecchio — tu sei vivo,
39.2com'anch'io son; ma fòra meglio molto
39.3esser di vita l'uno e l'altro privo,
39.4che nel mostro marin viver sepolto.
39.5Tu sei d'Alcina, se non sai, captivo:
39.6ella t'ha il laccio teso, e al fin t'ha colto,
39.7come colse me ancora, con parecchi
39.8altri che ci vedrai, giovani e vecchi.
40.1Vedendoti qui dentro, non accade
40.2di darti cognizion chi Alcina sia;
40.3che se tu non avessi sua amistade
40.4avuta prima, ciò non t'avverria.
40.5In India vedut'hai la quantitade
40.6de le conversion che questa ria
40.7ha fatto in fere, in fonti, in sassi, in piante,
40.8dei cavallier di ch'ella è stata amante.
41.1Quei che, per nuovi successor, men cari
41.2le vengono, muta ella in varie forme;
41.3ma quei che se ne fuggon, che son rari,
41.4sì come esserne un tu credo di apporme,
41.5quando giunger li può negli ampli mari
41.6(però che mai non ne abbandona l'orme),
41.7gli caccia in ventre a quest'orribil pesce,
41.8donde mai vivo o morto alcun non esce.
42.1Le Fate hanno tra lor tutta partita
42.2e l'abitata e la deserta terra:
42.3l'una ne l'Indo può, l'altra nel Scita,
42.4questa può in Spagna e quella in Inghilterra;
42.5e ne l'altrui ciascuna è proibita
42.6di metter mano, et è punita ch'erra:
42.7ma comune fra lor tutto il mare hanno,
42.8e ponno a chi lor par quivi far danno.
43.1Tu vederai qua giù, scendendo al basso,
43.2degli infelici amanti i scuri avelli,
43.3de' quali è alcun sì antico, che nel sasso
43.4gli nomi non si puon legger di quelli.
43.5Qui crespo e curvo, qui debole e lasso
43.6m'ha fatto il tempo, e tutti bianchi i velli;
43.7che quando venni, a pena uscìan dal mento
43.8com'oro i peli ch'or vedi d'argento.
44.1Quanti anni sien non saprei dir, ch'io scesi
44.2in queste d'ogni tempo oscure grotte:
44.3che qui né gli anni annoverar né i mesi,
44.4né si può il dì conoscer da la notte.
44.5Duo vecchi ci trovai, dai quali intesi
44.6quel da che fur le mie speranze rotte:
44.7che più de la mia età ci avean consunto,
44.8et io gli giunsi a sepelire a punto.
45.1E mi narrar che, quando giovenetti
45.2ci vennero, alcun'altri avean trovati,
45.3che similmente d'Alcina diletti,
45.4di poi qui presi e posti erano stati:
45.5sì che, figliuol, non converrà ch'aspetti
45.6riveder mai più gli uomini beati,
45.7ma con noi che tre eramo, et ora teco
45.8siam quattro, starti in questo ventre cieco.
46.1Ci rimasi io già solo, e poscia dui,
46.2poi da venti dì in qua tre fatti eramo,
46.3et oggi quattro, essendo tu con nui:
46.4ch'in tanto mal grand'aventura chiamo
46.5che tu ci trovi compagnia, con cui
46.6pianger possi il tuo stato oscuro e gramo;
46.7e non abbi a provar l'affanno e 'l duolo
46.8che quel tempo io provai che ci fui solo. —
47.1Come ad udir sta il misero il processo
47.2de' falli suoi che l'han dannato a morte,
47.3così turbato e col capo demesso
47.4udia Ruggier la sua infelice sorte.
47.5— Rimedio altro non ci è — soggiunse appresso
47.6il vecchio — che di oprar l'animo forte.
47.7Meco verrai dove, secondo il loco,
47.8l'industria e il tempo n'ha adagiati un poco.
48.1Ma voglio proveder prima di cena,
48.2che qui sempre però non si digiuna. —
48.3Così dicendo, Ruggier indi mena,
48.4cedendo al lume l'ombra e l'aria bruna,
48.5dove l'acqua per bocca alla balena
48.6entra, e nel ventre tutta si raguna:
48.7quivi con la sua rete il vecchio scese
48.8e di più forme pesci in copia prese.
49.1Poi, con la rete in collo e il lume in mano,
49.2la via a Ruggier per strani groppi scorse:
49.3al salir et al scendere la mano
49.4ai stretti passi anco talor gli porse.
49.5Tratto ch'un miglio o più l'ebbe lontano,
49.6con gli altri dui compagni al fin trovorse
49.7in più capace luogo, ove all'esempio
49.8d'una moschea, fatto era un picciol tempio.
50.1Chiaro vi si vedea come di giorno,
50.2per le spesse lucerne ch'eran poste
50.3in mezzo e per gli canti e d'ogn'intorno,
50.4fatte di nicchi di marine croste:
50.5a dar lor l'oglio traboccava il corno,
50.6ché non è quivi cosa che men coste,
50.7pei molti capidogli che divora
50.8e vivi ingoia il mostro ad ora ad ora.
51.1Una stanza alla chiesa era vicina,
51.2di più famiglia che la lor capace,
51.3dove su bene asciutta alga marina
51.4nei canti alcun commodo letto giace.
51.5Tengono in mezo il fuoco la cucina:
51.6che fatto avea l'artefice sagace,
51.7che per lungo condutto di fuor esce
51.8il fumo, ai luoghi onde sospira il pesce.
52.1Tosto che pon Ruggier là dentro il piede,
52.2vi riconosce Astolfo paladino,
52.3che mal contento in un dei letti siede,
52.4tra sé piangendo il suo fero destino.
52.5Lo corre ad abbracciar, come lo vede:
52.6gli leva Astolfo incontro il viso chino:
52.7e come lui Ruggier esser conosce,
52.8rinuova i pianti, e fa maggior l'angosce.
53.1Poi che piangendo all'abbracciar più d'una
53.2e di due volte ritornati furo,
53.3l'un l'altro dimandò da qual fortuna
53.4fosson dannati in quel gran ventre oscuro.
53.5Ruggier narrò quel ch'io v'ho già de l'una
53.6e l'altra armata detto, il caso oscuro,
53.7e di Ricardo senza fin si dolse;
53.8Astolfo poi così la lingua sciolse:
54.1— Dal mio peccato (che accusar non voglio
54.2la mia fortuna) questo mal mi avviene.
54.3Tu di Ricardo, io sol di me mi doglio:
54.4tu pati a torto, io con ragion le pene.
54.5Ma, per aprirti chiaramente il foglio
54.6sì che l'istoria mia si vegga bene,
54.7tu déi saper che non son molti mesi
54.8ch'andai di Francia a riveder mie' Inglesi.
55.1Quivi, per chiari e replicati avisi
55.2essendo più che certo de la guerra
55.3che 'l re di Danismarca e i Dazii e i Frisi
55.4apparecchiato avean contra Inghilterra;
55.5ove il bisogno era maggior mi misi,
55.6per lor vietar il dismontar in terra,
55.7dentro un castel che fu per guardia sito
55.8di quella parte ov'è men forte il lito:
56.1ché da quel canto il re mio padre Otton
56.2temea che fosse l'isola assalita.
56.3Signor di quel castell'era un barone
56.4ch'avea la moglie di beltà infinita;
56.5la qual tosto ch'io vidi, ogni ragione,
56.6ogni onestà da me fece partita;
56.7e tutto il mio voler, tutto il mio core
56.8diedi in poter del scelerato amore.
57.1E senza aver all'onor mio riguardo
57.2che quivi ero signor, egli vassallo
57.3(ché contra un debol, quanto è più gagliardo
57.4chi le forze usa, tanto è maggior fallo),
57.5poi che dei prieghi ire il rimedio tardo
57.6e vidi lei più dura che metallo,
57.7all'insidie aguzzar prima l'ingegno,
57.8et indi alla violenzia ebbi il disegno.
58.1E perché, come i modi miei non molto
58.2erano onesti, così ancor né ascosi,
58.3fui dal marito in tal sospetto tolto,
58.4che in lei guardar passò tutti i gelosi.
58.5Per questo non pensar che 'l desir stolto
58.6in me s'allenti o che giamai riposi;
58.7et uso atti e parole in sua presenza
58.8da far romper a Giobbe la pacienza.
59.1E perché aveva pur quivi rispetto
59.2d'usar le forze alla scoperta seco,
59.3dov'era tanto populo, in conspetto
59.4de' principi e baron che v'eran meco;
59.5pur pensai di sforzarlo, ma l'effetto
59.6coprire, e lui far in vederlo cieco;
59.7e mezzo a questo un cavalier trovai,
59.8il qual molt'era suo, ma mio più assai.
60.1A' preghi miei, costui gli fe' vedere
60.2com'era mal accorto e poco saggio
60.3a tener dov'io fossi la mogliere,
60.4che sol studiava in procacciargli oltraggio;
60.5e saria più laudabile parere,
60.6tosto che m'accadesse a far viaggio
60.7da un loco a un altro, com'era mia usanza,
60.8di salvar quella in più sicura stanza.
61.1Còrre il tempo potea la prima volta
61.2che, per non ritornar la sera, andassi:
61.3che spesso aveva in uso andar in volta
61.4per riparar, per riveder i passi.
61.5Gualtier (che così avea nome) l'ascolta,
61.6né vuol ch'indarno il buon consiglio passi:
61.7pensa mandarla in Scozia, ove di quella
61.8il padre era signor di più castella.
62.1Quindi segretamente alcune some
62.2de le sue miglior cose in Scozia invia.
62.3Io do la voce d'ir a Londra; e, come
62.4mi par il tempo, un dì mi metto in via;
62.5et ei con Cinzia sua (che così ha nome),
62.6senza sospetto di trovar tra via
62.7cosa ch'all'andar suo fosse molesta,
62.8del castello esce, et entra in la foresta.
63.1Con donne e con famigli disarmati
63.2la via più dritta inverso Scozia prese:
63.3non molto andò, che cadde negli aguati,
63.4ne l'insidie che i miei li avean già tese.
63.5Avev'io alcuni miei fedel mandati,
63.6che co' visi coperti in strano arnese
63.7gli furo adosso, e tolser la consorte,
63.8e a lui di grazia fu campar da morte.
64.1Quella portano in fretta entro una torre,
64.2fuor de la gente, in loco assai rimoto;
64.3donde a me senza indugio un messo corre,
64.4il qual mi fa tutto il successo noto.
64.5Io già avea detto di volermi tòrre
64.6de l'isola; e la causa di tal moto
64.7era, ch'udiva esser Rinaldo a Carlo
64.8fatto nemico, et io volea aiutarlo.
65.1Alli amici fo motto; e, come io voglia
65.2passar quel giorno, inverso il mar mi movo;
65.3poi mi nascondo, et armi muto e spoglia,
65.4e piglio a' miei servigi un scudier novo;
65.5e per le selve ove meno ir si soglia,
65.6verso la torre ascosa via ritrovo;
65.7e dove è più solinga e strana et erma,
65.8incontro una donzella che mi ferma,
66.1e dice: «Astolfo, giovaràtti poco»
66.2che mi chiamò per nome «andar di piatto;
66.3che ben sarai trovato, e a tempo e a loco
66.4ti punirà quello a chi ingiuria hai fatto.»
66.5Così dice; e ne va poi come foco
66.6che si vede pel ciel discorrer ratto:
66.7la vuo' seguir; ma sì corre, anzi vola,
66.8che replicar non posso una parola.
67.1E se n'andò quel dì medesimo anco
67.2a ritrovar Gualtiero afflitto e mesto,
67.3che per dolor si battea il petto e 'l fianco,
67.4e gli fe' tutto il caso manifesto:
67.5non già ch'alcun me lo dicessi, e manco
67.6che con gli occhi i'l vedessi, io dico questo;
67.7ma, così, discorrendo con la mente,
67.8veggo che non puote esser altramente.
68.1Conietturando, similmente, seppi
68.2esser costei d'Alcina messaggera;
68.3che dal dì ch'io mi sciolsi dai suoi ceppi,
68.4sempre venuta insidiando m'era.
68.5Come ho detto, costei Gualtier pei greppi
68.6pianger trovò di sua fortuna fiera;
68.7né chi offeso l'avea gli mostra solo,
68.8ma il modo ancor di vendicar suo duolo.
69.1E lo pon, come suol porre alla posta
69.2il mastro de la caccia i spiedi e i cani;
69.3e tanto fa, ch'un mio corrier, ch'in posta
69.4mandav'a Antona, gli fa andar in mani.
69.5Io scrivea a un mio, ch'ivi tenea a mia posta
69.6un legno per portarmi agli Aquitani,
69.7il giorno ch'io volea che fosse a punto
69.8in certa spiaggia per levarmi giunto.
70.1Né in Antona volea né in altro porto,
70.2per non lasciar conoscermi, imbarcarmi:
70.3del segno ancora io lo faceva accorto
70.4col qual volea dal lito a lui mostrarmi,
70.5acciò stando sul mar tuttavia sorto
70.6mandasse il palischermo indi a levarmi;
70.7et, all'incontro, il segno che dovessi
70.8far egli a me in la lettera gli espressi.
71.1Ben fu Gualtier de la ventura lieto,
71.2che sì gli apria la strada alla vendetta.
71.3Fe' che tornar non poté il messo, e, cheto,
71.4dov'era un suo fratel se n'andò in fretta,
71.5e lo pregò che gli armasse in segreto
71.6un legno di fedele gente eletta.
71.7Avuto il legno, il buon Gualtiero corse
71.8al capo di Lusarte, e quivi sorse.
72.1Vicino a questo mar sedea la rocca,
72.2dove aspettava in parte assai selvaggia,
72.3sì ch'apparir veggo lontan la cocca
72.4col segno da me dato in su la gaggia:
72.5io, d'altra parte, quel ch'a me far tocca
72.6gli mostro da la torre e da la spiaggia.
72.7Manda Gualtier lo schiffo, e me raccoglie,
72.8et un scudier c'ho meco, e la sua moglie.
73.1Né sé né alcun de' suoi ch'io conoscessi
73.2prima scopersi che sul legno fui;
73.3ove lasciando a pena ch'io dicessi:
73.4— Dio aiutami —, pigliar mi fece ai sui,
73.5che come vespe e galavroni spessi
73.6mi s'aventaro; e, comandando lui,
73.7in mar buttarmi, ove già questa fera,
73.8come Alcina ordinò, nascosa s'era.
74.1Così 'l peccato mio brutto e nefando,
74.2degno di questa e di più pena molta,
74.3m'ha chiuso qui, onde di come e quando
74.4io n'abbia a uscir, ogni speranza è tolta;
74.5quella protezion tutta levando,
74.6che san Giovanni avea già di me tolta. —
74.7Poi ch'ebbe così detto, allentò il freno
74.8Astolfo al pianto, e bagnò il viso e 'l seno.
75.1Ruggier, che come lui non era immerso
75.2sì nel dolor, ma si sentia più sorto,
75.3gli studiava, inducendogli alcun verso
75.4de la Scrittura, di trovar conforto.
75.5— Non è — dicea — del Re de l'universo,
75.6l'intenzion che 'l peccator sia morto,
75.7ma che dal mar d'iniquitadi a riva
75.8ritorni salvo, e si converti e viva.
76.1Cosa umana è a peccar; e pur si legge
76.2che sette volte il giorno il giusto cade;
76.3e sempre a chi si pente e si corregge
76.4ritorna a perdonar l'Alta bontade:
76.5anzi, d'un peccator che fuor del gregge
76.6abbi errato, e poi torni a miglior strade,
76.7maggior gloria è nel regno degli eletti,
76.8che di novantanove altri perfetti. —
77.1Per far nascer conforto, cotal seme
77.2il buon Ruggier venìa spargendo quivi;
77.3poi ricordava ch'altra volta insieme
77.4d'Alcina in Oriente fur captivi;
77.5e come di là usciro, anco aver speme
77.6dovean d'uscir di questo carcer vivi.
77.7— S'allora io fui — dicea — degno d'aita,
77.8or ne son più, che son miglior di vita. —
78.1E seguitò: — Se quando ne l'errore
78.2de la dannata legge ero perduto,
78.3e ne l'ozio sommerso e nel fetore
78.4tutto d'Alcina, come animal bruto,
78.5mi liberò il mio sommo almo Fattore;
78.6perché sperar non debbo ora il suo aiuto,
78.7che per la Fede essendo puro e netto
78.8di molte colpe, io so che m'ha più accetto?
79.1Creder non voglio che 'l demonio rio,
79.2dal qual la forza di costei dipende,
79.3possa nuocere agli uomini che Dio
79.4per suoi conosce e che per suoi difende.
79.5Se vera fede avrai, se l'avrò anch'io,
79.6Dio la vedrà che i nostri cori intende:
79.7e vedendola vera, abbi speranza
79.8che non avrà il demonio in noi possanza. —
80.1Astolfo, presa la parola, disse:
80.2— Questo ogni buon cristian de' tener certo.
80.3Non scese in terra Dio, né con noi visse,
80.4né in vita e in morte ha tanto mal sofferto,
80.5perché il nimico suo dipoi venisse
80.6a riportar di sua fatica il merto.
80.7Quel che sì ricco prezzo costò a lui,
80.8non lascerà sì facilmente altrui.
81.1Non manchi in noi contrizione e fede,
81.2e di pregar con purità di mente;
81.3che Dio non può mancarci di mercede:
81.4Egli lo disse, e il dir suo mai non mente.
81.5Scritto ha nel suo Evangelio: «Ch'in me crede,
81.6uccide nel mio nome ogni serpente,
81.7il venen bee senza che mal gli faccia,
81.8sana gli infermi e gli demoni scaccia.»
82.1E dice altrove: «Quando con perfetta
82.2fede ad un monte a commandar tu vada:
82.3“Di qui ti leva, e dentro il mar ti getta”;
82.4che 'l monte piglierà nel mar la strada.»
82.5Ma perché fede quasi morta è detta
82.6quella che sta senza fare opre a bada,
82.7procacciamo con buon'opre che sia
82.8più grata a Dio la tua fede e la mia.
83.1Proviam di trarre alla vera credenza
83.2quest'altri che son qui presi con nui;
83.3di che già fatto ho qualche esperienza,
83.4ma poco un parer mio può contra dui.
83.5Forse saremo a mutar lor sentenza
83.6meglio insieme tu et io, ch'io sol non fui;
83.7e se potiam questi al demonio tòrre,
83.8non ha qua dentro poi dove si porre.
84.1E Dio, tutti vedendone fedeli
84.2pregar la sua clemenza che n'aiute,
84.3dal fonte di pietà scender dai cieli
84.4farà qua dentro un fiume di salute. —
84.5Così dicean; poi salmi, inni e vangeli,
84.6orazion che a mente avean tenute,
84.7incominciar i cavallier devoti,
84.8e a porr'in opra i prieghi e i pianti e i voti.
85.1Intanto gli altri dui con studio grande
85.2cercavan di far vezzi al novell'oste.
85.3Di vari pesci varie le vivande
85.4a rosto e lesso al foco erano poste.
85.5Poco inanzi, un naviglio da le bande
85.6di Vinegia, spezzato ne le coste,
85.7la balena s'avea cacciato sotto
85.8e tratto in ventre in molti pezzi rotto;
86.1e le botte e le casse e gli fardelli
86.2tutti nel ventre ingordo erano entrati.
86.3Gli naviganti soli coi batelli
86.4ai legni di conserva eran campati:
86.5sì che v'è da dar foco, e nei piatelli
86.6da condir buoni cibi e delicati
86.7con zucchero e con spezie; et avean vini
86.8e còrsi e grechi, preciosi e fini.
87.1Passavano pochi anni, ch'una o due
87.2volte non si rompesson legni quivi;
87.3donde i prigion per le bisogne sue
87.4cibi traean da mantenersi vivi.
87.5Poser la cena, come cotta fue;
87.6s'avessen pane o se ne fosson privi,
87.7non so dir certo: ben scrive Turpino
87.8che sotto il gorgozulle era un molino,
88.1che con l'acque ch'entravan per la bocca
88.2del mostro, il grano macinava a scosse,
88.3il quale o in barcia o in caravella o in cocca
88.4rotta, là dentro ritrovato fosse.
88.5D'una fontana similmente tocca,
88.6ch'a ridirla le guance mi fa rosse:
88.7lo scrive pure, et il miracol copre
88.8dicendo ch'eran tutte magich'opre.
89.1Non l'afferm'io per certo né lo niego:
89.2se pane ebbono o no, lo seppon essi.
89.3Gli dui fedel, de' dui infedeli al prego,
89.4fen punto ai salmi, e a tavola son messi.
89.5Ma di Astolfo e Ruggier più non vi sego:
89.6diròvvi un'altra volta i lor successi.
89.7Finch'io ritorno a rivederli, ponno
89.8cenare ad agio, e dipoi fare un sonno.
90.1Intanto Carlo, alla battaglia intento
90.2che 'l re boemme aver dovea con lui,
90.3senza sospetto ignun che tradimento
90.4(quel che non era in sé) fosse in altrui,
90.5facea provar destrier, che cento e cento
90.6n'avea d'eletti alli bisogni sui;
90.7e gli migliori, a chi facea mestieri,
90.8largamente partia fra i suoi guerrieri.
91.1Non solo aver per sé buona armatura
91.2quanto più si potea forte e leggiera,
91.3ma trovarne ai compagni anco avea cura,
91.4che se mai lor ne fu bisogno, or n'era.
91.5Seco gli usava alla fatica dura
91.6due fiate ogni dì, mattino e sera;
91.7e seco in maneggiar arme e cavallo
91.8facea provarli, e non ferire in fallo.
92.1Ma Cardoran, che non ha alcun disegno
92.2di por lo stato a sorte d'una pugna,
92.3viene aguzzando tuttavia l'ingegno,
92.4sì come tronchi all'augel santo l'ugna.
92.5Aspetta e spera d'Ungheria, e dal regno
92.6de li Sassoni ormai, ch'aiuto giugna:
92.7la notte e il giorno intanto unqua non testa
92.8di far più forte or quella cosa or questa.
93.1E ridur si fa dentro a poco a poco
93.2e vettovaglia e munizione e gente,
93.3ché per la tregua, in assediar quel loco
93.4l'esercito era fatto negligente;
93.5e parea quasi ritornata in gioco
93.6la guerra ch'a principio era sì ardente;
93.7e scemata di qui più d'una lancia,
93.8contra Rinaldo era tornata in Francia.
94.1Sansogna e Slesia et Ungheria una bella
94.2e grossa armata insieme posta avea:
94.3la gente di Sansogna, e così quella
94.4di Slesia, i pedestri ordini movea;
94.5venir con questi, e la più parte in sella,
94.6l'esercito de l'Ungar si vedea;
94.7poi seguia un stuol di Traci e di Valachi,
94.8Bulgari, Servian, Russi e Polachi.
95.1Questi mandava il greco Costantino,
95.2e per suo capitano un suo fratello;
95.3sì come quel ch'a Carlo di Pipino
95.4portava iniqua invidia et odio fello,
95.5per esser fatto imperador latino
95.6e usurparli il coronato augello.
95.7Ben di lor mossa e di lor porse in via
95.8avuto Carlo avea più d'una spia;
96.1ma, com'ho detto, Gano con diversi
96.2mezi gli avea cacciato e fisso in mente
96.3che si metteva insieme per doversi
96.4mandar verso Ellesponto quella gente,
96.5e tragittarsi in Asia contra i Persi
96.6ch'avean presa Bittinia nuovamente;
96.7e ch'era a petizion fatta et instanza
96.8del greco imperator la ragunanza.
97.1Né ch'ella fosse alli suoi danni volta
97.2prima sentì, ch'era in Boemmia entrata;
97.3sì che ben si pentì più d'una volta
97.4che la sua più del terzo era scemata.
97.5Già credendo aver vinto, quindi tolta
97.6n'avea una parte et al nipote data.
97.7Ma quel ch'oggi dir volsi è qui finito:
97.8chi più ne brama udir, domani invito.
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