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LA LAUREA

Odi

PoeTree.it

1.1Quell'ospite è gentil, che tiene ascoso
1.2Ai molti bevitori
1.3Entro ai dogli paterni il vino annoso
1.4Frutto de' suoi sudori;
1.5E liberale allora
1.6Sul desco il reca di bei fiori adorno,
1.7Quando i Lari di lui ridenti intorno
1.8Degno straniere onora:
1.9E versata in cristalli empie la stanza
1.10Insolita di Bacco alma fragranza.
2.1Tal io la copia che de i versi accolgo
2.2Entro a la mente, sordo
2.3Niego a le brame dispensar del volgo,
2.4Che vien di fama ingordo.
2.5In van l'uomo, che splende
2.6Di beata ricchezza, in van mi tenta
2.7Sì che il bel suono de le lodi ei senta,
2.8Che dolce al cor discende:
2.9E in van de' grandi la potenza e l'ombra
2.10Di facili speranze il sen m'ingombra.
3.1Ma quando poi sopra il cammin dei buoni
3.2Mi comparisce innanti
3.3Alma, che ornata di suoi propri doni
3.4Merta l'onor dei canti,
3.5Allor da le segrete
3.6Sedi del mio pensiero escono i versi,
3.7Atti a volar di viva gloria aspersi
3.8Del tempo oltra le mete:
3.9E donator di lode accorto e saggio
3.10Io ne rendo al valor debito omaggio.
4.1Ed or che la risorta insubre Atene,
4.2Con strana meraviglia,
4.3Le lunghe trecce a coronar ti viene
4.4O di Pallade figlia,
4.5Io rapito al tuo merto
4.6Fra i portici solenni e l'alte menti
4.7M'innoltro, e spargo di perenni unguenti
4.8Il nobile tuo serto:
4.9Nè mi curo se ai plausi, onde vai nota,
4.10Pinge ingenuo rossor tua casta gota.
5.1Ben so, che donne valorose e belle
5.2A tutte l'altre esempio
5.3Veggon splender lor nomi a par di stelle
5.4D'eternità nel tempio:
5.5E so ben che il tuo sesso
5.6Tra gli ufizi a noi cari e l'umil'arte
5.7Puote innalzarsi; e ne le dotte carte
5.8Immortalar sè stesso.
5.9Ma tu gisti colà, Vergin preclara,
5.10Ove di molle piè l'orma è più rara.
6.1Sovra salde colonne antica mole
6.2Sorge augusta e superba,
6.3Sacra a colei, che dell'umana prole,
6.4Frenando, i dritti serba.
6.5Ivi la Dea si asside
6.6Custodendo del vero il puro foco;
6.7Ivi breve sul marmo in alto loco
6.8Il suo volere incide:
6.9E già da quello stile aureo, sincero
6.10Apprendea la giustizia il mondo intero.
7.1Ma d'ignari cultor turbe nemiche
7.2Con temerario piede
7.3Osàro entrar ne le campagne apriche,
7.4Ove il gran tempio siede:
7.5E la serena piaggia
7.6Occuparon così di spini e bronchi,
7.7Che fra i rami intricati e i folti tronchi
7.8A pena il sol vi raggia;
7.9E l'aere inerte per le fronde crebre
7.10V'alza dense all'intorno atre tenèbre.
8.1Ben tu di Saffo e di Corinna al pari,
8.2O donne altre famose,
8.3Per li colli di Pindo ameni e vari
8.4Potevi coglier rose:
8.5Ma tua virtù s'irrìta
8.6Ove sforzo virile a pena basta;
8.7E nell'aspro sentier, che al piè contrasta,
8.8Ti cimentasti ardita
8.9Qual già vide ai perigli espor la fronte
8.10Fiere vergini armate il Termodonte.
9.1Or poi, tornando dall'eccelsa impresa,
9.2Quì sul dotto Tesino
9.3Scoti la face al sacro foco accesa
9.4Del bel tempio divino:
9.5E dall'arguta voce
9.6Tal di raro saper versi torrente,
9.7Che il corso a seguitar de la tua mente
9.8Vien l'applauso veloce,
9.9Abbagliando al fulgor de' raggi tui
9.10La invidia, che suol sempre andar con lui.
10.1Chi può narrar qual dal soave aspetto
10.2E da' verginei labri
10.3Piove ignoto finora almo diletto
10.4Su i temi ingrati e scabri?
10.5Ecco la folta schiera
10.6De' giovani vivaci a te rivolta
10.7Vede sparger di fior, mentre t'ascolta,
10.8Sua nobile carriera:
10.9E al novo esempio de la tua tenzone
10.10Sente aggiugnersi al fianco acuto sprone.
11.1Ai detti al volto a la grand'alma espressa
11.2Ne' fulgid'occhi tuoi
11.3Ognun ti crederìa Temide stessa,
11.4Che rieda oggi fra noi:
11.5Se non che Oneglia, altrice
11.6Nel fertil suolo di palladj ulivi,
11.7Alza ai trionfi tuoi gridi giulivi;
11.8E fortunata dice:
11.9Dopo il gran Doria, a cui died'io la culla,
11.10È il mio secondo sol questa fanciulla.
12.1E il buon parente, che su l'alte cime
12.2Di gloria oggi ti mira,
12.3A forza i moti del suo cor comprime,
12.4E pur con sè s'adira,
12.5Ma poi cotanto è grande
12.6La piena del piacer, che in sen gli abbonda,
12.7Che l'argin di modestia alfine innonda,
12.8E fuor trabocca e spande:
12.9E anch'ei col pianto, che celar desìa,
12.10Grida tacendo: questa figlia è mia.
13.1Ma dal cimento glorioso e bello
13.2Tanto stupore è nato,
13.3Che già reca per te premio novello
13.4L'erudito Senato.
13.5Già vien su le tue chiome
13.6Di lauro a serpeggiar fronda immortale:
13.7E fra lieto tumulto in alto sale
13.8Strepitoso il tuo nome;
13.9E il tuo sesso leggiadro a te dà lode
13.10De' novi onori, onde superbo ei gode.
14.1Oh amabil sesso, che su l'alme regni
14.2Con sì possente incanto,
14.3Qual'alma generosa è che si sdegni
14.4Del novello tuo vanto?
14.5La tirannìa virile
14.6Frema, e ti miri a gli onorati seggi
14.7Salir togato, e de le sacre leggi
14.8Interprete gentile,
14.9Or che d'Europa ai popoli soggetti
14.10Fin dall'alto dei troni anco le detti.
15.1Tu sei, che di ragione il dolce freno
15.2Sul forte Russo estendi;
15.3Tu che del chiaro Lusitan nel seno
15.4L'antico spirto accendi.
15.5Per te Insubria beata,
15.6Per te Germania è gloriosa e forte;
15.7Tal che al favor de le tue leggi accorte
15.8Spero veder tornata
15.9L'età dell'oro, e il viver suo giocondo,
15.10Se tu governi, ed ammaestri il mondo.
16.1E l'albero medesmo, onde fu colto
16.2Il ramoscel, che ombreggia
16.3A la dotta Donzella il nobil volto,
16.4Convien che a te si deggia.
16.5In esso alta Regina
16.6Tien conversi dal trono i suoi bei rai;
16.7Tal che lieto rinverde, e più che mai
16.8Al cielo s'avvicina.
16.9Quanto è bello a veder che il grato alloro
16.10Doni al sesso di lei pompa, e decoro!
17.1Ma già la Fama all'impaziente Oneglia
17.2Le rapid'ali affretta;
17.3E gridando le dice: olà, ti sveglia;
17.4E la tua luce aspetta.
17.5Insubria, onde romore
17.6Va per mense ospitali ed atti amici,
17.7Sa gli stranieri ancor render felici
17.8Nel calle dell'onore.
17.9Or quai, Vergine illustre, allegri giorni
17.10Ti prepara la patria allor che torni?
18.1Pari alla gloria tua per certo a pena
18.2Fu quella, onde si cinse
18.3Colà d'Olimpia nell'ardente arena,
18.4Il lottator che vinse;
18.5Quando tra i lieti gridi
18.6Il guadagnato serto al crin ponea;
18.7E col premio d'onor, che l'uomo bea,
18.8Tornava ai patrj lidi;
18.9E scotendo le corde amiche ai vati
18.10Pindaro lo seguìa con gl'Inni alati.
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