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1.1Mentre nel vetro rilucente e puro
1.2vostra beltà mirate a parte a parte,
1.3e divenite in lui via più superba
1.4de le cotante grazie in voi cosparte,
1.5che sole e senza par mai sempre furo,
1.6deh non v'incresca ancor l'alta et acerba
1.7pena, che 'l mio cor serba
1.8dal dì che vago e del mio petto in bando
1.9in voi si pose amando,
1.10da le cagioni ir misurando; e spero
1.11che, se nol puote altrui lingua né mia,
1.12la vostra imagin sia
1.13che di voi e di me vi scopra il vero,
1.14e 'l rigor vostro poi renda men fero.
1.15Quando in mille lacciuoi, mille ritegni,
1.16ove Amor altri e se medesmo annoda,
1.17del bellissimo crin torcete l'auro,
1.18e con fastosa ma verace loda
1.19dite: — Non ebber mai le piante e i regni
1.20de le nepoti del gran vecchio Mauro
1.21così nobil tesauro;
1.22né così vaghe e preziose arene
1.23Indo o Pattolo tiene; —
1.24dite anco con pensier dolce et umano:
1.25— Io son sì ricca, e 'l mio fedel amico
1.26si sta nudo e mendico
1.27a contemplar il mio pregio sovrano,
1.28e piange e brama e chier mercede in vano. —
1.29Poi quando a mezzo la serena fronte,
1.30tra schietto avorio e naturale smalto,
1.31Amor in maestà seder mirate
1.32con lo scettro e l'insegne erette in alto,
1.33e vi son le sue prove aperte e conte
1.34e le forze e 'l valor che voi gli date;
1.35gli occhi in parte abbassate
1.36ov'io da' suoi portieri indarno chieggio
1.37chi dinanzi al suo seggio
1.38conduca un dì me supplice e devoto,
1.39perché accettar ne le sue man non nieghi
1.40le mie carte, i miei preghi:
1.41e fiavi allor senza intervallo noto
1.42quanto duol sia bramar giustizia a voto.
1.43Mirate lampeggiar le stelle ardenti,
1.44che ripercosse dal lucente obietto
1.45infiamman l'aria di fulgor celeste,
1.46ad un sol dolce giro il più ristretto
1.47gelo de l'Alpi a distillar possenti,
1.48quando più Borea le montagne infeste;
1.49et allor dite: — Queste
1.50acceser nel suo cor l'incendio grave,
1.51onde il miser non have
1.52posa, né spera estinguerlo giamai.
1.53Or imparo da te, dolce mio sguardo,
1.54che 'l refrigerio tardo
1.55è mia nequizia; e prima anco peccai,
1.56ma non credeva io già tanti suoi guai. —
1.57Pinger vedete primavera eterna
1.58l'amene piagge del felice volto
1.59di fresche rose e lucide viole
1.60e, per entro, uno stuol di grazie accolto,
1.61ch'occhio mortal visibilmente scerna,
1.62con gli amori menar dolci carole,
1.63e dite: — Ohimè, il mio sole
1.64perché la speme in lui secca e consuma?
1.65Perché d'oscura bruma
1.66circonda i suoi desir per ogni tempo?
1.67Dal ciel che gira a me sereno sempre
1.68con più soavi tempre
1.69non imparo io a spirar, ch'egli è ben tempo,
1.70aura ch'anco in lui solva il freddo tempo? —
1.71Mòstravi de la bocca, altero nido
1.72d'angelica eloquenza, i novi onori,
1.73e vi giura l'essempio suo verace
1.74che rubin, perle, o preziosi odori
1.75non ha la ricca Aurora in alcun lido
1.76di sì gran vanto: or se cotanto piace
1.77mentre si posa e tace,
1.78vi mostri anco un pensier cortese e pio
1.79qual face, qual desio
1.80le sagge umili note e 'l vago riso
1.81portin ne l'alme altrui, mentre si move;
1.82e con qual forza e dove
1.83me rapir, me da me tenner diviso
1.84quel dì, ch'io mi rivolsi a lor sì fiso.
1.85Bianca neve è 'l bel collo, e 'l largo petto
1.86di vivo marmo lucido e tremante:
1.87e nel mezo un sentier vago, che guida
1.88su l'ali del desir lo sguardo amante
1.89a la felice casa del diletto.
1.90Ohimè, ma colà dentro un cor s'annida,
1.91crudo, freddo, omicida,
1.92che non cura d'amor face o faretra,
1.93ma da' sospiri impetra
1.94maggior durezza per antica usanza.
1.95Deh miratelo omai più fiso un poco,
1.96e dite: — In questo loco
1.97che non abbia pietà più larga stanza
1.98è pur contrario a sì bella sembianza. —
1.99La bella man di candido alabastro,
1.100ch'or il pettine move, et ora scioglie
1.101a contender col sol l'aurate chiome,
1.102or l'increspa, or le tesse, or le raccoglie
1.103d'intorno al capo con purpureo nastro,
1.104e in mille nodi le compone, e come,
1.105mirate alfine, e come
1.106la gemma avivi in lei gli ardori suoi;
1.107e mirate anco poi
1.108qual mi discenda in sen dal lato manco,
1.109e l'apra sì, che ne divelle l'alma;
1.110e dite: — Ahi fera palma,
1.111uccider chi si rende afflitto e stanco,
1.112e di sangue macchiar pregio sì bianco. —
1.113Canzon, tu fingi invan ragioni e vezzi:
1.114che 'l reo specchio da noi più la rubella,
1.115quanto più vaga e bella
1.116a lei stessa la mostra, onde ne sprezzi;
1.117o le cada ei di man, sì che si spezzi.
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