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CXLII

Rime

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1.1Alma cortese, che dal mondo errante
1.2partendo ne la tua più verde etade,
1.3hai me lasciato eternamente in doglia,
1.4da le sempre beate alme contrade,
1.5ov´or dimori cara a quello amante,
1.6che più temer non puoi che ti si toglia,
1.7risguarda in terra e mira, u´ la tua spoglia
1.8chiude un bel sasso, e me, che ´l marmo asciutto
1.9vedrai bagnar, te richiamando, ascolta.
1.10Però che sparsa e tolta
1.11l´alta pura dolcezza e rotto in tutto
1.12fu ´l più fido sostegno al viver mio,
1.13frate, quel dì, che te n´andasti a volo:
1.14da indi in qua né lieto né securo
1.15non ebbi un giorno mai, né d´aver curo;
1.16anzi mi pento esser rimaso solo,
1.17ché son venuto senza te in oblio
1.18di me medesmo, e per te solo er´io
1.19caro a me stesso; or teco ogni mia gioia
1.20è spenta, e non so già, perch´io non moia.
2.1Raro pungente stral di ria fortuna
2.2fe´ sì profonda e sì mortal ferita,
2.3quanto questo, onde ´l ciel volle piagarme.
2.4Rimedio alcun da rallegrar la vita
2.5non chiude tutto ´l cerchio de la luna,
2.6che del mio duol bastasse a consolarme.
2.7Sì come non potea grave appressarme,
2.8alor ch´io partia teco i miei pensieri
2.9tutti, e tu meco i tuoi sì dolcemente,
2.10così non ho, dolente,
2.11a questo tempo in che mi fidi o speri
2.12ch´un sol piacer m´apporte in tanti affanni.
2.13E non si vide mai perduta nave
2.14fra duri scogli a mezza notte il verno
2.15spinta dal vento errar senza governo,
2.16che non sia la mia vita ancor più grave;
2.17e s´ella non si tronca a mezzo gli anni,
2.18forse averrà, perch´io pianga i miei danni
2.19più lungamente, e siano in mille carte
2.20i miei lamenti e le tue lode sparte.
3.1Dinanzi a te partiva ira e tormento,
3.2come parte ombra a l´apparir del sole:
3.3quel mi tornava in dolce ogni alto amaro,
3.4o pur con l´aura de le tue parole
3.5sgombravi d´ogni nebbia in un momento
3.6lo cor, cui dopo te nulla fu caro;
3.7né mai volli al suo scampo altro riparo,
3.8mentre aver si poteo, che la tua fronte
3.9e l´amico, fedel, saggio consiglio.
3.10Perso, bianco o vermiglio
3.11color non mostrò mai vetro, né fonte
3.12così puro il suo vago erboso fondo,
3.13com´io negli occhi tuoi leggeva expressa
3.14ogni mia voglia sempre, ogni sospetto:
3.15con sì dolci sospir, sì caro affetto,
3.16de le mie forme la tua guancia impressa
3.17portavi, anzi pur l´alma e ´l cor profondo.
3.18Or, quanto a me, non ha più un bene al mondo,
3.19e tutto quel di lui, che giova e piace,
3.20ad un col tuo mortal sotterra giace.
4.1Quasi stella del polo chiara e ferma
4.2ne le fortune mie sì gravi, e ´l porto
4.3fosti de l´alma travagliata e stanca:
4.4la mia sola difesa e ´l mio conforto
4.5contra le noie de la vita inferma,
4.6ch´a mezzo il corso assai spesso ne manca.
4.7E quando ´l verno le campagne imbianca,
4.8e quando il maggior dì fende ´l terreno,
4.9in ogni rischio, in ogni dubbia via
4.10fidata compagnia,
4.11tenesti il viver mio lieto e sereno;
4.12che mesto e tenebroso fora stato,
4.13e sarà, frate, senza te mai sempre.
4.14O disaventurosa acerba sorte!
4.15O dispietata intempestiva morte!
4.16O mie cangiate e dolorose tempre!
4.17Qual fu già, lasso, e qual ora è ´l mio stato?
4.18Tu ´l sai, che, poi ch´a me ti sei celato
4.19né di qui rivederti ho più speranza,
4.20altro che pianto e duol nulla m´avanza.
5.1Tu m´hai lasciato senza sole i giorni,
5.2le notti senza stelle, e grave et egro
5.3tutto questo, ond´io parlo, ond´io respiro:
5.4la terra scossa e ´l cielo turbato e negro,
5.5e pien di mille oltraggi e mille scorni
5.6mi sembra in ogni parte, quant´io miro.
5.7Valor e cortesia si dipartiro
5.8nel tuo partir, e ´l mondo infermo giacque,
5.9e virtù spense i suoi più chiari lumi;
5.10e le fontane ai fiumi
5.11negâr la vena antica e l´usate acque,
5.12e gli augelletti abandonaro il canto,
5.13e l´erbe e i fior lasciâr nude le piaggie,
5.14né più di fronde il bosco si consperse;
5.15Parnaso un nembo eterno ricoperse,
5.16e i lauri diventar quercie selvaggie;
5.17e ´l cantar de le Dee, già lieto tanto,
5.18uscì doglioso e lamentevol pianto,
5.19e fu più volte in voce mesta udito
5.20di tutto ´l colle: o Bembo, ove se´ ito?
6.1Sovra ´l tuo sacro et onorato busto
6.2cadde, grave a se stesso, il padre antico,
6.3lacero il petto e pien di morte il volto.
6.4E disse: ahi sordo e di pietà nemico,
6.5destin predace e reo, destino ingiusto,
6.6destin a impoverirmi in tutto volto,
6.7perché più tosto me non hai disciolto
6.8da questo grave mio tenace incarco,
6.9più che non lece e più ch´i´ non vorrei,
6.10dando a lui gli anni miei,
6.11che del suo leve inanzi tempo hai scarco?
6.12Lasso, alor potev´io morir felice:
6.13or vivo sol per dare al mondo exempio,
6.14quant´è ´l peggio far qui più lungo indugio,
6.15s´uom de´ perdere in breve il suo refugio
6.16dolce, e poi rimaner a pena e scempio.
6.17O vecchiezza ostinata ed infelice,
6.18a che mi serbi ancor nuda radice,
6.19se ´l tronco, in cui fioriva la mia speme,
6.20è secco e gelo eterno il cigne e preme?
7.1Qual pianser già le triste e pie sorelle,
7.2cui le treccie in sul Po tenera fronde
7.3e l´altre membra un duro legno avolse,
7.4tal con li scogli e con l´aure e con l´onde,
7.5misera, e con le genti e con le stelle,
7.6del tuo ratto fuggir la tua si dolse.
7.7Per duol Timavo indietro si rivolse;
7.8e vider Manto i boschi e le campagne
7.9errar con gli occhi rugiadosi e molli;
7.10Adria le rive e i colli
7.11per tutto, ove ´l suo mar sospira e piagne,
7.12percosse, in vista oltra l´usato offesa;
7.13tal ch´a noia e disdegno ebbi me stesso:
7.14e se non fosse che maggior paura
7.15frenò l´ardir, con morte acerba e dura,
7.16a la qual fui molte fiate presso,
7.17d´uscir d´affanno arei corta via presa.
7.18Or chiamo, e non so far altra difesa,
7.19pur lui che, l´ombra sua lasciando meco,
7.20di me la viva e miglior parte ha seco.
8.1Ché con l´altra restai morto in quel punto,
8.2ch´io senti´ morir lui, che fu ´l suo core;
8.3né son buon d´altro, che da tragger guai.
8.4Tregua non voglio aver col mio dolore,
8.5infin ch´io sia dal giorno ultimo giunto;
8.6e tanto il piangerò, quant´io l´amai.
8.7Deh perché inanzi a lui non mi spogliai
8.8la mortal gonna, s´io men´ vesti´ prima?
8.9S´al viver fui veloce, perché tardo
8.10sono al morir? un dardo
8.11almen avesse et una stessa lima
8.12parimente ambo noi trafitto e roso;
8.13che sì come un voler sempre ne tenne
8.14vivendo, così spenti ancor n´avesse
8.15un´ora et un sepolcro ne chiudesse.
8.16E se questo al suo tempo o quel non venne,
8.17né spero degli affanni alcun riposo,
8.18aprasi per men danno a l´angoscioso
8.19carcere mio rinchiuso omai la porta,
8.20ed egli a l´uscir fuor sia la mia scorta.
9.1E guidemi per man, che sa ´l camino
9.2di gir al ciel, e ne la terza spera
9.3m´impetri dal Signor appo sé loco.
9.4Ivi non corre il dì verso la sera,
9.5né le notti sen´ van contra ´l matino;
9.6ivi ´l caso non pò molto né poco;
9.7di tema gelo mai, di desir foco
9.8gli animi non raffredda e non riscalda,
9.9né tormenta dolor, né versa inganno;
9.10ciascuno in quello scanno
9.11vive e pasce di gioia pura e salda,
9.12in eterno fuor d´ira e d´ogni oltraggio,
9.13che preparato gli ha la sua virtute.
9.14Chi mi dà il grembo pien di rose e mirto,
9.15sì ch´io sparga la tomba? o sacro spirto,
9.16che qual a´ tuoi più fosti o di salute
9.17o di trastullo, agli altri o buono o saggio,
9.18non saprei dir; ma chiaro e dolce raggio
9.19giugnesti in questa fosca etate acerba,
9.20che tutti i frutti suoi consuma in erba.
10.1Se, come già ti calse, ora ti cale
10.2di me, pon dal ciel mente, com´io vivo,
10.3dopo ´l tu´ occaso, in tenebre e ´n martiri.
10.4Te la tua morte più che pria fe´ vivo,
10.5anzi eri morto, or sei fatto immortale;
10.6me di lagrime albergo e di sospiri
10.7fa la mia vita, e tutti i miei desiri
10.8sono di morte, e sol quanto m´incresce
10.9è, ch´io non vo più tosto al fin ch´io bramo.
10.10Non sostien verde ramo
10.11de´ nostri campi augello, e non han pesce
10.12tutte queste limose e torte rive,
10.13né presso o lunge a sì celato scoglio
10.14filo d´alga percote onda marina,
10.15né sì riposta fronda il vento inclina,
10.16che non sia testimon del mio cordoglio.
10.17Tu, Re del ciel, cui nulla circonscrive,
10.18manda alcun de le schiere elette e dive
10.19di su da quei splendori giù in quest´ombre,
10.20che di sì dura vita omai mi sgombre.
11.1Canzon, qui vedi un tempio a canto al mare,
11.2e genti in lunga pompa e gemme et ostro,
11.3e cerchi e mete e cento palme d´oro.
11.4A lui, ch´io in terra amava, in cielo adoro,
11.5dirai: così v´onora il secol nostro.
11.6Mentre udirà querele oscure e chiare
11.7morte, Amor fiamme arà dolci et amare,
11.8mentre spiegherà il sol dorate chiome,
11.9sempre sarà lodato il vostro nome.
12.1A lei, che l´Appennin superbo affrena,
12.2là ´ve parte le piaggie il bel Metauro,
12.3di cui non vive dal mar Indo al Mauro,
12.4da l´Orse a l´Austro simil né seconda,
12.5va prima: ella ti mostre o ti nasconda.
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