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LXVI

Rime

PoeTree.it

1.1Se mi vedesse la segretarìa
1.2o la prebenda del canonicato,
1.3com'io m'adatto a bollire un bucato
1.4in villa che mill'anni è stata mia,
2.1o far dell'uve grosse notomia,
2.2cavandone il granel da ogni lato,
2.3per farne l'ognissanti il pan ficato
2.4un arrosto o altra leccornìa,
3.1l'una m'accuserebbe al cardinale,
3.2dicendo: “Guarda questo moccicone,
3.3di cortigiano è fatto un animale”;
4.1l'altra diria mal di me al Guascone,
4.2ch'io non porto di drieto lo straccale,
4.3per tener come lui riputazione.
5.1“Voi avete ragione”,
5.2rispondere' io lor, “ch'è 'l vostro resto?
5.3Recate i libri e facciam conto presto.
6.1La corte avuto ha in presto
6.2sedici anni da me d'affanno e stento
6.3et io da lei ducati quattrocento;
7.1che ve ne son trecento,
7.2o più, a me per cortesia donati
7.3da duoi che soli son per me prelati,
8.1ambeduoi registrati
8.2nel libro del mio cuor ch'è in carta buona:
8.3l'uno è Ridolfi e quell'altro è Verona.
9.1Or se fussi persona
9.2che pretendessi ch'io gli avessi a dare,
9.3arrechi il conto, ch'io lo vo' pagare.
10.1Voi, madonne, mi pare
10.2che siate molto ben sopra pagate;
10.3però di grazia non m'infracidate”.
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