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LXIV

Rime

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1.1La casa che Melampo in profezia
1.2disse ad Ificlo già che cascarebbe,
1.3onde quei buoi da lui per merito ebbe
1.4d'essere stato a quattro tarli spia,
2.1con questa casa, che non è ancor mia
2.2né forse anco a mio tempo esser potrebbe,
2.3in esser marcia gli occhi perderebbe:
2.4messer Bartolomeo, venite via.
3.1La prima cosa in capo arete i palchi,
3.2non fabricati già da legnaiuoli,
3.3ma più presto da sarti o marescalchi;
4.1le scale saran peggio ch'a piuoli;
4.2non arem troppi stagni o oricalchi,
4.3ma quantità di piattelli et orciuoli,
5.1con gufi et assiuoli
5.2dipinti dentro e la Nencia e 'l Vallera;
5.3e poi la masserizia del Codera,
6.1come dir la stadera,
6.2un trespolo scoppiato et un paniere,
6.3un arcolaio, un fiasco, un lucerniere.
7.1Mi par così vedere
7.2farvi, come giungete, un ceffo strano
7.3e darla a dietro come fé Iordano,
8.1borbottando pian piano
8.2ch'io mi mettessi con voi la giornea,
8.3come già fece Evandro con Enea;
9.1e trar via l'Odissea
9.2e le grece e l'ebraice scritture,
9.3considerando queste cose scure.
10.1Messer, venite pure:
10.2se non si studierà in greco o ebreo,
10.3si studierà, vi prometto, in caldeo;
11.1et avremo un corteo
11.2di mosche intorno e senz'altra campana
11.3la notte e 'l dì sonaremo a mattana.
12.1Ma sarebbe marchiana,
12.2ciò è vo' dir sarebbe forte bello,
12.3se conduceste con voi l'Ardinghello.
13.1Faremo ad un piattello,
13.2voi e mia madre et io, le fante e' fanti;
13.3poi staremo in un letto tutti quanti,
14.1e levarénci santi,
14.2non che pudichi, e non ci sarà furia,
14.3sendo tutti ricette da lussuria.
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