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1.1Questa è per avisarvi, Baccio mio,
1.2se voi andate alla prefata Nizza,
1.3che, con vostra licenza, vengo anch'io.
2.1La mi fece venir da prima stizza,
2.2parendomi una cosa impertinente;
2.3or pur la fantasia mi vi si rizza,
3.1ché mi risolvo meco finalmente
3.2che posso e debbo anch'io capocchio andare
3.3dove va tanta e sì leggiadra gente.
4.1Sa che cosa è galea, che cosa è mare;
4.2sa ch'e pidocchi e de' cimici il puzzo
4.3m'hanno la coratella a sgangherare,
5.1perch'io non ho lo stomaco di struzzo,
5.2ma di grillo, di mosca e di farfalla:
5.3non ha 'l mondo il più ladro stomacuzzo.
6.1Lasso! che pur pensava di scampalla
6.2e ne feci ogni sforzo con l'amico,
6.3messivi 'l capo e l'una e l'altra spalla;
7.1con questo virtuoso putto, dico,
7.2che sto con lui come dir a credenza,
7.3mangia 'l suo pane e non me l'affatico.
8.1Volevo far che mi desse licenza,
8.2lasciandomi per bestia a casa, et egli
8.3mi smentì per la gola in mia presenza
9.1e disse: “Pìgliati un de' miei cappegli;
9.2mettiti una casacca alla turchesca,
9.3co' botton sin in terra e con gli ucchiegli”.
10.1Io che son più caduco che una pesca,
10.2più tenero di schiena assai ch'un gallo,
10.3son del foco d'amor stoppin et esca,
11.1risposi a lui: “Sonate pur, ch'io ballo:
11.2se non basta ir a Nizza, andiamo a Nisa,
11.3dove fu Bacco su tigri a cavallo”.
12.1Faremo dunque una bella divisa
12.2e ce n'andrem cantando come pazzi
12.3per la riviera di Siena e di Pisa.
13.1Io mi propongo fra gli altri solazzi
13.2uno sfoggiato, che sarete voi,
13.3col qual è forza ch'a Nizza si sguazzi.
14.1Voi conoscete gli asini da' buoi,
14.2sète là moncugino e monsignore
14.3e converrà che raccogliate noi.
15.1Alla fe', Baccio, che 'l vostro favore
15.2mi fa in gran parte piacer questa gita,
15.3perché già fuste in Francia ambasciatore!
16.1Un'altra cosa ancor forte m'invita,
16.2ch'io ho sentito dir che c'è la peste,
16.3e questa è quella che mi dà la vita.
17.1Io vi voglio ir, s'io dovess'ir in ceste:
17.2credo sappiate quanto la mi piaccia,
17.3se quel ch'i' scrissi già di lei leggeste.
18.1Qui ogniun si provede e si procaccia
18.2le cose necessarie alla galea,
18.3pensando che diman vela si faccia;
19.1ma 'l solleon s'ha messo la giornea
19.2e par che gli osti l'abbin salariato
19.3a sciugar bocche perché 'l vin si bea:
20.1vo' dir che tutto agosto fia passato
20.2inanzi forse che noi c'imbarchiamo,
20.3se 'l mondo in tutto non è spiritato.
21.1E se gli è anche adesso, adesso andiamo;
21.2andiam, di grazia, adesso adesso, via;
21.3di grazia, questa voglia ci caviamo.
22.1Io spero nella Vergine Maria,
22.2se Barbarossa non è un babbuasso,
22.3che ci porterà tutti in Barberia.
23.1Oh, che ladro piacer, che dolce spasso,
23.2veder a' remi, vestito di sacco,
23.3un qualche abbate od altro prete grasso!
24.1Credete che guarrebbe dello stracco,
24.2dello svogliato e de mill'altri mali:
24.3fu certo un galantuom quel Ghin di Tacco.
25.1Io l'ho già detto a parecchi officiali
25.2e prelati miei amici: “Abbiate cura,
25.3ché 'n quei paesi là si fa co' pali”.
26.1Et essi a me: “Noi non abbiam paura;
26.2se non ci è fatto altro mal che cotesto,
26.3lo terrem per guadagno e per ventura;
27.1anzi per un piacer simile a questo
27.2andremo a posta fatta in Tremisenne,
27.3sì che quel s'ha da far faccisi presto”.
28.1Mentre scrivevo questo, mi sovenne
28.2del Molza nostro, che mi disse un tratto
28.3un detto di costor molto solenne:
29.1fu un che disse: “Molza, io son sì matto,
29.2che vorrei trasformarmi in una vigna,
29.3per aver pali e mutarli ogni tratto.
30.1Natura ad alcun mai non fu matrigna:
30.2guarda quel ch'Aristotel ne' Problemi
30.3scrive di questa cosa”; e parte ghigna.
31.1Rispose il Molza: “Adunque mano a' remi;
31.2ogniun si metta dietro un buon temone
31.3et andiam via, ch'anch'io trovar vorre'mi
32.1a così gloriosa impalazione”.
33.1Post scritta. Io ho saputo che voi sète
33.2col cardinal Salviati a Passignano
33.3et indi al Pin con esso andar volete.
34.1Me l'ha detto in palazzo un cortegiano
34.2che sa le cose et è de' Carnesecchi
34.3e secretario e le tocca con mano.
35.1Questo nel cor m'ha messo cento stecchi,
35.2per la dolce memoria di quel giorno
35.3che mi dice: “Meschin, tu pur invecchi”.
36.1Col desiderio a quel paese torno
36.2dove facemmo tante fanciullezze
36.3nel fior de gli anni più fresco e adorno.
37.1Vostra madre mi fé tante carezze!
37.2Oh che luogo da monachi è quel Pino,
37.3id est da genti agiate e mal avezze!
38.1Arete lì quel cardinal divino,
38.2al qual vo' ben, non come cardinale
38.3né perch'abbia 'l rocchetto o 'l capuccino,
39.1ché gli vorrei per quel più presto male,
39.2ma perché intendo che gli ha discrezione
39.3e fa de' virtuosi capitale.
40.1Seco il Fondulo sarà di ragione,
40.2che par le quattro tempora in astratto,
40.3ma è più dotto poi che Cicerone:
41.1dice le cose, che non par suo fatto,
41.2sa greco, sa ebraico; ma io
41.3so che lo conoscete e son un matto.
42.1Salutatel di grazia in nome mio;
42.2e seco un altro, Alessandro Ricorda,
42.3ch'è un cert'omaccin di quei di Dio:
43.1dico che con ogniun presto s'accorda,
43.2massimamente a giucar a primiera
43.3non aspettò già mai tratto di corda.
44.1Quando gli date uno spicchio di pera
44.2a tavola, così per cortesia,
44.3ditegli da mia parte: “Buona sera”.
45.1Mi raccomando a vostra signoria.
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