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LXVII

Rime

PoeTree.it

1.1Io ho per cameriera mia l'Ancroia,
1.2madre di Ferraù, zia di Morgante,
1.3arcavola maggior dell'Amostante,
1.4balia del turco e suocera del boia.
2.1È la sua pelle di razza di stoia,
2.2morbida come quella del leofante:
2.3non credo che si trovi al mondo fante
2.4più orrenda, più sucida e squarquoia.
3.1Ha del labro un gheron, di sopra, manco:
3.2una sassata glie lo portò via
3.3quando si combatteva Castelfranco.
4.1Pare il suo capo la cosmografia,
4.2pien d'isolette d'azzurro e di bianco,
4.3commesse dalla tigna di tarsìa.
5.1Il dì de Befanìa
5.2vo' porla per befana alla finestra,
5.3perché qualch'un le dia d'una balestra;
6.1ché l'è sì fiera e alpestra
6.2che le daran nel capo d'un bolzone,
6.3in cambio di cicogna e d'airone.
7.1S'ella andasse carpone,
7.2parrebbe una scrofaccia o una miccia,
7.3ch'abbia le poppe a guisa di salciccia;
8.1vieta, grinza e arsiccia,
8.2secca dal fumo e tinta in verde e giallo,
8.3con porri e schianze suvi e qualche callo.
9.1Non li fu dato in fallo
9.2la lingua e i denti di mirabil tempre,
9.3perché ella ciarla e mangia sempre sempre.
10.1convien ch'io mi distempre
10.2a dir ch'uscisse di man di famigli;
10.3e che la trentavecchia ora mi pigli.
11.1Fûr de' vostri consigli,
11.2compar, che per le man me la metteste
11.3per una fante dal dì delle feste;
12.1credo che lo faceste
12.2con animo d'andarvene al vicario
12.3et accusarme per concubinario.
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