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CLXV

Rime

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1.1Signor, quella pietà, che ti constrinse
1.2morendo far del nostro fallo ammenda,
1.3da l´ira tua ne copra e ne difenda.
2.1Vedi, Padre cortese,
2.2l´alto visco mondan com´è tenace,
2.3e le reti, che tese
2.4ne son da l´aversario empio e fallace,
2.5quanto hanno intorno a sé di quel che piace:
2.6però s´aven, che spesso uom se ne prenda,
2.7questo talor pietoso a noi ti renda.
3.1Non si nega, Signore,
3.2che ´l peccar nostro senza fin non sia;
3.3ma se non fosse errore,
3.4campo da usar la tua pietà natia
3.5non avresti: la qual perché non stia
3.6in oscuro e, quanta è fra noi, s´intenda,
3.7men grave esser ti dee, ch´altri t´offenda.
4.1Tu, Padre, ne mandasti
4.2in questo mar, e tu ne scorgi a porto;
4.3e se molto ne amasti,
4.4alor che ´l mondo t´ebbe vivo e morto,
4.5amane a questo tempo, e ´l nostro torto
4.6la tua pietosa man non ne suspenda,
4.7ma grazia sopra noi larga discenda.
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