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XXXV

Rime

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1.1Amor è, donne care, un vano e fello,
1.2cercando nel suo danno util soggiorno,
1.3altrui fedele, a sé farsi rubello;
2.1un desiar, ch´in aspettando un giorno
2.2ne porta gli anni e poi fugge com´ombra,
2.3né lascia altro di sé, che doglia e scorno;
3.1un falso imaginar, che sì ne ´ngombra
3.2or di tema or di speme e strugge e pasce,
3.3che del vero saper l´alma ne sgombra;
4.1un ben, che le più volte more in fasce;
4.2un mal, che vive sempre e, se per sorte
4.3talor l´ancidi, più grave rinasce;
5.1un a gli amici suoi chiuder le porte
5.2del cor, fidando al nemico la chiave,
5.3e far i sensi a la ragione scorte;
6.1un cibo amaro e sostegno aspro e grave,
6.2un digiun dolce e peso molle e leve,
6.3un gioir duro e tormentar soave;
7.1un dinanzi al suo foco esser di neve
7.2e tutto in fiamma andar sendo in disparte,
7.3e pensar lungo e parlar tronco e breve;
8.1un consumarsi dentro a parte a parte,
8.2mostrando altrui di for diletto e gioia,
8.3e rider finto e lagrimar senz´arte;
9.1un, perché mille volte il dì si moia,
9.2non cercar altra sorte e gir contento
9.3a la sua ferma e disperata noia;
10.1un cacciar tigri a passo infermo e lento,
10.2e dar semi a l´arena, e pur col mare
10.3prati rigar, e nutrir fiori al vento;
11.1le guerre spesse aver, le paci rare,
11.2la vittoria dubbiosa, il perder certo,
11.3la libertate a vil, le pregion care,
12.1l´entrar precipitoso e l´uscir erto,
12.2pigro il patti servar, pronto il fallire,
12.3di poco mel molto assenzio coperto,
13.1e ´n altrui vivo, in se stesso morire.
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