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1.1Dunque il mostro crudel, ch'uscito in prima
1.2fuor de l'orride selve et antri sciti
1.3scorse l'Asia, e su i liti
1.4del Ponto si fe' poi cova aspra e fera,
1.5vedove rimaner de' lor mariti
1.6queste piagge anco già di tanta stima
1.7(se 'l futuro s'estima
1.8da la passata sua fierezza altera)
1.9farà, ohimè lasso; e tanti in veste nera
1.10vedremo pianger orfani dolenti
1.11i perduti parenti
1.12or de l' Ionio, or de l'Egeo nel seno?
1.13E 'l giogo Adria e Tirreno
1.14levar sul collo, e dillagato in mezzo
1.15di così brutto e rio popolo il lezzo?
1.16Ma nol consenta la fortuna, o i fati;
1.17anzi pur quel Signor superno e santo
1.18che, dianzi offeso tanto
1.19da le nequizie nostre orride e nere,
1.20volle, con poco pur del nostro pianto,
1.21piamente emendar molti peccati.
1.22A cani empi arrabbiati,
1.23Re, che col ciglio sol movi le sfere,
1.24or che la greggia tua mercè ti chere,
1.25non consentir che con nefanda guerra
1.26gettin superbi a terra
1.27i tempii a te sacrati, e chi t'adora.
1.28Nol consentir tu ancora,
1.29nobil campion, che in questo estremo punto
1.30solo se' stato a tanta impresa assunto.
1.31Giovane valoroso, in cui s'appoggia
1.32nostra speranza e 'l ver culto di Dio,
1.33pien d'un nobil desio,
1.34che in molt' alme a' dì nostri è quasi spento,
1.35ogni antico valor posto in oblio,
1.36di là mosso, ove il sol nel mar s'alloggia,
1.37là dove in aria poggia
1.38drizza or la prora, e dà le vele al vento:
1.39ruota la spada e, ancor che per un, cento
1.40ne veggi forse da l'aversa parte,
1.41non s'allenti il tuo Marte,
1.42né sperar men tra la superbia loro
1.43il trionfale alloro:
1.44ch'ove senno et ardir la fronte volga,
1.45ogni numero è men, ch'altri raccolga.
1.46Né stata già di te degna sarebbe
1.47picciola impresa o pugna usata e bassa.
1.48Di molte teste cassa
1.49fece l'Idra restar Ercole ardito,
1.50e per ciò dopo sé tal fama lassa;
1.51Giason tra i tori e 'l gran serpente crebbe.
1.52Sì magno eroe non debbe
1.53le vestigia fermar per camin trito;
1.54ma là 'v'altri riman spesso schernito,
1.55là dove ha 'l mondo men di vincer speme,
1.56così onorato seme
1.57deve a punto levar l'alma e l'ingegno:
1.58che, dove un giusto sdegno
1.59et un fermo valor la lancia mova,
1.60nulla del mondo appar difficil prova.
1.61Con poca gente, ma secura e forte,
1.62il giovane di Pella a l'arme sorse,
1.63e vincendo trascorse
1.64quant'or questo tiranno empio possiede.
1.65Che se d'esempio più vicino forse
1.66è d'uopo a far or le tue squadre accorte,
1.67qual mova da le porte
1.68Mario di Roma incontra i Cimbri il piede
1.69deh mira un poco, e come in prima fiede;
1.70né commette ogni sforzo a la fortuna,
1.71ma inanzi, ad una ad una,
1.72le sue schiere a mirar senza terrore
1.73usa i volti e l'orrore
1.74di quel istranio popolo feroce,
1.75che spaventava altrui sol con la voce.
1.76E poi che tutta la compagna esperta
1.77e d'un novo desir vide infiammata,
1.78in battaglia ordinata
1.79picciolo stuolo a molte turbe oppose;
1.80e nobil fatto, e strage alta e laudata
1.81distese lungo la campagna aperta:
1.82onde l'acqua coperta
1.83di sangue, e l'erba il suo color nascose.
1.84Ma che cercando vò l'antique cose,
1.85se 'l tuo gran genitor , a' giorni nostri,
1.86questi medesmi mostri,
1.87che sol perché non han più contra lui
1.88vengon sì audaci a nui,
1.89là tra' Pannoni al primo impeto spinti,
1.90fece lor imparar ad esser vinti?
1.91Stupir i monti, e i satiri fuggiro,
1.92e le ninfe si ster ne' boschi ascoste;
1.93le lor tane riposte
1.94tutte di novo empir le fere alpestre;
1.95e le piagge al tiranno sottoposte
1.96si tinser di pallor funebre e diro,
1.97quando il rumor udiro,
1.98qual mai pria non udì l'orbe terrestre,
1.99e da le manche parti e da le destre
1.100intronar l'aria; e poi fiera e letale
1.101stridendo batter l'ale,
1.102e di ferro e di foco intorno ingombra
1.103coprir d'orror e d'ombra,
1.104anzi di morte, il lito a la Danoia
1.105vider a lungo l'Aquila di Troia.
1.106E sembrò ben allor veracemente
1.107la ministra de' folgori di Giove.
1.108L'ameno Foro, dove
1.109fiorisce il patrio mio terren diletto,
1.110al fiero moto, a le prodezze nove
1.111levò la fronte, e 'l suo Cesar possente
1.112di novo aver presente
1.113gli parve, e giubilò da tutto 'l petto.
1.114Ma gli osti, omai smarriti ne l'aspetto,
1.115al primo lampo de' lucenti usberghi
1.116volsero a dietro i terghi
1.117e, pungendo a' destrieri ansanti e stanchi
1.118i sanguinosi fianchi,
1.119molte miglia fuggir, come colombe
1.120u' lo scoppio mortal arda e rimbombe.
1.121Et, oh nostre maligne e fiere stelle!
1.122anzi invidia del mondo orbo et iniquo,
1.123che con oprar obliquo
1.124quel gran guerrier del suo camin distrasse!
1.125Né Silla mai, né Scipio od altro antiquo
1.126fèr tra' nemici suoi stragi sì belle,
1.127come tra queste felle
1.128plebi avria fatto quel ch'or nel ciel stasse
1.129e, mirando le terre afflitte e lasse
1.130da procella sì torbida e sì grave,
1.131gioia, non dolor, have
1.132non aver di sua man d'un tal periglio
1.133sciolto il mondo, s'al figlio
1.134serbar l'alta vittoria il tempo volse,
1.135ch'a lui pur troppa (ohimè) nequizia tolse.
1.136Or tu, da regi e imperatori sceso
1.137di tanto grido, prole inclita e degna,
1.138che sotto ad una insegna
1.139le due famose Esperie unite guidi,
1.140deh scuoti omai l'irata destra, e degna
1.141su le spalle levar l'onor e 'l peso
1.142del nostro Cristo offeso:
1.143segna del tuo valor gli esterni lidi,
1.144che sol che tu ti spinga innanzi e sfidi
1.145il rio nemico, e la paterna imago
1.146gli mostri, errante e vago
1.147ti fuggirà dinanzi, i' son securo;
1.148presago del futuro,
1.149tu 'l vedrai, pur ch'oda vicino il nome,
1.150da le piante tremar fin a le chiome.
1.151Canzon, tu potrai dir che, s'altra strada
1.152a trovar tanto difensor non fue,
1.153né Giove ebbe le sue
1.154delizie in pace, e i regni alti e stellanti,
1.155se non vinti i giganti:
1.156degna mercede è stato il danno scorso,
1.157per aver poi da la sua man soccorso.
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