about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

PER SUA EM. GUIDO CALCAGNINI de' marchesi di Fusignano, delle Alfonsine ec., vescovo di Osimo, promosso alla sacra porpora.

1.1Nell'ora che dell'altre è più vicina
1.2All'ultima del giorno, allor che il sole
1.3Già corre nell'atlantica marina;
1.4Come guidarmi spesse volte suole
1.5La fantasia patetica, che gode
1.6Recarsi in parti taciturne e sole;
1.7Verso la porta orîental, che s'ode
1.8Nomar da quel profeta a cui di spada
1.9Fe la testa troncar l'iniquo Erode,
1.10Io l'erculea lasciando ampia contrada
1.11Incerto e a capo basso il piè traea
1.12Per la cheta del muro ombrosa strada.
1.13Ivi i miei passi ad incontrar si fea
1.14Il romito silenzio, onde su l'alma
1.15La pace malinconica scendea.
1.16Ma dolce era il pensier, dolce la calma
1.17De' miei spirti; e piovea dolce riposo
1.18Ristorator dell'agitata salma.
1.19Dunque tacito in vista e pensieroso
1.20Dopo breve cammin sopra la sponda
1.21Col fianco io m'adagiai d'un margo erboso.
1.22Il sottoposto tremolar dell'onda,
1.23Il fresc'orezzo, e dell'auretta il fioco
1.24Placido sussurrar tra fronda e fronda,
1.25L'opache piante, il solitario loco,
1.26Sul ciglio mi fermâr languido e lento
1.27Involontario il sonno a poco a poco.
1.28Cadea poggiato su la manca il mento.
1.29Quando alle braccia non so chi mi piglia,
1.30Scuotendo il capo chino e sonnolento;
1.31E una voce all'orecchio (oh meraviglia!)
1.32— Dormi, gridò, figliuol d'inerzia? omai
1.33Apri, io son che ti chiamo, apri le ciglia. —
1.34All'urto al grido le pupille alzai;
1.35E un alato garzon mi vidi innante
1.36Ch'avea del sole su la fronte i rai.
1.37Io dalle chiome al piè tutto tremante
1.38Rizzai le membra; e — Non temer, diss'egli
1.39In gentil soavissimo sembiante.
1.40Grande e bella cagion vuol ch'io ti svegli:
1.41Alzati, e vola. — Al fin di questi accenti
1.42Mi ravvolse la mano entro i capegli;
1.43E le forti battendo ale lucenti
1.44Ratto si spinse, come stral dall'arco
1.45Che lascia indietro men veloci i venti.
1.46O aure, o nubi, col gravoso incarco
1.47Del mio fral non vi prenda onta e disdegno
1.48Se per la vostra regione io varco.
1.49Dall'ima terra spettator qua vegno
1.50D'ammirabili cose: e al mondo chiare
1.51Andranno, se il mio dir di fede è degno.
1.52Tratto in aria pel crin, lungi mancare
1.53E fuggir mi vedea l'erte montagne
1.54Le cittadi le valli e l'ampio mare.
1.55Le nuvole fan largo e le compagne
1.56Nebbie pendenti, ovunque alzo la faccia
1.57Per l'immense del ciel vuote campagne.
1.58Del fulmine passai sopra la traccia;
1.59E tacque il cupo rimugghiar de' tuoni
1.60Di spaventi ministri e di minaccia.
1.61Si chetarono i nembi e le tenzoni
1.62Dell'irate procelle e il tempestoso
1.63Terribile furor degli aquiloni.
1.64Ma pur sentía di zolfo e di nitroso
1.65Bitume odor sì gravi e sì fetenti,
1.66Che mi divenne il respirar penoso.
1.67Ivi caldo di sdegni onnipossenti
1.68Scende il padre de' numi in sua virtude
1.69A fabbricarsi le saette ardenti:
1.70Ira e Vendetta colle braccia ignude
1.71Gli stanno al fianco; e orribili rimbombi
1.72Getta d'intorno la percossa incude:
1.73All'alternar de' spaventosi rombi
1.74Tremano i monti per timor che presto
1.75La ruinosa folgore giù piombi.
1.76Pien di ribrezzo valicai per questo
1.77Sentier sparso d'orrori e di paura;
1.78Finchè il fosco lasciando aere funesto
1.79In parte giunsi più serena e pura,
1.80Onde tosto d'olimpo ogni confine
1.81Luminoso m'apparve oltre misura.
1.82Mia guida il volo in su la cima alfine
1.83Fermò di bianca nuvoletta, e intanto
1.84Dalla man forte sprigionommi il crine.
1.85Io gittava pur gli occhi in ogni canto
1.86Impazîente omai per lo desío
1.87Di saper perchè ascesi alto cotanto:
1.88Quando un batter di palme, un mormorío
1.89D'ale commosse, un sibilar di manti,
1.90E tal voce dal sol scender s'udìo:
1.91— Fate plauso, o comete, o mondi erranti;
1.92Fate plauso al gran Guido, o cherubini,
1.93O superne potenze, o troni, o santi. —
1.94— Odi come fra gaudi almi e divini,
1.95Disse il mio duca, del tuo Guido in cielo
1.96Suona il nome sul labbro ai serafini.
1.97Leva su gli occhi, e vedi: il denso velo
1.98Che lo sguardo mortal tienti impedito
1.99Già ti sgombro davanti, e già ti svelo
1.100L'insolito chiaror dell'infinito. —
1.101Così dicendo, sopra le pupille
1.102Di croce un segno mi formò col dito,
1.103Poscia d'incontro alla gran luce aprille:
1.104E dentro vi trascorse un chiaro fiume
1.105Di vibrate ardentissime faville.
1.106Io possente di vista oltre il costume
1.107Allor lo sguardo avvalorato e forte
1.108Fissai nel centro dell'immenso lume.
1.109E dall'ampie di cieli eccelse porte
1.110Calar di forme angeliche io vedea
1.111Splendente innumerabile coorte;
1.112E seggio adamantino, in cui sedea
1.113Un che l'aspetto di diaspro in guisa
1.114E il piè simìle all'oricalco avea.
1.115Dal suo volto seren spinta e divisa
1.116Faceagli al capo un'iride contorno
1.117D'alma luce che gli occhi imparadisa.
1.118— Santo, — gridâr gli Eletti a lui d'intorno
1.119E Santo Santo — replicar sentissi
1.120Per ogni parte; e raddoppiossi il giorno.
1.121Mentr'io ben ferme in quei fiammanti abissi
1.122Tenea le ciglia, col fragor del vento
1.123Uscir dal trono un'altra voce udissi:
1.124— Scendi, Spirto di Dio, dal firmamento;
1.125E al magnanimo Guido alfin s'appresti
1.126Delle porpore sacre il vestimento. —
1.127Al gran cenno tremar gli archi celesti;
1.128E lo Spirto di Dio tosto si mosse
1.129Alto recando le purpuree vesti.
1.130Al cospetto di tutti egli le scosse,
1.131E apparver dell'agnel puro innocente
1.132Del vivo sangue colorite e rosse.
1.133Gli angeli allor la faccia riverente
1.134Incurvaro dall'uno e l'altro lato;
1.135E tai sciolse parole il gran sedente:
1.136— Chi sarà che l'eroe del meritato
1.137Manto ricopra ancor tinto e vermiglio
1.138Del sangue sparso dall'agnel svenato? —
1.139Surse a quei detti dell'eterno figlio
1.140La più amabil virtude, e tutta umìle
1.141Si trasse in mezzo del divin consiglio.
1.142Bella più che mai fosse, in dolce stile
1.143Così prese a parlar questa soave
1.144Di pacifico amor madre gentile.
1.145— Se non è il mio pregar molesto e grave,
1.146Coll'ostro il merto io fregerò di Guido,
1.147Io che del cuor di lui tengo la chiave.
1.148Non chieder s'ei mi sia tenero e fido:
1.149Alma sì mansueta, alma sì cara
1.150Dio gli donò per mia delizia e nido.
1.151Da me, gli dissi, o mio diletto, impara
1.152Ch'io son nell'umiltà fonte d'amore,
1.153Fonte d'affetti avvivatrice e chiara.
1.154Ei tosto alle mie voci aperse il core;
1.155E lietissima dentro io vi calai
1.156Come su l'erbe il mattutino umore.
1.157La tranquilla nel volto io gli spirai
1.158Schietta soavità di paradiso,
1.159Finchè tutto in me stessa il trasformai.
1.160Così pur seppi di Francesco al viso
1.161Sommi accoppiar di gentilezza i pregi,
1.162Onde fosse ogni cor vinto e conquiso;
1.163E l'oneste maniere e gli atti egregi
1.164Che il fer caro ai Camauri e al transalpino
1.165Genio guerrier d'imperatori e regi:
1.166Per tacer che buon padre e cittadino
1.167Vide un giorno fidate alla sua mano
1.168Della patria le leggi ed il dominio.
1.169Ma oh quanto grata io resi al Vaticano
1.170E a voi partenopée rive gioconde
1.171L'interezza e il candor del suo germano!
1.172Sorga il Sebeto dalle placid'onde,
1.173E narri che per lui sempre più bella
1.174La pace germogliò su le sue sponde.
1.175A lunghe cure io l'avvezzai per quella:
1.176E l'invitto Fernando e Carolina
1.177De' suoi saggi pensieri ancor favella.
1.178Carco di glorie poi la tiberina
1.179Spiaggia il ritolse in mezzo alla speranza
1.180Di rubiconda porpora latina.
1.181Ei c'ha tutta di me la somiglianza,
1.182Ei che fu mansueto, ei che felice
1.183Oggi dell'ostro allo splendor s'avanza,
1.184Mi richiama al suo fianco: e a me non lice,
1.185A me che l'esaltai, di questo dono
1.186Farmi una volta a lui dispensatrice? —
1.187Così parlava: dalle labbra il suono
1.188Dolce qual mele uscìa d'ogni suo detto:
1.189E l'altro nume che sedea sul trono,
1.190Poichè sospinto da increato affetto
1.191L'ebbe sul volto mille baci impressi,
1.192Con un sorriso se la strinse al petto.
1.193Più innamorati i serafini anch'essi
1.194Alternar gareggiando amabilmente
1.195Santissimi fra lor baci ed amplessi.
1.196A sì tenere cose anch'io presente
1.197Mi scossi: e oh quale nel mio sen si sparse
1.198D'ineffabili gaudi almo torrente!
1.199Ecco frattanto un gran silenzio farse;
1.200Ecco un'altra virtude, e rispettosi
1.201Gli angeli indietro al suo passar tirarse.
1.202Affabil vista avea, sguardi amorosi,
1.203Sette stelle sul petto, e l'ignea faccia
1.204Di tre vivaci ardea raggi focosi.
1.205A lui che incontro le stendea le braccia,
1.206— Ah, disse, insiem cogli altri il pregar mio,
1.207Clementissimo padre, udir ti piaccia.
1.208Ti parla la Pietà: quella son io
1.209Ch'ai mortali laggiù larga proveggio
1.210Le grazie i premi della man di Dio;
1.211Ed or che a Guido prepararsi io veggio
1.212Conveniente al merto aura mercede,
1.213A parte d'onor tanto entrar ben deggio.
1.214Pargoletto era ancor, che alla mia fede
1.215Tu il consegnasti: e dietro i passi miei
1.216Sul cammin di tue leggi ei mosse il piede.
1.217Prova sovente del suo core io fei;
1.218Lo passai per le fiamme irrequiete,
1.219E scoprirne una macchia io non potei.
1.220A lui per le notturne ombre secrete
1.221Venìa furtiva: ed egli orando intanto
1.222Togliea dagli occhi il sonno e la quiete.
1.223Oh quante volte mi chiamò, col pianto
1.224Mescolando i sospiri! e non sapea
1.225Che invisibile ognor m'avea d'accanto.
1.226Io da lontano il suo pensier vedea,
1.227Io gli purgai la lingua: e al cor sincero
1.228Sempre il labbro fedel corrispondea.
1.229Lusinga a lui gl'illustri avi non fero:
1.230Chi seguace di Cristo e d'umiltate
1.231Sprezza l'ambizion del sangue altero.
1.232Lungi, fumose immagini pregiate:
1.233Di queste invece io gli additai le belle
1.234Della gran genitrice opre onorate.
1.235Parlo di Caterina, a cui le stelle
1.236La mente sollevar sì, che lontana
1.237Fu dai confini di natura imbelle.
1.238Vedila or come al ciel la via si spiana,
1.239E calpesta fra' chiostri ogni fallace
1.240Gloria, flagel della superbia umana.
1.241Onde romita e in radunar sagace
1.242I tesori celesti attende il giorno
1.243Di salir gli astri e chiuder gli occhi in pace.
1.244Ma scritto è in ciel che i sacri omeri adorno
1.245Delle lane di Tiro il figlio amato
1.246Dal Tevere al suo sen faccia ritorno.
1.247E questo è il dì laggiù tanto aspettato,
1.248Del figlio i pregi e della madre alfine
1.249I caldi voti a coronar serbato.
1.250Veggo i monti esultarne e le colline,
1.251Veggo più vaghi delle sfere i rai
1.252Scintillar per le pure aure turchine.
1.253E me col desío spesso affrettai
1.254Queste a giunger sì lente ore gradite
1.255Tacita nel comun plauso vedrai?
1.256Venga la bella emula mia: venite
1.257Meco, o virtudi più sublimi e conte,
1.258E omai la generosa opra compite. —
1.259Qui tacque: e tutte festeggianti e pronte
1.260Corsero le virtudi, e in gentil atto
1.261Tre volte e quattro si baciaro in fronte.
1.262Corse la Carità, che un cor già tratto
1.263Dalle sue fibre nella man si stringe
1.264Da vivissime fiamme arso e disfatto.
1.265Corse la Speme, che le terga accinge
1.266D'infaticabil'ale e verso il cielo
1.267Gli sguardi confidenti ognor sospinge.
1.268Corse la Fè, che sotto bianco velo
1.269Della faccia ricopre i bei candori
1.270Ed innalza la croce ed il vangelo.
1.271Dietro a queste seguìan l'altre minori,
1.272Venerabil corteggio; e in dolci gare
1.273Venían fastose de' secondi onori.
1.274Rise il gran nume in riguardar le care
1.275Figlie del suo chiarissimo intelletto;
1.276E fatto cenno di voler parlare,
1.277— Ecco, lor disse, il vestimento eletto:
1.278Voi recatelo al giusto, al mansueto,
1.279A lui che tutte vi racchiude in petto.
1.280E giunge ai piedi del buon Pio; che lieto
1.281Fa di sua vista il Tebro, e che prescritto
1.282Al sacro impero dal divin decreto
1.283Per pietà per giustizia e core invitto
1.284Di me solo minor mostrasi, e fido
1.285Della mia sposa custodisce il dritto;
1.286Dite che prima io gli accomando e affido
1.287L'eredità di Cristo, e poi che chiede
1.288Amplo ristoro il faticar di Guido.
1.289Dite che così brama il Dio che siede
1.290Sul seggio adamantin, Dio che sembiante
1.291Ha di diaspro e d'oricalco il piede. —
1.292Tal parlò l'infallibile tonante;
1.293E parve a udirsi la sua voce un prono
1.294Cader di strepitosa onda sonante.
1.295Allor di lampi e folgori dal trono
1.296Un improvviso nembo si disciolse,
1.297Misto al fragor di procelloso tuono.
1.298Ohimè! qui troppa luce i rai m'avvolse;
1.299Ohimè! qui sparve il cielo; e su lo stesso
1.300Margo d'onde l'ignoto angel mi tolse,
1.301Dalla beata visione oppresso,
1.302Steso fra l'erbe mi trovai qual era.
1.303Vidi il sol moribondo; e a lui d'appresso
1.304Volea la notte uscir tacita e nera.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)