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LVII

Rime

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1.1Non crediate però, signor, ch'io taccia
1.2di voi, perch'io non v'ami e non v'adori,
1.3ma temo che 'l mio dir non vi dispiaccia.
2.1Io ho un certo stil da muratori
2.2di queste case, qua, di Lombardia,
2.3che non van troppo in su co i lor lavori:
3.1compongo a una certa foggia mia,
3.2che, se volete pur ch'io ve lo dica,
3.3me l'ha insegnato la poltroneria.
4.1Non bisogna parlarmi di fatica,
4.2ché, come dice el cotal della Peste,
4.3quella è la vera mia mortal nemica.
5.1Mi è stato detto mo' che voi vorreste
5.2un stil più alto, un più lodato inchiostro,
5.3che cantasse de Pilade e d'Oreste;
6.1come sarebbe, verbigrazia, il vostro,
6.2unico stil o singular o raro,
6.3che vince il vecchio non che 'l tempo nostro.
7.1Quello è ben ch'a ragion tegniate caro,
7.2però ch'ogni bottega non ne vende:
7.3ne sète, a dir el ver, pur troppo avaro.
8.1Io ho sentito dir tante facende
8.2della traduzion di quel secondo
8.3libro ove Troia misera s'incende,
9.1che bramo averla più che mezzo il mondo:
9.2hòvelo detto e voi non rispondete,
9.3ond'anch'io taccio e più non vi rispondo.
10.1Ma, per tornar al stil che voi volete,
10.2dico ch'anch'io volentier il torrei
10.3e n'ho più voglia che voi non credete;
11.1ma far rider le genti non vorrei,
11.2come sarebbe se 'l vostro Gradasso
11.3leggessi greco in catedra a gli ebrei;
12.1quel vostro veramente degno spasso,
12.2che mi par esser proprio il suo pedante,
12.3quando a parlargli mi chino sì basso.
13.1Provai un tratto a scrivere elegante
13.2in prosa e in versi e fecine parecchi
13.3et ebbi voglia anch'io d'esser gigante,
14.1ma messer Cinzio mi tirò gli orecchi
14.2e disse: “Bernia, fa pur dell'Anguille,
14.3ché questo è il proprio umor dove tu pecchi;
15.1arte non è da te cantar d'Achille:
15.2ad un pastor poveretto tuo pari
15.3convien far versi da boschi e da ville”.
16.1Ma lasciate ch'io abbia anch'io denari,
16.2non fia più pecoraio ma cittadino,
16.3e metterò gli unquanco a mano e' guari;
17.1com'ha fatto un non so chi mio vicino,
17.2che veste d'oro e più non degna il panno
17.3e dassi del messer e del divino.
18.1Farò versi di voi che fumaranno
18.2e non vorrò che me n'abbiate grado,
18.3che s'io non dirò il ver, serà mio danno;
19.1lascierò stare el vostro parentado
19.2e' vostri papi e 'l vostro cappel rosso
19.3e l'altre cose grande ov'io non bado;
20.1a voi vogl'io, signor, saltare addosso,
20.2voi sol per mio suggetto e tema avere,
20.3delle vostre virtù dir quant'io posso.
21.1I' non v'accoppiarò come le pere
21.2e come l'ova fresche e come i frati,
21.3nelle mie filastrocche e tantafere;
22.1ma farò sol per voi versi appartati,
22.2né metterovvi con uno a dozzina,
22.3perché d'un nome siate ambo chiamati;
23.1e dirò prima de quella divina
23.2indole vostra e del beato giorno
23.3che ne promette sì bella mattina;
24.1dirò del vostro ingegno, al qual è intorno
24.2infinito giudicio e discrezione,
24.3cose che raro unite si trovorno;
25.1onde lo studio delle cose buone
25.2e le composizioni escon sovente,
25.3che fan perder la scrima a chi compone.
26.1Né tacerò da che largo torrente
26.2la liberalità vostra si spanda,
26.3e dirò molto e pur sarà niente.
27.1Questo è quel fiume che pur or si manda
27.2fuora e quel mar che crescerà sì forte
27.3che il mondo allagherà da ogni banda.
28.1Non se ne son ancor le genti accorte
28.2per la novella età, ma tempo ancora
28.3verrà, ch'aprir farà le chiuse porte.
29.1E se le stelle che 'l vil popol ora
29.2(dico Ascanio, San Giorgio) onora e cole,
29.3oscura e fa sparir la vostra aurora,
30.1che spererem che debbia far il sole?
30.2Beato chi udirà dopo mill'anni
30.3di questa profezia pur le parole.
31.1Dirò di quel valor che mette i vanni
31.2e potria far la spada e il pastorale
31.3ancora un dì rifare i nostri danni,
32.1e far tacere allor quelle cicale,
32.2certi capocchi satrapi ignoranti,
32.3che la vostra virtù commenton male;
33.1genti che non san ben da quali e quanti
33.2spiriti generosi accompagnato
33.3l'altr'ier voleste a gli altri andare inanti;
34.1dico oltre a quei che sempre avete allato,
34.2ché tutta Italia con molta prontezza
34.3v'arìa di là dal mondo seguitato.
35.1Questo vi fece romper la cavezza
35.2e della legazion tutti i legacci,
35.3tanto da gentil cor gloria s'apprezza!
36.1Portovvi in Ungheria fuor de' covacci,
36.2sì che voi sol voleste passar Vienna,
36.3voi sol de' turchi vedeste i mostacci.
37.1Questa è la storia che qui sol s'accenna,
37.2la lettera è minuta che si nota,
37.3da poi s'estenderà con altra penna;
38.1e mentre il ferro a temprarla s'arruota,
38.2serbate questo schizzo per un pegno,
38.3fin ch'io lo colorisca e lo riscuota:
39.1che se voi sète di tela e di legno
39.2e di biacca per man di Tiziano,
39.3spero ancor'io, s'io ne sarò mai degno,
40.1di darvi qualche cosa di mia mano.
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