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Rime

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1.1Ben ho da maledir l´empio signore,
1.2che d´ogni mio penser vi fece obietto,
1.3e quante voci in procurarvi onore
1.4m´uscir da indi in qua giamai del petto,
1.5e i passi, sparti voi seguendo, e l´ore,
1.6spese a vostr´uso più che a mio diletto,
1.7e ´l laccio, ond´io fui stretto,
1.8quando ´l ciel non potea d´altro legarme:
1.9poi che di tanta e così lunga fede
1.10ognior più grave oltraggio è la mercede.
2.1Ahi quanto aven di quello, onde si dice:
2.2chi solca in lito, perde l´opra e ´l tempo.
2.3Ogni frutto si trae da la radice,
2.4ma non aprono i fior tutti ad un tempo.
2.5Già fu, ch´io m´ebbi caro e gir felice
2.6sperai solo per voi tutto ´l mio tempo;
2.7né giamai sì per tempo
2.8a ripensar di voi seppi destarme,
2.9né Febo i suoi destrier sì lento mosse,
2.10che ´l giorno al desir mio corto non fosse.
3.1Or veggo e dirol chiaro in ciascun loco:
3.2oro non ogni cosa è, che risplende.
3.3Un parlar finto, un guardo, un riso, un gioco
3.4spesso senz´altro molti cori accende.
3.5Mal fa, chi tra duo parte onesto foco
3.6e me del vezzo suo nota e riprende,
3.7e chi l´amico offende
3.8coprendo sé con l´altrui scudo et arme,
3.9e chi, per inalzar falso e protervo,
3.10mette al fondo cortese e leal servo.
4.1Alcun è che de´ suoi più colti campi
4.2non miete altro che pruni, assenzo e tosco
4.3e gente armata, ond´a gran pena scampi;
4.4altri si perde in raro e picciol bosco;
4.5ad altrui ven ch´ad ogni tempo avampi,
4.6e altri ha sempre il ciel turbato e fosco.
4.7Non sia del tutto losco,
4.8chi d´esser Argo a diveder vol darme.
4.9Mal si conosce non provato amico,
4.10e mal si cura morbo interno antico.
5.1Ma sia che pò: dopo ´l gelo ritorna
5.2la rondinetta e i brevi dì sen´ vanno;
5.3in ogni selva egualmente soggiorna
5.4libero augello, e tal par grave danno,
5.5che poi via maggiormente a pro ne torna.
5.6È gran parte di gioia uscir d´affanno.
5.7Più che dorato scanno,
5.8può la stanchezza un bel cespo levarme;
5.9né di diletto i poggi e la verd´ombra
5.10men che logge e teatro il cor m´ingombra.
6.1Poi che ´l suon tace, è tolto a gran vergogna
6.2per breve spazio ancora essere in danza.
6.3Ebbi già per ben dire agra rampogna;
6.4or altri in mal oprar se stesso avanza.
6.5Odesi di lontano alta sampogna,
6.6e nulla teme, chi non ha speranza.
6.7Fuggir è buona usanza,
6.8s´uom non è mago o non sa il forte carme,
6.9fera, ch´a rimirar dolce e soave
6.10lo spirto e ´l dente ha venenoso e grave.
7.1Di nessun danno mio molto mi doglio:
7.2godo la buona sorte, e se la ria
7.3m´assale, i desir miei sparsi raccoglio
7.4e me ricovro a la virtute mia.
7.5Né vostra pace più, né vostro orgoglio
7.6dal suo dritto camin l´alma desvia.
7.7Chi vòle in mar si stia,
7.8e ´l legno suo di speme non disarme;
7.9ch´io, del mal posto tempo e studio accorto,
7.10fuggo da l´onde ingrate e prendo il porto.
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