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CANTO PRIMO

Cinque canti

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1.1Oltre che già Rinaldo e Orlando ucciso
1.2molti in più volte avean de' lor malvagi,
1.3ben che l'ingiurie fur con saggio aviso
1.4dal re acchetate, e li comun disagi,
1.5e che in quei giorni avea lor tolto il riso
1.6l'ucciso Pinabello e Bertolagi;
1.7nova invidia e nov'odio anco successe,
1.8che Franza e Carlo in gran periglio messe.
2.1Ma prima che di questo altro vi dica,
2.2siate, signor, contento ch'io vi mene
2.3(che ben vi menerò senza fatica)
2.4là dove il Gange ha le dorate arene;
2.5e veder faccia una montagna aprica
2.6che quasi il ciel sopra le spalle tiene,
2.7col gran tempio nel quale ogni quint'anno
2.8l'immortal Fate a far consiglio vanno.
3.1Sorge tra il duro Scita e l'Indo molle
3.2un monte che col ciel quasi confina,
3.3e tanto sopra gli altri il giogo estolle,
3.4ch'alla sua nulla altezza s'avicina:
3.5quivi, sul più solingo e fiero colle,
3.6cinto d'orrende balze e di ruina,
3.7siede un tempio, il più bello e meglio adorno
3.8che vegga il Sol, fra quanto gira intorno.
4.1Cento braccia è d'altezza, da la prima
4.2cornice misurando insin in terra;
4.3altre cento di là verso la cima
4.4de la cupula d'or ch'in alto il serra:
4.5di giro è dieci tanto, se l'estima
4.6di chi a grand'agio il misurò, non erra:
4.7e un bel cristallo intiero, chiaro e puro,
4.8tutto lo cinge, e gli fa sponda e muro.
5.1Ha cento facce, ha cento canti, e quelli
5.2hanno tra l'uno e l'altro uguale ampiezza;
5.3due colonne ogni spigolo, puntelli
5.4de l'alta fronte, e tutte una grossezza;
5.5di cui sono le basi e i capitelli
5.6di quel ricco metal che più s'apprezza;
5.7et esse di smeraldo e di zafiro,
5.8di diamante e rubin splendono in giro.
6.1Gli altri ornamenti, chi m'ascolta o legge
6.2può imaginar senza ch'io 'l canti o scriva.
6.3Quivi Demogorgon, che frena e regge
6.4le Fate, e dà lor forza e le ne priva,
6.5per osservata usanza e antica legge,
6.6sempre ch'al lustro ogni quint'anno arriva,
6.7tutte chiama a consiglio, e da l'estreme
6.8parti del mondo le raguna insieme.
7.1Quivi s'intende, si ragiona e tratta
7.2di ciò che ben o mal sia loro occorso:
7.3a cui sia danno od altra ingiuria fatta,
7.4non vien consiglio manco né soccorso:
7.5se contesa è tra lor, tosto s'adatta,
7.6e tornar fassi adietro ogni trascorso;
7.7sì che si trovan sempre tutte unite
7.8contra ogn'altro di fuor, con ch'abbian lite.
8.1Venuto l'anno e 'l giorno che raccorre
8.2si denno insieme al quinquennal consiglio,
8.3chi da l'Ibero e chi da l'Indo corre,
8.4chi da l'Ircano e chi dal Mar Vermiglio;
8.5senza frenar cavallo e senza porre
8.6giovenchi al giogo, e senza oprar naviglio,
8.7dispregiando venian per l'aria oscura
8.8ogni uso umano, ogni opra di natura.
9.1Portate alcune in gran navi di vetro,
9.2dai fier demoni cento volte e cento
9.3con mantici soffiar si facean dietro,
9.4che mai non fu per l'aria il maggior vento.
9.5Altre, come al contrasto di san Pietro
9.6tentò in suo danno il Mago, onde fu spento,
9.7veniano in collo alli angeli infernali:
9.8alcune, come Dedalo, avean l'ali.
10.1Chi d'oro, e chi d'argento, e chi si fece
10.2di varie gemme una lettica adorna;
10.3portàvane alcuna otto, alcuna diece
10.4de lo stuol che sparir suol quando aggiorna,
10.5ch'erano tutti più neri che pece,
10.6con piedi strani, e lunghe code, e corna;
10.7pegasi, griffi et altri uccei bizarri
10.8molte traean sopra volanti carri.
11.1Queste, ch'or Fate, e da li antichi fòro
11.2già dette Ninfe e Dee con più bel nome,
11.3di preciose gemme e di molto oro
11.4ornate per le vesti e per le chiome,
11.5s'appresentar all'alto Concistoro,
11.6con bella compagnia, con ricche some,
11.7studiando ognuna ch'altra non l'avanzi
11.8di più ornamenti o d'esser giunta innanzi.
12.1Sola Morgana, come l'altre volte,
12.2né ben ornata v'arrivò né in fretta;
12.3ma quando tutte l'altre eran raccolte,
12.4e già più d'una cosa aveano detta,
12.5mesta, con chiome rabuffate e sciolte,
12.6alfin comparve squalida e negletta,
12.7nel medesmo vestir ch'ella avea quando
12.8le diè la caccia, e poi la prese, Orlando
13.1Con atti mesti il gran Collegio inchina,
13.2e si ripon nel luogo più di sotto;
13.3e, come fissa in pensier alto, china
13.4la fronte e gli occhi a terra, e non fa motto.
13.5Tacendo l'altre di stupor, fu Alcina
13.6prima a parlar, ma non così di botto;
13.7ch'una o due volte gli occhi intorno volse,
13.8e poi la lingua a tai parole sciolse:
14.1— Poi che da forza temeraria astretta,
14.2non può senza pergiur costei dolerse,
14.3né dimandar né procacciar vendetta
14.4de l'onta ria che già più dì sofferse;
14.5quel ch'ella non può far, far a noi spetta,
14.6ché le occorrenze prospere e l'avverse
14.7convien ch'abbiam communi; e si proveggia
14.8di vendicarla, ancor ch'ella nol chieggia.
15.1Non accade ch'io narri e come e quando
15.2(perché la cosa a tutto il mondo è piana)
15.3e quante volte e in quanti modi Orlando,
15.4con commune onta, offeso abbia Morgana;
15.5da la prima fiata incominciando
15.6che 'l drago e i tori uccise alla fontana,
15.7fin che le tolse poi Gigliante il biondo,
15.8ch'amava più di ciò ch'ella avea al mondo.
16.1Dico di quel che non sapete forse;
16.2e s'alcuna lo sa, tutte nol sanno:
16.3più che l'altre soll'io, perché m'occorse
16.4gire al suo lago quel medesimo anno:
16.5alcune sue (ma ben non se n'accorse
16.6Morgana) raccontato il tutto m'hanno.
16.7A me ch'a punto il so, sta ben ch'io 'l dica,
16.8tanto più che le son sorella e amica.
17.1A me convien meglio chiarirvi quella
17.2parte, che dianzi io vi dicea confusa.
17.3Poi che Orlando ebbe preso mia sorella,
17.4rubbata, afflitta e in ogni via delusa,
17.5di tormentarla non cessò, fin ch'ella
17.6non gli fe' il giuramento il qual non s'usa
17.7tra noi mai violar; né ci soccorre
17.8il dir che forza altrui cel faccia tòrre.
18.1Non è particolare e non è sola
18.2di lei l'ingiuria, anzi appartien a tutte;
18.3e quando fosse ancora di lei sola,
18.4debbiamo unirsi a vendicarla tutte,
18.5e non lasciarla ingiuriata sola;
18.6ché siam compagne e siam sorelle tutte;
18.7e quando anco ella il nieghi con la bocca,
18.8quel che 'l cor vuol considerar ci tocca.
19.1Se toleriam l'ingiuria, oltra che segno
19.2mostriam di debolezza o di viltade,
19.3et oltra che si tronca al nostro regno
19.4il nervo principal, la maiestade,
19.5facciam ch'osin di nuovo, e che disegno
19.6di farci peggio in altri animo cade:
19.7ma chi fa sua vendetta, oltra che offende
19.8chi offeso l'ha, da molti si difende. —
20.1E seguitò parlando, e disponendo
20.2le Fate a vendicar il commun scorno:
20.3che s'io volessi il tutto ir raccogliendo,
20.4non avrei da far altro tutto un giorno.
20.5Che non facesse questo, non contendo,
20.6per Morgana e per l'altre ch'avea intorno;
20.7ma ben dirò che più il proprio interesse,
20.8che di Morgana o d'altre, la movesse.
21.1Levarsi Alcina non potea dal core
21.2che le fosse Ruggier così fuggito:
21.3né so se da più sdegno o da più amore
21.4le fosse il cor la notte e 'l dì assalito;
21.5e tanto era più grave il suo dolore,
21.6quanto men lo potea dir espedito,
21.7perché del danno che patito avea
21.8era la fata Logistilla rea.
22.1Né potuto ella avria, senza accusarla,
22.2del ricevuto oltraggio far doglianza;
22.3ma perch'ivi di liti non si parla
22.4che sia tra lor, né se n'ha ricordanza,
22.5parlò de l'onta di Morgana, e farla
22.6vendicar procacciò con ogn'instanza;
22.7che senza dir di sé, ben vede ch'ella
22.8fa per sé ancor, se fa per la sorella.
23.1Ella dicea che, come universale
23.2biasmo di lor son di Morgana l'onte,
23.3far se ne debbe ancor vendetta tale
23.4che sol non abbia da patirne il Conte,
23.5ma che n'abbassi ognun che sotto l'ale
23.6de l'aquila superba alzi la fronte:
23.7propone ella così, così disegna,
23.8perché Ruggier di nuovo in sua man vegna.
24.1Sapeva ben che fatto era cristiano,
24.2fatto baron e paladin di Carlo;
24.3ché se fosse, qual dianzi era, pagano,
24.4miglior speranza avria di ricovrarlo;
24.5ma poi che armato era di fede, in vano
24.6senza l'aiuto altrui potria tentarlo;
24.7ché se sola da sé vuol farli offesa,
24.8gli vede appresso troppo gran difesa.
25.1Per questo avea fier odio, acerbo isdegno,
25.2inimicizia dura e rabbia ardente
25.3contra re Carlo e ogni baron del regno,
25.4contra i populi tutti di Ponente;
25.5parendo lei che troppo al suo disegno
25.6lor bontà fosse avversa e renitente;
25.7né sperar può che mai Ruggier s'opprima,
25.8se non distrugge Carlo o insieme o prima.
26.1Odia l'imperator, odia il nipote,
26.2ch'era l'altra colonna a tener ritto,
26.3sì che tra lor Ruggier cader non puote,
26.4né da forza d'incanto esser afflitto.
26.5Parlato ch'ebbe Alcina, né ancor vòte
26.6restar d'udir l'orecchie altro delitto:
26.7ché Fallerina pianse il drago morto
26.8e la distruzion del suo bell'orto.
27.1Poi ch'ebbe acconciamente Fallerina
27.2detto il suo danno e chiestone vendetta,
27.3entrò l'aringo e tenel Dragontina,
27.4fin che tutt'ebbe la sua causa detta;
27.5e quivi raccontò l'alta rapina
27.6ch'Astolfo et alcun altro di sua setta
27.7fatto le avea dentro alle proprie case
27.8de' suoi prigion, sì ch'un non vi rimase.
28.1Poi l'Aquilina e poi la Silvanella,
28.2poi la Montana e poi quella dal Corso;
28.3la fata Bianca, e la Bruna sorella,
28.4et una a cui tese le reti Borso;
28.5poi Griffonetta, e poi questa e poi quella
28.6(ché far di tutte io non potrei discorso)
28.7dolendosi venian, chi d'Oliviero,
28.8chi del figlio d'Amon e chi d'Uggiero;
29.1chi di Dudone e chi di Brandimarte,
29.2quand'era vivo, e chi di Carlo istesso.
29.3Tutti chi in una e chi in un'altra parte
29.4avean lor fatto danno e oltraggio espresso,
29.5rotti gli incanti e disprezzata l'arte
29.6a cui natura e il ciel talora ha cesso:
29.7a pena d'ogni cento trovavi una
29.8che non avesse avuto ingiuria alcuna.
30.1Quelle che da dolersi per se stesse
30.2non hanno, sì de l'altre il mal lor pesa,
30.3che non men che sia suo proprio interesse
30.4si duol ciascuna e se ne chiama offesa:
30.5non eran per patir che si dicesse
30.6che l'arte lor non possa far difesa
30.7contra le forze e gli animi arroganti
30.8de' paladini e cavallieri erranti.
31.1Tutte per questo (eccettuando solo
31.2Morgana, ch'avea fatto il giuramento
31.3che mai né a viso aperto né con dolo
31.4procacceria ad Orlando nocumento),
31.5quante ne son fra l'uno e l'altro polo,
31.6fra quanto il sol riscalda e affredda il vento,
31.7tutte approvar quel ch'avea Alcina detto,
31.8e tutte instar che se gli desse effetto.
32.1Poi che Demogorgon, principe saggio,
32.2del gran Consiglio udì tutto il lamento,
32.3disse: — Se dunque è general l'oltraggio,
32.4alla vendetta general consento;
32.5che sia Orlando, sia Carlo, sia il lignaggio
32.6di Francia, sia tutto l'Imperio spento;
32.7e non rimanga segno né vestigi,
32.8né pur si sappia dir: «Qui fu Parigi». —
33.1Come nei casi perigliosi spesso
33.2Roma e l'altre republiche fatt'hanno,
33.3c'hanno il poter di molti a un solo cesso,
33.4che faccia sì che non patiscan danno;
33.5così quivi ad Alcina fu commesso
33.6che pensasse qual forza o qual inganno
33.7si avesse a usar; ch'ognuna d'esse presta
33.8avria in aiuto ad ogni sua richiesta.
34.1Come chi tardi i suo' denar dispensa,
34.2né d'ogni compra tosto si compiace;
34.3cerca tre volte e più tutta la Sensa,
34.4e va mirando in ogni lato, e tace;
34.5si ferma alfin dove ritrova immensa
34.6copia di quel ch'al suo bisogno face,
34.7e quivi or questa or quella cosa volve,
34.8cento ne piglia, e ancor non si risolve:
35.1questa mette da parte e quella lassa,
35.2e quella che lasciò di nuovo piglia;
35.3poi la rifiuta et ad un'altra passa;
35.4muta e rimuta, e ad una alfin s'appiglia:
35.5così d'alti pensieri una gran massa
35.6rivolge Alcina, e lenta si consiglia;
35.7per cento strade col pensier discorre,
35.8né sa veder ancor dove si porre.
36.1Dopo molto girar, si ferma alfine,
36.2e le par che l'Invidia esser dea quella
36.3che l'alto Impero occidental ruine;
36.4faccia ch'a punto sia come s'appella;
36.5ma di chi dar più tosto l'intestine
36.6a roder debba a questa peste fella,
36.7non sa veder, ne che piaccia più al gusto
36.8creda di lei, che 'l cor di Gano ingiusto.
37.1Stato era grande appresso a Carlo Gano
37.2un tempo sì, che alcun non gli iva al paro;
37.3poi con Astolfo quel di Mont'Albano,
37.4Orlando e gli altri che virtù mostraro
37.5contra Marsiglio e contra il re africano,
37.6fér sì che tanta altezza gli levaro;
37.7onde il meschin, che di fumo e di vento
37.8tutto era gonfio, vivea mal contento.
38.1Gano superbo, livido e maligno
38.2tutti i grandi appo Carlo odiava a morte;
38.3non potea alcun veder, che senza ordigno,
38.4senza opra sua si fosse acconcio in corte:
38.5sì ben con umil voce e falso ghigno
38.6sapea finger bontade, et ogni sorte
38.7usar d'ippocrisia, che chi i costumi
38.8suoi non sapea, gli porria a' piedi i lumi.
39.1Poi, quando si trovava appresso a Carlo
39.2(ché tempo fu ch'era ogni giorno seco),
39.3rodea nascosamente come tarlo,
39.4dava mazzate a questo e a quel da cieco:
39.5sì raro dicea il vero, e sì offuscarlo
39.6sapea, che da lui vinto era ogni Greco.
39.7Giudicò Alcina, com'io dissi, degno
39.8cibo all'Invidia il cor di vizi pregno.
40.1Fra i monti inaccessibili d'Imavo,
40.2che 'l ciel sembran tener sopra le spalle,
40.3fra le perpetue nevi e 'l ghiaccio ignavo
40.4discende una profonda e oscura valle
40.5donde da un antro orribilmente cavo
40.6all'Inferno si va per dritto calle:
40.7e questa è l'una de le sette porte
40.8che conducono al regno de la Morte.
41.1Le vie, l'entrate principal son sette,
41.2per cui l'anime van dritto all'Inferno;
41.3altre ne son, ma tòrte, lunghe e strette,
41.4come quella di Tenaro e d'Averno:
41.5questa de le più usate una si mette,
41.6di che la infame Invidia have il governo:
41.7a questo fondo orribile si cala
41.8sùbito Alcina, e non vi adopra scala.
42.1S'accosta alla spelunca spaventosa,
42.2e percuote a gran colpo con un'asta
42.3quella ferrata porta, mezzo rósa
42.4da' tarli e da la rugine più guasta.
42.5L'Invidia, che di carne venenosa
42.6allora si pascea d'una cerasta,
42.7levò la bocca alla percossa grande
42.8da le amare e pestifere vivande.
43.1E di cento ministri ch'avea intorno,
43.2mandò senza tardar uno alla porta;
43.3che, conosciuta Alcina, fa ritorno
43.4e di lei nuova indietro le rapporta.
43.5Quella pigra si leva, e contra il giorno
43.6le vien incontra, e lascia l'aria morta;
43.7ché 'l nome de le Fate sin al fondo
43.8si fa temer del tenebroso mondo.
44.1Tosto che vide Alcina così ornata
44.2d'oro e di seta e di ricami gai
44.3(ché riccamente era vestir usata,
44.4né si lasciò non culta veder mai),
44.5con guardatura oscura e avenenata
44.6gli lividi occhi alzò, piena di guai;
44.7e féro il cor dolente manifesto
44.8i sospiri ch'uscian dal petto mesto.
45.1Pallido più che bosso, e magro e afflitto,
45.2arido e secco ha il dispiacevol viso;
45.3l'occhio, che mirar mai non può diritto;
45.4la bocca, dove mai non entra riso,
45.5se non quando alcun sente esser proscritto,
45.6del stato espulso, tormentato e ucciso
45.7(altrimenti non par ch'unqua s'allegri);
45.8ha lunghi i denti, rugginosi e negri.
46.1— O delli imperatori imperatrice, —
46.2cominciò Alcina — o de li re regina,
46.3o de' principi invitti domitrice,
46.4o de' Persi e Macedoni ruina,
46.5o del romano e greco orgoglio ultrice,
46.6o gloria a cui null'altra s'avicina,
46.7né serà mai per appressarsi s'anco
46.8il fasto levi all'alto Impero franco;
47.1una vil gente che fuggì da Troia
47.2sin all'alte paludi de la Tana,
47.3dove ai vicini così venne a noia
47.4che la spinser da sé tosto lontana;
47.5e quindi ancora in ripa alla Danoia
47.6cacciata fu da l'aquila romana;
47.7et indi al Reno, ove in discorso d'anni
47.8entrò con arte in Francia e con inganni:
48.1dove aiutando or questo or quel vicino
48.2incontra agli altri, e poi, con altro aiuto,
48.3questi ch'ora gli avea dato il domino
48.4scacciando, a parte a parte ha il tutto avuto,
48.5finché il nome regal levò Pipino
48.6al suo signor, poco all'incontro astuto.
48.7Or Carlo suo figliuol l'Imperio regge,
48.8e dà all'Europa e a tutto il mondo legge.
49.1Puoi tu patir che la già tante volte
49.2di terra in terra discacciata gente,
49.3a cui le sedie or questi or quelli han tolte,
49.4né lasciato in riposo lungamente;
49.5puoi tu patir ch'or signoreggi molte
49.6provincie, e freni omai tutto 'l Ponente,
49.7e che da l'Indo all'onde maure estreme
49.8la terra e il mar al suo gran nome treme?
50.1Alle mortal grandezze un certo fine
50.2ha Dio prescritto, a cui si può salire;
50.3che, passandol, serian come divine,
50.4il che natura o il ciel non può patire;
50.5ma vuol che giunto a quel, poi si decline.
50.6A quello è giunto Carlo, se tu mire.
50.7Or questa ogni tua gloria antiqua passa,
50.8se tanta altezza per tua man s'abbassa. —
51.1E seguitò mostrando altra cagione
51.2ch'avea di farlo, e mostrò insieme il modo;
51.3però ch'avria un gran mezo, Ganelone,
51.4d'ogni inganno capace e d'ogni frodo:
51.5poi le soggiunse che d'obligazione,
51.6facendol, le porrebbe al cor un nodo
51.7in suoi servigi sì tenace e forte,
51.8che non lo potria sciòrre altro che morte.
52.1Al detto de la fata, brevemente
52.2diè l'Invidia risposta, che farebbe.
52.3Gli suoi ministri ha separatamente,
52.4che ciascun sa per sé quel che far debbe:
52.5tutti hanno impresa di tentar la gente;
52.6ognun guadagnar anime vorrebbe:
52.7stimula altri i signori, altri i plebei;
52.8chi fa gli vecchi e chi i fanciulli rei.
53.1E chi gli cortigiani e chi gli amanti,
53.2e chi gli monachetti e i loro abbati:
53.3quei che le donne tentano son tanti,
53.4che seriano a fatica noverati.
53.5Ella venir se li fe' tutti innanti,
53.6e poi che ad un ad un gli ebbe mirati,
53.7stimò sé sola a sì importante effetto
53.8sufficiente, e ciascun altro inetto.
54.1E de' suoi brutti serpi venenosi
54.2fatto una scelta, in Francia corre in fretta,
54.3e giunger mira in tempo ch'ai focosi
54.4destrieri il fren la bionda Aurora metta,
54.5allor ch'i sogni men son fabulosi,
54.6e nascer veritade se n'aspetta:
54.7con nuovo abito quivi e nuove larve
54.8al conte di Maganza in sogno apparve.
55.1Le fantastiche forme seco tolto
55.2l'Invidia avendo, apparve in sogno a Gano;
55.3e gli fece veder tutto raccolto
55.4in larga piazza il gran popul cristiano,
55.5che gli occhi lieti avea fissi nel volto
55.6d'Orlando e del signor di Mont'Albano,
55.7ch'in veste trionfal, cinti d'alloro,
55.8sopra un carro venian di gemme e d'oro.
56.1Tutta la nobiltà di Chiaramonte
56.2sopra bianchi destrier lor venìa intorno:
56.3ognun di lauro coronar la fronte,
56.4ognun vedea di spoglie ostili adorno;
56.5e la turba con voci a lodar pronte
56.6gli parea udir, che benediva il giorno
56.7che, per far Carlo a null'altro secondo,
56.8la valorosa stirpe venne al mondo.
57.1Poi di veder il populo gli è aviso,
57.2che si rivolga a lui con grand'oltraggio,
57.3e dir si senta molta ingiuria in viso,
57.4e codardo nomar, senza coraggio;
57.5e con batter di man, sibilo e riso,
57.6s'oda beffar con tutto il suo lignaggio;
57.7né quei di Chiaramonte aver più loda,
57.8che gli suoi biasmo, par che vegga et oda.
58.1In questa vision l'Invidia il core
58.2con man gli tocca più fredda che neve;
58.3e tanto spira in lui del suo furore,
58.4che 'l petto più capir non può, né deve.
58.5Al cor pon delle serpi la piggiore,
58.6un'altra onde l'udita si riceve,
58.7la terza agli occhi; onde di ciò che pensa,
58.8di ciò che vede et ode ha doglia immensa.
59.1De l'aureo albergo essendo il Sol già uscito,
59.2lasciò la visione e il sonno Gano,
59.3tutto pien di dolor dove sentito
59.4toccar s'avea con la gelata mano.
59.5Ciò che vide dormendo gli è scolpito
59.6già ne la mente, e non l'estima vano;
59.7non false illusion, ma cose vere
59.8gli par che gli abbia Dio fatto vedere.
60.1Da quell'ora il meschin mai più riposo
60.2non ritrovò, non ritrovò più pace:
60.3da l'occulto venen il cor gli è roso,
60.4che notte e giorno sospirar lo face:
60.5gli par che liberale e grazioso
60.6sia a tutti gli altri, et a nessun tenace,
60.7se non a' Maganzesi, il re di Francia;
60.8fuor che la lor premiata abbia ogni lancia.
61.1Già fuor di tende, fuor de padiglioni
61.2in Parigi tornata era la corte,
61.3avendo Carlo i principi e baroni
61.4e tutti i forestier di miglior sorte
61.5fatto, con gran proferte e ricchi doni,
61.6contenti accompagnar fuor de le porte;
61.7e tra' più arditi cavallier del mondo
61.8stava a goder il suo stato giocondo.
62.1E come saggio padre di famiglia
62.2la sera dopo le fatiche a mensa
62.3tra gli operari con ridenti ciglia
62.4le giuste parti a questo e a quel dispensa;
62.5così, poi che di Libia e di Castiglia
62.6spentasi intorno avea la face accensa,
62.7rendea a signori e cavallieri merto
62.8di quanto in armi avean per lui sofferto.
63.1A chi collane d'oro, a chi vasella
63.2dava d'argento, a chi gemme di pregio;
63.3cittadi aveano alcuni, altri castella:
63.4ordine alcun non fu, non fu collegio,
63.5borgo, villa né tempio né capella,
63.6che non sentisse il beneficio regio:
63.7e per dieci anni fe' tutte le genti
63.8ch'avean patito dai tributi esenti.
64.1A Rinaldo il governo di Guascogna
64.2diede, e pension di molti mila franchi;
64.3tre castella a Olivier donò in Borgogna,
64.4che del suo antiquo stato erano a' fianchi;
64.5donò ad Astolfo in Picardia Bologna;
64.6non vi dirò ch'al suo nipote manchi:
64.7diede al nipote principe d'Anglante
64.8Fiandra in governo, e donò Bruggia e Guante;
65.1e promesse lo scettro e la corona,
65.2poi che n'avesse il re Marsiglio spinto,
65.3del regno di Navara e di Aragona,
65.4la qual impresa allor era in procinto.
65.5Ebbe la figlia d'Amon di Dordona
65.6da quello del fratel dono distinto:
65.7le diè Carlo in dominio quel che darle
65.8in governo solea: Marsiglia et Arle.
66.1In somma, ogni guerrier d'alta virtute,
66.2chi città, chi castella ebbe, e chi ville.
66.3A Maifisa e a Ruggier fur provedute
66.4larghe provisioni a mille a mille.
66.5Se da lo imperator le grazie avute
66.6tutte ho a notar, farò troppe postille:
66.7nessun, vi dico, o in commune o in privato, .
66.8partì da lui che non fosse premiato.
67.1Né feudi nominando né livelli,
67.2fur senza obligo alcun liberi i doni;
67.3acciò il non sciorre i canoni di quelli
67.4o non ne tòrre a' tempi investigioni,
67.5potesse gli lor figli o gli fratelli,
67.6gli eredi far cader di sue ragioni:
67.7liberi furo e veri doni, e degni
67.8d'un re che degno era d'imperio e regni.
68.1Or, sopra gli altri, quei di Chiaramonte
68.2nei real doni avean tanto vantaggio,
68.3che sospirar facean dì e notte il conte
68.4Gan di Maganza, e tutto il suo lignaggio:
68.5come gli onori d'un fossero l'onte
68.6de l'altra parte, lor pungea il coraggio;
68.7e questa invidia all'odio, e l'odio all'ira,
68.8e l'ira alfine al tradimento il tira.
69.1E perché, d'astio e di veneno pregno,
69.2potea nasconder mal il suo dispetto,
69.3e non potea non dimostrar lo sdegno
69.4che contra il re per questo avea concetto;
69.5e non men per fornir alcun disegno
69.6ch'in parte ordito, in parte avea nel petto,
69.7finse aver voto, e ne sparse la voce,
69.8d'ire al Sepolcro e al monte della Croce:
70.1et era il suo pensiero ire in Levante
70.2a ritrovar il calife d'Egitto,
70.3col re de la Soria poco distante;
70.4e più sicuro a bocca che per scritto
70.5trattar con essi, che le terre sante
70.6dove Dio visse in carne e fu traffitto,
70.7o per fraude o per forza da le mani
70.8fosser tolte e dal scettro de' Cristiani.
71.1Indi andar in Arabia avea disposto,
71.2e far scender quei populi all'acquisto
71.3d'Africa, mentre Carlo era discosto,
71.4e di gente il paese mal provisto.
71.5Già inanzi la partita avea composto
71.6che Desiderio al vicario di Cristo,
71.7Tassillo a Francia, e a Scozia e ad Inghelterra
71.8avesse il re di Dazia a romper guerra;
72.1e che Marsilio armasse in Catalogna,
72.2e scendesse in Provenza e in Acquamorta,
72.3e con un altro esercito in Guascogna
72.4corresse a Mont'Alban fin su la porta;
72.5egli Maganza, Basilea, Cologna,
72.6Costanza et Aquisgrana, che più importa,
72.7promettea far ribelle a Carlo, e in meno
72.8d'un mese tòrli ogni città del Reno.
73.1Or fattasi fornir una galea
73.2di vettovaglia, d'armi e di compagni,
73.3poi che licenza dal re tolto avea
73.4uscì del porto e dei sicuri stagni.
73.5Restar a dietro, anzi fuggir parea
73.6il lito, et occultar tutti i vivagni:
73.7indi l'Alpe a sinistra apparea lunge,
73.8ch'Italia in van da' Barbari disgiunge;
74.1indi i monti Ligustici, e riviera
74.2che con aranzi e sempre verdi mirti
74.3quasi avendo perpetua primavera,
74.4sparge per l'aria i bene olenti spirti.
74.5Volendo il legno in porto ir una sera
74.6(in qual a punto io non saprei ben dirti),
74.7ebbe un vento da terra in modo all'orza
74.8ch'in mezo il mar lo fe' tornar per forza.
75.1Il vento tra maestro e tramontana,
75.2con timor grande e con maggior periglio,
75.3tra l'oriente e mezodì allontana
75.4sei dì senza allentarsi unqua il naviglio.
75.5Fermòssi al fine ad una spiaggia strana,
75.6tratto da forza più che da consiglio,
75.7dove un miglio discosto da l'arena
75.8d'antique palme era una selva amena:
76.1che per mezo da un'acqua era partita
76.2di chiaro fiumicel, fresco e giocondo,
76.3che l'una e l'altra proda avea fiorita
76.4dei più soavi odor che siano al mondo.
76.5Era di là dal bosco una salita
76.6d'un picciol monticel quasi rotondo,
76.7sì facile a montar, che prima il piede
76.8d'aver salito, che salir si vede.
77.1D'odoriferi cedri era il bel colle
77.2con maestrevole ordine distinto;
77.3la cui bell'ombra al sol sì i raggi tolle,
77.4ch'al mezodì dal rezzo è il calor vinto.
77.5Ricco d'intagli, e di soave e molle
77.6getto di bronzo, e in parti assai dipinto,
77.7un lungo muro in cima lo circonda,
77.8d'un alto e signoril palazzo sponda.
78.1Gano, che di natura era bramoso
78.2di cose nuove, e dal bisogno astretto
78.3(che già tutto il biscotto aveano roso),
78.4de' suoi compagni avendo alcuno eletto,
78.5si mise a caminar pel bosco ombroso,
78.6tra via prendendo d'ascoltar diletto
78.7da' rugiadosi rami d'arbuscelli
78.8il piacevol cantar de' vaghi augelli.
79.1Tosto ch'egli dal mar si pose in via
79.2e fu scoperto dal luogo eminente,
79.3diversa e soavissima armonia
79.4da l'alta casa insino al lito sente:
79.5non molto va, che bella compagnia
79.6truova di donne, e dietro alcun sergente
79.7che palafreni vuoti avean con loro,
79.8altri di seta altri guarniti d'oro;
80.1che con cortesi e belli inviti fenno
80.2Gano salir, e chi venìa con lui.
80.3Con pochi passi fine alla via denno
80.4le donne e i cavallieri, a dui a dui.
80.5L'oro di Creso, l'artificio e 'l senno
80.6d'Alberto, di Bramanti, di Vitrui,
80.7non potrebbono far, con tutto l'agio
80.8di ducent'anni, un così bel palagio.
81.1E dai demoni tutto in una notte
81.2lo fece far Gloricia incantatrice,
81.3ch'avea l'esempio nelle idee incorrotte
81.4d'un che Vulcano aver fatto si dice;
81.5del qual restaro poi le mura rotte
81.6quel dì che Lenno fu da la radice
81.7svelta, e gettata con Cipro e con Delo
81.8dai figli de la Terra incontra il cielo.
82.1Tenea Gloricia splendida e gran corte,
82.2non men ricca d'Alcina o di Morgana;
82.3né men d'esse era dotta in ogni sorte
82.4d'incantamenti inusitata e strana;
82.5ma non, com'esse, pertinace e forte
82.6ne l'altrui ingiurie, anzi cortese e umana,
82.7né potea al mondo aver maggior diletto
82.8che onorar questo e quel nel suo bel tetto.
83.1Sempre ella tenea gente alla veletta,
83.2a' porti et all'uscita de le strade,
83.3che con inviti i pellegrini alletta
83.4venir a lei da tutte le contrade.
83.5Con gran splendor il suo palazzo accetta
83.6poveri e ricchi e d'ogni qualitade;
83.7e il cor de' viandanti con tai modi
83.8nel suo amor lega d'insolubil nodi.
84.1E come avea di accarezar usanza
84.2e di dar a ciascun debito onore,
84.3fece accoglienza al conte di Maganza
84.4Gloricia, quanto far potea maggiore;
84.5e tanto più, che ben sapea ad instanza
84.6d'Alcina esser qui giunto il traditore:
84.7ben sapeva ella, ch'avea Alcina ordito
84.8che capitasse Gano a questo lito.
85.1Ell'era stata in India al gran Consiglio
85.2dove l'alto esterminio fu concluso
85.3d'ogni guerriero ubidiente al figlio
85.4del re Pipino; e nessun era escluso,
85.5eccetto il Maganzese, il cui consiglio,
85.6il cui favor stimar atto a quell'uso:
85.7dunque, a lui le accoglienze e' modi grati
85.8che quivi gli altri avean, fur radoppiati.
86.1Gloricia Gano, com'era commesso
86.2da chi fatto l'avea cacciar dai venti,
86.3acciò quindi ad Alcina sia rimesso
86.4tra'Sciti e l'Indi ai suoi regni opulenti,
86.5fa la notte pigliar nel sonno oppresso,
86.6e gli compagni insieme e gli sergenti.
86.7Così far quivi agli altri non si suole,
86.8ma dar questo vantaggio a Gano vuole.
87.1E benché, più che onor, biasmo si tegna
87.2pigliar in casa sua ch'in lei si fida,
87.3et a Gloricia tanto men convegna,
87.4che fa del suo splendor sparger le grida;
87.5pur non le par che questo il suo onor spegna:
87.6ché tòrre al ladro e uccider l'omicida
87.7tradir il traditor, ha degni esempi,
87.8ch'anco si pon lodar, secondo i tempi.
88.1Quando dormia la notte più suave,
88.2Gano e i compagni suoi tutti fur presi,
88.3e serrati in un ceppo duro e grave,
88.4l'un presso all'altro, trenta Maganzesi.
88.5Gloricia in terra disegnò una nave
88.6capace e grande con tutt'i suo' arnesi,
88.7e fece gli pregion legare in quella,
88.8sotto la guardia d'una sua donzella.
89.1Sparge le chiome, e qua e là si volve
89.2tre volte e più, fin che mirabilmente
89.3la nave ivi dipinta ne la polve
89.4da terra si levò tutta ugualmente.
89.5La vela al vento la donzella solve,
89.6per incanto allor nata parimente;
89.7e verso il ciel ne va, come per l'onda
89.8suol ir nocchier che l'aura abbia seconda.
90.1Gano e i compagni, che per l'aria tratti
90.2da terra si vedean tanto lontani,
90.3com'assassini istranamente attratti
90.4nel lungo ceppo per piedi e per mani,
90.5tremando di paura, e stupefatti
90.6di maraviglia de' lor casi strani,
90.7volavan per Levante in sì gran fretta
90.8che non gli avrebbe giunti una saetta.
91.1Lasciando Ptolomaide e Berenice
91.2e tutt'Africa dietro, e poi l'Egitto,
91.3e la deserta Arabia e la felice,
91.4sopra il mar Eritreo fecion traghitto.
91.5Tra Persi e Medi, e là dove si dice
91.6Batra, passan, tenendo il corso dritto
91.7tuttavia fra oriente e tramontana,
91.8e lascian Casia a dietro e Sericana.
92.1E sì come aveduti eran da molti,
92.2di sé davano a molti maraviglia:
92.3facean tener levati al cielo i volti
92.4con occhi immoti e con arcate ciglia.
92.5Vedendoli passar alcuni stolti
92.6da terra alti lo spazio di due miglia,
92.7e non potendo ben scorgere i visi,
92.8ebbon di lor diversi e strani avisi.
93.1Alcuni imaginar che di Carone,
93.2lo nocchiero infernal, fosse la barca,
93.3che d'anime dannate a perdizione
93.4alla via di Cocito andasse carca.
93.5Altri diceano, d'altra opinione:
93.6— Questa è la santa nave ch'al ciel varca,
93.7che Pietro tol da Roma, acciò ne l'onde
93.8di stupri e simonie non si profonde. —
94.1Et altra cosa altri dicean dal vero
94.2molto diversa e senza fin remota.
94.3Passava intanto il navilio leggiero
94.4per la contrada a' nostri poco nota,
94.5fra l'India avendo e Tartaria il sentiero,
94.6quella di città piena e questa vuota,
94.7fin che fu sopra la bella marina
94.8ch'ondeggia intorno all'isola d'Alcina.
95.1Ne la città d'Alcina, nel palagio,
95.2dentro alle logge la donzella pose
95.3la nave, e tutti li prigioni adagio,
95.4e l'ambasciata di Gloricia espose.
95.5Nei ceppi, come stavano, a disagio
95.6Alcina in una torre al sol ascose
95.7i Maganzesi, avendo riferite
95.8del dono a chi 'l donò grazie infinite.
96.1La sera fuor di carcere poi Gano
96.2fe' a sé condurre, e a ragionare il messe
96.3de lo stato di Francia e del romano,
96.4di quel che Orlando e che Ruggier facesse.
96.5Ebbe l'astuto conte chiaro e piano
96.6quanto la donna Carlo in odio avesse,
96.7Ruggiero, Orlando e gli altri; e tosto prese
96.8l'util partito, et a salvarsi attese.
97.1— S'aver, donna, volete ognun nimico, —
97.2disse — che de la corte sia di Carlo,
97.3me in odio avrete ancora, ché 'l mio antico
97.4seggio è tra' Franchi, e non potrei negarlo;
97.5ma se più tosto odiate chi gli è amico
97.6e di sua volontà vuol seguitarlo,
97.7me non avrete in odio, ch'io non l'amo,
97.8ma il danno e biasmo suo più di voi bramo.
98.1E s'ebbe alcun mai da bramar vendetta
98.2di tiranno che gli abbia fatt'oltraggio,
98.3bramar di Carlo e di tutta sua setta
98.4vendetta inanzi a tutti i sudditi aggio;
98.5come di re da cui sempre negletta
98.6la gloria fu di tutto il mio lignaggio,
98.7e che, per sempre al cor tenermi un telo,
98.8con favor alza i miei nimici al cielo.
99.1Il mio figliastro Orlando, che mia morte
99.2procurò sempre e ad altro non aspira,
99.3contra me mille volte ha fatto forte;
99.4per lui m'ha mille volte avuto in ira:
99.5Rinaldo, Astolfo et ogni suo consorte
99.6di giorno in giorno a maggior grado tira;
99.7tal che sicuro, per lor gran possanza,
99.8non che in corte non son, ma né in Maganza.
100.1Or, per maggior mio scorno, un fuggitivo
100.2del sfortunato figlio di Troiano,
100.3Ruggier, che m'ha un fratel di vita privo
100.4et un nipote con la propria mano,
100.5tiene in più onor che mai non fu Gradivo
100.6Marte tenuto dal popul romano:
100.7tal che levato indi mi son, con tutto
100.8il sangue mio, per non restar distrutto.
101.1Se me e quest'altri ch'avete qui meco,
101.2che sono il fior di casa da Pontiero,
101.3uccidete o dannate a carcer cieco,
101.4di perpetuo timor sciolto è l'Impero;
101.5ch'ogni nimico suo ch'abbia noi seco
101.6per noi può entrar in Francia di leggiero;
101.7ché ci avemo la parte in ogni terra,
101.8fortezze e porti e luoghi atti a far guerra. —
102.1E seguitò il parlar astuto e pieno
102.2di gran malizia, sempre mai toccando
102.3quel che vedea di gaudio empirle il seno,
102.4che le vuol dar Ruggier preso et Orlando.
102.5Alcina ascolta, e ben nota il veleno
102.6che l'Invidia in lui sparse ir lavorando:
102.7commanda allora allora che sia sciolto,
102.8e sia con tutti i suoi di prigion tolto.
103.1Volse che poi le promettesse Gano,
103.2con giuramenti stretti e d'orror pieni,
103.3di non cessar, fin che legato in mano
103.4Ruggier col suo figliastro non le meni:
103.5ma per poter non darli impresa in vano,
103.6oltr'oro e gemme e aiuti altri terreni
103.7promise ella all'incontro di far quanto
103.8potea sopra natura oprar l'incanto.
104.1E gli diè ne la gemma d'uno anello
104.2un di quei spirti che chiamiam folletti,
104.3che gli ubedisca, e così possa avello
104.4com un suo servitor de' più soggetti:
104.5Vertunno è il nome, che in fiera, in ucello,
104.6in uomo, in donna e in tutti gli altri aspetti,
104.7in un sasso, in un'erba, in una fonte
104.8mutar vedrete in un chinar di fronte.
105.1Or perché Malagigi non aiuti,
105.2com'altre volte ha fatto, i Paladini,
105.3gli spiriti infernal tutti fe' muti,
105.4gli terrestri, gli aérii e gli marini;
105.5eccetto alcuni pochi c'ha tenuti
105.6per uso suo, non franchi né latini,
105.7ma di lingua dagli altri sì rimota
105.8ch'a nigromante alcun non era nota.
106.1Quel ch'alla fata il traditor promise,
106.2promiser gli altri ancor ch'eran con lui.
106.3Fermato il patto, Gano si rimise
106.4nel fantastico legno con gli sui.
106.5Il vento, come Alcina gli commise,
106.6fra i lucidi Indi e gli Cimerii bui
106.7soffiando, ferì in guisa ne l'antenna,
106.8ch'in aria alzò la nave come penna.
107.1Né, men che ratto, lo portò quieto
107.2per la medesma via che venut'era;
107.3sì che, fra spazio di sett'ore, lieto
107.4si ritrovò ne la sua barca vera,
107.5di pan, di vin, di carne e infin d'aceto
107.6fornita e d'insalata per la sera:
107.7fe' dar le vele al vento, e venne a filo
107.8ad imboccar sott'Alessandria il Nilo.
108.1E già da l'armiraglio avendo avuto
108.2salvocondotto, al Cairo andò diritto,
108.3con duo compagni, in un legno minuto,
108.4secretamente, e in abito di Egitto.
108.5Dal calife per Gano conosciuto,
108.6ché molte volte inanzi s'avean scritto,
108.7fu di carezze sì pieno e d'onore,
108.8che ne scoppiò quasi il ventoso core.
109.1In questo mezo che l'Invidia ascosa
109.2il traditor rodea di chi io vi parlo,
109.3come l'altrui bontà fu da lui rosa,
109.4ché poco dianzi il simigliavo a un tarlo;
109.5ira, odio, sdegno, amor facea angosciosa
109.6Alcina, e un fier disio di strugger Carlo;
109.7e quanto più credea di farlo in breve,
109.8tant'ogn'indugio le parea più greve.
110.1Il conte di Pontier le avea narrato
110.2che, prima che di Francia si partisse,
110.3da lui fu Desiderio confortato,
110.4per ambasciate e lettere che scrisse,
110.5che con Tedeschi et Ungheri da un lato,
110.6che facil fòra che a sue genti unisse,
110.7saltasse in Francia; e che Marsiglio ispano
110.8saltar faria da l'altro, e l'Aquitano.
111.1E che quel glien'avea dato speranza;
111.2poi venia lento a metterla in effetto,
111.3o che tema di Carlo la possanza,
111.4o sia mal di sua lega il nodo astretto.
111.5Alcina, che si mor di desianza
111.6di por Francia e l'Impero in male assetto,
111.7adopra ogni saper, ogni suo ingegno,
111.8per dar colore a così bel disegno.
112.1Et è bisogno al fin ch'ella ritruovi,
112.2per far muover di passo il Longobardo,
112.3sproni che siano aguzzi più che chiovi:
112.4tanto le par a questa impresa tardo!
112.5E come fece far disegni nuovi
112.6dianzi l'Invidia a quel cochin pagliardo,
112.7così spera trovar un'altra peste
112.8che 'l pigro re de la sua inerzia deste.
113.1Conchiuse che nessuna era meglio atta
113.2a stimularlo e far più risentire,
113.3d'una che nacque quando anco la matta
113.4Crudeltà nacque, e le Rapine e l'Ire.
113.5Che nome avesse e come fosse fatta,
113.6ne l'altro Canto mi riserbo a dire,
113.7dove farò, per quanto è mio potere,
113.8cose sentir maravigliose e vere.
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