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XLIX

Rime

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1.1O spirito bizzarro del Pistoia,
1.2dove sei tu? Ché ti perdi un soggetto,
1.3un'opra da compor, non che un sonetto,
1.4più bella del Danese e dell'Ancroia.
2.1Noi abbiam qui l'ambasciador del boia,
2.2un medico, maestro Guazzalletto,
2.3che, se m'ascolti infin ch'io abbia detto,
2.4vo' che tu rida tanto che tu moia.
3.1Egli ha una beretta, adoperata
3.2più che non è lo breviar d'un prete
3.3ch'abbia assai divozione e poca entrata;
4.1sonvi ritratte su certe comete
4.2con quel che si condisce l'insalata,
4.3di varie sorti, come le monete.
5.1Mi fa morir di sete,
5.2di sudore, di spasimo e d'affanno
5.3una sua vesta che fu già di panno,
6.1c'ha forse ottant'un anno
6.2e bonissima robba è nondimanco,
6.3che non ha pelo e pende in color bianco.
7.1Mi fanno venir manco
7.2li castroni, ancor debiti al beccaio,
7.3che porta il luglio in cambio del gennaio.
8.1Quegli li scusan saio,
8.2cappa, mantel, stivali e covertoio;
8.3intorno al collo par che sia di coio.
9.1Saria buon colatoio:
9.2un che l'avesse a gli occhi vedria lume,
9.3se non gli desse noia già l'untume;
10.1di peluzzi e di piume
10.2piena è tutta e di sprazzi di ricotte,
10.3come le berettaccie della notte.
11.1Son forte vaghe e ghiotte
11.2le maniche in un certo modo fesse:
11.3volsero esser dogal e fûr brachesse.
12.1Piangeria chi vedesse
12.2un povero giubbon ch'ei porta indosso,
12.3che 'l sudor fatto ha bigio, giallo e rosso;
13.1ché mai non se l'ha mosso
13.2da sedici anni in qua che se lo fece
13.3e par che sia attaccato con la pece.
14.1Chi lo vede e non rece,
14.2lo stomaco ha di porco o di gallina,
14.3che mangion gli scorpion per medicina.
15.1La mula è poi divina:
15.2aiutatemi, Muse, a dir ben d'essa.
15.3Una barcaccia par vecchia dismessa,
16.1scassinata e scommessa:
16.2se le contan le coste ad una ad una,
16.3pàssala il sole, le stelle e la luna;
17.1e vigilie digiuna,
17.2che 'l calendario memoria non fanne;
17.3come un cinghial di bocca ha fuor le sanne.
18.1Chi la vendesse a canne,
18.2et a libre, anzi a ceste, la sua lana,
18.3si faria ricco in una settimana.
19.1Per parer cortigiana,
19.2in cambio di basciar la gente, morde
19.3e dà co' pie' certe zampate sorde.
20.1Ha più stringhe e più corde,
20.2intorno a' fornimenti sgangherati,
20.3che non han sei navilî ben armati.
21.1Non la vorrieno i frati.
21.2Quando salir le vuol sopra il padrone,
21.3geme che par d'una piva il bordone.
22.1Allor, chi mente pone,
22.2vede le calze sfondate al maestro
22.3e la camiscia ch'esce del canestro
23.1con la fede del destro;
23.2scorge, chi ha la vista più profonda,
23.3il coliseo, l'aguglia e la ritonda.
24.1Dà una volta tonda
24.2la mula e va zoppicando e traendo;
24.3dice il maestro: “Vobis me commendo”.
25.1Non so s'io me n'intendo,
25.2ma certo a me ne par che costui sia
25.3colui che va bandendo la moria.
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